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vino e sigari

Alcuni anni fa , tanti, per la verità, ho smesso di fumare all'improvviso senza buttare i pacchetti di sigarette che avevo sul comodino, sul tavolo di lavoro, in macchina, un po’ ovunque, insomma, per la paura di rimanere senza. Nella figura di "ex" sarei il meno indicato a presentare un libro che, comunque, parla di fumo, anche se i protagonisti non sono le sigarette, ma "i Toscani", sigari particolari, e i derivati dell'uva per matrimoni particolari: i vini, i distillati, Il taglio netto con le sigarette è stato un atto di necessità e di paura per la mia salute del quale non mi sono mai pentito, visto che ho trovato pronto giovamento. Ho voluto raccontare questo mio lontano rapporto con il fumo per evidenziare fondamentalmente due aspetti di una vicenda personale: 1) ho molto apprezzato l'idea del vicedirettore dell'Enoteca Italiana, Fausto Virgilio, un vero maestro in fatto di degustazione, di presentare i possibili abbinamenti, sigari toscani-vin

il Diario "non per caso" di Bruno Bartoli -presentazione

Molte delle storie riportate in questo stupendo diario Bruno me le aveva già raccontate: mi capitava di rimanere in sede, non impegnato nei corsi di formazione professionale o nelle permanenze sul territorio, e a fine serata, quando non avevo più tanta voglia di lavorare e Bruno era preso solo dall'attesa di aspettare il treno delle sette per Empoli, andavo a trovarlo nella sua stanza di presidenza per sapere delle sue esperienze di contadino e di dirigente sindacale e politico e per approfondire la conoscenza di una persona che mi aveva fatto tanta buona impressione, sin dal primo momento del suo insediamento. Bruno,che io chiamavo per nome, mentre gli altri, nel rispetto di una abitudine toscana di chiamarsi per cognome, Bartoli, era arrivato alla Alleanza provinciale dei contadini, poco dopo di me, in sostituzione di Vignozzi presidente. La sua esperienza era per me preziosa, visto che sapevo poco della agricoltura toscana ed, in più, non conoscevo il mondo contadino di questa R

articolo per Barolo & Co

Con il passare del tempo per il vino diventa sempre più difficile e pericoloso vivere la situazione di mito e di rito nella quale è stato posto con la rivoluzione della metà degli anni '80, che ha messo la qualità al centro di quel processo che ha segnato la storia e l'immagine di una bevanda protagonista e, come tale, di grande attualità e modernità. Bisogna andare al superamento di questo stato, irto di pericoli perché il mito è sempre un qualcosa che nasce all'improvviso e in modo esagerato e all'improvviso muore, cade dal suo piedistallo per rimanere un valore solo per quattro nostalgici; perché il rito alla lunga finisce con l'annoiare, diventare routine che stanca e toglie interesse. C'è la necessità di ridare al vino quel suo ruolo di alimento e, come tale, componete importante di un'alimentazione sana che è parte della quotidianità, ben sapendo che è un bicchiere di buon vino a pranzo ed a cena quello che aiuta la salute del consumatore e non la salt

Quello che gli altri non hanno e non possono avere

Per chi ha avuto modo di frequentare il mondo del vino ha avvertito ben presto la noia nel sentire ripetere, anche quando non ce n’era bisogno, il riferimento alla Francia vitivinicola, con l’invito a fare tutto ciò che i francesi avevano già fatto. Una noia insopportabile, soprattutto per chi ogni giorno cercava di lanciare proposte nuove, partendo da una realtà unica, qual è quella dell’Enoteca Italiana di Siena, la gloriosa e benemerita “Enoteca Italica Permanente”, nata nel 1960, per volontà degli amministratori dell’Ente Mostra Vini, quando si sono trovati nella necessità di chiudere con la biennale del vino di Siena, partita nel 1933. Un lungo percorso che ha segnato in profondità il mondo del vino italiano, con la sua attività di promozione e valorizzazione e, ancor più, con la sua capacità di segnare il passo della nostra vitivinicoltura mediante l’iniziativa della “Settimana dei Vini” che, ogni anno, dava vita ad un confronto fra tutti i principali protagonisti di un mondo che

Se l’olio è salute e bontà anch’io mi metto a coltivare olivi

» Opinioni & dibattiti di Pasquale Di Lena E’ questo il ragionamento che, da qualche anno, produttori istituzioni di molti Paesi del mondo stanno facendo, con il risultato che sono già stati realizzati oliveti per migliaia e migliaia di ettari e che la realtà dell’olivicoltura del mondo è cambiata profondamente per “colpa” del successo crescente tra i consumatori dell’olio di oliva. L’Italia ha peculiarità per vincere la vecchia e nuova concorrenza che caratterizzerà il mercato di questo delizioso prodotto. Invitiamo i nostri lettori a partecipare a questo dibattito, inviandoci opinioni e commenti su questo tema che saremo felici di pubblicare au Focuswine. Fino all’altro giorno, per significare un tempo non lontano, l’olivicoltura voleva dire Mediterraneo, cioè l’area che lo ha visto nascere e sviluppare nel corso dei millenni. Si, è vero, piante di olivi si potevano trovare in California, quasi sicuramente introdotte da qualche nostro emigrante, ma solo per essere utilizzate come
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Zacc –Maroni ha detto “…mi entrano da un orecchio e mi escono dall’altro” Bélina – testa traforata

IN FONDO ALLA VIA CRUCIS

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Zacc – Beppino Englaro e la sfortunata figlia Eluana Bélina – dopo 17 anni un sacconi di guai