Un lungo viaggio veloce
di Nicola Picchione - Dalla rivista Note fotografiche di Giorgio Tani 2018
All’inizio sembra lungo il viaggio poi verso la fine ci rendiamo conto che è stato breve e che forse abbiamo
visto poco di ciò che avremmo desiderato vedere.
Viaggio di distrazione. Non erano le strade, le persone, le case, i prati, le voci e i canti ad essere privi di
attrattive. Eravamo noi troppo distratti. Non abbiamo visto bene, non abbiamo saputo ascoltare. Eravamo
presi dalla voglia di andare avanti in cerca di un tesoro che pure avevamo intorno a noi. Eravamo distratti
dal sogno del domani, dall’azzardo della vita. Così buttiamo il gettone dell’oggi nella bocca del domani. Ci
giochiamo il presente col futuro. Sto parlando della vita.
Quest’anno che ora sta per finire e che segna la mia vita mi sembrava molto lontano quando avevo i
pantaloni corti e giocavo nelle strade polverose sporche e affollate cariche di suoni e di vita. Ora quelle
strade sono pulite asfaltate ma deserte, silenziose; orfane delle voci degli artigiani, del battere del martello
sull’incudine, della sega del falegname, degli zoccoli degli asini. Orfane delle grida dei bambini che
giocavano su quella polvere. Deserte le strade chiuse le botteghe abbandonati i campi. Ogni tanto qualche
auto sfreccia veloce come inseguendo il tempo, ignorando le persone.
Una fuga è la vita: una fuga dalla vita stessa. La consumi come se non dovesse mai finire. Il tempo tradisce,
non ti affronta a viso aperto. Ogni giorno lentamente, senza che tu te ne possa accorgere lui tesse la sua
tela e ti imprigiona. Ti rode le ossa, ti scava la pelle. Solo dopo scopri che eri bello quando ti vedevi brutto,
che eri forte e potevi correre e saltare. Ogni giorno ti sembrava banale, non ne godevi. C’era musica nella
vita e tu non l’ascoltavi, non danzavi con quella musica. Ti bastava il sorriso del domani.
Siamo ingordi di vita ma troppo spesso la riempiamo di inutilità. Non sappiamo gustarla. Beffardamente il
tempo fa cumuli di memoria come il vento d’autunno con le foglie e ti mostra tutto ciò che hai perduto per
strada. Il perduto amore per una ragazza, un’occasione non colta, un’amicizia che non hai saputo coltivare.
Bisognerebbe perdere la memoria del passato, non contare i pezzi caduti per strada. Ma non si può e
crudelmente si fa la conta. Si pensa a quanti non ci sono più. Un giorno se ne va un conoscente, non lo
incontrerai più; un giorno un amico con il quale non potrai più parlare; dopo, uno di casa ti lascia per
sempre e ti senti più solo.
E’ come se il muro della vita si sgretolasse poco alla volta. Poi ti accorgi che ogni pietra, anche piccola
(anche quel conoscente con il quale ti incontravi per caso) è parte del muro che si sta sgretolando.
Nel 2012 la pubblicazione, un regalo mio e di Flora, deI libro IL VIAGGIO di Nicola, che in copertina riporta il ritratto-dedica di Walter Menon, artista brasiliano che conosce e ama il Molise. Un libro, ma i tanti scritti da Nicola che meriterebbe l’attenzione di un bravo editore.
Un racconto bello, ricco di spunti per tante riflessioni, molte delle quali ti portano all’attualità con una visione critica della normalità che il coronavirus ha bloccato e posta lì come esempio da non riprendere.
Tante le emozioni, in particolare quelle che “il viaggio” porta la protagonista nel Molise e l’incontro con questa terra, conosciuta e, anche, vissuta, apre la sua mente a un risentimento precostituito che viene da lontano ed è tanta parte di quel rapporto, non facile, con un padre che a questa terra è fortemente legato.
“Come fa questa terra a svilupparsi- pensava guidando sulla strada tutta curve lungo la collina- e che ha a che fare col resto del mondo, ancora tanto chiusa e tanto arretrata, così lontana da tutto, così diversa? Come fa questa gente a non svegliarsi e fuggire piuttosto che stare ad aspettare qualche elemosina dal governo? Non vedono come è cambiato il mondo? Qualcuno userà Internet? ”……
La presentazione di Flora
Nicol Picchione con questo suo libro vuole fare un om di Giusi pagggio alla sua terra il “Molise”. La morte improvvisa del padre, il ritorno di Giusi per vendere la casa, mai amata, ed è proprio in quella casa che lei lo conosce, lo respira per indizi indiretti, oggetti personali, profumi, sensazioni che aleggianove ed, infine , un inaspettato diario. È questa la sostanza, le figure che circondano, le figure che circondano la sua infanzia, tutte finalmente importanti da rimanere contagiata. Per un momento distoglie lo sguardo da tutto quello che è memoria e cambia idea, la casa sarà la casa della possibilità. Il viaggio è un racconto ricco di riferimenti, dove, in forma delicata tocca vari temi, le nostalgie, usi e costumi del Sud trattati ironicamente, l’incontro, quasi rituale, con gli anziani, con dentro le riflessioni della vita e deella morte. La tristezza delle casae sempre piùù chiuse per l’abbandono del paese. Riesce a toccare temi molto forti, come la disabilità, la religionee e. problemi di grande attualit. In particolare quello della Terra. “Stiamo uccidendo la diversità che è l’ama migliore della natura. Bellissimo il tema della disabilità, trattato con estrema semplicità e amore,..”oggi lo accettiamo come una creatura che il Signore ci ha affidato.
L’autore si è inoltrato quasi filosoficamente all’inontro con l religione, facendo parlare il padre di Giusi con l’amico Carlo, dove esistevano regole e rispetto dell’amicizia, risolvendo il grande mistero della religione con parole semplici del prete del paese…”tutta la scienza e anche tuta la fede non sono nulla senza l’amore”. Nicola ce lo troviamo in questo racconto, dove, in mezzo a queste righedi storia, ci sono dei vuoti. Come in mezzo alle righe di qualsiasi storia, dove è stato bello contemplarli con pezzi di sé qualcosa di suo, riempire il non detto, scrivere non riscrivere e scrivere…”Ci sono pensieri che le labbra non riesconoa pronunciare, ma fluiscono senza sforzo dalla penna”.
Riesce a dare una sua particolare interpretazione al rapportop padre.figlio, quasi un testamento alle sue figlie….”Nei figli pretendiamo di far sopravvivere le nostre vite, realizzati i nostri desideri, corretti i nostri errori”. Le radici della sua terra, la cultura, la memoriaa rappresentano il passato e il futuro. Oggi per Nicola il futuro è Greta, la sua amata nipotina, ed è proprio a lei che dedichiamo questo racconto scritto dal suo adorato nonno.-

Bellissimo, il futuro c’è sempre ai nostri nipoti doniamo il testimone che parla di ieri di oggi e di domani un abbraccio a Nicola da Maria Che parla ai suoi nipoti
RispondiEliminaBellissime parole piene di malinconica nostalgia. La vita scorre inesorabilmente, cambiano i corpi ma sono il cuore e l'anima che non devono mai perdersi nella tristezza. La loro capacità di amare se è ben coltivata rende ogni giorno meritevole di essere vissuto, lì risiede il senso pieno della vita. Tutto il resto scorre via, tutto muta, ma l'importante è non avere rughe né nel cuore né nell'anima vivendo il presente con semplicità.
RispondiEliminaIl tempo è democratico passa per tutti nessuno escluso.
non è come l'intelligenza artificiale. lo diceva il relatore che ho ascoltato l'altra sera sul comune.
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