ILLUMINATI E SPENTI

Tempo fa abbiamo riportato la nota, con il titolo “la scossa”, che riguardava Carolina Colagiovanni in Battista, la donna che ha voluto l’elettricità a Larino.
Lo abbiamo fatto, grazie al materiale messoci a disposizione da Berardo Mastrogiuseppe, per ricordare il coraggio di questa mamma illuminata, in un periodo che vedeva Larino, ricca di industrie e di attività, primeggiare.
Ancora prima di quell’evento, precisamente il 1° di ottobre del 1968, c’è un documento interessante, precisamente un “manifesto”, trovato e messo anche questo a disposizione dal dr. Mastrogiuseppe, che riguarda la promozione delle due fiere di giugno e di ottobre, entrambe dedicate a San Pardo e la programmazione del mercato domenicale per tutte le domeniche dell’anno.
Un manifesto firmato dall’allora sindaco, Luigi Cav. De Blasiis e dal segretario Pardo Lipartiti, oltre che dagli assessori Giuseppe Vietri (colui che darà il nome al futuro ospedale di Larino), dall’Arch. Eutichio (non abbiamo sbagliato a trascrivere il nome), Tommaso Sorella, Pardo Vairano e dal supplente, Luigi Naglieri.
L’elemento più interessante di questo manifesto non è solo l’annuncio dei mercati domenicali, ma il desiderio espresso, dal sindaco di Larino e dalla sua giunta, di migliorare ed aumentare i rapporti sociali, ricordando ai “mercanti tutti, proprietari e produttori”, la celebrazione, da secoli, a Larino della “fiera così detta di S. Pardo nei giorni 10 e 11 di ottobre di ciascun anno, ed un’altra per Decreto del 1834 nei giorni 6 e 7 giugno”.
A noi ha colpito molto la sottolineatura, da secoli, che non ha fatto che confermare quanto era facile far capire anche a chi, come noi, non è storico, lo stretto rapporto dei due avvenimenti con la transumanza che ha permesso a Larino, con le sue piane attraversate da tre tratturi e da una strada romana, di vivere nel corso dei millenni il ruolo di centralità. La ragione che l’ha portata ad essere capitale.
Se quella di ottobre, che qualcuno, non si capisce come e perché, ha voluto datare 267° anno dal suo primo svolgimento, forse perché erano troppi i millenni da conteggiare, quella di giugno è stata assorbita dalla Festa, non a caso dedicata a S. Pardo, che, sempre non a caso, vede protagonisti gli animali, i possenti buoi che servivano per fare entrare l’aratro ancor più in profondità.
Millenni trasformati in qualche centinaio di anni da qualcuno che, dopo il 1868, ha pensato bene di accorciare la storia e di ridurla a poca cosa.
Come del resto stanno facendo gli attuali amministratori che, in attesa di dare una piazzola all’avvenimento, continuano, al pari dei predecessori, a sminuire il valore della Fiera di San Pardo, ora di Ottobre, non riuscendo a capire le potenzialità (non è la prima volta che scriviamo di come sfruttare queste potenzialità), che essa può esprimere se solo avessero in mente quello che gli amministratori del 1868 avevano ben chiaro: “Se le fiere non sono una ai Mercati che il ritrovo dei mercanti ed industriosi per il libero cambio di chi vende, o compra a provvedere ai bisogni della vita per modo che la ricchezza di una Città, Provincia, o Nazione stà in ragion diretta del traffico degli smerciati prodotti …..esso verrà dall’Amministrazione e dai Cittadini incoraggiato con ogni cura garantendo …. la sicurezza delle vie, l’ordine, l’ospitalità e quant’altro fosse necessario a regolare l’andamento”.
Ecco, proprio come le recenti amministrazioni e l’ultima in particolare!
Amministratori che si sono solo premurati di trasformare l’antica “Fiera di San Pardo”, oggi, di “Ottobre” in un grande mercato rionale, che tutto ha fuorché quella funzione di stimolo e di immagine di una realtà produttiva né tantomeno di invito “a mercanti ed industriosi” a viverla per rendere la stessa una fonte di rapporti sociali e di sviluppo economico.
Che dire? Solo che le donne e gli uomini illuminati di un tempo di questa nostra città sono oggi spenti “per il troppo fare - come suole ripetere uno di essi - che non dà la possibilità di sognare e neanche di pensare”.
Vuoi vedere che la colpa è della grande Carolina Battista e della sua paura per la scossa?


A voreie

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