Messaggio di fine anno, Mattarella vola alto
di Umberto Berardo
Quando intorno alla mezzanotte del 31 dicembre ho sentito anche nella piccola comunità in cui
vivo i fuochi d’artificio per salutare il nuovo anno mi sono chiesto se all’orizzonte ci fossero dei
motivi per festeggiare.
Il 2023 ci ha lasciato alle spalle macerie materiali ma soprattutto umane che faremo fatica a
dimenticare.
Abbiamo vissuto giorni difficili in cui disvalori quali l’individualismo, l’egoismo, la
disuguaglianza, la voglia sfrenata di arricchimento e di potere, la violenza e la guerra hanno segnato
il cammino di individui, gruppi sociali e intere popolazioni.
La distribuzione del lavoro e della ricchezza nel mondo ci pone avanti dati di enorme ingiustizia e
talora di assoluta disumanità.
La continua diffusione dei conflitti armati, alcuni dei quali stanno producendo dei veri e propri
olocausti, come l’assoluta debolezza politica delle organizzazioni internazionali a partire dall’ONU
disegnano un orizzonte davvero oscuro.
Se di fronte alle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica davanti alla Corte Internazionale di
Giustizia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu afferma che la guerra nella Striscia di
Gaza viene condotta con una giustizia e una moralità che non hanno eguali, se in Ucraina le azioni
militari diventano sempre più massicce, se Xi Jinping sostiene che la riunificazione con Taiwan è
una “necessità storica” da ottenere anche con la forza, vuol dire che il futuro della pace sarà ancora
compromesso.
È folle sostenere che la forza bruta possa regolare la vita individuale e collettiva perché, come
sostiene opportunamente David Maria Turoldo, “ogni guerra è sempre un atto contro la ragione”.
In Italia vi sono 5 milioni 674 mila poveri assoluti pari al 9,7% dell’intera popolazione mentre
secondo il Rapporto Caritas su Povertà ed Esclusione Sociale in Italia a rischio povertà ed
emarginazione sociale potremmo avere fra non molto 14 milioni 304 mila persone ossia il 24,4%
della popolazione totale.
Oltre al calo demografico generale nel nostro Paese abbiamo una riduzione notevole della fascia
d’età tra i 18 e i 34 anni che in ventennio ha perso tre milioni di persone.
Il tasso di disoccupazione giovanile è al 21,3% mentre in trent’anni i salari sono cresciuti
pochissimo e d’ora in poi si vedranno pensioni sempre più magre con un aumento dell’età legale per
maturarne il diritto.
Più di sette giovani su dieci sono pessimisti sul futuro relativamente alla situazione economica e
finanziaria dell’Italia, allo stato del clima, al dilagare dei conflitti armati e alla pressione di
movimenti migratori per i quali non si riescono a trovare soluzioni plausibili.
Se dunque lo scenario nazionale e globale non desta ottimismo, abbiamo in ogni caso la necessità
d’individuare un cammino che ci riconduca al senso di umanità, alla pace e alla giustizia sociale.
Le linee di una cittadinanza attiva e responsabile credo le abbia indicate con grande chiarezza il
bellissimo discorso di Sergio Mattarella pronunciato dal Quirinale il 31 dicembre 2023.
Il suo è un appello al Paese il cui testo invito a leggere integralmente perché davvero ha un livello
culturale, politico e umano di grande spessore.
Il Presidente della Repubblica vola alto ignorando intelligentemente le banali polemiche di basso
profilo che attraversano non solo le forze politiche ma talora anche il Parlamento.
Si occupa dei grandi temi che riguardano la possibilità di una convivenza serena e pacifica nella
comunità nazionale e tra i popoli nel mondo.
Invita a superare la violenza che “genera odio e l’odio durerà, moltiplicato per molto tempo,
dopo la fine dei conflitti. La guerra è frutto del rifiuto di riconoscersi tra persone e popoli come
uguali e dotati di pari dignità per affermare, invece, con il pretesto del proprio interesse nazionale,
un principio di diseguaglianza con cui si pretende di asservire, di sfruttare”.
Occorre allora per Mattarella fare sempre più spazio alla cultura della pace che non può essere
neutralità e tantomeno indifferenza.
Aggiunge ancora il Presidente che “per conseguire la pace non è sufficiente far tacere le armi.
Costruirla significa prima di tutto educare alla pace, coltivarne la cultura nel sentimento delle
nuove generazioni, nei gesti della vita di ogni giorno e nel linguaggio che si adopera”-
Il messaggio augurale per il nuovo anno disegna per i giovani il concetto di un amore autentico
che “non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio, ma è ben più che rispetto: è dono,
gratuità, sensibilità.”
Sulla creazione della giustizia sociale Mattarella è chiarissimo nel delineare un’occupazione
lavorativa per tutti che non può essere precaria né iniqua come oggi in cui appaiono con chiarezza
“immani differenze di retribuzione tra pochi super privilegiati e tanti che vivono nel disagio”.
Citando papa Francesco, sostiene che occorre evitare la cultura dello scarto superando le
condizioni di vulnerabilità e di emarginazione per gran parte della popolazione.
Ciò a suo avviso significa che tutti debbano con responsabilità e senso civico “contribuire, anche
fiscalmente” perché “l’evasione riduce in grande misura le risorse per la comune sicurezza sociale
e ritarda la rimozione del debito pubblico che ostacola il nostro sviluppo”.
Bellissimo l’invito a dare speranze ai giovani, ad ascoltare, rispettare e sostenere gli anziani che
con il loro lavoro hanno contribuito al progresso dell’Italia.
Sui mutamenti nella nostra società il Presidente sottolinea in modo forte la necessità che nella
tecnologia si debba “fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana, cioè iscritta
dentro quella tradizione di civiltà che vede nella persona e nella sua dignità il pilastro
irrinunziabile”.
Siamo alla sollecitazione a governare l’intelligenza artificiale evitando che qualsiasi forma di
potere possa condizionare l’informazione e il voto come purtroppo sta già avvenendo.
Pressante l’invito a non lasciarsi prendere dalla rassegnazione e dall’indifferenza, ma a
partecipare attivamente alla vita civile anzitutto con l’esercizio del diritto di voto che deve rimanere
sempre libero da ogni controllo o condizionamento.
Sicuramente ciò non si potrà realizzare senza delle leggi elettorali che garantiscano appunto ai
cittadini una piena libertà di scelta dei propri rappresentanti nelle istituzioni.
Credo poi che il passaggio più forte del discorso dal Presidente sia quello della riaffermazione
delle basi di cui si nutre la nostra democrazia ovvero i diritti fondamentali che, come si precisa, la
nostra Costituzione “riconosce” a ciascuno poiché “i diritti umani sono nati prima dello Stato”.
Mattarella poi conclude il messaggio testimoniando gli esempi con cui tanti italiani hanno
promosso e realizzato questi valori con il loro impegno operoso per migliorare le condizioni del
Paese rendendolo sempre più libero, giusto e democratico.
Davvero credo dobbiamo essere grati al nostro Presidente della Repubblica per queste
considerazioni che possono guidarci nel cambiamento di vita per la creazione di una società con una
qualità di vita più accettabile e una piena giustizia sociale.----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Riporto (mi scuso con l'amico Umberto) il commento di Rete Ambientalista Il primo candidato Attila.
Fuori dal coro unanime ed entusiastico della politica ipocrita e vassalla, non è piaciuto (neanche a noi) il discorso di fine d’anno di Mattarella, per il quale abbiamo ricevuto la prima nomination d’inizio anno per il Premio Attila. L’omaggiato e quasi santificato Presidente ha condannato il terrorismo di Hamas che ha comportato un’operazione militare che ha fatto anche vittime civili. Ha denunciato le guerre e la violenza come mali dell’umanità. Ha auspicato un anno di pace. Non si è udita una sola parola di condanna dello sterminio degli innocenti a Gaza e la richiesta di un cessate il fuoco immediato e duraturo. Men che meno la parola genocidio.
AutoreAdmin
Pubblicato il7 Gennaio 2024
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Il primo candidato Attila.
RispondiEliminaFuori dal coro unanime ed entusiastico della politica ipocrita e vassalla, non è piaciuto (neanche a noi) il discorso di fine d’anno di Mattarella, per il quale abbiamo ricevuto la prima nomination d’inizio anno per il Premio Attila. L’omaggiato e quasi santificato Presidente ha condannato il terrorismo di Hamas che ha comportato un’operazione militare che ha fatto anche vittime civili. Ha denunciato le guerre e la violenza come mali dell’umanità. Ha auspicato un anno di pace. Non si è udita una sola parola di condanna dello sterminio degli innocenti a Gaza e la richiesta di un cessate il fuoco immediato e duraturo. Men che meno la parola genocidio.
AutoreAdmin
Pubblicato il7 Gennaio 2024
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Riporto quanto pubblicato da ReteAmbientalista con l'indicazione del "Primo candidato" al Premio Attila
RispondiEliminaFuori dal coro unanime ed entusiastico della politica ipocrita e vassalla, non è piaciuto (neanche a noi) il discorso di fine d’anno di Mattarella, per il quale abbiamo ricevuto la prima nomination d’inizio anno per il Premio Attila. L’omaggiato e quasi santificato Presidente ha condannato il terrorismo di Hamas che ha comportato un’operazione militare che ha fatto anche vittime civili. Ha denunciato le guerre e la violenza come mali dell’umanità. Ha auspicato un anno di pace. Non si è udita una sola parola di condanna dello sterminio degli innocenti a Gaza e la richiesta di un cessate il fuoco immediato e duraturo. Men che meno la parola genocidio.
Il primo candidato Attila.
RispondiEliminaFuori dal coro unanime ed entusiastico della politica ipocrita e vassalla, non è piaciuto (neanche a noi) il discorso di fine d’anno di Mattarella, per il quale abbiamo ricevuto la prima nomination d’inizio anno per il Premio Attila. L’omaggiato e quasi santificato Presidente ha condannato il terrorismo di Hamas che ha comportato un’operazione militare che ha fatto anche vittime civili. Ha denunciato le guerre e la violenza come mali dell’umanità. Ha auspicato un anno di pace. Non si è udita una sola parola di condanna dello sterminio degli innocenti a Gaza e la richiesta di un cessate il fuoco immediato e duraturo. Men che meno la parola genocidio.
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Pubblicato il7 Gennaio 2024
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