La piazza: nascita, sviluppo e funzioni

di Umberto Berardo

Abbiamo appena finito di leggere il saggio " Piazze in piazza" di Giampiero Castellotti edito da Spedizioni Editrice di Roma.

Si tratta di un volume che consigliamo caldamente di leggere a quanti sentono la necessità di entrare nella comprensione della nascita, del ruolo e della funzione della piazza nel corso della civiltà umana.

È un libro che vedremmo benissimo nelle biblioteche scolastiche e come testo in adozione per un progetto di ricerca sul tema illustrato.

L'idea dell'autore su una ricerca molto ambiziosa relativa ad  un tema così interessante prende corpo attraverso una trattazione ampia ed articolata che si sviluppa sul piano storico, sociologico, architettonico, politico, sociale ed antropologico.

La trattazione, molto accurata e scientificamente ineccepibile, utilizza un linguaggio ricco, elegante, raffinato, specifico e volutamente ricercato che dall'autore viene spalmato in periodi fluidi e scorrevolissimi che rendono la lettura assai piacevole.

L'orizzonte culturale vastissimo in cui si muove Castellotti è desumibile non solo dalla vasta bibliografia posta in fondo all'opera, ma soprattutto dalle innumerevoli citazioni di autori  nell'esposizione dell'indagine da lui condotta.

Già nell'introduzione si esprime la convinzione che "la piazza come estensione collettiva, come proiezione pubblica delle nostre individualità, come dimensione politica della nostra esistenza" sarà il luogo che "raccoglierà l'opposizione alla volatilità ed all'imbarbarimento dei nuovi poteri subdoli ed incorporei gestiti dai padroni del denaro".

È proprio da questa persuasione che l'autore imposta il tema partendo nel primo capitolo, da un taglio squisitamente sociologico, in cui si analizzano gli aspetti attuali delle piazze virtuali e di quelle reali nelle funzioni positive e nei limiti, ma anche nell'osmosi reciproca.

Due affermazioni colpiscono subito: la piazza è sicuramente lo spazio più consono alle relazioni umane e sociali, ma rappresenta anche "il passaggio obbligato per il recupero della sovranità popolare".

Si apre poi, con la parte II e III, una trattazione storica sulla nascita della piazza presso le prime civiltà, ma anche sul suo valore simbolico e metaforico, ma soprattutto nelle sue funzioni reali come luogo in cui si formano idee, si costruiscono progetti, si alimentano tensioni e confronti, ma si prendono anche decisioni importanti per la comunità.

Il volume diventa anche l'occasione per affrontare sul piano storico, filosofico e sociologico tutta una serie di eventi che hanno avuto luogo nella piazza e che sono particolarmente vicini al vissuto dell'Italia e dell'Europa.

Occuparsi della funzione e dell'uso della piazza nelle diverse epoche storiche non è un pretesto, perché è proprio questo l'argomento del volume, ma l'autore allarga la trattazione a temi di respiro storico importantissimi come ad esempio le rivoluzioni del 1848, le manifestazioni del 1968, le istanze "difformi, dissonanti, spesso totalmente contrapposte" di Piazza San Giovanni in Laterano o la prima festa del lavoro del 1891 a Santa Croce in Gerusalemme.

 Il saggio è anche un'occasione preziosa per affrontare in maniera egregia taluni problemi sociali e culturali di grande rilevanza come la diffusione sproporzionata di veicoli privati rispetto all'anacronistico sistema di trasporto pubblico su gomma e rotaia o l'insieme delle questioni legate alla "piazza telematica", ai centri commerciali o agli stadi.

Su tali aspetti innovativi del vivere comune l'autore cerca di riflettere analizzandone utilità e limiti, ma tentando anche di esplicitarne l'ottimizzazione delle funzioni di carattere relazionale, culturale, sociale e ricreativo.

L'analisi parte dalla piazza come luogo privilegiato della dimensione collettiva di un popolo rispetto a quella individualistica, ma non esclude da tale funzione luoghi diversi, capaci allo stesso modo di costruire relazioni umane positive, purché se ne sappiano ottimizzare per il bene comune il ruolo, gli scopi e le funzioni.

Abbiamo sottolineato l'aspetto di analisi storica del saggio di Giampiero Castellotti, ma ce n'è un altro della stessa rilevanza che è quello di carattere sociologico e politico, presente soprattutto nelle parti I e V dell'opera.

È qui che l'autore analizza in maniera articolata lo stabilirsi di diverse relazioni sociali e di nuovi contatti di relazione umana in un processo di globalizzazione in cui tendono a prevalere " le esperienze mediate e virtuali su quelle dirette all'interno di internet, ma anche nei cosiddetti non luoghi in cui quasi sempre si tende a diventare utenti di consumi indotti più che soggetti in interazione" autentica.

 Oggi c'è come la sensazione che gli individui stiano rifluendo nel privato, abbandonando così gli aspetti relazionali capaci di costruire umanità solidale. Lo desumiamo ad esempio dall'assenza nelle piazze reali o virtuali di quel popolo pacifista che negli anni di fine ' 900 portava la sua voce forte contro la violenza e la guerra.

Non sappiamo se la nostra è l'epoca della "post" o della "iper" modernità, come titola uno dei paragrafi finali del libro di Castellotti; è certo comunque che viviamo una crisi antropologica di principi e valori che vanno assolutamente rifondati per ridare significato all'esistenza ed ai luoghi del vivere comune.

Il saggio "Piazze in piazza" contribuisce sicuramente in modo utilissimo a tale scopo.

La conclusione dell'autore è che occorre ricreare una " dimensione sociale dello spazio" in un equilibrio tra forma fisica ed aspetto estetico, sociale, affettivo, fruitivo ed emozionale della piazza che non può essere spazio massificato, ma che deve diventare luogo d'incontro, di confronto e di elaborazione culturale, capace così di restituire a tutti il senso della comunità.



       










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