PARLA ITALIANO L’OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA

In Austria e Germania


L’occasione del viaggio mi è stata data dal progetto “Arca degli oli dop e igp”, voluto dall’Ente Di Vaira e sostenuto dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, con la collaborazione dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, di Pandolea ( le donne dell’olio), ed il concorso “ Sirena d’Oro di Sorrento”, l’unico di livello nazionale riservato ai soli oli dop e igp.
Una settimana lontano dal Molise, con una prima tappa a Padova per salutare il bravo Ubaldo, proprietario di un ristorante con ottima cucina a base di pescato, “Donna Irene”, non lontano dalla Basilica del Santo, con un bellissimo giardino lungo uno dei tanti canali che attraversano questa stupenda città ricca di storia, di arte e di cultura.
Ubaldo è un appassionato del suo lavoro, profondo conoscitore di vini, che è arrivato a Padova dalla Sicilia, e, che, a Padova, si è fermato grazie all’incontro con la attuale moglie, alla quale ha dedicato il ristorante che dirige con grande sapienza e maestria.
Da qui il suo interesse, oltre che per i vini, anche per gli oli e gli abbinamenti con i delicati piatti di una cucina marinara; per l’organizzazione nel suo ristorante, all’inizio dell’estate, di un seminario, rivolto ad un pubblico selezionato, sugli oli dop e igp, e di una degustazione guidata.
Il giorno successivo, dopo una breve sosta a Palmanova, la città stellare che l’Unesco ha dichiarato un bene dell’umanità, per un abbraccio al mio caro amico di sempre, Mimì, anche lui di Larino, patria dell’olio “Gentile”, l’incontro con Andrea Cecchini, nella bellissima Cividale del Friuli, che ben conserva la memoria dei Longobardi.
Andrea, fino a qualche tempo fa promotore instancabile, per conto delle istituzioni regionali, dell’enogastronomia friulana, è oggi un intraprendente imprenditore, oltre che gestore di un bar storico, il “Caffè S.Marco”, nel centro di Cividale che, con il suo bellissimo chiostro ben si presta ad un incontro sugli oli dop e igp.
L’entusiasmo di Andrea, dopo quello di Ubaldo a Padova, mi fa capire che anche in questo angolo del nord – est, dove l’olivo colora, da sempre, particolari paesaggi agrari, come quelli dei Colli Euganei o del Lago di Garda, nel Veneto, e di S.Dorlingo della Valle alle porte di Trieste o di Palazzolo della Stella e di S.Giovanni al Natisone, in provincia di Udine, è cresciuto molto l’interesse per l’olio extravergine di oliva. Una conferma che mi viene anche da Alessandro, mio prezioso compagno di viaggio, autore, nel Molise, di grandi oli ed esperto degustatore.
Salutato con grande affetto Andrea, conosciuto, anni fa, come primo degustatore di miele in Italia, partenza per l’Austria, nella regione confinante, la Carinzia, che, con il Friuli, ha molte affinità.
L’appuntamento è con Hans Krainer, proprietario di un piccolo albergo – ristorante, l’”Herrenhause, nella piazzetta principale di Strassburg, un piccolo centro dominato da un bellissimo castello medievale, lungo il fiume Gurck, coperto da una folta vegetazione, non lontano dalla cittadina omonima, sede di una bellissima cattedrale dedicata a Santa Emma e, fino a non molti anni fa, sede anche della Diocesi della Carinzia.
Con Hans ho concordato, per il giorno successivo, un incontro con un gruppo di opinion leaders, per la presentazione del progetto “Arca” e la degustazione di alcuni oli dop.
Una bella serata che raccoglie l’attenzione dei presenti, a dimostrazione di un grande interesse, testimoniato anche dalle tante domande, a me ed a Alessandro, circa l’origine degli oli e i caratteri organolettici di quelli degustati. Un segnale importante che mi fa capire che si va oltre la pura e semplice curiosità, ma che si vuole entrare nel merito dei valori che l’olio extravergine di oliva esprime con i suoi territori di origine.
Interesse che, qui, non avevo notato lo scorso anno, in occasione di un’altra degustazione.
Per avere la conferma che il cambiamento non è solo una mia sensazione, ma che, a distanza di poco tempo, è l’atteggiamento del consumatore di lingua tedesca nei confronti dell’olio extravergine che è cambiato, con un interesse fortemente esplicitato, devo aspettare i due giorni in programma a Monaco di Baviera, in Germania, con la mostra “olio 2006”.
La mattina successiva partenza per Monaco, scegliendo di attraversare due famose montagne, che, con la neve, danno l’impressione di due enormi lenzuole stese al sole di maggio.
La giornata è stupenda, e stupendi sono i paesaggi che si riesce a fissare lungo il cammino.
La prima fermata a Salisburgo per una visita alla città natale di Mozart, dove, insieme ad un’aria primaverile, si respira cultura e storia, e, nelle strette viuzze, il profumo di una cucina, in piena attività all’interno dei ristoranti e dei piccoli alberghi, che sembrano ricamati per quanto sono belli.
Il sole fa impazzire i tedeschi e li rende allegri, sorridenti, sulle biciclette che saltano da un marciapiede ad un altro, dentro le strette piste ciclabili; mentre escono, come accecati, dalle mille stazioni della metropolitana o stanno sdraiati sui ciottoli del fiume, quasi nudi, con la faccia al sole come fedeli davanti alla statua del proprio santo.
Il tempo di una doccia e della sistemazione della valigia in albergo e, poi, subito fuori sul grande viale, per vivere con Giorgia, giovanissima filosofa di Padova, a Monaco per conseguire il dottorato di ricerca, le ultime ore di sole e di luce della giornata, nel cuore della città, tra i banchi del vecchio mercato ed al tavolo della gelateria che guarda il bellissimo Palazzo del Governo.
Giorgia conferma la mia impressione di un interesse nuovo dei tedeschi per l’olio extravergine di oliva e per alcuni prodotti, la mozzarella, e piatti che fanno dell’olio un protagonista, in particolare la bruschetta con il pomodoro, la caprese, l’insalata di rucola.
Fondamentale il ruolo della ristorazione italiana che, qui a Monaco, è diffusa sia nel centro della città, ma, ancor più, nella periferia e nei piccoli centri che sono lungo le grandi vie di comunicazione. Fondamentali, anche, le tante iniziative messe in piedi con lo sviluppo di un binomio perfetto qual è stato, ed è, “Vino e Turismo”, che ha fatto nascere il piacere di scoprire e vivere i tanti territori, di cui il vino è il testimone incontrastato e tutto ciò che la tavola, con il vino, propone.
Un insieme di profumi e di colori che, quì, portano a sognare il sole anche quando il sole non c’è.
A convincermi è Benigna Mallembrein, quando mi parla dell’entusiasmo dei suoi amici e dei suoi parenti per l’olio e la cucina italiana, dandomi subito una prova con l’invito a cena a casa dei suoi cugini e le espressioni di meraviglia alla degustazione di un “leccino”, ricco di sentori sottili, delicati, su fette di pane, abbrustolito nell’angolo di un bellissimo giardino coperto da alti faggi.
Comincio a rendermi conto che c’è una grande voglia di olio e che l’olio di qualità piace, in pratica “scorre liscio” sulla lingua tedesca, anche perché, è convinzione diffusa, fa davvero bene alla salute.
Per un giudizio definitivo è utile aspettare cosa succede nei due giorni della mostra “Olio 2006”, che inizia il giorno dopo. Il tavolo prenotato è ancora da allestire con le pubblicazioni; gli oli dop e igp, messi a disposizione dalle aziende e dal concorso “Sirena d’oro di Sorrento”; il materiale di presentazione dell’Ente Di Vaira e la mostra dei cinque oli della sua Fattoria, la più grande del Molise, compresi tre aromatizzati al limone, al rosmarino ed al peperoncino.
Benigna Mallembrein, brava giornalista e grande organizzatrice, prende in mano la situazione, ancor prima dell’apertura della mostra, cominciando a spiegare i caratteri organolettici, le origini ed il significato della dop e della igp, soprattutto per ciò che riguarda la garanzia della qualità, e, con il suo sorriso, attira i visitatori, e, li incanta quando li guida nella degustazione.
Mi rendo conto, ben presto, che la mia presenza non è necessaria e così ne approfitto per salutare Marco Oreggia, giornalista, autore della prima e più importante guida “l’ extravergine” e, poi, per dare inizio ad una visita attenta ai 111 tavoli allestiti nei tre ambienti della vecchia cantina. La mia soddisfazione quando conto che 57 di questi tavoli sono occupati da aziende provenienti dalla gran parte delle regioni italiane; che sono circa 150 gli oli italiani in degustazione; che l’immagine è quella di piccole e medie aziende, molte delle quali orgogliose di mettere in mostra menzioni e premi ricevuti in questo o quel concorso; che gli altri paesi produttori sono presenti tutti, ma che a fare da padrone è la presenza dell’olivicoltura italiana, con il suo ricco patrimonio di qualità e di diversità.
Un abbinamento che solo il nostro Paese può mostrare, grazie alla ricchezza del suo patrimonio varietale e dei suoi territori, con la possibilità di offrire caratteri organolettici differenti che, se scelti con cura e sapienza, hanno la capacità di esaltare ancor di più il gusto, che poi, nel caso dell’olio, non è altro che la sintesi delle emozioni, espresse da questo o quel piatto.
Un segnale positivo quello lanciato dalla mostra “olio 2006”, con un mercato dalle grandi potenzialità, animato da un consumatore che vuole sapere tutto di un prodotto che piace molto, e convince, quando esprime storia e cultura, richiama ambienti e paesaggi, dà il meglio delle sue caratteristiche organolettiche, e riporta ad una cucina che affascina per la sua semplicità.
Il consumatore di lingua tedesca è un amante della buona tavola ed ha cultura e possibilità di spendere, tanto più quando sa che un prodotto giova alla sua salute.
Un elemento fondamentale per capire che questo consumatore ha bisogno di assoluta garanzia della qualità e che l’offerta di una garanzia è prioritaria per avviare rapporti commerciali stabili.
Sta quì la grande opportunità della nostra olivicoltura con i suoi trentasette riconoscimenti dop e la sola igp “toscana”, un patrimonio consistente per garantire il consumatore della qualità dell’origine e per evitare quello che è successo con il vino, proprio su questo mercato, con non poche aziende, senza scrupoli, che hanno creato molti dubbi e tanta disaffezione nel consumatore tedesco, con la conseguenza di far perdere al vino il primato delle nostre esportazioni in Germania.
Sta qui, anche, la necessità di una programmazione delle iniziative di comunicazione e di valorizzazione dei nostri oli, soprattutto dei quelli dop e igp, preoccupandosi di dare ad essa la dovuta e necessaria continuità. In questo senso il progetto “Arca” e la decisione di una programmazione di nuovi incontri, già alla fine di giugno.
Personalmente posso dire che sono state tante le emozioni e che la stanchezza è stata pienamente assorbita dal piacere di tanti incontri; la bellezza dei posti; il bel tempo e, ancor più, dalle mille attenzioni per i nostri grandi oli, che aprono a nuove prospettive la nostra olivicoltura, così difficile, ma oggi più che mai importante per la nostra agricoltura, tanto più quella delle aree interne.
Pasquale Di Lena

Commenti

Post popolari in questo blog

Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch

Un pericoloso salto all'indietro dell'agricoltura

La tavola di San Giuseppe