Sempre più cinghiali

Sempre più indifferenza di chi dovrebbe intervenire e non lo fa perché non conosce la realtà. Anche in questo modo le aziende agricole muoiono. Il mondo agricolo non ce la fa più ad avere di fronte solo mulini al  vento.

di Giorgio Scarlato
I cinghiali presenti a valle della diga del Liscione, sul fiume Biferno, sono in numero insostenibile; per i coltivatori della zona sono un grande problema, sia per le coltivazioni agricole che per il  transito sulle locali strade, provinciale "Santa Giusta" compresa.
Spesso si verificano incidenti. Si ripete, un grave problema di rilievo sia per le colture che per l'incolumità pubblica.
foto P. Gianquitto
Ungulati, branchi di decine e decine di elementi, che arrecano danni alle coltivazioni di ceci, fave, colture irrigue , ormai ridotte al lumicino anche per tale situazione, quali insalate, granoni, finocchi, etc. E questo sta succedendo da oltre un decennio.
Fauna selvatica ormai fuori controllo e padrona incontrastata del territorio che mette in seria crisi i redditi degli agricoltori.
Quali le misure di prevenzione adottate dalla Regione Molise dopo anni di "surplace"?

 Sono zone di Natura 2000 ( Direttiva comunitaria "Habitat" per le Aree Protette) quali ZPS (Zona Protezione Speciale, SIC (Sit d'Interesse Comunitario) e IBA (Important Bird Areas), la Rotta migratoria degli uccelli, dove regnano incontrastati i cinghiali  senza che chi di dovere faccia qualcosa. Al danno si somma la beffa.

Fare agricoltura in queste condizioni  limitative è davvero impossibile; cosa e come produrre?
Ogni anno si dovrebbero presentare alla regione domande risarcitorie per i danni  subiti che poi latitano e per avere, chissà quando, poi , solo briciole?

A ciò si aggiunge, quale "beneficio", a completamento, la esosa tassa ettariale che ricade sui terreni irrigui di  ben € 90,00 ad ettaro da parte del Consorzio di bonifica "Trigno e Biferno".
E' ora  che la Regione Molise intervenga con serie ed adeguate misure di prevenzione per la situazione su descritta.
Non è possibile "vegetare" in tali condizioni. Bisogna fare in modo che ci sia un intervento immediato in  maniera tale che la situazione non sfugga di  mano

Tutto questo, forse, è generato dalla scarsa conoscenza della realtà? Bisogna per caso aspettare che la situazione si acuisca al punto tale da diventare ingovernabile, a danno quindi del coltivatori monoreddituali del comprensorio e far chiudere  le loro aziende?

 Si chiede: come si dovrebbe fare a pagare i contributi obbligatori INPS,  i tributi dei consorzi di bonifica, le spese di produzione e lo stesso vivere famigliare se poi non si redditualizza?

Chi di dovere non può restare impassibile, non può nascondersi vergognosamente davanti all'evidenza o solo blaterare per far poi finta di nulla , portando così all'esasperazione l'azienda agricola contadina!

E' ora di dare risposte concrete, chiare, esaustive e risolutive!  Il mondo agricolo non può più attendere.

Termoli, 30 - 09 - 2017
                                                                               

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