I trent’anni delle Città del Vino
La rinascita dell’Enoteca italiana, preparata nella prima
metà degli anni ’80, dal grande Luciano Mencaraglia e realizzata magnificamente
dal suo successore, Riccardo Margheriti, è tanta parte della rinascita del vino
italiano e l’affermazione della qualità.
C’ero anch’io, martedì 21, a Roma, in Campidoglio-Sala della Protomoteca,
a festeggiare i trent’anni dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino e a
ritirare, grazie all’Enoteca Italiana e al presidente di allora, Riccardo
Margheriti, i due preziosi bicchieri di
cristallo di Colle Val d’Elsa, firmati da David Polterer come i “Mostri”.
Una mattinata di festa, quella di martedì scorso, con le
trenta candelina accese, ma, anche di riflessione, con una serie di interventi seguiti
da una Protomoteca piena di ex e nuovi amministratori. In particolare, le due dotte
relazioni: quella del prof. Attilio Scienza, che, di fronte ai cambiamenti
climatici e al processo di tropicalizzazione in atto, ha parlato
dell’”invisibile” DNA e del futuro della vitivinicoltura italiana, dell’importanza
dei portinnesti, già sperimentati, resistenti alla siccità; quella del prof.
Davide Marino dell’Università del Molise, che ha parlato di Comunità, Cibo,
Territorio; piani regolatori del Vino, di grande interesse culturale oltre che
di pianificazione con il cibo e l’agricoltura, che divengono elementi centrali
di una città o di una rete di comuni per un nuovo assetto delle funzioni economiche, sociali, paesaggistiche,
ambientali.
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la premiazione; il presidente delle Città del Vino,
Floriano Zambon,
Piero Bertossi e Pasquale Di Lena
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Dopo la presenza al Vinitaly del 1985, per la prima volta
oltre la Fortezza medicea e oltre le mura di Siena e i confini della Toscana,
due importanti convegni subito all’inizio del 1986, il 3 di Marzo “Vino e Sport” , e, il 6 Aprile del mese
successivo, “Vino e Turismo”. Sono solo i primi dei tanti abbinamenti (“Vino e
Donna”, “Vino e Cultura”, “Vino e Arte”, “Vino e Alimentazione”, Vino e Moda”,
e altri) messi in piedi e realizzati dalla struttura senese, a testimonianza
del suo ruolo centrale nel campo del marketing del vino italiano. È
all’incontro su “Vino e Turismo”, 31 anni fa, che Elio Archimede comunica la sua
bella idea di mettere insieme i titolari dei territori vitati vocati alla
grande qualità, doc e docg, i comuni. Con “Vino e Turismo” parte
definitivamente, e si afferma, la grande rivoluzione del vino italiano, che il
Dpr 930 del 1963 e la sua prima applicazione (1966), con i riconoscimenti delle
prime doc, aveva tracciato.
Da quei due incontri
del 1986, l’Enoteca Italiana, torna, quale fucina e gestazione di idee, a
vivere il suo ruolo di centralità nel mondo della vitivinicoltura italiana,
tanto da far dire “se non ci fosse bisognerebbe inventarla” per vivere e
vincere la globalizzazione con la cultura, un’arma che abbiamo, e con una struttura,
già consolidata, per quella strategia di marketing, che il Paese del Vino
ancora si deve dare.
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Un riconoscimento che mi onora e mi ha fatto piacere
ricevere. Con me c’erano molti altri dei
25 premiati che l’Associazione, presieduta da Floriano Zambon, sindaco di
Conegliano Veneto, e diretta da Paolo Benvenuti, ha ritenuto i protagonisti di una realtà forte di oltre 400
comuni associati con i loro splendidi territori, che sono l’origine della
qualità e della diversità dei grandi vini italiani.
Fra gli assenti l’ideatore
e, anche, primo direttore (1987-1992)dell’Associazione, Elio Archimede, e,
con me e i miei due collaboratori di allora, Silvana Lilli e Giancarlo
D’Avanzo, costruttore delle fondamenta di una realtà che, ripeto, deve molto
all’Enoteca Italiana e all’entusiasmo dell’allora presidente dell’Ente Mostra
Vini, Sen. Riccardo Margheriti, che
aveva messo a disposizione dell’idea “Città del Vino”, l’Ente e la sua
struttura.
Questo ruolo di gestazione dell’Enoteca e di fucina delle
più importanti novità per la rinascita del vino italiano, si ripeterà, nella
prima metà degli anni ’90, con l’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio,
che nascerà a Larino, nel Molise, il 17 dicembre del 1994.
Avevo conosciuto Elio Archimede ad Asti, la sua città,
quand’era dirigente della Regione Piemonte e collaboratore di Bruno Ferraris,
Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, al quale aveva dato l’idea
delle Enoteche e le strade del vino del Piemonte, che poi è stata trasformata
in legge regionale e approvata nel corso della III legislatura.
1987-1992, cinque
anni importanti dedicati a dare alle Città del Vino solide fondamenta e la
crescita del numero dei comuni associati, dai 39 soci fondatori ad oltre cento
città associate. A dimostrare il significato e il valore di quelle fondamenta
solide sono proprio i trent’anni di vita e di crescita del ruolo delle Città
del Vino, e non solo in Italia.
Prof Davide Marino. |
Fra i premiati con i due preziosi bicchieri, il prof.
Rossano Pazzagli della Università del Molise, già
sindaco di Suvereto e amministratore
delle Città del Vino, autore del bel libro “Il Buonpaese”, uscito in occasione
dei 25 anni dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino.
Prof. Rossano Pazzagli (centro) |
Grazie “Città del Vino” e lunga vita a te per un tuo futuro
bello e ricco di nuovi esaltanti successi, che, è certo, si trasformeranno in
successi per i vini italiani e i suoi territori, i grandi protagonisti con
l’origine della qualità e, per un Paese come l’Italia, che ha il più grande
patrimonio ampelografico, anche e, soprattutto, della diversità.
pasqualedilena@gmail.com
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