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AGRICOLTURA BIOLOGICA PER RIPRENDERE IL DIALOGO CON LA TERRA

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dalla Rivista                     OINOS - VIVEREDIVI n° 25 rubriche S PAZIOLIBERO   Anteprima         È bastato poco più di qualche decennio per dichiarare fallito   la tanto proclamata e decantata rivoluzione verde, che ha dato il via all’agricoltura industrializzata. La dichiarazione di fallimento, Aprile 2018,   è dell’Agenzia specializzata dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, la Fao, che si occupa di agricoltura e alimentazione e opera, con i suoi paesi membri, per vedere come ridurre la fame nel mondo e contribuire alla crescita economica mondiale.  Un modello fallito a causa del largo uso di fertilizzanti   e pesticidi, arature profonde, coltivazioni intensive e superintensive, cioè un insieme di fattori che hanno ferito la Terra; distrutto milioni e milioni di ettari di foreste; limitato, se non esaurito, la fertilità del suolo; contaminato l’acqua; ridotto la biodiversità; aumentato l’effetto serra, mettendo sempre più in crisi il clima, che, secondo gli e

Le foreste l’unica arma per il clima

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Intervista di Micron su cambiamenti climatici e foreste, a  Giorgio Vacchiano , 38 anni, ricercatore dell’Università degli Studi di Milano, uno degli 11 scienziati emergenti selezionati da  Nature  tra i 500 di tutto il mondo impegnati in progetti di ricerca rilevanti.  [Credits foto in copertina: fonte  Nature,  illustration Paddy Mills] I lavori per cui è stato selezionato da  Nature  studiano il rapporto tra i cambiamenti climatici e la dinamica delle foreste. Che valore ha questo riconoscimento? Nature  ha selezionato ricercatori in 11 diversi settori strategici, che presentano sfide fondamentali. In questo momento, le foreste sono la nostra unica arma per contrastare davvero il  climate change,  per raggiungere quindi l’obiettivo di un aumento ben inferiore ai due gradi entro la fine del secolo. Per raggiungerlo, dal 2030 dovremo mettere in atto delle emissioni negative, cioè assorbire più carbonio di quanto non ne emettiamo nell’atmosfera. Oggi, mentre si studiano tecn

IMPROVVISATORI ALLO SBARAGLIO

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Invece di mettere all'odg. un disegno di legge che blocchi l'abuso di suolo, con le ferite fatte ai territori, si vuole inquinare quello che è rimasto e renderlo fonte di idrocarburi cancerogeni o completamente improduttivo. Ancora una volta a danno dei nostri produttori, dei nostri territori e della nostra salute. Ancora peggio dei peggiori governi che hanno preceduto l'attuale. La parola "cambiamento" è una parola vuota e pericolosa se si continua a penalizzare i nostri territori e l'attività agricola che essi esprimono, a cacciare dai campi i coltivatori. Correre ai ripari, vuol dire mettere una pezza a un pantalone strappato volutamente, non importa se per incapacità o per scelta. La strada tracciata dalla finanza e dalle multinazionali continua, e, a pagare il prezzo più alto sono i produttori e i consumatori, l'economia nel suo complesso. Il neoliberismo è questo. P. Di Lena I l salvagente   Decreto Genova, il governo

Tradition and authenticity are key to creating a memorable travel experience

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Tradizione e autenticità sono la chiave per creare un'indimenticabile esperienza di viaggio da un servizio sulla Fiera TTC di Rimini su ItalyTravelmore di Celia Abernethy la campagna molisana L'Olio di Flora allo stand Molieasy  alla TTC Fiera di Rimini Michelino Lucarelli of La Piana dei Mulini in Molise holds up a tray of freshly cut bread drizzled with golden olive oil as if it were a holy offering. “Taste this!” he insists. Before I put the slice in my mouth, he stops me, “Smell it!” I dutifully follow his instructions and get a nose full of earthy olive aroma. Both my eyebrows raise as I eat. “Mmmm!” is all I can say with my mouth full. He says “That is the fragrance of my land!” There’s a video running on a flat screen tv showing men and women working in a field. Another scene shows women and children crafting handmade carpets, there’s a scene of a local festival followed by pictures of romantic farmhouses that have been converted into hotels a

Le proteine nobili date dai legumi, in Italia e in Europa, arrivano da altri mondi

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    i fagioli di Acquaviva d'Isernia                           Fagioli  della Paolina di Riccia  con rape e L'Olio di Flora I ceci di Andrea Albino di Montorio nei Frentani AddThis Sharing Buttons Share to Più… Share to Facebook Share to Twitter e to LinkedIn Share to Google+ Share to Un tempo (fino agli '60) eravamo, con 640.000 tonnellate, produttori di legumi secchi ( fagioli, fave, ceci, lenticchie, piselli ), poi abbiamo cominciato ad abbandonare queste colture fino ad arrivare a 135.000 tonnellate, nel 2015, il punto più basso raggiunto. In poco più di cinquant'anni una perdita di produzione pari all'81%. Nel 2016 è iniziata la ripresa e, nell'arco di due anni, siamo risaliti a 200.000 tonnellate di legumi secchi, ciò che ci porta ad occupare l'8° posto in Europa.  Nonostante questa ripresa , l'Italia e l'Europa, continuano ad essere fortemente dipendenti dalle importazioni di tutti i legumi se