Il giorno di S. Antonio
Non sono uomini liberi quelli che non permettono agli altri di sapere e di raccontare. È una grande verità, che solo quelli in malafede non riescono a capire.
E gli uomini non liberi si dividono in due grandi categorie:
1) quelli che pensano di essere padroni e si danno da fare a recitare la parte, soprattutto per convincere se stessi e, poi, imporre agli altri questa loro convinzione;
2) quelli che non pensano perché non ne hanno le possibilità e così si rimettono a quelli che pensano di essere padroni, anche quando questi dicono o gridano di essere Garibaldi o Napoleone. Se affermano, poi, di essere padreterno, i non pensatori riescono perfino a provare emozione, così grande che si può confondere solo con quella che riesce a dare la nascita di un figlio o la vincita al superenalotto.
Bisogna prendere atto di questa verità e farsi una ragione per ribellarsi ai finti napoleoni e padreterni vari e, così, sconvolgere la pace acquisita di quelli che sono abituati a leccare.
Abbiamo appena letto, mentre sfioravamo i muri imbrattati e sporchi, il manifesto che annuncia l’apertura del Parco archeologico di Villa Zapponi e non possiamo che gioire.
Finalmente una buona notizia! È l’unica, per ora pervenuta, dopo due anni e due mesi dall’insediamento dell’amministrazione Giardino.
Bisogna complimentarsi con l’assessore Starita che è riuscito a raggiungere questo obiettivo e, sapendo che per questa buona azione rischia di essere cacciato, dire che è un vero eroe.
Tanto si sa che solo quelli che sbagliano o non riescono a produrre risultati, vengono inchiodati alla poltrona proprio per non essere messi nelle condizioni di essere cacciati.
Le notizie che sono pervenute dopo la riunione di ieri con l’assessore Passatelli (un passaggio obbligato per giustificare la sua presenza nella giunta Iorio), parlano di un declassamento a RSA dell’ospedale di Larino, insieme a quello di Venafro e di Agnone. Cioè una boccata di ossigeno prima della definitiva chiusura che verrà giustificata dal fallimento della Sanità molisana.
Se è così anche gli inchiodati alla poltrona, educati e spinti dall’ispirato Michele Urbano (colui che ha chiesto ed ottenuto le dimissioni del consigliere di opposizione, Di Lena), dovrebbero sentire il bisogno di pensare ad altro e non ad amministrare.
Per esempio, farsi uno o più giri per via Cluenzio; allungare le gambe sopra e sotto viale Giulio Cesare; andare a raccogliere i primi fichi o le ciliegie rimaste; pensare al mare e alla stagione balneare; darsi ai figli, ai nipoti, agli amici o alle fidanzate, in modo da liberare la nobile e gloriosa Città di Larino dall’unico percorso che hanno saputo tracciare, la filiera.
Si badi bene non quell’agroalimentare, ma quella che partiva dal Palazzo ducale e portava, lungo la bifernina, da Michele Iorio.
Non c’è stato una volta, sempre sono tornati con le mani in mano e la fine dell’ospedale lo sta a dimostrare.
I cittadini di Larino, senza aspettare la risoluzione dei dubbi e delle riserve di quelli che sono all’opposizione (un modo per prendere tempo e no fare), devono farsi carico dell’invito “tutti a casa”, certo ad eccezione di Starita, da rivolgere subito, con la calma che merita, a questi signori, che, da oltre due anni, dopo aver ricevuto il consenso del 40% dei cittadini, occupano il comune.
Prima si fa e prima Larino torna a riconquistare la propria voglia di rinascere, puntando tutto sulle forze che ha. Soprattutto per esprimere quella libertà che gli ultimi quarant’anni le hanno tolto a furia di avere amministratori sempre pronti ad ascoltare i consigli degli altri, gli amici di Termoli o di Agnone, di Isernia o di Campobasso, di Venafro, S. Elia e Collotorto, con il risultato che neanche la presenza dell’on. De Camillis, eletta direttamente da Berlusconi, è riuscita a cambiare quello che nel tempo è diventato un vezzo: dipendere direttamente da tutti gli altri.
Dopodomani è il giorno di S. Antonio, il santo dei miracoli che non ha mai tradito il suo popolo devoto. Quello di Larino lo è sempre stato ed ha sempre espresso per il suo “Sante meracueluse é biélle” la propria fede con grande amore e la più totale delle devozioni.
A voreie
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