Crisi, l'agroalimentare made in Italy è terra di conquista
Crisi, l'agroalimentare made in Italy è terra di conquista News in daiCAMPI del [01/03/2013] da Agricoltura.it | ||
L’agroalimentare italiano è sempre più terra di conquista straniera. Negli ultimi anni sono passati oltre confine marchi storici del nostro Paese: dalla Parmalat alla Bertolli, dalla Buitoni alla Perugina, dalla Galbani alla Carapelli, dall’Invernizzi alla Locatelli, alla Cademartori. E così le multinazionali finiscono per mettere mano su un patrimonio di 210 miliardi di euro l’anno. E’ quanto denuncia la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento della Relazione dei servizi segreti al Parlamento che evidenzia il rafforzamento, soprattutto a causa della difficile congiuntura che sta vivendo il nostro sistema economico-produttivo, dell’azione “aggressiva di gruppi esteri” che puntano a acquisire “patrimoni industriali, tecnologici e scientifici nazionali”, nonché ''marchi storici del “made in Italy”, a detrimento della competitività delle nostre imprese strategiche”. Gruppi stranieri - D’altra parte, proprio la crisi economica - afferma la Cia - rende più vulnerabili le nostre imprese agroalimentari che sono così prese di mira da gruppi stranieri che mettono in atto particolari manovre di acquisizione Settore strategico - L’agroalimentare italiano - ribadisce la Cia- è strategico e deve essere tutelato. Non si può continuare ad assistere passivamente all’assalto dello straniero che in questo importante settore è diventato un indisturbato conquistatore. Non vogliamo essere tacciati per nazionalisti o per protezionisti, ma non si può permettere che il “made in Italy” agroalimentare finisca totalmente in mani estere. Bisogna -rimarca la Cia- porre un freno. Ci vogliono regole chiare. Ecco perché insistiamo sull’esigenza di un serio e concreto intervento che impedisca scalate attraverso le quali si rischia di mettere sotto controllo un comparto fondamentale per il nostro sistema economico che, oltre a determinare una spesa complessiva che supera i 210 miliardi di euro l’anno, registra un export che si avvicina ai 30 miliardi di euro. |
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