CONTEMPORANEAMENTE

di Giuseppe Ciarallo
Vai ora a far capire alla gente più umile, a quell’Asino del popolo, che non è vero che i politici sono tutti uguali, che non è vero che chi va al mulino necessariamente s’infarina. Come convincerlo, visto che negli ultimi tempi - e il modello sociale imposto dal Cavaliere non è certo scevro da responsabilità - sia a destra che a sinistra si sono avuti casi di politici, amministratori pubblici, onorevoli dai comportamenti alquanto discutibili e molto poco onorevoli?
Forse sarebbe ora di ricominciare a pensare che proporsi per una carica pubblica è un atto di estrema responsabilità e non un mero esercizio di potere da sbattere in faccia alla plebe con tutta l’arroganza del “lei non sa chi sono io!”.
E’ così difficile capire che ci sono azioni che prese singolarmente sono lecite, attuate invece contemporaneamente diventano quantomeno immorali quando non addirittura illegali? Scolarsi un bottiglione di vino e guidare un’automobile, sono cose che se fatte separatamente non hanno nulla di illegale (la prima può essere considerata tutt’al più sconveniente, la seconda invece è evidentemente del tutto normale). Mettersi alla guida dopo aver scolato il suddetto bottiglione, invece, oltre che immorale è anche chiaramente illegale.
Allo stesso modo, governare, quindi mettersi a capo di una comunità per guidarla nell’interesse della stessa, è azione meritoria e ammirevole; utilizzare auto di servizio e aerei presidenziali per meglio esercitare il proprio incarico pubblico, è cosa normale e ovviamente consentita; frequentare minorenni, andare a puttane o avere rapporti con transessuali sono attività per alcuni riprovevoli, ma non annoverabili tra quelle illecite, almeno fino a quando non entreranno in vigore quelle norme già approvate ma opportunamente bloccate, o semplicemente “rimandate”, non appena è scoppiato lo scandalo delle rivelazioni della escort D’Addario.
Ma l’essere a capo di una comunità (cittadina, provinciale, regionale o nazionale, poco importa), e contemporaneamente il partecipare a festini a base di cocaina, prostitute e/o transessuali, oltretutto utilizzando mezzi di spostamento (auto blu e aerei statali) messi a disposizione per l’esercizio di funzioni pubbliche, diventano attività moralmente indegne quando non specificamente illecite (che pongono l’interessato in una situazione di ricattabilità, proprio come avvenuto nei casi Berlusconi e Marrazzo).
Per cui del Governatore del Lazio (del Cavaliere è già stato detto tutto ed è persino inutile sprecare altro fiato), oltre a non comprendere la scelta di rifugiarsi in un istituto religioso, recitando la ridicola parte della pecorella smarrita, non condivido nemmeno il suo denunciare come debolezze private, inclinazioni sessuali alla fin fine legittime, delle quali semmai avrebbe dovuto rendere conto solamente ai suoi familiari, moglie e figlia in primis. La vera sua debolezza privata è stata quella di voler assurgere al ruolo di capo di una comunità senza avere le carte in regola per farlo (scelta questa, evidentemente dettata più da insano narcisismo che da reale volontà di impegno e sacrificio, doti che dovrebbero essere indispensabili a un amministratore della cosa pubblica, oltre naturalmente alla irreprensibilità della propria condotta e a uno spessore morale di taglia extralarge).
Di tutta questa squallida faccenda, la cosa che più rammarica è l’ennesimo scossone inferto al già precario equilibrio sul quale poggia l’ormai quasi nulla credibilità delle istituzioni democratiche nate dalla Resistenza.
Per il resto, è giusto che ognuno faccia i conti con la propria coscienza. Qualora presente.

Giuseppe Ciarallo, scrittore, è legato a Larino non so se per nascita, comunque perché la madre è una Raimondo di Larino. Questo suo scritto dimostra animo sereno e pacato, lucidità di analisi e, quindi, di ragionamento, che spiega molto bene quello che sta distruggendo la credibilità dei cittadini nelle istituzioni e, così, i rischi che corrono i valori fondanti di un Paese libero e democratico. Per questo la pubblicazione su questo blog e l’adesione all’invito a stimolare riflessioni per non perdere il filo del discorso e non rischiare di rimanere travolti da un’informazione che tende a nascondere i fatti e, quando, è costretta a raccontare questi fatti lo fa solo cercando di confondere, con le bugie, le idee alla gente, esaltando il padrone di tutte le televisioni che tutte le volte ci prova a far intendere che la informazione non ce l’ha in mano lui, ma la sinistra. Tanto c’è un 68% degli italiani che ci crede, sempre che, però, il padrone, anche in questo caso, racconti il vero.

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