IL GUSTO DELLE IDEE 2 e 3
Idea 2: UN’OLIVOTECA PER L’ITALIA
L’intento del progetto è quello di costituire un’Associazione per la ricerca e la gestione di un’azienda (teca) dove raccogliere ed impiantare le 400 varietà autoctone, che, oggi, rappresentano l’oliveto d’Italia.
Si chiamerà “Olivoteca”, l’oliveto costituito dalle 400 varietà autoctone diffuse su tutto il territorio nazionale, un patrimonio immenso di biodiversità, che nessun altro paese al mondo può vantare, e, come tale, sarà un oliveto unico.
Un vero e proprio scrigno, che, nel momento in cui raccoglie, custodisce, organizza e presenta l’olivo, con tutte le sue diversità di aspetto, di linguaggio e di caratteri, non dimentica il frutto delle sue olive, l’olio, che nessun altro oliveto, appunto, può mai essere in grado di imitare.
Il nome, suggerito dal presidente della Cia, Politi, esprime magnificamente l’idea progettuale, presentata insieme a quella dell’Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo, poco dopo la costituzione dell’Associazione delle Città dell’Olio, nel 1994, a Larino nel Molise, riguardante la conservazione e la valorizzazione di quella straordinaria ricchezza che è la biodiversità dell’olivicoltura italiana.
Un oliveto, quindi, all’insegna della biodiversità, che non si ferma solo a sottolineare un primato del nostro Paese, ma che vuole segnare le peculiarità dei nostri oli, soprattutto quelli che danno l’altro grande primato, gli oli Dop e Igp, sul mercato globale.
Una combinazione vincente, che bisogna saper sfruttare bene perché servirà ai nostri oli per vivere, sui mercati, da protagonisti la competizione, sempre più difficile, tra vecchi e nuovi Paesi produttori; tra olio di oliva e altri oli vegetali, all’interno dei consumi dei grassi dove la fetta più grande è riservata a quelli di origine animale.
Un olio unico, che racconta, con i suoi olivi, storie di millenni di questo nostro Paese, da rendere messaggero, nel mondo, delle peculiarità della nostra olivicoltura e dei caratteri dei nostri oli, in particolare quelli monovarietali, che, presto, riusciranno a marcare le differenze, proprio perché sanno parlare dei territori di origine, preziosi per storia, cultura, ambiente, paesaggi e tradizioni. Una teca particolare che, di volta in volta, si apre al visitatore per appagare le sue curiosità e le sue necessità nell’approfondimento delle conoscenza di un mondo complesso e affascinante, qual è quello dell’olivo e dell’olio, ancora oggi, espressione quasi esclusiva del bacino del Mediterraneo e delle sue antiche civiltà. Infatti, nonostante la presenza sul mercato globale di nuovi paesi produttori, in tutti i continenti, il Mediterraneo continua a rappresentare ancora il 90% dell’olivicoltura mondiale.
Con l’adesione di una grande organizzazione come la Cia e quella, dichiarata da tempo, dell’Associazione delle Città dell’Olio, dell’Assitol, della Regione Campania, della Provincia di Campobasso, nonché l’attenzione posta da altri enti ed istituzioni, il primo passo da fare è quello di dar vita ad una Associazione che deve promuovere e gestire l’Olivoteca, scegliendo, tra le aziende ed i terreni messi a disposizione dalle istituzioni, dove impiantare l’oliveto e far partire l’iniziativa.
Olivoteca, una azienda olivicola unica in quanto a impianto colturale, natura, ruolo e funzioni, arredata di frantoio e di laboratori per lo sviluppo dell’attività didattica e degli approfondimenti riguardanti l’olivo e l’olio, sotto tutti gli aspetti storico-culturali; paesaggistico-ambientali; produttivo-commerciali; tradizione e folclore, in modo particolare quelli riferiti alla cucina o, per meglio dire, alle cucine di ogni singola Regione.
Un’azienda dell’olivo e dell’olio, che mette a disposizione degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado; delle Università e degli Istituti di ricerca; dei produttori, dei consumatori e dei turisti, questo patrimonio, tutto italiano, così importante ed esclusivo a livello mondiale.
L’Olivoteca, una volta realizzata, si apre al visitatore per appagare le sue curiosità e le sue necessità nell’approfondimento delle conoscenza di un mondo complesso e affascinante, qual è quello dell’olivo e dell’olio, che appartiene al nostro sud, alle nostre aree interne, alle nostre colline ed ai nostri laghi più belli.
Si apre, anche, alle realtà regionali per dare vita a strutture similari di livello regionale o interregionale, permettendo, così, di costruire una rete di Olivoteche, da collegare alla rete più complessiva di strutture promozionali permanenti, a carattere pubblico che, anche qui, nessun altro paese al mondo può mostrare.
Un’impresa non facile ma necessaria, per dare un futuro alla nostra olivicoltura ed ai nostri oli che hanno non solo qualità, ma peculiarità da offrire al mondo dei consumatori.
Idea 3: LARINO, CITTA’ DELL’OLIO E DEL CIBO DEL MOLISE.
Già Città d’arte e di storia, culla delle Città dell’Olio, ha tutto per essere anche la città della cultura del territorio e della ruralità del Molise, cioè di tutto ciò che è necessario per essere candidata a diventare la Città del Cibo del Molise.
Perché Larino e non Agnone, Campobasso, Isernia, Venafro, Montenero, Trivento, Riccia o Termoli?
La storia di Larino è una storia antica, che trova nel suo territorio, non lontano dal mare, segnato dalla pianura più estesa e da dolci colline olivetate, attraversato da vie romane e tratturi, la ragione delle sue antiche e non lontane fortune.
L’agricoltura, con i suoi prodotti fondamentali, grano e olio; le sue attività di trasformazione, soprattutto molini, pastifici e frantoi; le sue iniziative nel campo delle attività commerciali e di mercato, rappresentate dalla ultrasecolare Fiera di ottobre, è sempre stata al centro dello sviluppo sociale, politico ed economico della città frentana, fino a quando, inizi anni ’50, questo settore trainava lo sviluppo economico del Paese.
Poi la crisi della agricoltura, che segna quel lento declino che porta Larino a vivere difficoltà crescenti e perdita di ruolo e di prestigio, che hanno penalizzato l’intero circondario.
Oggi, alla luce dei valori della agricoltura e della ruralità, dei successi che vive la cultura materiale e delle numerose iniziative, di grande prestigio, che si svolgono in questa città, essa ha tutte le possibilità di essere eletta a “centro di cultura del territorio, della ruralità e del cibo” per diventare un punto di riferimento e di promozione delle bellezze e delle bontà del Molise.
Le ragioni di questo nuovo ruolo si possono così sintetizzare:
- la necessità di un incontro tra terra e mare per fare esprimere, e non restringere o soffocare, le straordinarie potenzialità turistiche di un vasto territorio, diversamente dal passato;
- la caratteristica di un territorio fortemente impregnato di ruralità.
Non si può non tener conto che Larino è sede dell’Istituto Tecnico Agrario Statale, l’unico nel Molise; della Associazione Nazionale delle Città dell’Olio; del Panel Test e del concorso “Goccia d’Oro”, per ora riservato agli oli regionali, ma che può trovare un suo maggiore sviluppo e notorietà, anche a livello nazionale, caratterizzandosi come il concorso di una mostra mercato riservata ad aziende selezionate per l’impegno mostrato verso la produzione di qualità.
E, ancora, del concorso nazionale (sospeso da qualche anno ma da rilanciare), davvero prestigioso, “Racconta una favola a tavola”, un invito alla educazione alimentare rivolto alle scuole dell’obbligo italiane; di frantoi privati, di uno cooperativo e di una struttura di imbottigliamento dell’olio regionale; di attività nel campo della produzione e trasformazione dell’agroalimentare, di antiche tradizioni culinarie legate alle festività ed alle fiere, alle ricorrenze ed ai riti; nonché patria di ben tre varietà di olivo, di cui una delle più note in Italia, la “Gentile di Larino”.
Per non parlare della “Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo”, da 12 anni in attesa di diventare una realtà, con tutte le possibilità di una forte occasione di occupazione e di immagine, oltre che quella di sviluppare, attraverso master e stage, incontri a livello internazionale per fare, del Molise, un punto di riferimento delle scuole tecniche e delle università dei paesi del mediterraneo.
Inoltre, la disponibilità di tante strutture e palazzi di interessante valore storico ed architettonico, che fanno la differenza quando c’è da promuovere i prodotti e si vuole richiamare il turista a vivere l’arte, la storia, la cultura, le tradizioni e, insieme, gustare la bontà di un grande vino o di un grande olio, di un piatto ricco di profumi e di sapori.
In primo luogo il Palazzo Ducale, e poi l’ex convento di S. Francesco, Villa Zappone, l’ex Pastificio Battista, l’ex Seminario (il primo della cristianità), la Villa Petteruti, Palazzo Castelli, e, ultimamente, Casa Pietrantonio.
Un insieme di valori, come quelli che descrive magnificamente Marcello Pastorini nel progetto “Larino, la piccola Roma del Molise”, tutti significativi per appagare il gusto di chi vuole vedere, conoscere, assaggiare e capire le risorse del territorio molisano.
L’intento del progetto è quello di costituire un’Associazione per la ricerca e la gestione di un’azienda (teca) dove raccogliere ed impiantare le 400 varietà autoctone, che, oggi, rappresentano l’oliveto d’Italia.
Si chiamerà “Olivoteca”, l’oliveto costituito dalle 400 varietà autoctone diffuse su tutto il territorio nazionale, un patrimonio immenso di biodiversità, che nessun altro paese al mondo può vantare, e, come tale, sarà un oliveto unico.
Un vero e proprio scrigno, che, nel momento in cui raccoglie, custodisce, organizza e presenta l’olivo, con tutte le sue diversità di aspetto, di linguaggio e di caratteri, non dimentica il frutto delle sue olive, l’olio, che nessun altro oliveto, appunto, può mai essere in grado di imitare.
Il nome, suggerito dal presidente della Cia, Politi, esprime magnificamente l’idea progettuale, presentata insieme a quella dell’Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo, poco dopo la costituzione dell’Associazione delle Città dell’Olio, nel 1994, a Larino nel Molise, riguardante la conservazione e la valorizzazione di quella straordinaria ricchezza che è la biodiversità dell’olivicoltura italiana.
Un oliveto, quindi, all’insegna della biodiversità, che non si ferma solo a sottolineare un primato del nostro Paese, ma che vuole segnare le peculiarità dei nostri oli, soprattutto quelli che danno l’altro grande primato, gli oli Dop e Igp, sul mercato globale.
Una combinazione vincente, che bisogna saper sfruttare bene perché servirà ai nostri oli per vivere, sui mercati, da protagonisti la competizione, sempre più difficile, tra vecchi e nuovi Paesi produttori; tra olio di oliva e altri oli vegetali, all’interno dei consumi dei grassi dove la fetta più grande è riservata a quelli di origine animale.
Un olio unico, che racconta, con i suoi olivi, storie di millenni di questo nostro Paese, da rendere messaggero, nel mondo, delle peculiarità della nostra olivicoltura e dei caratteri dei nostri oli, in particolare quelli monovarietali, che, presto, riusciranno a marcare le differenze, proprio perché sanno parlare dei territori di origine, preziosi per storia, cultura, ambiente, paesaggi e tradizioni. Una teca particolare che, di volta in volta, si apre al visitatore per appagare le sue curiosità e le sue necessità nell’approfondimento delle conoscenza di un mondo complesso e affascinante, qual è quello dell’olivo e dell’olio, ancora oggi, espressione quasi esclusiva del bacino del Mediterraneo e delle sue antiche civiltà. Infatti, nonostante la presenza sul mercato globale di nuovi paesi produttori, in tutti i continenti, il Mediterraneo continua a rappresentare ancora il 90% dell’olivicoltura mondiale.
Con l’adesione di una grande organizzazione come la Cia e quella, dichiarata da tempo, dell’Associazione delle Città dell’Olio, dell’Assitol, della Regione Campania, della Provincia di Campobasso, nonché l’attenzione posta da altri enti ed istituzioni, il primo passo da fare è quello di dar vita ad una Associazione che deve promuovere e gestire l’Olivoteca, scegliendo, tra le aziende ed i terreni messi a disposizione dalle istituzioni, dove impiantare l’oliveto e far partire l’iniziativa.
Olivoteca, una azienda olivicola unica in quanto a impianto colturale, natura, ruolo e funzioni, arredata di frantoio e di laboratori per lo sviluppo dell’attività didattica e degli approfondimenti riguardanti l’olivo e l’olio, sotto tutti gli aspetti storico-culturali; paesaggistico-ambientali; produttivo-commerciali; tradizione e folclore, in modo particolare quelli riferiti alla cucina o, per meglio dire, alle cucine di ogni singola Regione.
Un’azienda dell’olivo e dell’olio, che mette a disposizione degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado; delle Università e degli Istituti di ricerca; dei produttori, dei consumatori e dei turisti, questo patrimonio, tutto italiano, così importante ed esclusivo a livello mondiale.
L’Olivoteca, una volta realizzata, si apre al visitatore per appagare le sue curiosità e le sue necessità nell’approfondimento delle conoscenza di un mondo complesso e affascinante, qual è quello dell’olivo e dell’olio, che appartiene al nostro sud, alle nostre aree interne, alle nostre colline ed ai nostri laghi più belli.
Si apre, anche, alle realtà regionali per dare vita a strutture similari di livello regionale o interregionale, permettendo, così, di costruire una rete di Olivoteche, da collegare alla rete più complessiva di strutture promozionali permanenti, a carattere pubblico che, anche qui, nessun altro paese al mondo può mostrare.
Un’impresa non facile ma necessaria, per dare un futuro alla nostra olivicoltura ed ai nostri oli che hanno non solo qualità, ma peculiarità da offrire al mondo dei consumatori.
Idea 3: LARINO, CITTA’ DELL’OLIO E DEL CIBO DEL MOLISE.
Già Città d’arte e di storia, culla delle Città dell’Olio, ha tutto per essere anche la città della cultura del territorio e della ruralità del Molise, cioè di tutto ciò che è necessario per essere candidata a diventare la Città del Cibo del Molise.
Perché Larino e non Agnone, Campobasso, Isernia, Venafro, Montenero, Trivento, Riccia o Termoli?
La storia di Larino è una storia antica, che trova nel suo territorio, non lontano dal mare, segnato dalla pianura più estesa e da dolci colline olivetate, attraversato da vie romane e tratturi, la ragione delle sue antiche e non lontane fortune.
L’agricoltura, con i suoi prodotti fondamentali, grano e olio; le sue attività di trasformazione, soprattutto molini, pastifici e frantoi; le sue iniziative nel campo delle attività commerciali e di mercato, rappresentate dalla ultrasecolare Fiera di ottobre, è sempre stata al centro dello sviluppo sociale, politico ed economico della città frentana, fino a quando, inizi anni ’50, questo settore trainava lo sviluppo economico del Paese.
Poi la crisi della agricoltura, che segna quel lento declino che porta Larino a vivere difficoltà crescenti e perdita di ruolo e di prestigio, che hanno penalizzato l’intero circondario.
Oggi, alla luce dei valori della agricoltura e della ruralità, dei successi che vive la cultura materiale e delle numerose iniziative, di grande prestigio, che si svolgono in questa città, essa ha tutte le possibilità di essere eletta a “centro di cultura del territorio, della ruralità e del cibo” per diventare un punto di riferimento e di promozione delle bellezze e delle bontà del Molise.
Le ragioni di questo nuovo ruolo si possono così sintetizzare:
- la necessità di un incontro tra terra e mare per fare esprimere, e non restringere o soffocare, le straordinarie potenzialità turistiche di un vasto territorio, diversamente dal passato;
- la caratteristica di un territorio fortemente impregnato di ruralità.
Non si può non tener conto che Larino è sede dell’Istituto Tecnico Agrario Statale, l’unico nel Molise; della Associazione Nazionale delle Città dell’Olio; del Panel Test e del concorso “Goccia d’Oro”, per ora riservato agli oli regionali, ma che può trovare un suo maggiore sviluppo e notorietà, anche a livello nazionale, caratterizzandosi come il concorso di una mostra mercato riservata ad aziende selezionate per l’impegno mostrato verso la produzione di qualità.
E, ancora, del concorso nazionale (sospeso da qualche anno ma da rilanciare), davvero prestigioso, “Racconta una favola a tavola”, un invito alla educazione alimentare rivolto alle scuole dell’obbligo italiane; di frantoi privati, di uno cooperativo e di una struttura di imbottigliamento dell’olio regionale; di attività nel campo della produzione e trasformazione dell’agroalimentare, di antiche tradizioni culinarie legate alle festività ed alle fiere, alle ricorrenze ed ai riti; nonché patria di ben tre varietà di olivo, di cui una delle più note in Italia, la “Gentile di Larino”.
Per non parlare della “Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo”, da 12 anni in attesa di diventare una realtà, con tutte le possibilità di una forte occasione di occupazione e di immagine, oltre che quella di sviluppare, attraverso master e stage, incontri a livello internazionale per fare, del Molise, un punto di riferimento delle scuole tecniche e delle università dei paesi del mediterraneo.
Inoltre, la disponibilità di tante strutture e palazzi di interessante valore storico ed architettonico, che fanno la differenza quando c’è da promuovere i prodotti e si vuole richiamare il turista a vivere l’arte, la storia, la cultura, le tradizioni e, insieme, gustare la bontà di un grande vino o di un grande olio, di un piatto ricco di profumi e di sapori.
In primo luogo il Palazzo Ducale, e poi l’ex convento di S. Francesco, Villa Zappone, l’ex Pastificio Battista, l’ex Seminario (il primo della cristianità), la Villa Petteruti, Palazzo Castelli, e, ultimamente, Casa Pietrantonio.
Un insieme di valori, come quelli che descrive magnificamente Marcello Pastorini nel progetto “Larino, la piccola Roma del Molise”, tutti significativi per appagare il gusto di chi vuole vedere, conoscere, assaggiare e capire le risorse del territorio molisano.
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