LIBERARSI DAI FURBI E DAI MANEGGIONI

Leggendo qua e la' n. 117 - Ha ragione Vendola “azzeriamo tutto” e rimettiamo in moto un processo che porti in alto la bandiera del lavoro e della libertà.
“Azzerare”, per noi vènti schierati da sempre, vuol dire, prima di tutto, liberare la sinistra dai furbi e dai maneggioni, da quelli, cioè, che l’hanno portata- nel sindacato, nei partiti e nelle istituzioni - a svolgere un ruolo di emulazione della politica peggiore, quella che la sinistra, per sua natura, aveva sempre lottato.
Una lotta - è bene ricordare - che ha saputo aggregare le masse sulla base della fiducia data:
ai lavoratori, nella loro battaglia quotidiana contro lo sfruttamento del padrone e contro le ingiustizie di una classe dirigente e di governo, che ai padroni ha sempre fatto riferimento;
ai più deboli, che avevano punti di riferimento per far valere le proprie ragioni contro la prepotenza del potere;
ai più giusti, che trovavano, nelle battaglie portate avanti dalla sinistra, il rispetto delle regole;
ai più onesti, che avevano l’orgoglio di appartenere a strutture frequentate da onesti e a strumenti che portavano avanti il messaggio dell’onestà e, ancor di più, la voglia della creatività e della progettualità.
Se qualcuno pensa che questi valori fanno parte del passato e che non sono più attuali, commette un grave errore e lascia che tutto precipiti, ancor più e con più forza di prima.
I valori sono parte della premessa che serve ad organizzare i bisogni e le attese della gente e ad arricchire una cultura, ma, anche, a dare la forza necessaria a trasformare una realtà ed a renderla sempre più ricca di dialogo e di saperi, di solidarietà e di crescita, individuale e collettiva.
Si tratta di bloccare un processo di imborghesimento che ha coinvolto tutti e che rende tutti uguali, così come vuole la società consumistica e quella delle multinazionali.
Crediamo che la situazione molisana sia una buona ragione di riflessione, un esempio in miniatura di ciò che succede altrove. Soprattutto per la sinistra, che è quella che più della destra ha modificato il suo Dna.
Una sinistra che ha imparato solo a godere delle proprie sconfitte, con una classe dirigente non più disposta a dare agli altri, ma solo ad avere dagli altri; incapace di fare l’analisi della situazione e, quindi, nella impossibilità di avanzare una critica o una proposta.
Capace, invece, di stare in silenzio e accettare qualsiasi cosa, anche quella di servire, in cambio delle briciole, il padrone di turno.
Capace, anche, di espellere le persone valide, pur sapendo di rimanere in pochi, quel che basta per poter utilizzare con tranquillità e a proprio vantaggio il partito.
E le sconfitte, per i furbi e i maneggioni, servono proprio per rimanere sempre più soli, con la sensazione, però, di essere padroni, una volta fatta fuori ogni concorrenza.
Non è un caso che a dirigere il Pd molisano siano sempre gli stessi, dopo aver fatto fuori, con la Macchiarola e quel “santo” inviato da Fioroni di cui, non a caso, nessuno ricorda il nome, i cattivi, a partire da D’Ascanio.
Non è un caso che il Pd vale a Termoli poco più del 5%, nonostante la presenza di una donna dinamica e intraprendente, senza che questo dato faccia dire “io mi vergogno di questo risultato e lascio ogni mia responsabilità per liberare il partito dai furbi e maneggioni come me”. Individui che, senza alcun senso di vergogna, si sono messi al servizio di chi controlla il nucleo industriale; hanno fatto cadere Greco per togliere di mezzo l’ultimo ostacolo sul percorso del nucleare, e non solo del nucleare; hanno diviso la sinistra a Termoli e inventato Chiappini a Montenero di Bisaccia.
Niente per caso, ma tutto discusso e ragionato con chi decide le sorti di questa nostra Regione.
Servi sciocchi? Non crediamo. Pensiamo, appunto, che sono furbi e maneggioni, proprio perché interessati.
A Larino la situazione non cambia. A due anni dalle elezioni di Giardino, che ai furbi ed ai maneggioni, dopo che l’hanno votato, ha fatto tirare un sospiro di sollievo, il Pd, consumato un lungo periodo di ibernazione, è resuscitato con le primarie ed ora la battaglia è fra chi deve appropriarsi della segreteria per decidere chi saranno i candidati di domani, in particolare delle regionali del prossimo anno.
Per chiudere questa riflessione, se la sinistra, il Pd in particolare, non riesce a sottrarsi dai furbi e dai maneggioni si ritrova a perdere la poca credibilità rimasta in alcuni affezionati e, così, a far perdere al Paese l’occasione per uscire fuori da questo periodo buio e riprendere il cammino dei valori.
In particolare, quello della solidarietà, in un mondo che ha bisogno del diverso se vuole tenere alta la bandiera della democrazia e della libertà.
Ecco perché noi diciamo, con Vendola, che bisogna azzerare tutto.
È l’unico modo per capire che le sconfitte della Bresso e della Bonino non sono da addebitare a Grillo o al Vaticano, ma ai furbi ed ai maneggioni che hanno remato contro, prima e durante la campagna elettorale. Ora bisogna far sì che per questi, una volta consumato il prima e durante, non ci sia anche il dopo.
A voreie

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