Sciogliere i dilemmi
Se non si esce dal leaderismo, se non si esautorano quanti hanno costituito la causa principale della situazione difficile, per non dire drammatica, che vive il Molise, non si uscirà mai dagli equivoci e forse si assisterà soltanto ad una frammentazione e disgregazione del quadro politico incapace di dare risposte ai problemi reali. Il Molise ha bisogno di una classe dirigente nuova, preparata, competente, responsabile, eticamente ispirata e priva di ogni interesse di natura personale o particolaristica. Il mondo dell'associazionismo e del volontariato, dei tanti movimenti, che hanno lottato e continuano a farlo, soprattutto se uniti, è in grado di dare una risposta a quest'imbellente bisogno.
Sul
percorso possibile per la sinistra italiana in vista delle elezioni della
prossima primavera ci siamo già espressi a fine luglio cercando di indicare
linee relative ai principi guida, alle metodologie ed alle finalità.
di
Umberto Berardo
Torniamo
sull'argomento, questa volta in riferimento alla situazione nel Molise, ponendo
idee ulteriori alla riflessione comune per puro spirito di servizio nella
consapevolezza che il quadro politico a sinistra è piuttosto complicato e
sempre più magmatico, anche se non mancano spunti di riflessione interessanti.
Credo
sia chiaro a tutti che non solo talune forze politiche, ma anche quelle sociali
abbiano perso gran parte della loro identità in compromessi sempre più
inaccettabili con un neoliberismo che ormai sembra il pensiero dominante.
Qualche
giorno fa un giovane ingegnere molisano che vive altrove ci confessava che ogni
volta che torna a casa sente la nostra regione sempre più arretrata sul piano
dei diritti e dei servizi.
È
difficile, ahimè, dargli torto perché da almeno quarant'anni il Molise sta
franando sul piano dei diritti nell'occupazione, nella cultura, nella salute,
nell'economia, nella tutela dell'ambiente, nel sistema delle comunicazioni e...
potremmo andare avanti.
Fare
politica allora come sinistra significa prendere atto del disastro creato nel
corso degli anni dalle classi dirigenti e fissare anzitutto regole innovative
di democrazia partecipata a cominciare dai meccanismi di proposta delle
candidature, ai codici etici da definire con chiarezza in ordine al numero dei
mandati ed al rispetto delle scelte dei cittadini in relazione allo
schieramento in cui si viene eletti; occorre poi aver chiaro il sistema di
legge elettorale che certo deve garantire la governabilità, negare candidature
per più di due mandati, ma soprattutto rispettare il diritto alla
rappresentanza per tutti in una logica proporzionale a collegio unico per
favorire il voto di opinione piuttosto che quello di scambio con l'eliminazione
del listino, del voto disgiunto e di ogni forma di sbarramento.
Sul
piano ideologico per stare a sinistra occorre essere dotati di grande spirito
critico, fare riferimento ai principi della libertà, dell'eguaglianza e della
condivisione per costruire una società fondata sulla giustizia sociale.
Sul
piano metodologico è necessario costruire sempre il confronto democratico di
base rifiutando sia il leaderismo che i processi di massificazione del pensiero
che sempre rischiano pericoli oligarchici o populisti.
Se
la democrazia partecipata non è solo diritto di voto, ma anche capacità critica
di proposta, controllo e confronto, è evidente che i cittadini devono
organizzarsi in comitati ed associazioni capaci non solo di proporre, ma di
garantire la gestione delle tecniche e dei progetti politici.
Costruire
una società egalitaria significa partire dai problemi degli esseri umani ed in
particolare da quelli dei diseredati ed emarginati con un'azione di ricerca di
gruppo e con elaborazioni eticamente fondate di idee per la prevenzione e la soluzione
delle questioni aperte nella consapevolezza che i punti programmatici sono da
definire in incontri partecipati sul territorio dove si suggeriscono anche
candidature e si gestiscono i processi di conduzione dell'azione politica.
Per
essere di sinistra occorre non solo proclamare principi e valori, ma soprattutto
costruire stili di vita ispirati alla sobrietà, alla rinuncia concreta e non
solo formale ai privilegi ed al benessere sproporzionato, privilegiare
l'inclusione e l'egalitarismo piuttosto che l'individualismo, l'emarginazione
ed il potere.
Fare
questo significa percepire il mondo ed il territorio in cui si vive come il
luogo in cui tutti hanno il diritto di avere una qualità di vita che dia
dignità all'esistenza.
Chiunque
capisce perfettamente che in tale logica di riconoscimento dell'orizzonte
politico in cui si muove uno schieramento di sinistra ci sono spazi di
confronto e di sintesi di idee con possibili convergenze, ma anche concezioni e
stili di vita lontani da un tale modo di concepire la società e dunque
dirimenti rispetto a possibilità di azioni politiche comuni anche se momentanee
e contingenti.
Qualcuno
potrà perfino definire un tale modo di ragionare come una radicalizzazione del
pensiero; in realtà si tratta solo di una chiarificazione dello stesso.
Nel
Molise osserviamo a sinistra tentativi ed iniziative che talora sul piano
politico appaiono francamente alquanto confusi, intricati ed enigmatici.
Noi
pensiamo che, se non si esce dal leaderismo, se non si esautorano quanti hanno
costituito la causa principale della situazione difficile, per non dire
drammatica, che vive il Molise, non si uscirà mai dagli equivoci e forse si assisterà soltanto ad una frammentazione e
disgregazione del quadro politico incapace di dare risposte ai problemi reali.
Il
Molise ha bisogno, come abbiamo già più volte scritto, di una classe dirigente
nuova, preparata, competente, responsabile, eticamente ispirata e priva di ogni
interesse di natura personale o particolaristica.
Magari
può essere cercata in quella cosiddetta società civile in cui, nel mondo
dell'associazionismo e del volontariato, tanti da anni si battono per le idee
di una sinistra che forse soprattutto lì abita e trova radici profonde.
Occorre
ancora capire che il mondo intellettuale, i movimenti e le associazioni non
possono proporsi solo come laboratori di idee, contenitori di progetti o
organizzatori di proteste, ma devono avere l'ardire di prese di posizione
chiare e consapevoli sulla necessità di far camminare le proposte con l'azione
politica che, oltre il discorso elettorale, sia capace di impegno nell'attuazione
dei programmi.
Questo
semplicemente perché le elezioni sono solo un aspetto della democrazia
partecipata che comprende soprattutto pratica allargata dell'amministrazione
pubblica nella gestione dei problemi collettivi.
Per
allontanare la tentazione dell'astensione o di scelte populiste è importante,
allora, che la sinistra elabori idee, definisca metodologie di democrazia
partecipata, fissi obiettivi e finalità prioritari, ma sappia soprattutto
individuare soggetti in grado di offrire ai molisani una lista per le elezioni
regionali capace di eliminare ogni forma di demotivazione e di dare spazio
all'ottimismo prospettando un orizzonte riconoscibile per il futuro del
territorio in cui viviamo.
Per
lavorare in tale direzione il tempo c'è, ma occorre utilizzarlo in maniera
razionale confrontandosi nel concreto per non sprecarlo inutilmente e per dare finalmente
alla sinistra una rappresentanza utile ed efficace in consiglio regionale!
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