L’AGRICOLTURA HA BISOGNO DI STRATEGIE E NON DI COMIZI
Ieri a Guglionesi
L’agricoltura non ha bisogno di propaganda, né di comizi e tantomeno di promesse, per uscire dalla pesante crisi strutturale che l’attanaglia dal 2004 e la rende ancora più debole e a rischio del passato.
Essa ha urgente bisogno di programmazione e di progetti; strategie, in particolare di quella riferita al marketing; forte attenzione dei giovani; ricerca e sperimentazione; formazione; associazionismo; uno stretto rapporto pubblico-privato per dare forza e senso alla partecipazione alle scelte dei produttori.
L’agricoltura non ha bisogno di propaganda, né di comizi e tantomeno di promesse, per uscire dalla pesante crisi strutturale che l’attanaglia dal 2004 e la rende ancora più debole e a rischio del passato.
Essa ha urgente bisogno di programmazione e di progetti; strategie, in particolare di quella riferita al marketing; forte attenzione dei giovani; ricerca e sperimentazione; formazione; associazionismo; uno stretto rapporto pubblico-privato per dare forza e senso alla partecipazione alle scelte dei produttori.
E’ questo il messaggio lanciato a Guglionesi, questo
pomeriggio, nell’incontro “Quale Mercato
per il commercio agroalimentare a Guglionesi”, organizzato dall’Associazione
Culturale Fuoriporta nell’incontro, moderato dal noto giornalista Emanuele
Bracone, che si è tenuto questo pomeriggio nel salone de La Casa del Fanciullo di
Guglionesi.
Grande interesse a partire dalla prima relazione “La Filiera
corta per la produzione della pasta con grano duro locale”, sviluppata, in
rappresentanza dell’Associazione, da Arcangelo Pretore, che ha riportato dati
riguardanti l’agricoltura del territorio di Guglionesi, che raccontano di un’agricoltura
diversa da quella che viene rappresentata dai dati ufficiali o dalla propaganda
di chi vuol far credere che va tutto bene in campagna e che da ora in poi andrà
ancora meglio.
Non è così, purtroppo! Non è così soprattutto se si
considera che l’agricoltura di Guglionesi, al pari di quella dell’intero
territorio del Basso Molise, è la più avanzata del Molise. Ebbene, essa è
caratterizzata da monocoltura per oltre la metà della superficie agricola del
territorio comunale, in particolare cereali; per il 70% le aziende (la
superficie media è di 10 ettari) sono condotte da una sola persona; l’età media
è di 67 anni con il solo 10% di presenza di giovani.
Pochi dati, ma sufficienti per rappresentare un quadro
allarmante se si considera la centralità e l’importanza di questo settore primario
nel territorio dove è più sviluppata l’agroindustria. La proposta dell’Associazione
di puntare su “La filiera corta per la produzione della con grano duro locale” non
solo è una risposta al coltivazione più estesa e, quindi, al prodotto più
importante per quantità e qualità, ma anche un esempio per lo sviluppo di altre
filiere possibili, nel campo del vino, dell’olio e degli ortaggi. La strada
possibile da percorrere per dare quel valore aggiunto di cui ha, e avrà, sempre
più bisogno il produttore e lo stesso trasformatore con l’immagine della
qualità strettamente legata al territorio di origine. In pratica - questo nel
momento più alto del mercato globale - l’affermazione del luogo, con il
prodotto, in questo caso la pasta, che diventa il suo testimone importante.
Ecco che servono come il pane le istituzioni e le strutture
che fanno ricerca e sperimentazione sulle varietà del grano duro per dare al
progetto altre sicurezze sotto l’aspetto della qualità e della stessa quantità!
Un tema affrontato, da par suo, da Pasquale Romano, professore e vice dirigente
dell’Istituto Tecnico Agrario “San Pardo” di Larino, che ha parlato dell’esperienza
dei campi sperimentali propri della scuola e dei rapporti con altri centri, in
particolare quello di Foggia che svolge un ruolo nazionale nel campo della
sperimentazione varietale del grano duro.
L’incontro ha visto l’impegno di altri relatori che hanno
affrontato temi di grande attualità, che la facile propaganda non tiene in
considerazione nel momento in cui c’è da fare attente analisi per capire dove
sono gli ostacoli e cosa fare per spostarli o eliminarli del tutto. Come Adamo Romano
della Cooperativa “Cuore verde”che ha parlato, dopo un’analisi della situazione
e la messa in luce delle tante potenzialità che la realtà dell’agricoltura
locale può esprimere, del non facile tema del mercato dei prodotti agricoli, soprattutto
come affrontarlo.
A seguire, nel rispetto del programma, l’intervento del
coltivatore Giorgio Scarlato dell’Associazione “Uniti per non morire”, che ha
spiegato “i rapporti tra il mondo agricolo e le istituzioni che dovrebbero
rappresentarlo”, con un altro bravo imprenditore agricolo, Pietro D’Ambra, anch’esso
rappresentante di “Uniti per non morire” che ha raccontato de “L’esperienza di
una start-up aziendale mai decollata: il rapporto mancato con le istituzioni”.
A chiudere gli interventi, il commercialista Gianfranco Del Peschio, che si è
soffermato su “Aspetti amministrativi, rappresentatività e tutela nel mondo
agricolo”.
C’è da sperare che l’Associazione Culturale Fuoriporta non si
senta solo appagata dal successo di questo ma dia ad esso la continuità che
merita per arrivare a cogliere primi possibili obiettivi.
pasqualedilena@gmail.com
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