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Il grande attrattore. Sviluppo sostenibile, retoriche della resilienza e processi partecipativi

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L’APPROFONDIMENTO di Letizia Bindi, docente Unimol , pubblicato su Ortìcalab Il “lavoro culturale” si caratterizza come potente leva di ricostruzione del senso di appartenenza e di impegno in favore delle aree più fragili e spopolate, un’opportunità per pensare e progettare nuove forme di animazione culturale dei territori e delle comunità. Eppure emerge una retorica delle eccellenze, con un continuo richiamo all’immediata disponibilità di progetti preconfezionati che rischia di pregiudicare quel processo di condivisione e co-progettazione tanto evocato nel discorso politico corrente--- Qualche anno fa l’Università di Nantes organizzò un interessante seminario sui patrimoni culturali locali e i désirs des territoires (Fournier – Broissard – Chastagner – Crozat 2012) nel quale colleghi di molti Paesi europei diversi si confrontarono su esperienze diverse di valorizzazione della cultura locale e sulle aspirazioni delle comunità al riconoscimento pieno del valore dei saperi, dell

Una comunità educante

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di Umberto Berardo Monta in questi giorni il contrasto tra chi vuole una scuola in presenza e chi opta per la cosiddetta didattica a distanza da posizioni purtroppo non sempre avanzate partendo da presupposti di carattere scientifico sia sul piano sanitario che pedagogico. Il funzionamento del sistema educativo ha palesemente sofferto in questi due anni di pandemia mentre pochissimo si è fatto sul piano politico ed amministrativo per migliorarne l’efficienza. A dirla tutta con grande franchezza la scuola è stata considerata una struttura sacrificabile attraverso atteggiamenti, risoluzioni e misure di grande approssimazione che ne hanno fortemente limitato la funzione creando enormi problemi di carattere psicologico e didattico sia al personale docente che agli alunni; dunque, al di là di proclami demagogici, occorre fare ogni sforzo per tornare in presenza approntando sistemi razionali di protezione. Dobbiamo sicuramente dare più attenzione a questi problemi contingenti affidandon

L'ACQUA E' VITA: NON PUO' ESSERE PRIVATIZZATA

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STOP al DDL Concorrenza, NO alle nuove privatizzazioni... Ripubblicizzare l’acqua, difendere i beni comuni Nel nostro paese si sta aprendo una nuova stagione di privatizzazioni nonostante il chiaro insegnamento della pandemia: solo un forte ruolo del pubblico riesce a garantire diritti fondamentali, a partire da quello alla salute. Evidentemente il Governo Draghi preferisce trascurare questa lezione adoperandosi in vari modi per aprire il settore dei servizi pubblici locali al mercato. La strategia adottata è ben più articolata e subdola rispetto a quella del passato. Consapevoli di aver già subito una sconfitta con i referendum del 2011 oggi si utilizza strumentalmente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le cosiddette “riforme abilitanti” per aggirare l’esito referendario e raggiungere lo stesso obiettivo. Il PNRR punta a realizzare una vera e propria “riforma” nel settore idrico fondata sull’allargamento verso Sud, ma non solo, del territorio di competenza di alcune grand

Elio Germano: “Noi uomini troppo fragili, una donna al Quirinale”

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Ancora protagonista per i fratelli D’Innocenzo in “America Latina”: “La pandemia può anche essere una lezione di vita”--------------- di FULVIA CAPRARA - La Stampa dell'11 Gennaio 2022 Nel mondo dei fratelli D’Innocenzo, nei loro viaggi al termine di notti tormentate, dense di incubi della porta accanto, un attore audace come Elio Germano, sempre pronto a mettersi alla prova, trova la sua collocazione migliore: «Lavorare con Fabio e Damiano è sempre appassionante, con loro non si va sul set per dare la performance o per dimostrare che si sono fatti bene i compiti a casa, è un piacere che va oltre il "vulnus", oltre il dolore che i loro racconti possono provocare». Stavolta, in «America latina», nei cinema giovedì (con Vision Distribution) dopo l’anteprima in gara all’ultima Mostra di Venezia, Germano è Massimo Sisti, dentista, marito, e padre di due figlie, affetto da un dolore interno, profondo, che potrebbe renderlo capace di qualunque cosa: «E’ la storia di una fe

Lettera ai Sindaci e consiglieri dei 40 Comuni della Diocesi di Trivento

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di Don Alberto Conti, direttore della Caritas e parroco di Castelguidone, oltre il Trigno in Abruzzo Cari sindaci, sindache, consiglieri, all'inizio di questo nuovo anno sento il bisogno di scrivere a voi, donne e uomini, impegnati a guidare le nostre comunità civili perché ritengo che sia essenziale la vostra funzione civile e morale in un tempo tanto difficile come l'attuale, segnato non solo dalla grave crisi pandemica, ma anche dallo spaventoso spopolamento dei nostri paesi, che porta con sé un impoverimento delle relazioni umane e la frantumazione di quella sana e “contagiosa” solidarietà che un tempo era l'orgoglio e la forza trainante della vita delle nostre comunità. Ce ne ha dato conferma, con dati evidenti e brutali, l'ultimo Quaderno della Solidarietà della Caritas di Trivento, che abbiamo intitolato “Riparatore di brecce, restauratore di strade”, che torna a evidenziare la deriva inarrestabile del declino demografico e, nello stesso tempo, ci ri

Tramonto

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Il mio grazie a Elvio Petrecca, autore di questa bellissima foto che riporta un tramonto sul Monte di Larino. Elvio ha voluto onorarmi inserendo la mia poesia, che è parte della raccolta "Carolina dice: da qui si vede il mondo", il libro uscito e presentato nel 2011. Graie!!!

Aprite le orecchie, in nome di tutti i venti

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di Pasquale Di Lena .... dieci anni fa.. Teatro Naturale.. Cultura 28/01/2012 La tristezza, le Cassandre. Sono pochi quelli che ancora ascoltano i venti. Eppure la crisi è anche frutto dell’incapacità di ascolto, oltre che di un limite nel porre lo sguardo al futuro. Riporto quanto mi ha raccontato la Bora ("a vòreie" dialetto larinese), un vento noto anche nel mio Molise, che è anche un attento lettore di Teatro Naturale. Una riflessione rispondente al momento che viviamo, che fa capire come il periodo che ha portato alla crisi è anche frutto d’incapacità di ascolto oltre che di un limite nel porre lo sguardo nel futuro. La tristezza che vivono le Cassandre è che nessuno le ascolta. È così che tutte le volte devono ripetere “noi l’avevamo detto”. Anche a noi venti, come alle Cassandre - ha detto la Bora - capita di vivere questa tristezza, avendo, la fortuna o sventura, di arrivare, prima degli altri, su un fatto accaduto. Tutto questo grazie alle ali dei