Le bandiere della Stranieri oggi non sono a mezz’asta

di Tomaso Montanari- @tomasomontanari
"... L’indizione di un lutto nazionale per la morte di un ex presidente del consiglio, che non sia stato in seguito presidente della Repubblica, non ha alcun precedente. È dunque una scelta politica, non istituzionale. A questa scelta io ne oppongo una che, invece, non è affatto politica, ma puramente istituzionale. Berlusconi è stato condannato con sentenza passata in giudicato per frode fiscale: cioè per aver sottratto fraudolentemente soldi alla cassa comune del popolo italiano. Una colpa gravissima per tutti: ma imperdonabile per un uomo delle istituzioni. Per questo è decaduto dal Parlamento della Repubblica: una clamorosa sanzione del suo aver ‘servito’ le istituzioni senza disciplina né onore. Basterebbe questo a rendere intollerabile questo lutto nazionale senza precedenti. Ma come dimenticare i conclamati rapporti con Cosa nostra? Una macchia immensa, sufficiente a rendere impensabili – in qualunque paese civile – onori pubblici che imbrattano la nostra immagine, e distruggono la nostra credibilità agli occhi del mondo. Infine – perché, appunto, non voglio e non posso in questa veste dare giudizi politici – il rapporto di Berlusconi con le donne: cosa dovrebbero pensare le colleghe, e ancor più le studentesse, della mia università, varcandone la soglia sotto bandiere a mezz’asta in onore di chi ha violato sistematicamente la dignità e la parità del corpo e della persona delle donne, ridotte a oggetto da comprare e vendere? Ho avuto la notizia della scomparsa di Berlusconi scendendo dal podio dell’Università Complutense di Madrid, dal quale avevo appena pronunciato la prolusione inaugurale del convegno annuale di tutti gli storici dell’arte spagnoli: ma, da lì in poi, nei momenti sociali abbiamo parlato solo di Berlusconi. Nessuno dei colleghi si capacitava di come si potesse anche solo pensare di tributare onori di Stato a una figura come la sua: «che Stato è, quello italiano?», mi chiedevano. L’unica risposta che posso dare è attraverso questa scelta dettata da un altro senso dello Stato. In queste ore il tricolore del Risorgimento, della Resistenza, dell’articolo 12 della Costituzione viene costretto ad inchinarsi di fronte al padrino dell’attuale governo. Fa venire le vertigini pensare a tutti coloro che sono morti ‘per’ quella bandiera, se ci si sofferma a considerare il fango nella quale viene ora trascinata. La procura antimafia, le procure, i tribunali, le sedi dell’Agenzie delle Entrate… oggi tutte le istituzioni della Repubblica sistematicamente disprezzate da Berlusconi sono costrette a rinnegare simbolicamente se stesse, omaggiandolo. È lo Stato che viene piegato e umiliato: e allora scegliere di dire di no, significa difendere (nel nostro piccolissimo) la dignità dello Stato. Significa compiere una scelta per le istituzioni, mentre a Roma le istituzioni vengono tradite dall’interno. Significa rendere visibile il fatto che una piccola università si riconosce in un’altra idea di Stato: quella della Costituzione repubblicana (che Berlusconi definiva «sovietica»). In quella università abbiamo dedicato dodici aule ai pochi professori che nel 1931 si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. E, in questi giorni, ammiriamo profondamente il pugno di storici dell’arte russi che si oppone a Putin che sposta d’imperio, mettendolo al servizio della guerra, il sommo capolavoro dell’arte russa, la Trinità di Rüblev: sia i primi che i secondi hanno detto no pesanti, costati ai primi il lavoro, e ai secondi forse anche di più. Come avremmo fatto, allora, a non dire questo «preferirei di no», tanto più piccolo e innocuo, senza provare vergogna?..."

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