E' ORA DI TUTELARE I DIRITTI DEL MONDO AGRICOLO
di GIORGIO SCARLATO
Mentre
stanno per terminare in Molise e nel Meridione le operazioni di mietitrebbiatura
del grano duro, si accentuano in modo preoccupante i segnali negativi in merito
alla caduta libera del relativo prezzo di mercato.
Per
la verità una campagna iniziata già sotto una cattiva stella con segnali per
nulla positivi visti il prezzo che oscillava intorno ai 22 euro/ql; ora si
attesta sui 17-19 euro. Una debacle.
Di questo passo non si possono che
avere pensieri negativi per il futuro.
Il prezzo potrà ancora scendere visti
i continui arrivi di grosse navi cariche di grano estero che costantemente
riforniscono i nostri molini.
Il settore agricolo ancora sotto
scacco, e questo da anni, per una politica nazionale e regionale che non fa
molto per tutelarne gli interessi, per di più affossato da un mercato
globalizzato che poco ha che vedere con la leale concorrenza.
Un'agricoltura avviata verso una
pericolosa deriva politico-economica a danno di una categoria da sempre
svenduta: quella dei "cafoni".
Non si può restare inerme ed
accettare in modo impassibile tali decisioni astruse ed aggressive nei confronti
delle imprese agricole. C'è preoccupazione perché quello che si sta
prefigurando.
Il rischio è quello di creare danni
irreparabili alle aree tradizionalmente vocate alla cerealicoltura.
Gli scenari ipotizzabili sono infatti
anche quelli di un definitivo abbandono di questa coltivazione visto che,
prendendo ad esempio il Molise, dopo l'abbandono della coltivazione delle
barbabietole da zucchero, le riduzioni di superfici quali quelle di pomodoro da
industria, di orticole e frutticole non ci sono alternative agronomicamente
praticabili; il conseguente degrado ambientale, sociale ed economico è
vicino.
Proprio mercoledì 29 giugno u.s. si è
tenuto davanti alla Camera di Commercio di Foggia un sit-in di protesta contro
il continuo ribasso del prezzo del grano ( in Molise, come al solito non si è
saputo nulla) e come all'indomani della Brexit con il crollo di tutte le borse
mondiali, anche il borsino nazionale del grano duro ha presentato un andamento
in forte calo al punto che nella piazza della città dauna, la più importante a
livello nazionale, è stato deciso di sospendere le quotazioni.
Non è possibile che il nostro grano
venga svalutato e nel contempo veder continuare in modo inarrestabile l'import
di grano dall'estero.
Il mondo agricolo si trova in una
situazione peggiore rispetto a quella dello scorso anno, inimmaginabile, con
valori ben al di sotto dei costi di produzione.
La famiglia agricola non può vivere
con una redditività inesistente!
Sempre la scorsa settimana, presso
l'Assessorato all'Agricoltura della Regione Puglia si è tenuto un vertice tra
l'assessore Di Gioia, le Organizzazioni di categoria e della trasformazione per
cercare di trovare un punto d'incontro.
Come
pure l'On Colomba Mongiello, vicepresidente della Commissione parlamentare
d'inchiesta sulla contraffazione da precisato: " I pastai affermano che è
necessario importare grano a causa del basso tasso proteico di quello italiano,
assumendosi la responsabilità di deprimere il prezzo della materia prima molto
al di sotto dei costi di produzione. Però non vogliono dichiarare in etichetta
il Paese d'origine del grano per non perdere appeal commerciale.
La
drammatica crisi di questi giorni impone l'urgenza del confronto tra gli attori
economici ed istituzionali sul Piano Cerealicolo Nazionale per condividere le
misure più idonee a valorizzare la cerealicoltura italiana e dei prodotti della
filiera 100% Made in Italy.
Sono
in evidente crescita i produttori di pasta ottenuta dalla trasformazione di solo
grano nazionale, segno che c'è un valore aggiunto commerciale e che è possibile
ottenere prodotti di alta qualità."
Vista
la grave situazione, è ora che le varie regioni, Molise compreso, si siedano ad
un tavolo per cercare in modo concreto soluzioni al grave problema che da anni
si trascina. Il malcontento dei produttori è evidente, anche nell' "ovattato"
Molise.
Non
è più concepibile veder fare il solito scarica barile delle responsabilità fra
tutti gli attori della filiera senza giungere, così come sempre avvenuto in
passato, al nulla.
Non
è più concepibile assistere a tavoli interprofessionali simili ad una "torre di
Babele" dove ciascuna componente parla una lingua diversa, incomprensibile per
le altre e dove, sempre, si tende a minimizzare o peggio disconoscere
addirittura il ruolo fondamentale della produzione della materia prima.
E' ora
che il governo regionale unito ai nostri onorevoli e senatori regionali, con le
altre regioni, si preparino a tutelare ed a rivendicare i sacrosanti diritti del
mondo agricolo.
Basta
alle accettazioni passive calate dall'alto!
Il
mondo agricolo ha diritto alla sua dignità che non può essere più
calpestata.
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