La maggiore età
di Vincenzo Di Sabato
dalla esuberanza di Giovanni Guareschi all’ansia e la speranza d’un maggiorenne dei giorni nostri
Giovanni Guareschi – scrittore, umorista; l’inventore di Peppone e don Camillo – non era un “Chisacchì”, ossia
un cittadino qualsiasi o un elettore che tirava la carretta e pagava le tasse. Era “un uomo coi baffi”, cioè con lo
stemma della signorilità di quel tempo. Si affacciò “ufficialmente” sulla finestra della vita il 1° maggio 1929, nel giorno
in cui espugnò i suoi primi 21 anni. Era questa la tappa che, fino al 1975, formalizzava l’acquisita maggiore età.
Appena l’ebbe conquistata, di buon mattino, sullo slargo di Roccabianca, si proclamò concittadino del Regno
ed schiamazzò: “da adesso posseggo un grosso capitale che nessuna inflazione, nessuna rivoluzione potrà mai
portarmi via: la giovinezza! Da oggi non morirò, neanche se m’ammazzano”. E fu l’oracolo e l’ornamento di tutta la
sua vita: una trentina di libri scritti da lui, tradotti in ottanta lingue; milioni di lettori. Amico di Cesare Zavattini e
Capitano dell’Esercito, fu internato nei Campi Nazisti in Germania e Polonia offrendo lì il suo umorismo salvavita. Al
rimpatrio, cambia faccia e diviene l’impavido litigante per portare avanti il principio di ragionare a tu per tu con la
coscienza, senza filtri né sconti. Scomunicò chiunque avesse osato definirlo “intellettuale”, e prese a battersi contro
orsi “rossi” e balene “bianche”, sgomitando fra la rovente politica di allora. Guareschi fu tanto caro a Papa Roncalli da
essere stato eletto interprete nella insorgente stesura del nuovo “Catechismo per la Chiesa Cattolica”. Ma il
Giovannino, “cun grande umilitate” - e impaurito - declinò l’incarico avuto dall’ancor più umile Giovanni XXIII.
L’uomo coi baffi – modulati e ben ripartiti - chiuse il sipario sul mondo. E, a Cervia il mattino del 22
luglio 1968 riaffacciandosi sulla stessa finestra, esclamò: “che stupenda giornata!”. Pochi istanti dopo
effuse l’ultimo suo sospiro.
A tutti i giovani (divenuti ormai emancipati e maggiorenni al 18° anno), porge in eredità un “Exit”, vale a dire
una uscita di sicurezza per potersi accaparrare un futuro di vita, attraverso l’esercizio della onestà e genialità. Quel
“prontuario” fu recuperato e inserito, nel 2006, in appendice a “I baffi di Guareschi” da Giorgio Torelli che lo
denominò: “S’io fossi…” parafrasando lo scanzonato sonetto di Cecco Angiolieri. Il Torelli volle anche decorare “l’Exit”,
con il seguente e garbato <solfeggio all’onore> firmato dallo stesso Guareschi: “s’io fossi Giovanni - s’ì come sono e fui
- custodirei la dignità delle stellette o quel grado di Capitano; o tutt’e due le cose, come atti dovuti alla memoria di un
italiano che, con le sole risorse dell’ingegno e del carattere, testimoniò la Patria e l’onore grigioverde”.
Un ardito accostamento a Guareschi potrebbe rivelarsi ora con la ricorrenza del 18° anno di Michelangelo
Pistilli – splendido nipote mio - che Il 19 luglio 2024, a Palata, sarà proclamato nuovo cittadino adulto. E, benché sia
trascorso ormai quasi un secolo dal trionfale editto di Giovannino a Roccabianca, restano immutate le stesse ansie e le
stesse speranze di allora. Sicché il neo-maggiorenne, ascoltando il murmure del Biferno dalla pittoresca “Residenza
Alise”, cioè della “Masseria Staniscia”, <scioglierà le vele/ verso il mar della conquista, /pel piacer di porle in lista>. E,
da lì -- fra una cascata d’allegria – tornerà a schiamazzare alla maniera di Guareschi: “Da oggi possiedo anch’io un
grosso capitale che nessuna inflazione, nessuna rivoluzione potrà mai portarmi via: la giovinezza!”.
Michelangelo, dunque, è assetato di infinito. E’ il giovane del buon “volere”, costante negli impegni,
pronto a cooperare per un mondo nuovo. E non solo per sognarlo!
Abusando della nobile tolleranza di Nico, il papà juventino, Michelangelo è anche un cercatore di autenticità
col cuore “neroazzurro”, la cui infezione gli proviene da lontananze remote: dal bisavolo, dal nonno, dallo zio, da sua
madre; e adesso da Fabrizio (meraviglioso fratellino) che già proietta queste vertigini nello spazio. Persino dal
giovanissimo pro-zio il quale, 54 anni fa - chissà - avrà chiesto ed ottenuto “da lassù”, il trucco infallibile per soddisfare
queste sue passioni. E gli dà risposta adesso Quohèle - un cupo sapiente biblico, nemico delle vanità, forse figlio di
Davide, il quale – come fosse un tifoso del pallone nella curva nord, o avesse da sempre conosciute le frenesie di Miki -
con insolito raffinato linguaggio e con il ritornello della gioia - gli porge così, il suo augurio: “Tu, o giovane, sii lieto
nella tua giovinezza e se ne rallegri il cuore. Scaccia via da te la malinconia; rintraccia le strade dai tuoi sogni e
attraversale! Assapora la vita e realizza con fermezza le tue fervidi e sane aspirazioni”. (Qo, 11-9)......
Vincenzo, il suo nonno
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