LETTERA APERTA
Al Sindaco di Campomarino
p.c. al Presidente della Regione Molise
al responsabile del Guardie forestali del Molise
Caro Sindaco,
un nostro amico, è stato testimone casuale dello scempio che è stato perpetrato l’altro giorno nel suo paese con l’abbattimento di numerosi alberi secolari, in particolare querce e, soprattutto, olivi, per fare posto al cemento.
Una notizia che sarebbe passata inosservata senza la testimonianza di questa persona, che ha particolare sensibilità per la natura e le piante secolari, cioè quelle che hanno la possibilità di raccontare il tempo e di essere parte della storia e della cultura, del paesaggio e dell’ambiente che esprime il territorio. In pratica, una parte fondamentale della sua e della nostra identità.
So che questa nostra tornerà, a lei e agli altri, come un richiamo fastidioso, soprattutto se vi siete astenuti dal porvi il problema di come salvare questi straordinari monumenti della natura, ma solo di dare spazio a nuova cementificazione, che, secondo la cultura ricorrente, è strettamente collegata allo sviluppo e non alla perdita di risorse storico-culturali, paesaggistico-ambientali.
Oltretutto segando alberi che, con la crisi del mercato dell’olio (sono molti a pensarlo anche nel nostro paese che dell’olio è la capitale), non servono a niente, mentre serve il cemento anche se mangia ogni giorno la nostra identità.
Ma, forse, è questa parola identità che per lei, come per molti altri, non ha alcun significato, al pari del territorio che la esprime, tant’è che ogni giorno viene rubato dal cemento senza che nessuno si ponga la domanda: saranno in grado i nostri figli a nutrirsi di cemento?
Una domanda che pone una riflessione a tutti, soprattutto a chi ha la responsabilità del territorio, nel momento in cui ha ritenuto di essere in grado di governare un paese, una comunità, ricevendo il consenso degli elettori.
La verità è che, a furia di consumarlo questo territorio, resta poco o niente per le future generazioni e la crisi che il mondo attraversa è il frutto di una cultura, il consumismo, che toglie, senza che ce ne accorgiamo, ad ognuno di noi il senso critico e, quindi, la possibilità di ragionare su cosa è giusto fare e cosa non lo è. Per esempio, se lei si fosse lasciato prendere dal senso critico non avrebbe mai permesso di procedere e dare vita ad un’azione di distruzione di piante, esseri viventi che, come noi, fanno parte della natura.
Spero che tutto sia stato fatto nel pieno rispetto delle regole. Ma non è questo il punto che ci preme sottolineare con questa lettera aperta, a lei indirizzata, ma la totale insensibilità sua e di quanti con lei hanno proceduto allo scempio, senza neanche minimamente pensare (succede così ovunque, ma questo non solo non consola, preoccupa ancor di più) che poteva spiantare quelle piante preziose per un territorio (il suo) e per una comunità (la sua), solo dopo aver trovato un altro terreno sul quale trapiantarle, per renderle testimoni della storia così come sono riuscite a fare nel corso di decenni e qualche centinaia di anni. Tenendo conto che il suo territorio è anche nostro, visto che esso è parte del Molise, ci siamo permessi di scriverle con la speranza che di scempi come questi non si ripetano.
Con questa nostra chiamiamo in causa la Regione, il corpo forestale e tutte le autorità preposte a prevenire simili azioni di scempio del territorio.
Lettera aperta perché ogni cittadino di Campomarino e ogni cittadino molisano possa giudicare questa nostra iniziativa di denunzia di un fatto molto grave, perché non si ripeta nel futuro, né a Campomarino né in un altro luogo del Molise che ha primati importanti, come la biodiversità, la ruralità e le tradizioni, tutti da spendere per costruire il futuro delle nuove generazioni.
Larino viva
26.04.2010
p.c. al Presidente della Regione Molise
al responsabile del Guardie forestali del Molise
Olivi secolari di Campomarino (foto p. gianquitto)
Caro Sindaco,
un nostro amico, è stato testimone casuale dello scempio che è stato perpetrato l’altro giorno nel suo paese con l’abbattimento di numerosi alberi secolari, in particolare querce e, soprattutto, olivi, per fare posto al cemento.
Una notizia che sarebbe passata inosservata senza la testimonianza di questa persona, che ha particolare sensibilità per la natura e le piante secolari, cioè quelle che hanno la possibilità di raccontare il tempo e di essere parte della storia e della cultura, del paesaggio e dell’ambiente che esprime il territorio. In pratica, una parte fondamentale della sua e della nostra identità.
So che questa nostra tornerà, a lei e agli altri, come un richiamo fastidioso, soprattutto se vi siete astenuti dal porvi il problema di come salvare questi straordinari monumenti della natura, ma solo di dare spazio a nuova cementificazione, che, secondo la cultura ricorrente, è strettamente collegata allo sviluppo e non alla perdita di risorse storico-culturali, paesaggistico-ambientali.
Oltretutto segando alberi che, con la crisi del mercato dell’olio (sono molti a pensarlo anche nel nostro paese che dell’olio è la capitale), non servono a niente, mentre serve il cemento anche se mangia ogni giorno la nostra identità.
Ma, forse, è questa parola identità che per lei, come per molti altri, non ha alcun significato, al pari del territorio che la esprime, tant’è che ogni giorno viene rubato dal cemento senza che nessuno si ponga la domanda: saranno in grado i nostri figli a nutrirsi di cemento?
Una domanda che pone una riflessione a tutti, soprattutto a chi ha la responsabilità del territorio, nel momento in cui ha ritenuto di essere in grado di governare un paese, una comunità, ricevendo il consenso degli elettori.
La verità è che, a furia di consumarlo questo territorio, resta poco o niente per le future generazioni e la crisi che il mondo attraversa è il frutto di una cultura, il consumismo, che toglie, senza che ce ne accorgiamo, ad ognuno di noi il senso critico e, quindi, la possibilità di ragionare su cosa è giusto fare e cosa non lo è. Per esempio, se lei si fosse lasciato prendere dal senso critico non avrebbe mai permesso di procedere e dare vita ad un’azione di distruzione di piante, esseri viventi che, come noi, fanno parte della natura.
Spero che tutto sia stato fatto nel pieno rispetto delle regole. Ma non è questo il punto che ci preme sottolineare con questa lettera aperta, a lei indirizzata, ma la totale insensibilità sua e di quanti con lei hanno proceduto allo scempio, senza neanche minimamente pensare (succede così ovunque, ma questo non solo non consola, preoccupa ancor di più) che poteva spiantare quelle piante preziose per un territorio (il suo) e per una comunità (la sua), solo dopo aver trovato un altro terreno sul quale trapiantarle, per renderle testimoni della storia così come sono riuscite a fare nel corso di decenni e qualche centinaia di anni. Tenendo conto che il suo territorio è anche nostro, visto che esso è parte del Molise, ci siamo permessi di scriverle con la speranza che di scempi come questi non si ripetano.
Con questa nostra chiamiamo in causa la Regione, il corpo forestale e tutte le autorità preposte a prevenire simili azioni di scempio del territorio.
Lettera aperta perché ogni cittadino di Campomarino e ogni cittadino molisano possa giudicare questa nostra iniziativa di denunzia di un fatto molto grave, perché non si ripeta nel futuro, né a Campomarino né in un altro luogo del Molise che ha primati importanti, come la biodiversità, la ruralità e le tradizioni, tutti da spendere per costruire il futuro delle nuove generazioni.
Larino viva
26.04.2010
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