Sfruttamento e diritto al riposo. Dai diritti della Terra a quelli dell'Uomo
In un mondo che va sempre più di fretta e calpesta, occorre tornare alle radici dei valori e al significato autentico di certe abusate espressioni. L'anno sabbatico non è un anno di ozio. E' il periodo durante il quale – secondo le leggi di Mosè – il terreno doveva rimanere a riposo, quando bisognava anche liberare gli schiavi e condonare i debiti
Questo Giovedì, l’ultimo di Agosto, non ho voluto mancare al secondo appuntamento di Castelguidone, in Abruzzo, dopo quello dello scorso anno, promosso dalla Caritas diocesana di Abruzzo e Molise e dalla Scuola socio-politica “P. Borsellino”, quest’ultima diretta da Don Alberto Conti il parroco della Chiesa di S. Maria della Stella del piccolo comune che domina la valle del Trigno, il fiume che separa l’Abruzzo dal Molise.
Una fortuna e gioia la possibilità di partecipare all’incontro su “Giornata della Legalità, della Responsabilità e dell’impegno”, che ha visto la partecipazione di testimoni illustri come Mons. Tommaso Valentinetti, Vescovo di Pescara-Penne e presidente della Conferenza episcopale Abruzzo-Molise. Con lui, i due missionari di origine molisana: Don Antonio Germano di Duronia, da trentott'anni in Bangladesh, un grande camminatore come il fratello Giovanni, ideatore e promotore di una straordinaria e bella manifestazione “Cammina Molise” che si ripete da oltre vent’anni; Don Peppino Palumbo di Trivento, da vent’anni in Uruguay. Due protagonisti che mi hanno molto coinvolto per le loro innumerevoli riflessioni di grande attualità, con la Terra protagonista. Nel pomeriggio, il Dottor Gian Carlo Caselli che ha palato di legalità e di rispetto dell’Ambiente.
Una giornata ricca di riflessioni e, anche, di emozioni, con i riferimenti ricorrenti all’Enciclica “Laudato si” di Papa Francesco che, come quella ben nota “Pacem in Terris” di Papa Giovanni XXlll, ha la forza del dialogo, cioè il bisogno di parlare a tutti dei grandi problemi che affliggono l’umanità.” Ieri - eravamo nel 1963 - la Pace fra tutte le genti, nella verità, giustizia, amore e libertà; oggi, la Terra, cioè l’amore e la cura per questo Bene Comune sempre più prezioso.
Mentre Mons. Velentinetti, con la grande forza della parola, rivolgeva la sua “Preghiera” alla Terra, riprendendo e sviluppando il significato e il valore dell’anno sabbatico, ripensavo ai diecimila anni di storia dell’agricoltura. Il periodo durante il quale – secondo le leggi di Mosè – il terreno doveva rimanere a riposo per un intero anno, quando bisognava anche liberare gli schiavi e condonare i debiti.
Avendo la fortuna/sfortuna di vivere di vivere il periodo storico più difficile quello a cavallo tra un passato di millenni e quello dell’improvvisa modernità, ripensavo alle pratiche del maggese, della rotazione e dell’avvicendamento che sono la cura e l’amore per la terra, ancora parte di quell’agricoltura contadina che non si arrende all’agricoltura delle multinazionali, qual è quella dello sfruttamento, fino all’esaurimento della fertilità, del terreno. Altro che riposo!
Per queste potenze la Terra non è da amare e curare, ma solo da sfruttare per tirar fuori guadagni, sia quando si prepara il terreno per una nuova coltivazione o una nuova annata; sia quando s’interviene con concimi, antiparassitari e anticrittogamici e pesticidi vari; sia, anche, quando si raccoglie avendo in mano il controllo del mercato e, quindi il potere di ricatto su chi produce davvero con tanto sudore.
Mi sono ricordato del mio invito (riportato in un mio articolo pubblicato da Teatro Naturale) al mondo agricolo di fare come gli ebrei e cioè lasciare la terra riposare e, approfittare del riposo, per dare spazio e forza alla riflessione, al dialogo, alla partecipazione. Un modo, questo, per dare alla terra la possibilità di produrre tutto quello che è nelle sue possibilità, senza la spinta della chimica o delle macchine; per rendersi conto dello stato di schiavitù del mondo agricolo da questi padroni assoluti, non solo del reddito ma della vita stessa del coltivatore e della sua famiglia.
Oggi più che mai, con l’agricoltura ridotta ai minimi termini, il mondo dei produttori è invecchiato e senza un reale ricambio, c’è l’abbandono delle aziende e non solo nei territori marginali. Oggi, quando si registra il ripetersi di quella ritualità, che tanto affascina gli assessori di turno e i governi che rappresentano, qual è l’approvazione di programmi di sviluppo europei che, come dimostra l’esperienza vissuta dal mondo contadino, servono, nella generalità dei casi, a indebitare il produttore più che a dargli un reddito dignitoso per sé e la sua famiglia e a impoverire le campagne delle sue risorse e dei suoi valori, come la ruralità e la biodiversità.
Ridare alla Terra quel suo diritto a un riposo vuol dire ridare ai produttori la libertà da una schiavitù che coinvolge milioni e milioni di uomini di ogni parte del Pianeta, nel momento in cui esso - il 13 di Agosto di quest’anno, con un anticipo sull’anno precedente - ha già dato tutto quello che poteva dare in quanto a forza rigenerativa. Ecco l’altro richiamo di Mons. Valentinetti al “fratello”, cioè alla possibilità di vivere la condivisione e la reciprocità in un mondo che ci vuole tutti numeri, singoli, isolati, incapaci di stare insieme.
Sulla “Iniquità planetaria” si sono soffermate le belle e ricche testimonianze dei due missionari molisani, uomini straordinari, impegnati a dare il loro contributo di fede con l’impegno e la responsabilità di un ruolo per niente facile, vissuto con la fede e l’amore.
Queste ed altre emozioni offerte dal piccolo Comune di Castelguidone, situato a 760 m.s.l.m., destinato a vivere la sua marginalità per colpa di amministratori sordi, sia dell’Abruzzo che del Molise, ai progetti di sviluppo del territorio presentati dalla Diocesi di Trivento con il suo Vescovo, Mons. Domenico Angelo Scotti, e il parroco, Don Alberto Conti. Un altro missionario, però nella propria terra e, come tutti i missionari, determinato, capace di insistere per la rinascita di un territorio che abbraccia l’Abruzzo e il Molise, straordinariamente bello, ricco di risorse e di valori, le sole possibili se si vuole pensare al domani.
Una fortuna e gioia la possibilità di partecipare all’incontro su “Giornata della Legalità, della Responsabilità e dell’impegno”, che ha visto la partecipazione di testimoni illustri come Mons. Tommaso Valentinetti, Vescovo di Pescara-Penne e presidente della Conferenza episcopale Abruzzo-Molise. Con lui, i due missionari di origine molisana: Don Antonio Germano di Duronia, da trentott'anni in Bangladesh, un grande camminatore come il fratello Giovanni, ideatore e promotore di una straordinaria e bella manifestazione “Cammina Molise” che si ripete da oltre vent’anni; Don Peppino Palumbo di Trivento, da vent’anni in Uruguay. Due protagonisti che mi hanno molto coinvolto per le loro innumerevoli riflessioni di grande attualità, con la Terra protagonista. Nel pomeriggio, il Dottor Gian Carlo Caselli che ha palato di legalità e di rispetto dell’Ambiente.
Una giornata ricca di riflessioni e, anche, di emozioni, con i riferimenti ricorrenti all’Enciclica “Laudato si” di Papa Francesco che, come quella ben nota “Pacem in Terris” di Papa Giovanni XXlll, ha la forza del dialogo, cioè il bisogno di parlare a tutti dei grandi problemi che affliggono l’umanità.” Ieri - eravamo nel 1963 - la Pace fra tutte le genti, nella verità, giustizia, amore e libertà; oggi, la Terra, cioè l’amore e la cura per questo Bene Comune sempre più prezioso.
Mentre Mons. Velentinetti, con la grande forza della parola, rivolgeva la sua “Preghiera” alla Terra, riprendendo e sviluppando il significato e il valore dell’anno sabbatico, ripensavo ai diecimila anni di storia dell’agricoltura. Il periodo durante il quale – secondo le leggi di Mosè – il terreno doveva rimanere a riposo per un intero anno, quando bisognava anche liberare gli schiavi e condonare i debiti.
Avendo la fortuna/sfortuna di vivere di vivere il periodo storico più difficile quello a cavallo tra un passato di millenni e quello dell’improvvisa modernità, ripensavo alle pratiche del maggese, della rotazione e dell’avvicendamento che sono la cura e l’amore per la terra, ancora parte di quell’agricoltura contadina che non si arrende all’agricoltura delle multinazionali, qual è quella dello sfruttamento, fino all’esaurimento della fertilità, del terreno. Altro che riposo!
Per queste potenze la Terra non è da amare e curare, ma solo da sfruttare per tirar fuori guadagni, sia quando si prepara il terreno per una nuova coltivazione o una nuova annata; sia quando s’interviene con concimi, antiparassitari e anticrittogamici e pesticidi vari; sia, anche, quando si raccoglie avendo in mano il controllo del mercato e, quindi il potere di ricatto su chi produce davvero con tanto sudore.
Mi sono ricordato del mio invito (riportato in un mio articolo pubblicato da Teatro Naturale) al mondo agricolo di fare come gli ebrei e cioè lasciare la terra riposare e, approfittare del riposo, per dare spazio e forza alla riflessione, al dialogo, alla partecipazione. Un modo, questo, per dare alla terra la possibilità di produrre tutto quello che è nelle sue possibilità, senza la spinta della chimica o delle macchine; per rendersi conto dello stato di schiavitù del mondo agricolo da questi padroni assoluti, non solo del reddito ma della vita stessa del coltivatore e della sua famiglia.
Oggi più che mai, con l’agricoltura ridotta ai minimi termini, il mondo dei produttori è invecchiato e senza un reale ricambio, c’è l’abbandono delle aziende e non solo nei territori marginali. Oggi, quando si registra il ripetersi di quella ritualità, che tanto affascina gli assessori di turno e i governi che rappresentano, qual è l’approvazione di programmi di sviluppo europei che, come dimostra l’esperienza vissuta dal mondo contadino, servono, nella generalità dei casi, a indebitare il produttore più che a dargli un reddito dignitoso per sé e la sua famiglia e a impoverire le campagne delle sue risorse e dei suoi valori, come la ruralità e la biodiversità.
Ridare alla Terra quel suo diritto a un riposo vuol dire ridare ai produttori la libertà da una schiavitù che coinvolge milioni e milioni di uomini di ogni parte del Pianeta, nel momento in cui esso - il 13 di Agosto di quest’anno, con un anticipo sull’anno precedente - ha già dato tutto quello che poteva dare in quanto a forza rigenerativa. Ecco l’altro richiamo di Mons. Valentinetti al “fratello”, cioè alla possibilità di vivere la condivisione e la reciprocità in un mondo che ci vuole tutti numeri, singoli, isolati, incapaci di stare insieme.
Sulla “Iniquità planetaria” si sono soffermate le belle e ricche testimonianze dei due missionari molisani, uomini straordinari, impegnati a dare il loro contributo di fede con l’impegno e la responsabilità di un ruolo per niente facile, vissuto con la fede e l’amore.
Queste ed altre emozioni offerte dal piccolo Comune di Castelguidone, situato a 760 m.s.l.m., destinato a vivere la sua marginalità per colpa di amministratori sordi, sia dell’Abruzzo che del Molise, ai progetti di sviluppo del territorio presentati dalla Diocesi di Trivento con il suo Vescovo, Mons. Domenico Angelo Scotti, e il parroco, Don Alberto Conti. Un altro missionario, però nella propria terra e, come tutti i missionari, determinato, capace di insistere per la rinascita di un territorio che abbraccia l’Abruzzo e il Molise, straordinariamente bello, ricco di risorse e di valori, le sole possibili se si vuole pensare al domani.
di Pasquale Di Lena
pubblicato il 28 agosto 2015 in Strettamente Tecnico > Bio e Natura
pubblicato il 28 agosto 2015 in Strettamente Tecnico > Bio e Natura
«Oggi più che mai, con l’agricoltura ridotta ai minimi termini...
RispondiEliminaOggi, quando si registra il ripetersi di quella ritualità, che tanto affascina gli assessori di turno e i governi...»
Quoto, Pasquale mio, quoto a tutta randa!
(E aggiungiamoci tranquillamente le varie Coldiretti, Cia, ecc.)
(e rinvio anche ad un recente intervento di Riganelli su TN:
http://www.teatronaturale.it/pensieri-e-parole/la-voce-dei-lettori/21021-ma-qual-e-stato-il-beneficio-di-questi-benedetti-psr.htm)
Stammi bene,
Marco Chiletti
Calci
sono d'accordo con te Marco. Un caro saluto anche a te e buon fine settimana
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