COLLI ORIENTALI DEL FRIULI: INIZIATA LA VENDEMMIA

Confermato un calo produttivo del 30 per cento a causa della siccità
 

Ma la qualità dei vini, per ora, non è in discussione

La vendemmia è iniziata da una settimana e dai Colli Orientali del Friuli arriva la conferma di un calo produttivo medio delle rese dei vigneti pari al 30 per cento, determinato dall’anomalo andamento stagionale. Non tutti i vitigni si stanno comportando allo stesso modo, ma i tecnici segnalano un calo maggiore (circa il 50 per cento) per quanto riguarda il Pinot grigio, la seconda varietà più coltivata nei Colli Orientali e la prima in Friuli Vg.
La riduzione produttiva a ettaro riflette un –6 per cento del peso medio dei grappoli; un 7 per cento in meno nel numero di acini e un -17 per cento del peso medio degli acini.
«Dal punto di vista della qualità, per ora – aggiunge Pierluigi Comelli, presidente del Consorzio di tutela – non si segnalano criticità particolari. Per certo stiamo vendemmiando uve molto sane che confidiamo adesso di raccogliere con serenità, in assenza di temuti eventi calamitosi (grandine in particolare)».
L’andamento dell’annata vitivinicola, si conferma come anomala, ma inserita in un trend climatico di surriscaldamento complessivo del nostro pianeta. Riferendosi alla media delle temperature degli ultimi 12 anni, la primavera 2012 ha avuto un decorso leggermente più freddo. Poi: giugno, luglio e agosto, sono stati più caldi della media. In particolare, agosto, mese che coincide con la maturazione degli acini, ha manifestato un aumento di 3 °C sulla media degli anni scorsi, balzando a un +7 °C sulla media dell’ultima decade dell’anno medio. Una maturazione dei grappoli che si sta completando in un clima arido, dunque (in alcuni territori, dopo la fioritura non è mai piovuto), e una conferma che, attualmente, le temperature del Fvg sono le stesse di quelle del Lazio di 30 anni fa.
Per troppo tempo rinviato, dicono ai Colli Orientali, ora serve mettere mano a un progetto che tenga conto delle aumentate necessità idriche delle aziende e, dunque, metta in cantiere un vero e proprio piano irriguo pluriennale, almeno per le aree più sensibili.
ADRIANO DEL FABRO

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