W S. PARDO

 
L’altro sabato, alla presentazione del bel libro di Peppino Mammarella su San Pardo, c’è stato chi dal pubblico si è alzato per chiedere a uno dei presenti al tavolo (insieme all’autore del libro c’erano S.E. il vescovo della Diocesi di Termoli-Larino e Don Antonio Mastantuono), se S. Pardo avesse fatto dei miracoli e quali erano. Alla domanda, ha risposto prontamente Don Antonio dicendo che non sapeva tutte le intercessioni di San Pardo verso il Padreterno e neanche i risultati di tutte queste intercessioni nel corso dei secoli, ma sapeva per certo di un miracolo, quello che si ripete da sempre a Larino e tutti  i giorni, che anima i larinesi e li porta ad organizzare ed a vivere con passione la loro grande festa.
Una grande verità quella di Don Antonio che non può che trovarci d’accordo nel momento in cui è questo miracolo quotidiano che porta, soprattutto le donne ed i giovani, a vivere la passione di far vivere e rivivere un’antica devozione.
Una ragione che ritroviamo, anche, nella sfilata dei carri di carnevale che coinvolge tanti giovani. Un altro miracolo che tiene in vita questa nostra città.
Una città che, precisamente due secoli fa, ha dato forza di contenuti alla nascita del Molise, con il passaggio del suo Distretto, dalla Capitanata, alla Provincia di Campobasso, che da poco era nata.
Una Larino che, bisogna dirlo, ha perso molto del suo fascino e del suo prestigio, a partire dal momento in cui prendeva il via il rilancio di questo nostro Paese dopo la tragedia del ventennio fascista che creò guerre, distruzioni e morti.
È venuta meno, nel frattempo, una classe dirigente che non ha saputo cogliere né il momento, né le peculiarità e le ricchezze del suo territorio, innestando così un processo che via, via, ha ridotto questa antica capitale a poca cosa, in mancanza di idee e di progetti, di prospettive valide per costruire un futuro migliore.
Sono rimaste, per fortuna, le passioni dei cittadini che hanno sempre fatto di Larino il popolo.
Quel popolo che da oggi abbraccerà il santo Patrono e, insieme, i suoi Santi Martiri Larinesi  Primiano, Firmiano e Casto, che, unitamente a tutti gli altri santi presenti nelle Chiese di Larino, verranno portati a spalla per il centro storico. La tradizione esclude le Sante donne e non è dato capire il perché.

Tre giorni in cui insieme alla sacralità si ripete il rito dei colori, suoni, profumi, sapori; dell’antico rapporto uomo-animale; uomo-natura, che, oggi, ha un particolare significato, nel momento in cui c’è sempre più bisogno di questo rapporto per difendere l’ambiente, con l’acqua, a rischio per quella scellerata idea di metterla nelle mani dei privati e il nucleare, che qualcuno ha solo pensato di rinviare ritenendo scemi tutti noi italiani.
Un rapporto che permette di capire l’identità espressa dal territorio e la necessità di difenderlo e puntare sulle sue enormi fondamentali risorse, tutte importanti e, come tali, da valorizzare.
Il tesoro dal quale devono attingere i nostri giovani per essere sempre più l’anima di questa nostra città, il futuro, grazie a S. Pardo che noi amiamo e ringraziamo per il suo miracolo.

 

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