OMAGGIO A UN COLLEZIONISTA
Leggendo qua e la' n. 157 -
Tornando ieri a “leggere qua e là”, in uno dei pochi momenti di pausa che abbiamo avuto prima di affrontare un viaggio che ci ha portati a vivere la bella “Festa dell’Olio” a Sant’Elia a Pianisi, la nostra attenzione è caduta sulla pagina 13 dell’inserto domenicale de Il Sole24Ore, in particolare su la rubrica che va sotto il nome “Mirabilia”.
L’articolo “L’eccentrico che si spedì”, a firma di Stefano Salis, racconta, così come recita il sottotitolo, “l’incredibile storia di Reginald Bray, un collezionista che mise alla prova la posta britannica. Diventando anche lettera umana”, la storia di questo eccentrico signore che spedì, il 10 febbraio 1900, il suo cane Bob, un terrier irlandese, dopo aver preso sul serio la pubblicità della “Post Office Guide”, che sosteneva che si può spedire “dall’ape all’elefante”, in pratica tutto.
Una spedizione regolare con regolare affrancatura di 3 penny, ben riuscita, visto che il bravissimo Bob arrivò a destinazione, consegnato senza alcun problema. Dopo Bob, il simpatico W. Reginald Bray, iniziò a spedire le cose più strane, dall’aglio alle cipolle, dai colletti di camicie usate e strappate, alle più disparate cose e, sempre, con esito positivo o, meglio, tutto andato a buon fine, dimostrando, insieme alla sua eccentricità, l’efficienza delle poste inglesi. La spedizione più strana fu quella di farsi “imbucare” per la prima volta nel 1900, poi nel 1903 e, più, tardi nel 1932, con il padre che firmò la ricevuta ai postini che avevano consegnato il figlio.
Ecco perché il titolo dell’articolo “L’eccentrico che si spedì”.
Tutte le stranezze di questo personaggio e la sua storia sono riportate in un libro “The english man who posted himself”, pubblicato a New York, un bellissimo oggetto, come scrive l’autore dell’articolo, che riporta decine di foto-reperti della collezione Bray, tra le quali anche le cartoline che lui spedì ai personaggi dell’epoca, politici, attori, artisti, governatori, chiedendo di firmarle e rispedirle al mittente.
A questo punto vogliamo spiegare il perché di tanta nostra attenzione per questo articolo, anzi per il personaggio che l’articolo riporta. Eccentrico, è stato detto, ma è dir poco. Il perché ce lo suggerisce il commento finale di Stefano Salis, che facciamo nostro, pensando a una persona che noi incontriamo, sempre con grande piacere, e che ammiriamo, per essere il Bray di Larino.
Quando scrive “Ma è soprattutto un omaggio a quella inutile e sublime follia che anima un collezionista, qualunque cosa egli raccolga. Sarebbe bello, prima o poi, leggere una storia degli eccentrici: simpatici mattacchioni che, con la loro sola presenza, testimoniano la natura fallace delle convenzioni sociali. E quando tutti pensano di esserlo, pur essendo il massimo della banalità….avercene, di veri eccentrici. Avercene”.
Avercene, diciamo noi, di Berardo Mastrogiuseppe, così dotato da “inutile e sublime follia”, tanto da riuscire a raccogliere ovunque, anche in mezzo alla immondizia, documenti, cioè le basi di una storia, della storia, e non farli sparire per sempre, come è stato fatto e continua ad essere fatto, con i monumenti, le pietre, le piante secolari o, anche, millenarie, tutto quello che il passato ci mette a disposizione e noi, stupidi, distruggiamo.
Prima o poi qualche amico racconterà la storia di questo eccentrico, che non ha segreti da conservare, visto che i segreti sono parte dei suoi racconti, ad alta voce, la sola che le persone normali riescono a notare, perdendo il piacere di un ragionamento che fa sentire ricco, orgoglioso, chi lo sa ascoltare, soprattutto della propria terra, il Molise, e della propria città, Larino, in pratica della propria identità.
Avercene di Berardo. Sì avercene.
A Voreie
Tornando ieri a “leggere qua e là”, in uno dei pochi momenti di pausa che abbiamo avuto prima di affrontare un viaggio che ci ha portati a vivere la bella “Festa dell’Olio” a Sant’Elia a Pianisi, la nostra attenzione è caduta sulla pagina 13 dell’inserto domenicale de Il Sole24Ore, in particolare su la rubrica che va sotto il nome “Mirabilia”.
L’articolo “L’eccentrico che si spedì”, a firma di Stefano Salis, racconta, così come recita il sottotitolo, “l’incredibile storia di Reginald Bray, un collezionista che mise alla prova la posta britannica. Diventando anche lettera umana”, la storia di questo eccentrico signore che spedì, il 10 febbraio 1900, il suo cane Bob, un terrier irlandese, dopo aver preso sul serio la pubblicità della “Post Office Guide”, che sosteneva che si può spedire “dall’ape all’elefante”, in pratica tutto.
Una spedizione regolare con regolare affrancatura di 3 penny, ben riuscita, visto che il bravissimo Bob arrivò a destinazione, consegnato senza alcun problema. Dopo Bob, il simpatico W. Reginald Bray, iniziò a spedire le cose più strane, dall’aglio alle cipolle, dai colletti di camicie usate e strappate, alle più disparate cose e, sempre, con esito positivo o, meglio, tutto andato a buon fine, dimostrando, insieme alla sua eccentricità, l’efficienza delle poste inglesi. La spedizione più strana fu quella di farsi “imbucare” per la prima volta nel 1900, poi nel 1903 e, più, tardi nel 1932, con il padre che firmò la ricevuta ai postini che avevano consegnato il figlio.
Ecco perché il titolo dell’articolo “L’eccentrico che si spedì”.
Tutte le stranezze di questo personaggio e la sua storia sono riportate in un libro “The english man who posted himself”, pubblicato a New York, un bellissimo oggetto, come scrive l’autore dell’articolo, che riporta decine di foto-reperti della collezione Bray, tra le quali anche le cartoline che lui spedì ai personaggi dell’epoca, politici, attori, artisti, governatori, chiedendo di firmarle e rispedirle al mittente.
A questo punto vogliamo spiegare il perché di tanta nostra attenzione per questo articolo, anzi per il personaggio che l’articolo riporta. Eccentrico, è stato detto, ma è dir poco. Il perché ce lo suggerisce il commento finale di Stefano Salis, che facciamo nostro, pensando a una persona che noi incontriamo, sempre con grande piacere, e che ammiriamo, per essere il Bray di Larino.
Quando scrive “Ma è soprattutto un omaggio a quella inutile e sublime follia che anima un collezionista, qualunque cosa egli raccolga. Sarebbe bello, prima o poi, leggere una storia degli eccentrici: simpatici mattacchioni che, con la loro sola presenza, testimoniano la natura fallace delle convenzioni sociali. E quando tutti pensano di esserlo, pur essendo il massimo della banalità….avercene, di veri eccentrici. Avercene”.
Avercene, diciamo noi, di Berardo Mastrogiuseppe, così dotato da “inutile e sublime follia”, tanto da riuscire a raccogliere ovunque, anche in mezzo alla immondizia, documenti, cioè le basi di una storia, della storia, e non farli sparire per sempre, come è stato fatto e continua ad essere fatto, con i monumenti, le pietre, le piante secolari o, anche, millenarie, tutto quello che il passato ci mette a disposizione e noi, stupidi, distruggiamo.
Prima o poi qualche amico racconterà la storia di questo eccentrico, che non ha segreti da conservare, visto che i segreti sono parte dei suoi racconti, ad alta voce, la sola che le persone normali riescono a notare, perdendo il piacere di un ragionamento che fa sentire ricco, orgoglioso, chi lo sa ascoltare, soprattutto della propria terra, il Molise, e della propria città, Larino, in pratica della propria identità.
Avercene di Berardo. Sì avercene.
A Voreie
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