PARADISO
Bisogna farsi una ragione e sapere che i venti non sono accettati, soprattutto da chi non ne capisce il significato e la utilità. La voglia di correre e di cambiare; spazzare via tutto ciò che non serve (soprattutto la polvere) o è vicino alla fine; scuotere le persone che tendono ad assopirsi e, così, infastidire, rappresentano il significato. Se questo è il significato, la sua utilità, come non tutti, purtroppo, sanno, è nella loro capacità di stimolare la riproduzione delle piante note come “anemofile” e, così, dare nuova vita a chi della vita ha bisogno e la vive, con i sogni e le idee, nel rispetto degli altri, senza alcuna strumentalizzazione.
I venti sono versi di quella stupenda poesia che è la natura.
Ieri non eravamo dalle parti di Larino, sostituiti dalla nostra amica “maiellèse”, il vento che viene da ovest e, passando sulle cime della dolce Maiella, si carica del freddo assorbito dalla neve e dal ghiaccio. Abbiamo però saputo di quello che è successo la mattina, con l’incontro nella sala giunta del Palazzo ducale con il vescovo della Diocesi di Termoli-Larino, che dava il via alla sua visita pastorale, e di quella che è successo la sera con la seduta monotematica sull’ospedale, convocata ( ci dicono che è la quarta volta) dall’opposizione e, soprattutto, da Larino viva che più ci assomiglia.
Un incontro importante per il significato alto che la Chiesa dà alla visita pastorale e per il fatto che ha preso inizio con un confronto con i rappresentanti dei cittadini di Larino, i consiglieri comunali.
Ha fatto bene chi ha sottolineato il ruolo della Chiesa e dei suoi pastori nel corso dei secoli che hanno segnato la città di Larino; chi si è augurato che la visita diventasse, dopo tanto sienzio, occasione per valutare le ferite di una comunità e i rischi che essa corre con l’accentramento del Molise in solo quattro o sei comuni e, di contro, l’abbandono dei rimanenti 130 o 132 paesi che del Molise rappresentano la vera identità; con la caduta del nucleare o di altre schifezze e bombe ecologiche; la privatizzazione dell’acqua; la crisi dell’agricoltura e la fuga dalle campagne; la disoccupazione e la perdita costante del territorio per colpa della cementificazione e della speculazione,; la diffusione della droga e dell’alcolismo e, non ultima, la penetrazione della criminalità organizzata. Ha fatto bene chi si è affidato alla Chiesa ed ha visto in essa l’argine per frenare le barbarie di una società che ha come solo riferimento il “dio” denaro, che sta distruggendo i veri valori per convivere e vivere la città.
Ha mostrato una mancanza di stile il vicesindaco che ha scambiato il luogo dell’incontro in un confessionale.
E poi la sera in Consiglio comunale con il tentativo di una maggioranza, un po’ piccata di fronte all’incalzare dell’opposizione, che non ha saputo mantenere la freddezza che, in passato , le è stata riconosciuta. Alla fine essa ha dovuto prendenre atto del suo fallimento con l’appello alla unità del consiglio, dopo un anno e mezzo che questa unità era stata rifiutata. Un rifiuto che ha portato a peggiorare la situazione, nel momento in cui è sempre e solo l’ospedale di Larino che viene chiamato a pagare un prezzo molto alto, perché mal difeso da Giardino attento a non disturbare troppo il manovratore, e dal suo vice Quici, che l’ospedale lo usa solo per passeggiare nei giorni di pioggia o di troppo vento, come oggi.
Se non fosse un a cosa seria, talmente seria al punto che da essa dipende il presente e, soprattutto, il futuro di Larino e del suo circondario, ci sarebbe, ci dicono i più attenti e informati, da ridere.
Noi, diversamente dal nostro amico, “u faùneie”, che tanto ha preoccupato chi non ha il gusto della ironia e non l’apprezza, siamo più freddi e, come tali, più spietati tant’è che là dove riusciamo ad avere più spazio e più forza, costringiamo le persone ad attaccarsi a qualsiasi palo pur di non rischiare di cadere e, a volte, perfino di volare.
A voreie
Larino venerdì 08.01.10
I venti sono versi di quella stupenda poesia che è la natura.
Ieri non eravamo dalle parti di Larino, sostituiti dalla nostra amica “maiellèse”, il vento che viene da ovest e, passando sulle cime della dolce Maiella, si carica del freddo assorbito dalla neve e dal ghiaccio. Abbiamo però saputo di quello che è successo la mattina, con l’incontro nella sala giunta del Palazzo ducale con il vescovo della Diocesi di Termoli-Larino, che dava il via alla sua visita pastorale, e di quella che è successo la sera con la seduta monotematica sull’ospedale, convocata ( ci dicono che è la quarta volta) dall’opposizione e, soprattutto, da Larino viva che più ci assomiglia.
Un incontro importante per il significato alto che la Chiesa dà alla visita pastorale e per il fatto che ha preso inizio con un confronto con i rappresentanti dei cittadini di Larino, i consiglieri comunali.
Ha fatto bene chi ha sottolineato il ruolo della Chiesa e dei suoi pastori nel corso dei secoli che hanno segnato la città di Larino; chi si è augurato che la visita diventasse, dopo tanto sienzio, occasione per valutare le ferite di una comunità e i rischi che essa corre con l’accentramento del Molise in solo quattro o sei comuni e, di contro, l’abbandono dei rimanenti 130 o 132 paesi che del Molise rappresentano la vera identità; con la caduta del nucleare o di altre schifezze e bombe ecologiche; la privatizzazione dell’acqua; la crisi dell’agricoltura e la fuga dalle campagne; la disoccupazione e la perdita costante del territorio per colpa della cementificazione e della speculazione,; la diffusione della droga e dell’alcolismo e, non ultima, la penetrazione della criminalità organizzata. Ha fatto bene chi si è affidato alla Chiesa ed ha visto in essa l’argine per frenare le barbarie di una società che ha come solo riferimento il “dio” denaro, che sta distruggendo i veri valori per convivere e vivere la città.
Ha mostrato una mancanza di stile il vicesindaco che ha scambiato il luogo dell’incontro in un confessionale.
E poi la sera in Consiglio comunale con il tentativo di una maggioranza, un po’ piccata di fronte all’incalzare dell’opposizione, che non ha saputo mantenere la freddezza che, in passato , le è stata riconosciuta. Alla fine essa ha dovuto prendenre atto del suo fallimento con l’appello alla unità del consiglio, dopo un anno e mezzo che questa unità era stata rifiutata. Un rifiuto che ha portato a peggiorare la situazione, nel momento in cui è sempre e solo l’ospedale di Larino che viene chiamato a pagare un prezzo molto alto, perché mal difeso da Giardino attento a non disturbare troppo il manovratore, e dal suo vice Quici, che l’ospedale lo usa solo per passeggiare nei giorni di pioggia o di troppo vento, come oggi.
Se non fosse un a cosa seria, talmente seria al punto che da essa dipende il presente e, soprattutto, il futuro di Larino e del suo circondario, ci sarebbe, ci dicono i più attenti e informati, da ridere.
Noi, diversamente dal nostro amico, “u faùneie”, che tanto ha preoccupato chi non ha il gusto della ironia e non l’apprezza, siamo più freddi e, come tali, più spietati tant’è che là dove riusciamo ad avere più spazio e più forza, costringiamo le persone ad attaccarsi a qualsiasi palo pur di non rischiare di cadere e, a volte, perfino di volare.
A voreie
Larino venerdì 08.01.10
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