LA TERRA
La grande madre capace di raccontare storie di milioni e milioni di anni a partire dalla nascita della prima cellula della vita delle piante e degli animali, tra i quali l’uomo, ultimo arrivato, la creatura più recente.
Non ha perso tempo a esprimere la sua mania di potere e di dominio su tutti gli altri esseri viventi, fino ad arrivare ad utilizzare la sua intelligenza e la sua creatività non per rendere felice se stesso e i suoi simili, ma per distruggere senza che ci pensi o se ne accorga il pianeta.
Lo fa con lo sfruttamento di altri uomini per arricchirsi e, sempre per arricchirsi, lo fa con le armi quando dichiara guerra; con le perforazioni alla ricerca di petrolio fino all’ultima goccia, che, quando non riesce a controllare bene i meccanismi che ha inventato, inquina gli oceani e distrugge piante ed animali; con la distruzione dei boschi e, soprattutto, di quel polmone vitale che è l’Amazzonia; con la deviazione dei corsi d’acqua; con l’atomica- non solo bomba ma pure fonte di energia - che, quando non la controlla rischia di limitare e perfino azzerare la vita sul pianeta. Tutto all’insegna del denaro che non risparmia nessuno, tanto da essere eletto unico dio di un mondo che rischia ogni giorno di non avere un domani.
Questo denaro che ha la capacità di assorbire tutti i valori fino a rendere ognuno tanto più povero quanto più si sente più ricco di un bene che, quasi sempre, abbandona il padrone al momento della sua morte per colpa della bara, che non ha tasche o casseforti, e del cimitero, che non fa distinzione tra ricchi e poveri proprio perché il denaro, una volta passato il cancello, non ha più alcun valore e, così il potere. Un bene, quindi, che non dura, fine a se stesso.
Per le ragioni prima accennate, che lasciano preoccupazioni tutte da addebitare all’uomo, questo “Giorno della Terra”, che viene onorato in 192 Paesi del mondo e vissuto con l’idea e il proposito di fare qualcosa per aiutare questa madre di tutte le madri a soffrire meno, non si può considerare un giorno di festa, ma di grande e urgente riflessione, sulla necessità di intraprendere un percorso nuovo, quello che porta ad evitare il baratro.
Una necessità e una urgenza, dicevo, per salvare quello che è possibile salvare ed avere così la possibilità di ricominciare a sperare e sognare; poter vivere e far vivere il valore del rispetto, che, come si può facilmente capire, non è contemplato dal possesso del denaro e dall’abuso di potere.
Lo so che non è per niente facile, ma bisogna provare a vivere fino in fondo l’era che stiamo vivendo, quella della conoscenza, dando gusto ai sogni, essenziali per la progettualità e, operando per ridare vita e spazio alla partecipazione, al dialogo ed al confronto e forza alla democrazia.
Non c’è altra possibilità e, sinceramente, vale proprio la pena provare a fermarsi un attimo per riflettere e capire il valore dello stare insieme, della comunità; quello della diversità di pensiero; della terra coltivata e della professionalità di chi la coltiva, sapendo che la coltivazione della terra ci permette di avere il cibo e, per quanto ci riguarda, ancora di qualità e di tipicità; della ricchezza della biodiversità; della bellezza dei paesaggi e dell’emozione che dà un filo d’erba o il volo di un aquilone.
C’è bisogno di ridare alla politica il potere che le è stato espropriato dallo strapotere della finanza, che è l’unica ad avere oggi la dimensione globale.
Si tratta di affidare all’uomo il compito di rimettere insieme le macerie e di recuperare i cocci per poter guardare lontano ed avere dalla serenità della Terra la risposta ai suoi bisogni, soprattutto a quello della felicità che sta nella cura delle cose semplici che appartengono ad ognuno di noi e non solo a pochi.
È vero che il cielo è coperto di nubi spesse sempre più minacciose di temporali, ma, come si sa, dietro queste montagne di nubi splende sempre il sole. Basta avere l’attenzione necessaria e la pazienza di aspettare, per vederle sparire spinte dal primo vento di tramontana o un delicato grecale.
pasqualedilena@gmail.com
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