SIAMO UOMINI O CAPORALI
C’è chi pensa di poter afferrare il vento, non importa se Bora, Scirocco o Grecale, non sapendo che il vento, proprio perché vento, si lascia afferrare solo da chi sa che non lo può afferrare.
Gli altri lo possono solo contrastare.
Per esempio, chi confonde il vento – e lo offende – con “sigle e siglette”, non riuscirà mai, pur volendo, a possederlo, anche per un solo momento, in qualunque direzione esso soffi.
Non è possibile per la ragione che non riesce, per principio, a capire il vento.
Per lui il vento, sia esso freddo o caldo, è solo un rompimento di palle, proprio perché non ne capisce la funzione.
Quando abbiamo sentito, la prima volta, dire a Totò “siamo uomini o caporali?” anche noi venti ci siamo messi a ridere a dimostrazione che non ne avevamo capito il significato. Ci è voluto tempo per capire che il geniale attore napoletano, non era poi più di tanto assillato dalla domanda, ma dal fatto che per lui gli uni rappresentavano una categoria e gli altri la categoria opposta.
Specificava, sottolineava solo per dimostrare che chi era uomo non sarebbe mai diventato caporale.
Mai, per il fatto che gli uomini sentono il bisogno di dialogare e non quello di comandare e questo perché hanno il senso forte del rispetto e dei ruoli di ognuno, meno dei caporali che, invece, hanno bisogno di dimostrare la loro fedeltà al superiore e così più comandano e puniscono i soldati semplici e più si sentono bravi.
I caporali sono quelli che pensano, per esempio, che ci possono afferrare e più ci provano e più si incazzano, fino a sbraitare e, perfino, a mettersi di traverso e ad infamare quando non ci riescono.
È per questo che nella vita mentre ci possono essere uomini che diventano, per mille ragioni che possono essere la perdita del rispetto, soprattutto di se stessi, o, anche, una delusione d’amore, caporali, sembra che non sia facile il processo inverso e, cioè, che i caporali diventino uomini.
Soprattutto oggi che – il fenomeno è globale perché tutti nelle mani della finanza e delle multinazionali - gli uomini, accecati dal denaro e dal vuoto dei valori, diventano caporali.
Bisogna sperare che questo fenomeno si sgonfi presto, con la velocità del nostro grande vento dei venti, per vedere caporali pentiti anche fra le masse che non si sono lasciate trascinare, ritornare uomini.
Se succederà vuol dire che il mondo è cambiato e che è tornata la speranza in un domani migliore, fatto di idee e di sogni, voglia di partecipazione.
È questa speranza che bisogna alimentare, ogni giorno, mettendo a disposizione degli altri le proprie idee ed i propri progetti, la voglia di fare e di partecipare mettendo in gioco le proprie voglie e le proprie passioni.
Per noi venti, quando ciò succede, ci sentiamo più liberi di soffiare e ci piace, lo confessiamo, essere afferrati ed accarezzati.
A voreie del 16.01.10
Gli altri lo possono solo contrastare.
Per esempio, chi confonde il vento – e lo offende – con “sigle e siglette”, non riuscirà mai, pur volendo, a possederlo, anche per un solo momento, in qualunque direzione esso soffi.
Non è possibile per la ragione che non riesce, per principio, a capire il vento.
Per lui il vento, sia esso freddo o caldo, è solo un rompimento di palle, proprio perché non ne capisce la funzione.
Quando abbiamo sentito, la prima volta, dire a Totò “siamo uomini o caporali?” anche noi venti ci siamo messi a ridere a dimostrazione che non ne avevamo capito il significato. Ci è voluto tempo per capire che il geniale attore napoletano, non era poi più di tanto assillato dalla domanda, ma dal fatto che per lui gli uni rappresentavano una categoria e gli altri la categoria opposta.
Specificava, sottolineava solo per dimostrare che chi era uomo non sarebbe mai diventato caporale.
Mai, per il fatto che gli uomini sentono il bisogno di dialogare e non quello di comandare e questo perché hanno il senso forte del rispetto e dei ruoli di ognuno, meno dei caporali che, invece, hanno bisogno di dimostrare la loro fedeltà al superiore e così più comandano e puniscono i soldati semplici e più si sentono bravi.
I caporali sono quelli che pensano, per esempio, che ci possono afferrare e più ci provano e più si incazzano, fino a sbraitare e, perfino, a mettersi di traverso e ad infamare quando non ci riescono.
È per questo che nella vita mentre ci possono essere uomini che diventano, per mille ragioni che possono essere la perdita del rispetto, soprattutto di se stessi, o, anche, una delusione d’amore, caporali, sembra che non sia facile il processo inverso e, cioè, che i caporali diventino uomini.
Soprattutto oggi che – il fenomeno è globale perché tutti nelle mani della finanza e delle multinazionali - gli uomini, accecati dal denaro e dal vuoto dei valori, diventano caporali.
Bisogna sperare che questo fenomeno si sgonfi presto, con la velocità del nostro grande vento dei venti, per vedere caporali pentiti anche fra le masse che non si sono lasciate trascinare, ritornare uomini.
Se succederà vuol dire che il mondo è cambiato e che è tornata la speranza in un domani migliore, fatto di idee e di sogni, voglia di partecipazione.
È questa speranza che bisogna alimentare, ogni giorno, mettendo a disposizione degli altri le proprie idee ed i propri progetti, la voglia di fare e di partecipare mettendo in gioco le proprie voglie e le proprie passioni.
Per noi venti, quando ciò succede, ci sentiamo più liberi di soffiare e ci piace, lo confessiamo, essere afferrati ed accarezzati.
A voreie del 16.01.10
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