L’agricoltura non può che guardare al futuro
Fresco di stampa, il nuovo libro di Pasquale Di lena ci spinge a rilfettere su noi stessi in un tempo la crisi fa paura e ci fa sentire fragili. Così, per ridestarci dallo stato di ubriacatura in cui ci ha affondato il mito del progresso a tutti i costi, solo il ritorno a una economia e a una dimesione sociale alternativa a quella attuale può risollevarci
Ogni volta che è in uscita un libro di Pasquale Di Lena l’attenzione è massima. Primo perché le sue riflessioni sono sempre anticipatrici di qualcosa che accadrà. Di Lena con la sua esperienza ha la capacità di leggere gli eventi e di valutarli in prospettiva futura. In secondo luogo perché la sua scrittura risente dell’amore per la poesia, e lui, da poeta qual è, anche quando si occupa di temi più prosaici, riesce ad affrontarli con un approccio diverso dal consueto modo di leggere la realtà.
Ecco allora il privilegio di leggere in anteprima un suo libro in uscita, in cui si trovano gli articoli apparsi su Teatro Naturale. E’ sempre una gioia rileggere i testi che hai vissuto volta per volta con l’emozione di chi riceve un testo prima di essere pubblicato. Questa volta l’emozione è ancora più grande perché tali testi sono confuiti in un libro e assumono così un aspetto differente, più meditato e aperto alla riflessione.
Il titolo del volume, pubblicato da Agr Editrice, è Agricoltura e territorio., e si apre con una pagina di dediche che ho il piacere di riportare per la loro originalità.
Alla mia Larino, ai suoi olivi “Gentile”,“Salegna” e “S. Pardo”.
Al mio Molise alle sue mura ciclopiche, i suoi tratturi, le sue piazze, il suo mare.
Alla Toscana ai suoi mezzadri che mi hanno saputo indicare la strada dei sogni.
A Firenze, Siena, Colle Val d’Elsa, ai loro abbracci discreti ma forti e sicuri.
Ai coltivatori che, ovunque sono, guardano la stessa luna, lo stesso sole, le stesse stelle e aspettano con speranza il domani.
Alle sapienti mani delle donne coltivatrici che sanno donare il gusto della sobrietà e della ospitalità .
Alle nuove generazioni che, nella creazione del cibo e nella cura del paesaggio, sanno di trovare il loro futuro.
Come avete notato la sensibilità è quella del poeta che sa portare a sé il baglio emotivo di ogni esperienza, facendone tesoro di vita e di condivisione.
Anch’io mi sentierei di ripetere tali dediche, se dovessi scrivere un libro del cuore, sì, perché per Di Lena questo non è un libro tra i tanti, ma, appunto, il libro del cuore”, quello in cui condensa il suo viaggio in Italia con il resoconto di ciò che ha potuto appurare con mano, direttamente scandagliando gli animi delle persone e fotografando in maniera discreta, senza invasioni di campo, la realtà in tutta la sua nuda oggettività.
Agricoltura e territorio è un libro del cuore e insieme un libro che raccoglie semi per il futuro. Leggendolo si scopre come risvegliare il proprio orgoglio contadino e tracciare le strade che portano al futuro. Non è un caso che l’introduzione a firma di Donato Campolieti, direttore della Cia Molise si intitoli proprio così: “Per il futuro più agricoltura”.
E il futuro lo si nota in ogni testo di cui si compone ogni capitolo. Si inizia con una prima parte in cui c’è una interrogazione per nulla trascurabile nella sua urgenza: Crisi dell’agricoltura o crisi di sistema? Per certi versi si può intuire in che direzione vada questa interrogazione, ma lascio al lettore il piacere di scoprire volta per volta il nucleo portante di questa prima parte. Una sezione significativa, dal momento che le altre prenderanno corpo proprio a partire da tali riflessioni.
Il libro è per tutti, ma c’è un’anima molisecentrica non trascurabile, ma che non disturba, e anzi affascina e incuriosisce, perché in fondo la terra che ha dato i natali all’autore è un po’ la madre terra di ciascuno di noi. Io, leggendo il libro, ho ritrovato in buona parte il mio salento, cone le sue bellezze e le sue molteplici contraddizioni, con potenzialità ancora tutte da svelare. E’ un Di Lena che quando entra nella pagina fa diventare il suo pensiero ancora più robusto, rispetto agli articoli, perché si nota come ogni suo articolo in fondo sia pensato come parte di un tutto, un puzzle che si va man mano sbelando.
La seconda parte è inevitabilmente legata a un tema portante per l’autore: l’olio. L’olio quale testimone e valore del terriorio. Così la terza parte, incentratta sull’altro grande amore di Di Lena, il vino, studiato nei successi che ha saputo conseguire nei decenni, frutto di una stratificazione dio secoli di testimonianza tra o campi, nelle vigne, e in cantina.
In ogni pagina c’è la storia, ma un presente che si rafforza dalle esperienze raccontate. Interessante, nel caso dell’olio, la proposta di una olivoteca d’Italia, come pure l’auspicio di una terza rivoluzione industriale poggiata sull’agricoltura.
La quarta parte del libro concerne più esplicitamente l’incontro con il futuro, parola tanto fascinosa quanto densa di preoccupazioni. Il titolo è esemplificativo delle intenzioni educative e insieme esortative dell’autore: “Futuro: le nostre ricchezze, le nuove sfide, i nostri compiti”. Un futuro che parte dal passato, da una dieta mediterranea che ha consolidato il presente, attraverso varie formulazioni e interpretazioni talcolta innovative, dieta che va tuttavia riletta e rivissuta senza trascurare un vasto patrimonio di saperi che non può essere svendutpo e svilito all’insegna di una frettolosa visione della modernità.
E c’è infine, a conclusione del libro, una quinta parte che in realtà è un appendice, il cui titolo è molto eplicito delle intenzioni dell’autore, che si sofferma infatti non certo per pura casualità, sul concetto di sovranità alimentare, tesa a una visione alternativa rispetto alle tendenze massificanti attuali: la sovranità alimentare in vista dunque di una nuova agricoltura e di una nuova società.
“Siamo convinti – sostiene con fermezza Pasquale Di lena – che la sovranità alimentare non sia solo un passo avanti verso un cambiamento dei sistemi agricoli e alimentari, ma è anche un primo passo verso un rinnovamento più ampio nelle nostre società. Per questo ci impegniamo a lottare per cambiare il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato”.
Dopo questa edificante lettura abbiamo tutto il tempo per riflettere. La nostra coscienza è viva e sa dove la conduce la verrità, ma sarà davvero una strada percorribile quella che a ben vedere oggi ci vede in seria difficoltà?
La crisi che stiamo vivendo può diventare un buon motivo per riflettere e per comprendere verso dove vogliamo indirizzare il nostro sguardo, ammesso che siamo ancora affamati di futuro e di verità.
Il titolo del volume, pubblicato da Agr Editrice, è Agricoltura e territorio., e si apre con una pagina di dediche che ho il piacere di riportare per la loro originalità.
Alla mia Larino, ai suoi olivi “Gentile”,“Salegna” e “S. Pardo”.
Al mio Molise alle sue mura ciclopiche, i suoi tratturi, le sue piazze, il suo mare.
Alla Toscana ai suoi mezzadri che mi hanno saputo indicare la strada dei sogni.
A Firenze, Siena, Colle Val d’Elsa, ai loro abbracci discreti ma forti e sicuri.
Ai coltivatori che, ovunque sono, guardano la stessa luna, lo stesso sole, le stesse stelle e aspettano con speranza il domani.
Alle sapienti mani delle donne coltivatrici che sanno donare il gusto della sobrietà e della ospitalità .
Alle nuove generazioni che, nella creazione del cibo e nella cura del paesaggio, sanno di trovare il loro futuro.
Come avete notato la sensibilità è quella del poeta che sa portare a sé il baglio emotivo di ogni esperienza, facendone tesoro di vita e di condivisione.
Anch’io mi sentierei di ripetere tali dediche, se dovessi scrivere un libro del cuore, sì, perché per Di Lena questo non è un libro tra i tanti, ma, appunto, il libro del cuore”, quello in cui condensa il suo viaggio in Italia con il resoconto di ciò che ha potuto appurare con mano, direttamente scandagliando gli animi delle persone e fotografando in maniera discreta, senza invasioni di campo, la realtà in tutta la sua nuda oggettività.
Agricoltura e territorio è un libro del cuore e insieme un libro che raccoglie semi per il futuro. Leggendolo si scopre come risvegliare il proprio orgoglio contadino e tracciare le strade che portano al futuro. Non è un caso che l’introduzione a firma di Donato Campolieti, direttore della Cia Molise si intitoli proprio così: “Per il futuro più agricoltura”.
E il futuro lo si nota in ogni testo di cui si compone ogni capitolo. Si inizia con una prima parte in cui c’è una interrogazione per nulla trascurabile nella sua urgenza: Crisi dell’agricoltura o crisi di sistema? Per certi versi si può intuire in che direzione vada questa interrogazione, ma lascio al lettore il piacere di scoprire volta per volta il nucleo portante di questa prima parte. Una sezione significativa, dal momento che le altre prenderanno corpo proprio a partire da tali riflessioni.
Il libro è per tutti, ma c’è un’anima molisecentrica non trascurabile, ma che non disturba, e anzi affascina e incuriosisce, perché in fondo la terra che ha dato i natali all’autore è un po’ la madre terra di ciascuno di noi. Io, leggendo il libro, ho ritrovato in buona parte il mio salento, cone le sue bellezze e le sue molteplici contraddizioni, con potenzialità ancora tutte da svelare. E’ un Di Lena che quando entra nella pagina fa diventare il suo pensiero ancora più robusto, rispetto agli articoli, perché si nota come ogni suo articolo in fondo sia pensato come parte di un tutto, un puzzle che si va man mano sbelando.
La seconda parte è inevitabilmente legata a un tema portante per l’autore: l’olio. L’olio quale testimone e valore del terriorio. Così la terza parte, incentratta sull’altro grande amore di Di Lena, il vino, studiato nei successi che ha saputo conseguire nei decenni, frutto di una stratificazione dio secoli di testimonianza tra o campi, nelle vigne, e in cantina.
In ogni pagina c’è la storia, ma un presente che si rafforza dalle esperienze raccontate. Interessante, nel caso dell’olio, la proposta di una olivoteca d’Italia, come pure l’auspicio di una terza rivoluzione industriale poggiata sull’agricoltura.
La quarta parte del libro concerne più esplicitamente l’incontro con il futuro, parola tanto fascinosa quanto densa di preoccupazioni. Il titolo è esemplificativo delle intenzioni educative e insieme esortative dell’autore: “Futuro: le nostre ricchezze, le nuove sfide, i nostri compiti”. Un futuro che parte dal passato, da una dieta mediterranea che ha consolidato il presente, attraverso varie formulazioni e interpretazioni talcolta innovative, dieta che va tuttavia riletta e rivissuta senza trascurare un vasto patrimonio di saperi che non può essere svendutpo e svilito all’insegna di una frettolosa visione della modernità.
E c’è infine, a conclusione del libro, una quinta parte che in realtà è un appendice, il cui titolo è molto eplicito delle intenzioni dell’autore, che si sofferma infatti non certo per pura casualità, sul concetto di sovranità alimentare, tesa a una visione alternativa rispetto alle tendenze massificanti attuali: la sovranità alimentare in vista dunque di una nuova agricoltura e di una nuova società.
“Siamo convinti – sostiene con fermezza Pasquale Di lena – che la sovranità alimentare non sia solo un passo avanti verso un cambiamento dei sistemi agricoli e alimentari, ma è anche un primo passo verso un rinnovamento più ampio nelle nostre società. Per questo ci impegniamo a lottare per cambiare il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato”.
Dopo questa edificante lettura abbiamo tutto il tempo per riflettere. La nostra coscienza è viva e sa dove la conduce la verrità, ma sarà davvero una strada percorribile quella che a ben vedere oggi ci vede in seria difficoltà?
La crisi che stiamo vivendo può diventare un buon motivo per riflettere e per comprendere verso dove vogliamo indirizzare il nostro sguardo, ammesso che siamo ancora affamati di futuro e di verità.
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