Verso la tutela internazionale dei prodotti di qualità


E’ opportuno garantire una maggiore tutela dei prodotti Dop e Igp a livello internazionale, viste le continue imitazioni dei prodotti di eccellenza, non completamente assicurata dall’accordo TRIPS (Trade – Related Aspects on Intellectual Property Rights), che stabilisce le regole per la protezione della proprietà intellettuale ed è valido per tutti i Paesi che sono membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). La necessità di arrivare a sottoscrivere un accordo per la istituzione di un registro internazionale dei prodotti agroalimentari di qualità, così come da tempo richiesto dalla Ue. Si tratta di porre attenzione alla contraffazione dei prodotti, la cosiddetta pirateria o clonazione, una pratica che colpisce soprattutto l’Italia e i suoi principali prodotti DOP e IGP (vedi tabella in basso). Sono proprio questi prodotti quelli più clonati sul mercato mondiale.Infatti, l’uso improprio del “Made in Italy” o distorsione dei nomi dei nostri prodotti più noti e più diffusi, che non hanno niente a che vedere con i territori di origine e le tradizioni culturali e produttive, propri delle Dop e Igp, provoca, unitamente a danni per i nostri produttori, anche un attacco alla immagine della qualità e dela tipicità dei nostri prodotti.La contraffazione, quindi, costa all’Italia un prezzo molto alto: su dieci prodotti venduti come prodotti italiani all’estero, ben nove non lo sono. In pratica, il valore dell’export dei prodotti italiani, oggi quotato 24 miliardi, varrebbe, senza l’agro-pirateria, 60 miliardi. Ciò non è poco. Sta anche qui la necessità di una forte azione promozionale che faccia conoscere la qualità delle vere denominazioni di origine, e, ancor più, di rivedere gli accordi internazionali per trovare le misure adeguate alla risoluzione del problema che punisce l’agroalimentare italiano e, insieme, la “fiducia dei consumatori”.In sostanza, il futuro della qualità agroalimentare passerà attraverso una evoluzione degli accordi WTO per eliminare queste concorrenze sleali e per dare dignità al prodotto e alla relativa sicurezza del consumatore. DOP, IGP e STG: Il disciplinare di produzione In pratica la domanda di registrazione di un dato prodotto, presentata da un’associazione di produttori, è corredata da una serie di notizie che riguardano il nome del prodotto, comprensivo di denominazione di origine o di indicazione geografica; il territorio di produzione; la descrizione del prodotto (materie prime, caratteristiche fisiche, chimiche e organolettiche, ecc.); la descrizione della storia del prodotto, con relativa documentazione, e dei metodi di produzione; prove del legame tra le caratteristiche o la reputazione del prodotto e l’area geografica. La domanda viene pubblicata in modo da consentire ad ogni parte della filiera legittimamente interessata una procedura di opposizione. Una volta completato l’iter la commissione comunitaria procede alla registrazione del prodotto ed alla pubblicazione del disciplinare di produzione che dà ai produttori la possibilità di iscriversi alla DOP o alla IGP. Ma ciò non basta perché per fregiarsi del marchio, c’è la necessità di una certificazione della qualità prodotta che avviene attraverso una serie di controlli della stessa. Solo dopo questi controlli e l’esito positivo degli stessi si ottiene il permesso di riportare in etichetta il marchio Ue e la iscrizione della dicitura DOP o IGP. In pratica è l’affermazione della tracciabilità il riconoscimento che il prodotto ottiene a garanzia del consumatore che sa di scegliere la qualità.

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