Dove va la legislazione sul sistema prostitutivo
di
Umberto Berardo
Della
prostituzione come fenomeno sociale ci siamo già occupati diffusamente nel
romanzo "Il senso dei giorni" pubblicato nel 2007 e in una ricerca dal
titolo "Misurarsi con il tema della prostituzione" sulla rivista Il
Ponte nel maggio del 2008.
Ancora
oggi nella maggior parte dei Paesi del mondo essa è illegale, in altri è
completamente legale, mentre altrove è permessa, ma se ne sanzionano lo
sfruttamento ed il favoreggiamento.
Sugli
aspetti di carattere umano continuiamo a dissentire sull'idea della
prostituzione come un diritto, convinti invece che l'accettazione del fenomeno
sia legata, come abbiamo scritto già con chiarezza, ad un'idea molto negativa
del sesso e ad una logica crudele e talora perversa di stampo maschilista e
neoliberista che trasforma un essere umano in uno strumento per il piacere
sessuale di chi paga.
Noi
pensiamo che l'esercizio della prostituzione non abbia alcun legame con la
libertà personale di chi vi ricorre, ma sia dettato proprio da mancanza di autonomia
o addirittura imposto da forme di schiavitù.
Il
fatto che la stragrande maggioranza delle prostitute in molti Paesi europei sia
costituita da straniere ne è una
dimostrazione chiara.
Qui
vogliamo occuparci degli aspetti di natura legislativa che si muovono
all'orizzonte.
I
modelli più diffusi in merito sono quelli proibizionista, abolizionista e
regolamentarista.
La
maggior parte degli Stati europei non punisce penalmente né l'offerta, né
l'acquisto delle prestazioni sessuali, ma sanziona sfruttamento, adescamento e
favoreggiamento.
Di
recente in Francia, il 6 aprile, è stata approvata una legge che si pone l'obiettivo
di una società senza prostituzione ed i cui elementi fondamentali sono la lotta
allo sfruttamento sessuale degli esseri umani ed al prossenetismo, la
protezione delle vittime del fenomeno considerato una forma di violenza, misure
per scoraggiare la domanda ed il divieto di acquisto di atti sessuali a
pagamento, soprattutto con minorenni, come già auspicato nel 2014 dal
Parlamento Europeo e dal Consiglio d'Europa.
Dunque
la Francia considera reato l'acquisto di atti sessuali e punisce il cliente con
multe di 1.500 euro che, in caso di recidiva, possono arrivare fino a 3.750
euro.
Pena
alternativa o complementare può essere sempre per il cliente "uno stage di sensibilizzazione alla lotta
contro l'acquisto di atti sessuali" per acquisire consapevolezza che
la prostituzione è una forma di violenza dannosa per la sicurezza e la salute
fisica e mentale di chi la esercita.
In
caso di prostituta minorenne per il cliente è prevista la reclusione di tre
anni ed una multa di 45.000 euro.
Viene
anche creato un sistema di protezione ed assistenza per chi decide di uscire
dal meretricio.
C'è
chi sostiene che tale legislazione rischia di far scivolare ancora di più la
prostituzione nella clandestinità e che lo Stato non abbia il diritto di negare
la libertà di prostituirsi e di fruire del fenomeno.
Sono
molti anche quelli che pensano che nei paesi come l'Olanda o la Germania, dove
la prostituzione è accettata, si incentiva una concezione che crea, con il
turismo sessuale, un business di miliardi di euro funzionale ad una tassazione
delle prestazioni utile unicamente per le casse degli Stati.
Per
altri non si possono imporre norme di carattere etico impedendo le
contrattazioni di prestazioni sessuali tra adulti consenzienti.
In
estrema sintesi la legislazione introdotta in Francia afferma, invece, che la
prostituzione non va tollerata o regolamentata, ma gradualmente abolita; lo fa
cercando d'impedire lo sfruttamento e la tratta delle donne e tentando di
dissuadere da un erotismo a pagamento con un'opera di prevenzione e di
educazione ad un esercizio libero del sesso e slegato da aspetti economici che
certamente ne degradano l'autenticità o quantomeno lo banalizzano ponendolo
fuori da qualsiasi legame sentimentale o affettivo.
Molti
si sono meravigliati che proprio in uno Stato come la Francia, laica e
libertaria, si sia potuta varare una tale legge sulla prostituzione.
In
realtà criteri simili esistono già da tempo in Islanda, Norvegia e Svezia e di
recente sono stati introdotti anche in Canada, Irlanda del Nord e Regno Unito.
Sono
norme che non disconoscono la libertà individuale, ma non la considerano
separabile dal rispetto della dignità della persona in ogni suo aspetto.
La
legislazione francese sul sistema prostitutivo si ispira a principi e valori
sui quali a nostro avviso siamo chiamati tutti a riflettere senza barriere
ideologiche o illazioni preconcette.
Se
siamo d'accordo sul fatto che non si può ridurre una persona ad oggetto
strumentale per il "soddisfacimento" della libido altrui perché in
tal modo ne neghiamo la dignità, allora dobbiamo interrogarci seriamente e
serenamente sulle vie migliori per promuovere il rispetto di ogni essere umano,
ridando libertà, bellezza ed autenticità alle relazioni sessuali che
sicuramente non ne hanno in un banale ed equivoco rapporto a pagamento.
Nell'introduzione
della proibizione di acquisto di atti sessuali crediamo s'intreccino ragioni
etiche, ma soprattutto convinzioni antropologiche, politiche e sociali legate
alla parità di genere ed all'affermazione dei diritti umani.
Al
riguardo sarebbe bene che ci si confrontasse in modo ampio e senza reticenze
tenendo sempre ben presente, a nostro avviso, quanto Gesù afferma nel Vangelo
di Marco “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non
l’uomo per il sabato” (Mc 2,23-28 ).
La trasposizione di questa massima alla
questione di cui stiamo trattando è semplice "la legge è fatta per la
persona e non la persona per la legge".
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