Andremo a votare, malgrado il Rosatellum
di
Umberto Berardo
È finita una campagna elettorale telecratica, sinceramente lunghissima, noiosa, paradossale ed in taluni casi perfino blasfema.
È finita una campagna elettorale telecratica, sinceramente lunghissima, noiosa, paradossale ed in taluni casi perfino blasfema.
Affermiamo
in premessa che il 4 marzo ci recheremo al seggio elettorale per esprimere,
nonostante tutto, un voto che sia il più possibile legato ai principi che
guidano la nostra umile esistenza ed alle opinioni nelle quali ci riconosciamo
per disegnare una società a misura dei diritti di ogni essere umano.
Lo
precisiamo nella speranza che nessuno voglia incasellarci tra i qualunquisti o
peggio ancora tra i disfattisti.
Andremo
a votare malgrado il sistema di legge elettorale e tutto il degrado di una
politica che davvero non riesce a ritrovare la vera funzione che le compete.
Dunque
è finito il teatrino grottesco di una campagna elettorale da parte di chi, pur
navigando a fatica in un oceano in tempesta in cui si rischia di affogare,
finge di volare sereno in un cielo illuminato dal sole.
Non
ci è mai capitato come questa volta di leggere quasi tutti i programmi
elettorali. Vi
abbiamo trovato proposte decenti, talora accettabili, ma anche di un
genericismo sconcertante e qualche volta perfino delirante.
C'è
anche un'indeterminatezza e schematicità spesso voluta da parte di forze
politiche che cercano di pescare nel torbido voti da ogni parte.
Con
le dovute e rarissime eccezioni, anche in questa direzione purtroppo si opera
secondo le logiche di un sistema verticistico dove le linee programmatiche
vengono calate dall'alto senza alcun coinvolgimento nell'elaborazione almeno
degli iscritti alle forze politiche ed un confronto democratico per revisioni
ed integrazioni.
Lasciando
perdere tutti i grandi temi che riguardano le forme di vita associata a livello
locale, nazionale ed internazionale sui quali è difficile seguire la lettura di
programmi spesso molto problematici, ci chiediamo quale credibilità possano
avere ad esempio partiti e movimenti che negli ultimi anni hanno elaborato ed
approvato un numero incredibile di leggi elettorali sideralmente lontane da
ogni concetto accettabile di democrazia, che mandano gli italiani a votare con
l'attuale Rosatellum e contestualmente già sostengono di volerlo cambiare e poi
non scrivono una riga nei loro programmi su qual è la loro concezione di
partecipazione al voto da parte della popolazione.
Si
capisce come tutto questo sia illogico, bizzarro se non addirittura insensato.
C'è
perfino chi presenta proposte fuori da ogni logica di bilancio come specchietti
per le allodole, chi vorrebbe portare a fondamento delle proprie tesi simboli
religiosi che tra l'altro ne sono lontanissimi e chi ancora predispone consigli
dei ministri già pronti, ma anch'essi tirati fuori, in modo verticistico e
senza alcun confronto con la base, come i conigli dal cilindro del mago.
Ora
in questi giorni di silenzio alla propaganda speriamo che gli elettori isolino le presenze
interessate di chi, legato ai feudi elettorali, nega il voto di opinione e
continua il "mercato delle vacche" per tutelare interessi personali,
familiari o di gruppo.
Se almeno in questo senso la libertà di voto
non verrà coartata, andare a votare potrà avere un senso.
Ci
auguriamo infine che il mondo intellettuale ed associazionistico, che pure in
questa fase è riuscito a produrre delle riflessioni interessanti, sappia
muoversi per il futuro non solo su forme democratiche di controllo del potere e
di elaborazione di idee, ma anche sulla strada d' innovazione dalla base di una
politica che rischia ancora di percorrere sentieri desueti.
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