Guerra del grano in Italia, prezzi in picchiata: "Basta import selvaggio"
ho deciso di postarlo sul mio blog per evidenziare il ritardo di analisi delle organizzazioni. Della situazione pesante, gravissima, della raccolta del grano ne ha parlato, su questo blog, prima Giorgio Scarlato il 28 giugno e poi io il 5 luglio, cioè 15 e 12 giorni fa. E, intanto, l'agricoltura muore
Guerra del grano in Italia, prezzi in picchiata: "Basta import selvaggio"
Guerra del grano in Italia, prezzi in picchiata: "Basta import selvaggio"
La Cia-Agricoltori italiani denuncia i movimenti speculativi che hanno portato al crollo del prezzo dei chicci del 50%. Secondo i mugnai l'Italia paga una carenza infrastrutturale per quanto riguarda lo stoccaggio
La speculazione mette in ginocchio i produttori di grano e fa imperversare una vera e propria guerra nei campi italiani, con prezzi sul campo crollati fino al 50% rispetto ai valori medi delle passate annate, largamente al di sotto dei costi produttivi per gli agricoltori. "Tra l'altro, per un grano che quest'anno risulta ottimo per proprietà proteiche intrinseche e di qualità superiore. Una situazione dietro la quale c'è un chiaro disegno speculativo", denuncia la Cia-Agricoltori Italiani che ha convocato la Direzione nazionale e posto alla votazione di tutti i rappresentanti territoriali un preciso ordine del giorno, per avanzare proposte finalizzate a porre un argine a questo fenomeno, dichiarando a tutti gli effetti lo stato di agitazione del settore.
La riduzione media dell'ultima settimana ha raggiunto una media del 40% dal Nord al Sud, rileva la Cia, decisamente sottotono anche l'avvio della campagna del frumento tenero, con cali annui dei prezzi compresi tra il 15% e il 20%, a fronte di una moderata stabilità dei mercati internazionali. "Risulta che enormi quantità di grano italiano sono state esportate nel Nord Africa, insieme all'arrivo, in contemporanea con i raccolti di navi piene di frumento provenienti da Paesi terzi", e questo, secondo la Cia, "ha determinato questa 'guerra del grano', con prezzi insostenibili. Venticinque anni fa il frumento valeva 30 mila lire, più o meno le stesse quotazioni di oggi", ricorda la Cia che chiede al Ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina di adoperarsi per mettere in atto tutte le misure di salvaguardia contemplate per il grano italiano, ponendo un freno alle importazioni selvagge.
Rilievi ai quali risponde Italmopa - Associazione Industriali Mugnai d'Italia, in un'audizione in Commissione agricoltura alla Camera, sull'importanza di tutelare il settore: per valorizzare il comparto frumento occorre un ampliamento e ammodernamento delle strutture di stoccaggio, attualmente inadeguate a far fronte alle esigenze della produzione agricola e dell'industria della trasformazione, ma anche creare filiere corte con vantaggi per i principali attori della filiera, anche nel comparto cereali. "Il raccolto 2016 di frumento duro - ha precisato venerdì Ivano Vacondio, Presidente Italmopa - è caratterizzato da livelli produttivi particolarmente elevati, ma anche da carenze qualitative riconducibili alle condizioni meteo sfavorevoli verificatesi nel corso del raccolto, in particolare in Puglia, principale zona di produzione nazionale di frumento duro". Il calo delle quotazioni della materia prima hanno pertanto penalizzato certamente i produttori agricoli, ma anche l'industria molitoria, ha precisato il presidente, per una svalutazione delle scorte frumento duro, una riduzione delle quotazioni delle semole e per il rischio di abbandono della coltura del frumento duro, con conseguente minaccia per il corretto approvvigionamento dell'Industria della trasformazione.
A tal proposito l'associazione ricorda che la produzione nazionale di frumento duro è strutturalmente deficitaria rispetto al fabbisogno dell'Industria, la quale si trova pertanto nell'obbligo di importare significativi quantitativi di frumento duro, essenzialmente dal Canada e dagli Stati Uniti, le cui quotazioni risultano più elevate rispetto alle quotazioni del frumento nazionale.
La riduzione media dell'ultima settimana ha raggiunto una media del 40% dal Nord al Sud, rileva la Cia, decisamente sottotono anche l'avvio della campagna del frumento tenero, con cali annui dei prezzi compresi tra il 15% e il 20%, a fronte di una moderata stabilità dei mercati internazionali. "Risulta che enormi quantità di grano italiano sono state esportate nel Nord Africa, insieme all'arrivo, in contemporanea con i raccolti di navi piene di frumento provenienti da Paesi terzi", e questo, secondo la Cia, "ha determinato questa 'guerra del grano', con prezzi insostenibili. Venticinque anni fa il frumento valeva 30 mila lire, più o meno le stesse quotazioni di oggi", ricorda la Cia che chiede al Ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina di adoperarsi per mettere in atto tutte le misure di salvaguardia contemplate per il grano italiano, ponendo un freno alle importazioni selvagge.
Rilievi ai quali risponde Italmopa - Associazione Industriali Mugnai d'Italia, in un'audizione in Commissione agricoltura alla Camera, sull'importanza di tutelare il settore: per valorizzare il comparto frumento occorre un ampliamento e ammodernamento delle strutture di stoccaggio, attualmente inadeguate a far fronte alle esigenze della produzione agricola e dell'industria della trasformazione, ma anche creare filiere corte con vantaggi per i principali attori della filiera, anche nel comparto cereali. "Il raccolto 2016 di frumento duro - ha precisato venerdì Ivano Vacondio, Presidente Italmopa - è caratterizzato da livelli produttivi particolarmente elevati, ma anche da carenze qualitative riconducibili alle condizioni meteo sfavorevoli verificatesi nel corso del raccolto, in particolare in Puglia, principale zona di produzione nazionale di frumento duro". Il calo delle quotazioni della materia prima hanno pertanto penalizzato certamente i produttori agricoli, ma anche l'industria molitoria, ha precisato il presidente, per una svalutazione delle scorte frumento duro, una riduzione delle quotazioni delle semole e per il rischio di abbandono della coltura del frumento duro, con conseguente minaccia per il corretto approvvigionamento dell'Industria della trasformazione.
A tal proposito l'associazione ricorda che la produzione nazionale di frumento duro è strutturalmente deficitaria rispetto al fabbisogno dell'Industria, la quale si trova pertanto nell'obbligo di importare significativi quantitativi di frumento duro, essenzialmente dal Canada e dagli Stati Uniti, le cui quotazioni risultano più elevate rispetto alle quotazioni del frumento nazionale.
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