Dalla parte di un mondo sconfitto ma non ancora scomparso
da Teatro Naturale
I territori rurali italiani vengono violentati ogni giorno. Occorre allora, con le parole di Alfonso Pascale: “riscoprire le nostre radici per fare in modo che alcune gemme che stanno sbocciando in questi ultimi anni possano dare nuove foglie e nuovi frutti”
Il messaggio che Alfonso Pascale ha lanciato l’altra sera nel Molise, con la presentazione del suo libro “Radici & Gemme” a Montemitro, un piccolo delizioso paese di origine slava posto su una collina che scende verso il Trigno per poi risalire quelle, subito alte, dell’Abruzzo, è stato accolto da un numeroso pubblico, molto attento.
Un libro molto bello e interessante nella sua capacità di raccontare la storia degli ultimi 150anni di questo nostro Paese - ponendosi dalla parte di un mondo sconfitto, quello dell’agricoltura e delle campagne del dopoguerr - con le grandi emigrazioni, in ogni angolo del mondo, che hanno colpito le campagne italiane, e la industrializzazione, che ha preso il sopravvento dopo gli anni ’60 e colto l’attenzione sia della politica che del mondo della cultura.
Il messaggio del libro “Riscoprire le nostre radici per fare in modo che alcune gemme che stanno sbocciando in questi ultimi anni possano dare nuove foglie e nuovi frutti” è un messaggio che ha trovato terreno fertile in questa parte della campagna del Molise, stretta tra due tratturi e segnata da un’agricoltura in mano a coltivatori tenaci e capaci, e si va diffondendo nelle altre parti del territorio di una Regione che conserva ancora la gran parte dei valori della ruralità.
Ben 136 paesi sparsi sui quattromila, poco più, chilometri quadrati di superficie di cui oltre la metà considerati montagne e, le rimanenti, colline, con le pianure non più grandi di un fazzoletto che le statistiche non hanno ritenuto degne di considerazione.
Ben 136 paesi , dicevo, molti dei quali piccoli borghi, circondati da vigne e olivi, orti e seminativi, boschi e foreste, a significare il carattere di città-campagna del Molise che, nell’anno appena trascorso, ha festeggiato il suo 50° anniversario dopo il distacco, nel dicembre del 1963, dall’Abruzzo e il suo riconoscimento di ventesima regione italiana.
La presentazione del libro dell’amico Alfonso Pascale è stata solo l’ultima di una serie d’iniziative, concentrate tutte sul valore e il significato del territorio che, in mancanza di un freno legislativo e, soprattutto, culturale, continua a essere violentato, sprecato, perso, per colpa del cemento e, oggi, dei rifiuti tossici. Nel caso del Molise, anche (Teatro Naturale è stato il primo a diffondere la notizia a livello nazionale) per colpa di una “Stalla” di 12.000 manze, pensata dalla Granarolo e appoggiata dalle forze di governo nazionale e locale, in una realtà piccola, delicata, dove basta poco per stravolgerla, annientando le sue conquiste e, così, cancellando la sua identità.
Per non parlare di una programmazione di altre mille e più pale eoliche che si andrebbero ad aggiungere alle migliaia già installate; cinque centrali a biomasse e la decisione presa dal governo sotto la pressione dei parlamentari locali di realizzare un’autostrada che, si badi bene, non avrà, per i prossimi cinquant’anni, né un inizio né una fine, visto che il primo tratto di poche decine di chilometri è quello centrale.
Il Molise, come del resto la gran parte dell’Italia, è colpito da simili assurdità, che sono, poi, alla base di tante scelte fatte e che, ancora si vanno facendo, tutte all’insegna dello spreco e degli ingenti profitti.
Prima della presentazione a Montemitro di “Radici & Gemme”, il libro che mi ha fatto rivivere i miei cinquant’anni e più di vita spesi per l’agricoltura, il territorio, la sostenibilità, ci sono stati altri interessanti eventi e incontri dove ho avuto modo di porre al centro del discorso la questione territorio, oggi per me primaria, convinto come sono che solo partendo da questo scrigno e dal tesoro che esso nasconde, si può ripartire e uscire dalla crisi profonda.
Non abbiamo altro per programmare il futuro nostro e delle nuove generazioni. Sta qui la necessità di difenderlo questo nostro territorio, non solo dal procedere incalzante delle ruspe, ma anche dalla negligenza e dalla stupidità, per avere così la possibilità di organizzarlo, raccontarlo e valorizzarlo.
Bisogna fare presto se si vuole conservare un bene che è storia, cultura, ambiente, paesaggio, tradizioni, cioè un insieme di valori e di risorse che - come scrive a chiusura del suo libro, Alfonso Pascale - serve alle gemme per riappropriarsi delle radici. Come per dire che non c’è futuro senza il presente e senza il passato e che sta in questa continuità la vita, ossia la rinascita di cui ha bisogno il Molise, il Paese.
Un libro molto bello e interessante nella sua capacità di raccontare la storia degli ultimi 150anni di questo nostro Paese - ponendosi dalla parte di un mondo sconfitto, quello dell’agricoltura e delle campagne del dopoguerr - con le grandi emigrazioni, in ogni angolo del mondo, che hanno colpito le campagne italiane, e la industrializzazione, che ha preso il sopravvento dopo gli anni ’60 e colto l’attenzione sia della politica che del mondo della cultura.
Il messaggio del libro “Riscoprire le nostre radici per fare in modo che alcune gemme che stanno sbocciando in questi ultimi anni possano dare nuove foglie e nuovi frutti” è un messaggio che ha trovato terreno fertile in questa parte della campagna del Molise, stretta tra due tratturi e segnata da un’agricoltura in mano a coltivatori tenaci e capaci, e si va diffondendo nelle altre parti del territorio di una Regione che conserva ancora la gran parte dei valori della ruralità.
Ben 136 paesi sparsi sui quattromila, poco più, chilometri quadrati di superficie di cui oltre la metà considerati montagne e, le rimanenti, colline, con le pianure non più grandi di un fazzoletto che le statistiche non hanno ritenuto degne di considerazione.
Ben 136 paesi , dicevo, molti dei quali piccoli borghi, circondati da vigne e olivi, orti e seminativi, boschi e foreste, a significare il carattere di città-campagna del Molise che, nell’anno appena trascorso, ha festeggiato il suo 50° anniversario dopo il distacco, nel dicembre del 1963, dall’Abruzzo e il suo riconoscimento di ventesima regione italiana.
La presentazione del libro dell’amico Alfonso Pascale è stata solo l’ultima di una serie d’iniziative, concentrate tutte sul valore e il significato del territorio che, in mancanza di un freno legislativo e, soprattutto, culturale, continua a essere violentato, sprecato, perso, per colpa del cemento e, oggi, dei rifiuti tossici. Nel caso del Molise, anche (Teatro Naturale è stato il primo a diffondere la notizia a livello nazionale) per colpa di una “Stalla” di 12.000 manze, pensata dalla Granarolo e appoggiata dalle forze di governo nazionale e locale, in una realtà piccola, delicata, dove basta poco per stravolgerla, annientando le sue conquiste e, così, cancellando la sua identità.
Per non parlare di una programmazione di altre mille e più pale eoliche che si andrebbero ad aggiungere alle migliaia già installate; cinque centrali a biomasse e la decisione presa dal governo sotto la pressione dei parlamentari locali di realizzare un’autostrada che, si badi bene, non avrà, per i prossimi cinquant’anni, né un inizio né una fine, visto che il primo tratto di poche decine di chilometri è quello centrale.
Il Molise, come del resto la gran parte dell’Italia, è colpito da simili assurdità, che sono, poi, alla base di tante scelte fatte e che, ancora si vanno facendo, tutte all’insegna dello spreco e degli ingenti profitti.
Prima della presentazione a Montemitro di “Radici & Gemme”, il libro che mi ha fatto rivivere i miei cinquant’anni e più di vita spesi per l’agricoltura, il territorio, la sostenibilità, ci sono stati altri interessanti eventi e incontri dove ho avuto modo di porre al centro del discorso la questione territorio, oggi per me primaria, convinto come sono che solo partendo da questo scrigno e dal tesoro che esso nasconde, si può ripartire e uscire dalla crisi profonda.
Non abbiamo altro per programmare il futuro nostro e delle nuove generazioni. Sta qui la necessità di difenderlo questo nostro territorio, non solo dal procedere incalzante delle ruspe, ma anche dalla negligenza e dalla stupidità, per avere così la possibilità di organizzarlo, raccontarlo e valorizzarlo.
Bisogna fare presto se si vuole conservare un bene che è storia, cultura, ambiente, paesaggio, tradizioni, cioè un insieme di valori e di risorse che - come scrive a chiusura del suo libro, Alfonso Pascale - serve alle gemme per riappropriarsi delle radici. Come per dire che non c’è futuro senza il presente e senza il passato e che sta in questa continuità la vita, ossia la rinascita di cui ha bisogno il Molise, il Paese.
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