SOLOMON, ASSIDU E LA GRANDE VERZA
l’agricoltura dei giovani
Seconda puntata
Era un po’ di tempo che non avevo
più notizie della cooperativa “I colori della terra” di Campolieto e dei suoi
soci, in particolare i ragazzi arrivati in questo bel paese del Molise interno,
posto sotto la mitica SS 87, non lontano da Campobasso e da quella piccola
chicca di architettura che è la chiesa Di Santa Maria della Strada nel comune di
Matrice. Edificata nel 1148, lungo il braccio tratturale Cortile – Centocelle, che
ancora collega due tratturi, Castel di Sangro-Lucera e Celano - Foggia, è un
dei più importanti esempi dell’architettura romanica nel sud Italia, non a caso
monumento nazionale.
Qualche giorno fa l’invio da parte
di Mario Ialenti di una bella foto scattata da Nicola Del Vecchio, di cui
parleremo in una di queste nostre puntate, con Solomon e Assidu felici di
mostrare la loro maxi verza prodotta nell'orto
in permacultura di San Giovanni In Galdo.
Un’altra raccolta dopo quella dell’estate,
il mais “agostinello” e il “grano saraceno”, che sono stati trasformati e
commercializzati come farina e con inaspettato successo, e le verdure dell’orto,
che hanno dato le prime grandi soddisfazioni ai giovani che solo pochi mesi
prima, in una zona interna del Molise segnata dall’abbandono del territorio e,
con esso, dell’agricoltura e della zootecnia, si erano trasformati in piccoli
ortolani-agricoltori.
Tutto grazie alla spinta di Mons.
Bregantini, vescovo di Campobasso-Bojano, e dei suoi collaboratori, che hanno
dato vita al progetto Campo-lieto, realizzando, in meno di un anno, il recupero
di terreni abbandonati; il ritorno, con il coinvolgimento delle aziende
agricole rimaste, alla solidarietà e reciprocità, a quei valori antichi propri
della campagna, del mondo agricolo; la messa in opera di un percorso
all’insegna di grandi querce secolari.
Il progetto Campo-Lieto è, oggi, uno
straordinario esempio per chi vuol riportare in superficie le aree interne
affossate dal tipo di sviluppo ormai fallito. Un esempio che può risultare molto
valido per i 18 centri di accoglienza programmati nel Molise, nel momento in
cui esso mostra la riuscita di un percorso virtuoso per la situazione che vive
il Paese e il Molise, in particolare la sua agricoltura e i giovani messi ai
margini dal tipo di sviluppo.
Un percorso non facile, con mille ostacoli
da superare, soprattutto di ordine burocratico, non ultimo quello dei ritardi
incomprensibili nella rimessa delle risorse ai giovani profughi, che hanno
creato non pochi problemi ai singoli protagonisti del progetto e fatto
rischiare ad esso il fallimento.
La nascita dell’associazione, “I colori
della vita”, è stata la ragione prima di
quella forza dentro che non ha permesso il fallimento del progetto, diventando
essa stesso la ragione dei piccoli ma significativi passi in avanti, che si
sono registrati con la trasformazione dei prodotti, tra questi, dopo la prima
raccolta delle olive, anche l’olio e la commercializzazione degli stessi.
Con la produzione, trasformazione e
commercializzazione la fase dell’autosostentamento è già storia del passato.
Passi importanti, sperati solo da chi ha
creduto nel progetto e l’ha sostenuto con l’aiuto e la disponibilità dei
diretti protagonisti, in primo luogo i giovani che, così, hanno trovato anche
il modo di integrarsi con una realtà che, dopo la diffidenza iniziale, ha
espresso tutt’i valori della ospitalità.
Giovani, dicevamo, che trovano, in altri
giovani che hanno scelto l’agricoltura e la campagna, la collaborazione
all’insegna della reciprocità, come nel caso di Nicola Del Vecchio, prima
citato come fotografo, che, dopo la laurea a Pollenza, ha fatto della terra dei
suoi genitori, una scelta di vita. Ma di questo personaggio avremo modo di
parlare in una delle prossime puntate.
pasqualedilena@gmail.com
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