Fermarsi a Eboli, per vedere l’agricoltura di domani

Un appassionante racconto di Pasquale Di Lena che vede protagonista l’azienda sperimentale campana Improsta. Una grande fattoria didattica dove regna la biodiversità vegetale, e non solo
di Pasquale Di Lena
Sono tornato a visitare “Improsta”, l’azienda sperimentale della Regione Campania, in uno di questi giorni di maggio, segnati da cielo coperto e pioggia, per vedere la nuova Enoteca regionale in fase di allestimento, salutare l’amico Vincenzo Aita, già assessore all’agricoltura della Regione Campania e parlamentare europeo, responsabile dell’azienda quale presidente del Consorzio, e, così, cogliere l’occasione per vedere i mutamenti avvenuti nel corso di questi ultimi quattro anni.

Sono arrivato ad Improsta percorrendo la statale 18, subito dopo l’attraversamento di Battipaglia, quando la piana del Sele si apre allo sguardo con la cornice dei monti Alburni, il parco naturale di Diano e, dietro, Agropoli il Cilento, con il suo Parco e la fama di essere il territorio che, con la cucina dei contadini poi definita dieta mediterranea, ha ispirato Keynes, il ricercatore americano che qui ha vissuto e studiato per oltre vent’anni.

Ho rallentato dopo il semaforo che segnava verde e, all’altezza del Km 79,800 della statale, là dove c’è il grande pino a segnare l’inizio dell’azienda, sono entrato per fermarmi alla sbarra ed essere annunciato alla segreteria del presidente Aita.

La breve attesa mi ha permesso di dare un primo sguardo e di capire se c’erano novità.

Mi ha colpito subito la maggiore intensità di verde e l’ordine mostrato dalle siepi ben curate e dai prati verdi che arredano la maestosa villa dell’’800 e, più lontano, l’antica “Bufalara, struttura rurale del ‘700, preceduta dalla nuova stalla, piena di trecento bufale impegnate a consumare la cena.

Il presidente, dopo il saluto caloroso di sempre, mi ha accompagnato verso, il “Casioncello”, complesso segnato da una piccola chiesetta ancora consacrata, posto a poca distanza, subito dopo una fontana in pietra arredata da abbeveratoio, posta lì non a caso, ma come a legare le due costruzioni .

All’interno di questo edificio circolare le teche appena montate dell’Enoteca regionale, raccolte in torno al “focone”, il camino munito di una grande cappa che, di giorno, riscaldava le pentole per la lavorazione del latte di bufala per la produzione di mozzarelle, caciocavalli, ricotta e, soprattutto, provole affumicate e, di sera o nei giorni freddi e piovosi, serviva da ricovero e da punto di aggregazione dei lavoratori con le loro famiglie.

L’Enoteca è stata solo l’ultima delle tante novità che ho avuto modo di registrare con la visita dell’azienda, un rettangolo di 153 ettari di superficie che si distende verso il litorale, dove ho ritrovato l’oliveto ricco di 28 varietà autoctone di olivo; il ficheto e altre specie di frutta diverse per 234 varietà/ecotipi, il vigneto di 89 varietà di viti autoctone e poi il pioppeto di 49 cloni di pioppo e ed altre essenze forestali con oltre 100 specie di piante tra conifere e latifoglie sparse nei parchi e altri arborei aziendali.

Un campo vasto di raccolta delle varietà autoctone della Campania, quale rappresentazione della biodiversità di una Regione che ha saputo recuperare negli ultimi decenni un patrimonio unico, soprattutto di olivi e viti, che comincia a essere interpretato come una ricchezza straordinaria con la quale la Campania può progettare meglio il futuro della sua agricoltura.

Un comparto, nonostante la pesante crisi, vivo, che, insieme a storia e cultura, ha ambiente e paesaggio da spendere e antiche tradizioni, soprattutto culinarie, che hanno reso la Campania e Napoli immagini nel mondo in tempi lontani, e, con gli spaghetti, la pizza, il pomodoro, il provolone, i limoni, la mozzarella, hanno aperto la strada alla fama che vive oggi la cucina italiana e le nostre bontà agroalimentari.

“Improsta” è la rappresentazione di un passato ricco di successi, che ha tutto per proiettarsi nel futuro come sede di ricerca di obiettivi possibili da dare alle aziende agricole e, soprattutto, di quel valore aggiunto essenziale per sostenere le nostre tradizioni e la nostra identità, proprio attraverso le nostre eccellenze agroalimentari che, nella generalità dei casi, sono i testimoni più amati e più desiderati dei nostri territori maggiormente generosi di bontà e di bellezze.

Una grande azienda che sta per cogliere altri risultati importanti per il raggiungimento del grande obiettivo per cui è stata impostata, che è quello di mettere a disposizione delle aziende agricole campane, e non solo, i risultati che qui si ottengono con la collaborazione delle Università e degli istituti di ricerca della Campania. In pratica essere un esempio per quanti vogliono avviare la nuova agricoltura del domani.

Già oggi con il recupero delle stalle e il loro adattamento per un allevamento del maiale razza “casertana”, quello nero, molto rustico, che dà carni dal sapore incomparabile soprattutto nella parte grassa; dell’asino, del cavallo razza “persano”, qui un tempo diffuso, e animali di bassa corte, l’azienda “Improsta” è una straordinaria “Arca”, che si può arricchire di altri animali, tutto all’insegna della biodiversità, così come per le produzioni vegetali.

Una fattoria didattica già visitata da migliaia di scolaresche, che, con i campi sperimentali e le stalle racconta la biodiversità; il caseificio sperimentale; i laboratori, fra i quali frantoi per la microoleificazione e, quanto prima, di un’ enoteca e di una oleoteca; un parco tecnologico per la valorizzazione del verde pubblico, ha tutto per rafforzare il suo ruolo di luogo di incontro e di riferimento, una volta attivata una comunicazione mirata, attenta, capace di esprimere tutte le sue enormi potenzialità.

Non solo rivolta alle scuole di ogni ordine e grado, comprese le università, ma ai produttori agricoli ed ai trasformatori e, anche, ai consumatori che vogliono capire le filiere agroalimentari, scoprire i percorsi che portano alle produzioni ed a garantire la bontà, cioè quanto serve per assicurare una alimentazione sana che, come si sa, non ha bisogno di quantità per appagare il gusto, soddisfare il palato, ma di qualità e di capacità di raccontare.

“Improsta”, nel comune di Eboli, là dove il grande scrittore e pittore Carlo Levi ha fatto fermare Cristo per colpa della miseria che si tagliava a fette nel periodo del fascismo e dell’ultima guerra mondiale, è, quale grande Fattoria didattica e regno della biodiversità vegetale, e non solo, l’azienda che riporta alla “Campania Felix”, con l’estesa piana del Sele; alla terra eletta dai coloni greci che i templi di Paestum, posti poco più lontano, stanno a testimoniare.

di Pasquale Di Lena
22 Maggio 2010 Teatro Naturale n. 19 Anno 7

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