VENDITORE DI FUMO - qua e là 74
Non c’è rimedio alla stupidità e alla malafede, tanto più oggi che, grazie a Berlusconi, chiunque può fare il parlamentare, visto che l’unica prerogativa accettabile è quella che non deve pensare. Chiunque, dicevamo, soubrette, analfabeti, condannati anche per gravi reati, collusi con la criminalità organizzata e altro ancora, purché non si metta a pensare.
Non sappiamo se è stato così per un certo Senatore della Repubblica italiana, quando ha pensato di presentare un emendamento su una legge delega comunitaria che recepiva una norma europea che permette di mettere sul mercato aranciata senza arancia. Un omaggio alle multinazionali che, se lasciate libere di fare, sono capaci di creare cibo senza il bisogno di terra e, quindi, dell’agricoltura. Spesso questo campo libero le potenti multinazionali se lo conquistano mettendo in azione uomini pagati per fare lobby, cioè pressioni sufficienti a convincere politici e/o funzionari di istituzioni ai vari livelli ad accettare soluzioni che servono per fare profitti, non importa se a scapito della salute dei cittadini, di un territorio, di un Paese o di una categoria. Fa parte del gioco del capitalismo che, nonostante abbia mostrato, oggi più che mai, le crepe del proprio fallimento e i danni che ha prodotto e continua a produrre all’insegna del profitto e del denaro, viene sostenuto con tutte le possibili stampelle e da tutte le parti del mondo, per la mancanza di una volontà a cercare alternative. Il tempo perso non fa altro che peggiorare la situazione.
Ma, tornando all’aranciata senza arancia ed all’emendamento che, con l’abrogazione dell’art.1 della legge n°286/61 (la cosiddetta legge salva vitamina C) che impedisce che in Italia si possono produrre aranciate senza almeno il 12% di succo d’arancia, di fatto dà ragione alle multinazionali. L’emendamento è stato presentato da un anonimo senatore, un certo Casoli, che, per le cose che dicevamo all’inizio non poteva non essere che del nuovo partito delle libertà. A questo punto possiamo anche dire, con quasi assoluta certezza, che questo Casoli è uno di quel migliaio di adepti di Berlusconi che domenica scorsa era lì ad applaudire il padre padrone, per la grazia ricevuta di poter sedere su una delle poltrone del Senato per distruggere uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura meridionale e delle nostre eccellenze agroalimentari, gli agrumi, e, con essi, le arance. Possiamo pensare anche che questo senatore Casoli del Pdl è anche meridionale.
Casoli è il segno dei tempi che vede un paese, l’Italia, in mano a cialtroni, capaci di distruggere le nostre risorse più preziose come l’acqua, l’agroalimentare, il territorio, la salute, il patrimonio di biodiversità e altro ancora, solo perché affamati di potere e di soldi.
Per questa gente non serve un vento come noi, neanche una Bora da oltre 100 all’ora, ma solo un tornado perché dai disastri si possa trovare la voglia di rigenerarsi e rigenerare.
Ieri sera ci siamo affacciati alla seduta del Consiglio comunale mentre parlava un signore che ce l’aveva con la poesia e, quindi, con i poeti che fanno solo chiacchiere, diversamente dai tecnici, cioè lui, che fa solo fatti. Fatti come quelli che stanno portando alla chiusura dell’ospedale e alla decisione dell’abbandono del campo da parte di una cooperativa emiliana, la fruttagel, per volute lungaggini burocratiche, in pratica perditempo per costringere l’azienda a fare le valige e lasciare cosi’ la struttura.
Sfogliava fogli e riferiva date di questa o quella lettera, pensando così di convincere i rappresentanti della cooperativa e le maestranze della stessa, che, invitati a parlare, lo hanno disegnato come un venditore di fumo. Gli hanno detto che avevano bisogno di fatti concreti e che lui, il venditore di fumo, già noto come uno che crede alle bugie che riesce a raccontare senza neanche arrossire per la vergogna, doveva spiegare il perché dei silenzi e dei ritardi e, soprattutto, il perché della mancanza di iniziative del Comune nei confronti della Regione per arrivare alla soluzione e cioè al rispetto degli accordi. Quando ha avuto la possibilità di replicare ha continuato a vendere fumo al punto che tutti sono stati costretti ad alzarsi con gli occhi arrossati e andar fuori dalla sala per i colpi di tosse che cominciavano ad arrivare. A questo punto siamo stati costretti a soffiare quel tanto per rinnovare l’aria. Questa nostra iniziativa ha dato coraggio e spazio ad alcuni giovani amministratori che, non si sa da chi influenzati, si sono messi a recitare poesie, anche belle, e a raccontare sogni. Non potevamo non applaudire, anche perché ci hanno fatto capire che questa città, da troppo tempo martoriata da venditori di fumo, ha bisogno di poesie, sogni, cioè di aria pura.
U faàneie
Non sappiamo se è stato così per un certo Senatore della Repubblica italiana, quando ha pensato di presentare un emendamento su una legge delega comunitaria che recepiva una norma europea che permette di mettere sul mercato aranciata senza arancia. Un omaggio alle multinazionali che, se lasciate libere di fare, sono capaci di creare cibo senza il bisogno di terra e, quindi, dell’agricoltura. Spesso questo campo libero le potenti multinazionali se lo conquistano mettendo in azione uomini pagati per fare lobby, cioè pressioni sufficienti a convincere politici e/o funzionari di istituzioni ai vari livelli ad accettare soluzioni che servono per fare profitti, non importa se a scapito della salute dei cittadini, di un territorio, di un Paese o di una categoria. Fa parte del gioco del capitalismo che, nonostante abbia mostrato, oggi più che mai, le crepe del proprio fallimento e i danni che ha prodotto e continua a produrre all’insegna del profitto e del denaro, viene sostenuto con tutte le possibili stampelle e da tutte le parti del mondo, per la mancanza di una volontà a cercare alternative. Il tempo perso non fa altro che peggiorare la situazione.
Ma, tornando all’aranciata senza arancia ed all’emendamento che, con l’abrogazione dell’art.1 della legge n°286/61 (la cosiddetta legge salva vitamina C) che impedisce che in Italia si possono produrre aranciate senza almeno il 12% di succo d’arancia, di fatto dà ragione alle multinazionali. L’emendamento è stato presentato da un anonimo senatore, un certo Casoli, che, per le cose che dicevamo all’inizio non poteva non essere che del nuovo partito delle libertà. A questo punto possiamo anche dire, con quasi assoluta certezza, che questo Casoli è uno di quel migliaio di adepti di Berlusconi che domenica scorsa era lì ad applaudire il padre padrone, per la grazia ricevuta di poter sedere su una delle poltrone del Senato per distruggere uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura meridionale e delle nostre eccellenze agroalimentari, gli agrumi, e, con essi, le arance. Possiamo pensare anche che questo senatore Casoli del Pdl è anche meridionale.
Casoli è il segno dei tempi che vede un paese, l’Italia, in mano a cialtroni, capaci di distruggere le nostre risorse più preziose come l’acqua, l’agroalimentare, il territorio, la salute, il patrimonio di biodiversità e altro ancora, solo perché affamati di potere e di soldi.
Per questa gente non serve un vento come noi, neanche una Bora da oltre 100 all’ora, ma solo un tornado perché dai disastri si possa trovare la voglia di rigenerarsi e rigenerare.
Ieri sera ci siamo affacciati alla seduta del Consiglio comunale mentre parlava un signore che ce l’aveva con la poesia e, quindi, con i poeti che fanno solo chiacchiere, diversamente dai tecnici, cioè lui, che fa solo fatti. Fatti come quelli che stanno portando alla chiusura dell’ospedale e alla decisione dell’abbandono del campo da parte di una cooperativa emiliana, la fruttagel, per volute lungaggini burocratiche, in pratica perditempo per costringere l’azienda a fare le valige e lasciare cosi’ la struttura.
Sfogliava fogli e riferiva date di questa o quella lettera, pensando così di convincere i rappresentanti della cooperativa e le maestranze della stessa, che, invitati a parlare, lo hanno disegnato come un venditore di fumo. Gli hanno detto che avevano bisogno di fatti concreti e che lui, il venditore di fumo, già noto come uno che crede alle bugie che riesce a raccontare senza neanche arrossire per la vergogna, doveva spiegare il perché dei silenzi e dei ritardi e, soprattutto, il perché della mancanza di iniziative del Comune nei confronti della Regione per arrivare alla soluzione e cioè al rispetto degli accordi. Quando ha avuto la possibilità di replicare ha continuato a vendere fumo al punto che tutti sono stati costretti ad alzarsi con gli occhi arrossati e andar fuori dalla sala per i colpi di tosse che cominciavano ad arrivare. A questo punto siamo stati costretti a soffiare quel tanto per rinnovare l’aria. Questa nostra iniziativa ha dato coraggio e spazio ad alcuni giovani amministratori che, non si sa da chi influenzati, si sono messi a recitare poesie, anche belle, e a raccontare sogni. Non potevamo non applaudire, anche perché ci hanno fatto capire che questa città, da troppo tempo martoriata da venditori di fumo, ha bisogno di poesie, sogni, cioè di aria pura.
U faàneie
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