Oli “sonicati”, gli oli extravergini di oliva ricavati dall’estrazione a ultrasuoni. Anche il Molise protagonista
II consumatore italiano e mondiale, con l’apertura dell’era degli
ultrasuoni nel processo di estrazione dell’olio extravergine di oliva in frantoio,
imparerà presto a riconoscere e utilizzare il neologismo “sonicato”per spiegare
un olio extravergine di oliva di qualità superiore. Il prototipo di un frantoio
a ultrasuoni, già attivo dal 2014 nel Molise e fonte di importanti risultati.
Leggevo questi risultati sull’ultimo numero, quello del 3 febbraio, di Mercacei, un notiziario spagnolo che esce anche in lingua inglese, molto diffuso nel mondo dell’olivo e dell’olio. In prima pagina, sotto il titolo “Ultrasuono nel processo di estrazione dell’olio extravergine di oliva”, che riportava la presentazione del risultato di una sperimentazione che c’è stata in Puglia a dicembre scorso.
Mi sono ricordato, mentre
leggevo l’articolo, che, avendo la fortuna di conoscere Mena Aloia, l’interessante
notizia di questa rivoluzionaria innovazione tecnologica non era poi, per me, una
novità. Mena Aloia, una giovane e dinamica imprenditrice di Colletorto, uno dei
venti e più comuni molisani che hanno dato vita all’Associazione Nazionale
delle Città dell’Olio, in occasione di
un incontro alla fine del 2014, mi ha
parlato del suo progetto “Ultra Dop olive oil”, da lei coordinato, con la
professoressa Maria Lisa Clodoveo dell’Università di Bari referente, e della
realizzazione di un prototipo di fragitura a ultrasuoni, nel suo frantoio di
Colletorto, grazie a un cofinanziamento della Regione Molise, Psr 2007-2013
Mi sono ricordato, anche, di quando, pochi mesi dopo, Aprile 2015, ho avuto il piacere di seguire una sua relazione di illustrazione del progetto e dei primi risultati ottenuti con il suo “nuovo” frantoio, che sono poi quelli illustrati a dicembre, in Puglia, e che Mercacei ha fatto bene a riportare ed a presentare come una importante novità per il mondo dell’olivo e dell’olio e quello dei consumatori.
Leggevo questi risultati sull’ultimo numero, quello del 3 febbraio, di Mercacei, un notiziario spagnolo che esce anche in lingua inglese, molto diffuso nel mondo dell’olivo e dell’olio. In prima pagina, sotto il titolo “Ultrasuono nel processo di estrazione dell’olio extravergine di oliva”, che riportava la presentazione del risultato di una sperimentazione che c’è stata in Puglia a dicembre scorso.
Una rivoluzione ed un’importante
novità nel campo dell’olio, i due aspetti più sottolineati nell’articolo
riportato da Mercacei.
Mi sono ricordato, anche, di quando, pochi mesi dopo, Aprile 2015, ho avuto il piacere di seguire una sua relazione di illustrazione del progetto e dei primi risultati ottenuti con il suo “nuovo” frantoio, che sono poi quelli illustrati a dicembre, in Puglia, e che Mercacei ha fatto bene a riportare ed a presentare come una importante novità per il mondo dell’olivo e dell’olio e quello dei consumatori.
Non c’è dubbio, è una novità di
rilievo, un risultato tecnologico straordinario, una vera e propria rivoluzione
con significativi vantaggi, se si pensa al minor costo dell’investimento;
risparmio di tempo; sostenibilità dei processi;
più resa e, ciò che più conta, più qualità dell’olio, grazie alla
maggiore presenza degli elementi che fanno dell’olio un amico della salute di chi
lo consuma e lo sa usare al meglio a tavola e in cucina.
In pratica il nuovo frantoio
funziona così: le onde ultrasoniche determinano effetti micromeccanici che
causano il cosiddetto fenomeno della cavitazione,
una semplice azione meccanica che porta alla creazione, nella massa della pasta
di olive, di microscopiche bolle di vapore, che crescono, e una volta raggiunto
il diametro critico, implodono violentemente. Questo collasso, improvviso e
forte, libera energia provocando,
con la rottura della parete cellulare,
la fuoriuscita di tutti i componenti dell’olio contenuti nella particella.
Ecco il risultato della più
elevata qualità ed ecco - con il superamento della fase di granulazione – la
realizzazione di una più stretta continuità, cioè di un sistema di estrazione dell’olio dalle
olive davvero continuo, più di quello che è partito trent’anni fa. Ed ecco
anche i minori costi e la possibilità di una migliore gestione degli
investimenti, per non parlare della riduzione dei tempi di lavorazione.
Per completare questa mia
riflessione, stimolata dalla lettura di un articolo riportato su un organo
d’informazione che esce in Spagna (la notizia dell’incontro di dicembre, per
mia disattenzione, non l’ho letta da nessuna parte), torno al neologismo “sonicati” che, personalmente, ho
letto quando il panel test di Larino, con a capo Maurizio Corbo, ha degustato
per la prima volta - già nel novembre
del 2015 – ed ha espresso il primo giudizio (positivo) su questi oli ottenuti
con il nuovo processo di spremitura a ultrasuoni, appunto “sonicati”.
pasqualedilena@gmail.com
Buongiorno Pasquale, interessante articolo.
RispondiEliminaSto cercando di capire chi produce questo sistema ad ultrasuoni e quanto possa costare.