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Un Protocollo d’Intesa che rende ancora più protagoniste le Città del Vino e le Città dell’Olio

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di Pasquale Di Lena Cittàdelloliomagazine . Da Natascia Maesi - 14 dicembre 2018 6 Un atto importante, quello firmato, l’altro giorno, dai due presidenti delle su citate associazioni, Enrico Lupi e Floriano Zambon, a Carpino, la bella Città dell’Olio che domina il lago di Varano e apre al Parco del Gargano.   Un Protocollo d’intesa che porta a nuove responsabilità e a nuovi impegni le due Associazioni nate grazie L’Ente Mostra Vini – Enoteca di Siena.   Un Ente, con la sua struttura operativa, grande ed assoluto protagonista negli anni ‘80/90 e primi anni del terzo millennio, che ha dato molto alla crescita dell’immagine dei nostri grandi vini, in Italia e nel mondo, e, solo da qualche mese, dopo quasi un secolo di vita,   chiuso. Annullato proprio nel momento in cui il Paese ne avrebbe   forte bisogno e non solo per il vino e per l’olio, ma per l‘insieme del cibo italiano, che al mondo piace

Da paura a risorsa, cambiare la nostra visione dell'ambiente per aver fiducia nel futuro

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Occorre una nuova cultura delll'ambiente che non veda la Terra come un bene da depredare ma una risorsa da preservare, guardando alle prossime generazioni preservando suolo, biodiversità e riducendo l'input energetico. Si può, partendo da un piano olivicolo. di Pasquale Di Lena In un recente convegno, promosso dall’Isde (medici per l’ambiente) di Campobasso, “Cambiamenti climatici – Salute, Agricoltura,Territorio”, è stato ricordato che, in queste ultime due settimane, due eventim a carattere mondiale, hanno messo a fuoco la questione del le questioni , il clima: la Conferenza annuale delle Nazioni Unite sul clima, che c’è stata giorni fa a Roma e l’incontro Cop 24, appena chiuso a Katowice in Polonia. In più la pubblicazione del Rapporto annuale dell’Unep (United Nations environment programme), che lancia più di un grido di allarme per l’aumento delle emissioni mondiali e l’insufficienza degli impegni nazionali presi a Pa

LE PREVISIONI DI UN CALO DEI CONSUMI DI OLIO EVO NEI TRADIZIONALI PAESI PRODUTTORI

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Pasqualedilenainforma Leggo su Olimerca che, nell’ultimo anno, nei tre Paesi dell’olio, la Spagna, l’Italia e la Grecia si va verificando, a causa di un cambiamento di uno stile di vita e l’aumento del prezzo, un calo di consumi di olio. Un annuncio non bello quello dei tecnici della Commissione europea, che diventa preoccupante quando dice che si stima un calo costante (5%) fino al 2030, quando il consumo si attesterà su 9,2 Kg. procapite nei Paesi sopracitati. Al contrario, aumenta il consumo di olio extravergine di oliva nel resto dei Paesi (1,5 dell’Ue (1,5 Kg.). C’è da dire che le crescenti esportazioni, soprattutto verso i Paesi asiatici, non dovrebbe preoccupare i Paesi produttori di oli evo. Le previsioni parlano di un aumento annuo pari al 3% fino al 2030 delle esportazioni, l’anno in cui raggiungeranno le 780.000 t. di olio evo. Le previsioni non parlano di cosa succederebbe con programmi e strategie di marketing che coinvolgono le future generazioni a vivere lo st
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Negli Usa è possibile, ora, indicare in etichetta i benefici dell’olio extravergine di oliva per il cuore da Olive oil Times - sintesi L'amministrazione degli alimenti e delle droghe degli Stati Uniti (FDA) permette di indicare la salute cardiovascolare sulle etichette dell'olio di oliva Una nuova "qualificata indicazione sulla salute" permette agli imbottigliatori di dire che il loro prodotto migliora la salute del cuore se consumato al posto dei grassi a base animale. La FDA     ha annunciato che consentirà a tutte le bottiglie di olio d'oliva di portare una nuova "indicazione di salute qualificata" sulle loro etichette. Produttori di olio d'oliva possono ora scegliere di pubblicizzare il loro prodotto come un “cuore-sano”, in   alternativa ai grassi a base di animali per la cottura e la preparazione degli alimenti. "Prove scientifiche di sostegno ma non conclusive suggeriscono che il consumo giornaliero di circa 1,5 cucchi

Una crisi etica ed antropologica

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di Umberto Berardo La globalizzazione, cioè la nuova forma di organizzazione dello sviluppo economico e delle relazioni socio-politiche, ha sicuramente recato benefici e danni, ma è un fenomeno inevitabile giacché gli Stati non possono essere sistemi con forme istituzionali e giuridiche chiuse; evitabile invece o almeno superabile è la crisi economica, sociale e politica che non solo attanaglia ed affama i Paesi sottosviluppati, ma ormai interessa anche l'intero Occidente. Il crollo nasce e vive in un libero mercato non regolamentato che il neoliberismo immagina come il totem dell'economia e che al contrario sta provocando i grandi disastri delle recessioni con il debito pubblico sempre più insostenibile in molti Stati occidentali e le migrazioni di massa dai Paesi poveri. Avendo i poteri forti la pretesa di mettere al centro dell'esistenza il denaro ed il profitto che, come canta Franco Battiato, rappresentano un'allucinazione generale, a noi appare   ev

LA PIU’ GRANDE SALINA D’ITALIA IN PUGLIA (800.000 TON/ANNO) PASSA DI MANO A UNA MULTINAZIONALE DEL SALE

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di Giampietro Comolli LA SAGA DEL SALE ITALIANO. LA PIU’ GRANDE SALINA D’ITALIA IN PUGLIA (800.000 TON/ANNO) PASSA DI MANO A UNA MULTINAZIONALE DEL SALE EUROPEA E MONDIALE. IL SALE E’ UN PRODOTTO STRATEGICO PER IL BELPAESE. IL SALE ITALIANO PUO ESSERE RICONOSCIUTO MADE IN ITALY . ALCUNI SITI E SALINE DEVONO ESSERE IGP .    Le più grandi saline marine d’Europa di Margherita di Savoia in Puglia sono passate in mano alla multinazionale francese Salins spa, leader europea e co-leader mondiale nella commercializzazione di sale industriale, sale stradale e sale alimentare. Una asta di vendita del credito gestito da Monte Paschi Siena, banca finanziata dallo Stato e dal Governo Renzi, in assoluta forma riservata e a chiamata, ha assegnato a Salins spa tramite la controllata Cis oltre 500 ettari di sale marino italiano, inseriti in un contesto di 4000 ettari di parco e riserva, in zona altamente turistica. I sindacati dei lavoratori, gli ex titolari di Atisale-Salapia Sa

Un tocco d'italianità, perchè vino e olio non devono farsi la guerra

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L'agricoltura industriale è stata dichiarata fallimentare dalla stessa Fao ma c'è chi continua a perseverare. Occorre far vivere la cultura e l’immagine dei due testimoni, l’olio e il vino, i più significativi dei mille e mille territori che caratterizzano il nostro Paese Quale promotore e organizzatore a Siena dell’idea di Elio Archimede, l’Associazione Nazionale delle Città del Vino, e quale ideatore , promotore e organizzatore, nel mio Molise, a Larino, dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, non posso che applaudire quello che ieri, 7 dicembre 2018, è avvenuto a Carpino, in provincia di Foggia, con la firma, da parte dei due presidenti, Froriano Zambon e Enrico Lupi, del Protocollo d’intesa tra le due Associazioni, che nei 31 anni di vita, la prima, e, nei 24 la seconda, hanno dato un contributo notevole alla crescita della cultura del vino e dell’olio, affermando ancor più il ruolo di testimoni dei territori più belli e più noti, che i due princip