Le uve storiche friulane salvate dall’oblio
Prima vendemmia degli 22 biotipi impiantati a Spessa di Cividale del Friuli
Sono 22 i biotipi di quattro diverse varietà autoctone di
vite salvate dall’estinzione, risanate, impiantate a Spessa di Cividale, i cui
primi grappoli sono appena stati raccolti. Il tutto, grazie alla progettualità
messa in campo, a partire dal 2006, dal Consorzio di tutela vini dei Colli
orientali del Friuli-Ramandolo, in collaborazione con l’Università di Udine,
alcuni liberi professionisti e con il supporto della Comunità montana
Torre-Natisone, della Regione Friuli Vg e dei Vivai Cooperativi di Rauscedo.
«Ancora una volta i Colli Orientali hanno dimostrato di
essere all’avanguardia, in regione, nell’attività di ricerca vitivinicola», sottolinea
il presidente consortile, Pierluigi Comelli. «Questo progetto ha
un’importanza rilevante per il territorio poiché è indirizzato alla
salvaguardia della biodiversità del vigneto».
Il Progetto “Selezione Colli Orientali”, infatti, ha lo
scopo di verificare la fattibilità della selezione massale conservativa della
vite, applicata ai vitigni autoctoni, per ottenere produzioni di qualità, nel
rispetto dell’ambiente e della tradizione, e rappresenta un esempio concreto di
tutela della biodiversità, sostenibilità ambientale e valorizzazione delle
qualità territoriali.
Il Progetto si è articolato in una serie di fasi precise:
reperimento di vigneti storici (impiantati in data antecedente al 1945) di
Tocai friulano, Verduzzo friulano, Refosco dal peduncolo rosso e Refosco di
Faedis; loro monitoraggio per tre anni, cui è seguita la propagazione delle
viti migliori, secondo i criteri della selezione massale. Nella primavera 2010
sono stati messi a dimora i nuovi impianti (con viti provenienti dagli antichi
vigneti di 10 diversi comuni della provincia di Udine), recentemente presentati
al pubblico al momento della loro prima vendemmia a cui hanno partecipato,
oltre a Comelli, anche il vicepresidente della provincia di Udine e assessore
all’agricoltura, Daniele Macorig e il preside della Facoltà di Agraria
dell’Università di Udine, Roberto Pinton.
Al momento della presentazione, l’agronomo Giovanni Bigot ha
sottolineato l’importanza della variabilità genetica del vigneto come matrice
di vini dalla personalità particolare; il collega Carlo Petrussi ha posto
l’accento sul profilo “storico” del Progetto, mentre Paolo Ermacora,
dell’Università di Udine ha evidenziato il lavoro svolto in campo di
miglioramento sanitario delle vecchie viti. Il tecnico del Consorzio, Francesco
Degano, infine, accompagnato i partecipanti in vigneto presentando uno per uno
i biotipi messi a dimora.
----------------------------
Studio
Giornalisti
Commenti
Posta un commento