La polarizzazione dei servizi
di
Umberto Berardo
Qualunque
territorio richiede diverse condizioni perché le popolazioni in esso residenti
possano avere una qualità di vita accettabile.
Gli
abitanti hanno bisogno di aria salubre, di un ambiente integro nella vita
vegetale ed animale, di cibo genuino, di un'attività lavorativa che dia dignità
alle persone e sostegno all'esistenza ed ovviamente di efficienti servizi quali
quelli alla salute, alle comunicazioni, ai trasporti, alla cultura,
all'educazione, alla sicurezza, alla giustizia, alle poste, al commercio.
Non
c'è ombra di dubbio sul fatto che una parte di essi debba necessariamente
essere accentrata e pensiamo in proposito agli ospedali, agli uffici
giudiziari, catastali, fiscali, ma anche a talune forze di polizia o a sistemi
di trasporto come quelli ferroviari.
Non
è pensabile al contrario una polarizzazione di servizi che necessariamente
debbono rimanere diffusi sul territorio o garantire almeno che esso abbia
collegamenti razionali ed accettabili con quelli presenti solo nei centri più
popolati.
In
una regione come il Molise stiamo assistendo, a nostro avviso, ad una riduzione
progressiva, ma costante perfino dei servizi di primaria necessità quali ad
esempio quelli sanitari, scolastici, postali e commerciali.
Ci
sono oggi piccole comunità, soprattutto nelle aree interne della regione, che
mancano della guardia medica sul posto, ma anche di prestazioni terapeutiche ed
infermieristiche domiciliari soprattutto nei momenti in cui le condizioni
meteorologiche avverse impediscono al personale di guardie mediche o
poliambulatori esterni di raggiungerle in tempi ragionevoli.
Pensare
concretamente ad una medicina territoriale significa anzitutto risolvere tali
problemi fondamentali oltre a quelli di una diagnostica e di una riabilitazione
che devono essere sempre più diffuse.
Sul
piano educativo si può immaginare una rete distribuita sui poli scolastici
purché questi rimangano fortemente collegati a tutti i paesi che vi fanno capo
attraverso attività culturali ed educative che devono essere garantite agli
alunni non solo nella sede degli Istituti Comprensivi, ma anche sui luoghi di
residenza degli allievi.
Tra
l'altro, come abbiamo già sottolineato in un piano a suo tempo predisposto per
taluni Comuni delle aree interne, occorre uscire dalla logica che l'educazione
e l'istruzione debbano riguardare solo talune età della vita, ma occorre
pensare e programmare una formazione permanente che certamente è in grado di
ridurre diversi tipi di analfabetismo.
Sui
servizi postali e sulle difficoltà in atto, specialmente per le fasce più
avanzate della popolazione, si sono condotte operazioni di riduzione nei
piccoli borghi che vanno ripensate perché stanno creando disservizi notevoli
sia agli sportelli che nella distribuzione della posta.
Per
ciò che riguarda le attività commerciali le strutture di distribuzione
attraverso i grandi centri commerciali stanno eliminando tutti i negozi di
prossimità non solo nei quartieri delle città, ma soprattutto nei piccoli paesi
delle aree interne dove non riescono a sopravvivere a causa di un giro d'affari
ridotto ormai al lumicino.
Chi
continua a mantenere piccoli punti vendita soprattutto nei villaggi di montagna
lo fa per affetto ad una professione esercitata magari da tantissimi anni o per
giungere alla maturazione dell'assegno di pensione.
Si
tratta di piccoli imprenditori che andrebbero aiutati sul piano fiscale e che
invece sono penalizzati dai prezzi di acquisto delle merci, dal sistema di
distribuzione delle stesse e da aliquote fiscali troppo elevate in relazione al
giro d'affari.
Il
commercio su aree pubbliche, regolamentato dalle amministrazioni comunali sulla
base della legge regionale n. 33 del 1999 , ha in parte sin qui offerto agli
abitanti dei piccoli borghi i servizi ormai carenti in loco per la chiusura dei
negozi soprattutto in settori merceologici di prima necessità.
Anche
il commercio ambulante oggi rischia di essere strangolato dalla direttiva
Bolkenstein di cui ci siamo già occupati analiticamente lo scorso settembre e che
prevede la possibilità di affidare attraverso una gara la gestione dei suoli
comunali a società private.
Tra
l'altro in tutta Italia tale procedimento è stato già preso in considerazione
da molte amministrazioni comunali.
L'idea
poi di organizzare nuove fiere domenicali nei centri più popolosi e lungo le
principali arterie stradali segue ancora una volta, alla stessa maniera dei
centri commerciali, il criterio della polarizzazione dei servizi che appartiene
ad una logica neoliberista e che di nuovo rappresenta una tegola sulla testa
per i piccoli esercenti nei mercati dei paesini limitrofi e per quelli
periferici di montagna.
Oltretutto
quelli che insorgevano giustamente per l'apertura domenicale degli ipermercati
perché sostenevano giustamente che tale giorno festivo sarebbe giusto dedicarlo
alla famiglia, alle relazioni sociali, al riposo, al culto religioso, come mai
oggi rimangono in silenzio rispetto al proliferare di attività lavorative
proprio la domenica?
Noi
vorremmo seriamente invitare tutti non solo a riflettere sulla programmazione
economica da mettere in atto per lo sviluppo del Molise, ma anche a definire la
distribuzione dei servizi esistenti sul territorio secondo logiche relative
alle esigenze della popolazione piuttosto che rispondenti ai profitti degli
operatori.
Ove
la logica della polarizzazione dovesse continuare, gli abitanti delle aree
interne devono mettere in atto le uniche forze di contrasto in loro possesso
contro tale orientamento e cioè quelle del voto e dell'utilizzo esclusivo di
operatori di servizi in loco.
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