PIACE AI GIOVANI IL RACCONTO DEL VINO

da OINOS- viveredivino n°7

 Quando sono entrato ed ho visto l’aula magna dell’Istituto Tecnico “Marinelli” di Agnone nel Molise, strapiena di ragazzi delle ultime due classi, sono tornato indietro con la mente a “Vino e Giovani”, il progetto realizzato dall’Enoteca Italiana, e ai tanti incontri con i giovani delle Università più importanti per Regione, con il vino che affascinava con il suo essere “rito e mito”.

Un progetto, purtroppo, ormai chiuso, che ha mostrato di avere enormi potenzialità, soprattutto se sostenuto dalla continuità delle azioni e dalla forza della comunicazione, entrambe necessarie per controbattere il potere strasmisurato, in quanto a pubblicità e coinvolgimento, delle multinazionali delle bevande alternative al vino

Ora, in quella grande sala della scuola di una delle tre Città d’Arte del Molise, Agnone, la patria delle campane che una stessa famiglia, Marinelli, produce dall’anno mille, risultando la seconda impresa più longeva al mondo, sentivo di rivivere vecchie emozioni. C’erano ragazze e ragazzi di un territorio che, alla fine dell’’800, aveva vigneti sparsi ovunque con la gran parte di uve a bacca bianca, che ben si abbinavano ai piatti di un territorio dove la pastorizia e la zootecnia erano le attività prevalenti. Poi, a partire dagli inizi del secolo scorso, la vite è andata via via riducendo il suo spazio, fino a scomparire con lo sviluppo della vitivinicoltura lungo la fascia litoranea segnata dalle dolci colline che guardano le isole Tremiti e il Gargano.

Ne ero già convinto da tempo - l’incontro di questa ultima metà di novembre me l’ha solo confermato - il vino, oggi come non mai, ha  bisogno dei giovani per poter continuare a raccontare la sua storia, lunga seimila anni, di compagno di vita dell’uomo e che i giovani, in cambio, possono trovare nel vino l’amico di sempre.

 A partire da qui, da queste aree interne posizionate nella parte alta dell’Appennino, dove la vite può tornare ad abbellire ancor di più il paesaggio montano che scivola verso il fiume Trigno; dare opportunità di occupazione e, soprattutto, d’immagine di un territorio fortemente vocato al turismo con le sue campane, la memoria del suo artigianato, l’arte casearia, i tartufi, le preziose lenticchie e le piste da sci di fondo di Prato gentile, nella vicina Capracotta, il comune più alto (1400 mslm) dell’Appennino.

 Il vino, con la sua vite, ha tutto, in particolare in posti simili a questo, per essere opportunità d’impresa e di occupazione, in un momento in cui tutto sembra andare verso l’orlo del baratro, per colpa di un sistema che è giunto da tempo al capolinea, con tanti tentativi tutti falliti. Fallimenti che dovrebbero far capire che è inutile insistere e che per andare avanti c’è bisogno di tracciare un nuovo percorso per ripartire.

La marginalizzazione, in questo modo, si trasforma in una grande opportunità che serve per ripartire con il piede giusto. In pratica le aree tenute ai margini da un tipo di sviluppo ormai fallito, cioè il territorio con le sue risorse e i suoi valori, a partire dall’agricoltura, che deve tornare, se riportata al centro,  a svolgere il suo ruolo di volano dell’economia.

Senza dimenticare che sono proprio le aree interne ad avere straordinarie potenzialità, tutte ancora da esprimere, in agricoltura con le produzioni biologiche e di qualità, come nel turistico, nel momento in cui entrambi questi campi di attività trovano nella conoscenza quel legame necessario per la partecipazione alle scelte, stimolare la progettualità e la possibilità di innovazioni.

 Il vino, con la sua vite, ha  tutte le possibilità di fare il miracolo se viene posta la stessa attenzione e lo stesso interesse  che abbiamo trovato nei giovani dell’area di Agnone, rimasti colpiti dalla storia e dalla cultura di questa nobile bevanda, che deve – e questo spetta al mondo del vino – rilanciare la sua quotidianità, approfittando della crisi.

Ed è Dioniso, con questo suo dono ambiguo, a farci dire che è la dismisura dell’ebbrezza (l’esagerazione,  lo spreco), a svelare la misura della ragione (la sobrietà, la moderazione).

Parlando di vino ai giovanissimi di Agnone mi sono reso conto che c’è la possibilità di tornare a credere nelle cose vere, quelle che più ci appartengono, per sentire il gusto della semplicità e vivere l’emozione del tempo, del confronto, del dialogo.

C’è, anche, la possibilità di sperare partendo dalla sola vera ricchezza che uno ha, il territorio, che anche qui, in questa parte alta del piccolo Molise, con il rilancio della vigna, può trovare nel vino il suo testimone.

Pasquale Di Lena

 

 

 

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