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LUCIANA CASTELLINA, UN'ATTENTA TESTIMONE E GRANDE PROTAGONISTA

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L'on. Luciana Castellina Ieri sera alla presentazione del suo ultimo libro Manuale Antiretorico dell'Unione Europea (da dove viene e dove va quest'Europa), c on la d.ssa Ester Tanasso, l'on. Famiano Crucianelli, l'on. Giovanni Di Stasi. Ascoltare Luciana Castellina è un piacere che ti riconcilia con questa realtà turbolenta, che ha reso tutto liquido e difficile da chiudere nelle mani. Una realtà che ha distrutto la politica e i partiti, gli strumenti necessari per la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini alle scelte, cioè, in pratica, la salvaguardia e sviluppo della democrazia. L'on. Castellina con Famiano Crucianelli, Giovanni Di Stasi e Ester Tanasso Una democrazia ferita, menomata, da un sistema espressione del denaro, privo di valori, che non vuole avere ostacoli sul percorso segnato dalle sue azioni predatorie, non solo dei valori che la democrazia raccoglie ed esprime, ma, anche, delle risorse del bene più prezioso qual è il ter

SE LARINO PIANGE, TERMOLI NON RIDE

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Alcuni anni fa, di fronte alla questione sanità molisana, apertasi con il ribaltone di Iorio, e di fronte, tanto per parlare del Basso Molise, alla cacciata della Maugeri dall'ospedale di Larino, da parte di rappresentava in Consiglio regionale gli interessi di altri privati, l'allora movimento che ha lottato per governare la mia Città, Larino viva , scriveva " Se Larino piange, Termoli non ride ". Ogni giorno ci sono segnali allarmanti che portano a pensare, dopo la chiusura dell'ospedale di Larino (sono capaci di tutto pur di giustificarne la chiusura), il S. Timoteo di Termoli si trova già (prima di Natale scorso ho passato, in questo ospedale, due giorni  al Pronto Soccorso e reparto d'urgenza) in una situazione di sovraffollamento e sempre maggiori impossibilità a dare risposte ai cittadini del Basso Molise. Non serve prendersela con il personale medico e infermieristico, che è anch'esso vittima di scelte al pari dell'ammalato, ma  con

TUTTI A LARINO

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TUTTI A LARINO A VIVERE IL CARNEVALE Il maltempo di ieri non ha scoraggiato i cento e più giovani larinesi che, da mesi, sono, notte e giorno, impegnati nella costruzione di carri per essere pronti alla grande sfilata sul Pian San Leonardo. La sfilata che vedrà protagonisti altre centinaia di giovani insieme a bambini e ragazzi mascherati. Tutti pronti a ballare e a far ballare, a fare e ricevere scherzi come succede sempre a carnevale quando ogni scherzo vale. Al ritmo di musiche sfrenate che coinvolgono anche i più compassati Un giorno bello per loro, ma anche per i grandi. Vieni anche tu, non perdere questa bella occasione che è il frutto della passione.

LARINO E IL SUO CARNEVALE

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Grande festa sabato e domenica p.v. con i giovani protagonisti Saranno sei i carri che sfileranno per le vie della parte alta di Larino, il Piano San Leonardo. Sei carri ideati e realizzati da oltre un centinaio di giovani, da mesi impegnati nella costruzione di figure allegoriche che riportano alla realtà che viviamo o che immaginiamo. Come la festa di S. Pardo, il Carnevale è un simbolo della Capitale dei Frentani e, dalla fine del secolo scorso, anche dell’olivo e dell’olio. Entrambe le manifestazioni rappresentano l’anima di Larino. Sei carri, tanta musica e tanta allegria per la gioia dei bambini, la spensieratezza dei più grandi. Grazie giovani, a voi   l’applauso.

ATTENZIONE

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Franco Arminio da Bisaccia il poeta scrittore contemporaneo che più mi appartiene. Sarà perché è un meridionale della parte più a sud dell'Irpinia, poco lontano dalla Puglia e dalla Basilicata; un paesologo a cui piacciono i luoghi dove, come a Trevico, "diverse storie s'incontrano e si raccontano". E a Trevico, questo delizioso paese a nord di Bisaccia, posto su un monte alto poco meno di 1100, da dove si può spaziare su un panorama immenso, Franco ha aperto, due anni fa, la Casa della paesologia. io e i Venditti all'inaugurazione della Casa della paesologia con Franco Arminio C’ero anch’io all’inaugurazione di questo luogo d’incontro e, poi, alla visita della casa nativa, oggi centro culturale, di Ettore Scola. Il grande regista, che ho avuto la fortuna di conoscere anni fa e vivere, nel giardino di Villa Farnese, una bella serata con lui intorno a un tavolo, chiacchierando di vino e di cibo. L’occasione, un’edizione del Globo d’oro, la manifestazi

Giuseppe, Antonio, il vino e i bei ricordi

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Giuseppe e Antonio Sono passati a salutarmi Giuseppe L'Abbate della Trattoria "Nonna Rosa" di Campomarino e Antonio Mastrogiuseppe di Gustoloft di Larino. A riceverli due bottiglie di vino storiche: Aglianico 1987 della Masseria Di Majo Norante di Campomarino, l'azienda che ha dato il via alla vitivinicoltura molisana e lustro agli antichi vitigni; una bella bottiglia del Coltiva dedicata alla prima grande manifestazione dell'Enoteca italiana di Siena, presidenza Margheriti e mia direzione, organizzata (1986) a Roma al grande centro della Scuola dello Sport . La grande istituzione dello sport italiano, allora diretta dal maestro Gianfranco Carabelli con Domenico Vari responsabile dell'organizzazione. Il primo incontro del vino con lo sport ed il primo degli incontri del vino con il turismo, la moda, l'arte, la musica, la letteratura, l'umorismo, gli abbinamenti che hanno portato aria nuova nel mondo del vino e stimolato la sua Rinas

Emigrazione e migrazione

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di  Nicola Picchione I panni della sposa-foto di Nicola L’emigrazione iniziata a Bonefro nel dopoguerra ( seconda ondata) fu una vera emorragia che rese il paese anemico. Il bisogno muove le persone. Alcuni bonefrani erano andati “volontari” finanche nella guerra di Spagna e d’Africa per necessità. Si emigra, dunque, per bisogno. Occorre però anche un’altra molla: la voglia di migliorare. A parità di condizioni economiche c’è chi emigra e chi no. Il migrante è un insoddisfatto che cerca di progredire, anche a costo di sacrifici. Chi lasciava la terra o la bottega si avventurava in terre a lui sconosciute, non importava se fuori o dentro l’ Italia. Era insoddisfatto delle sue condizioni. Sapeva di andare incontro a difficoltà. Chi andò nel nostro Nord patì spesso gli stessi disagi e le stesse umiliazioni di chi andò all’estero, se non maggiori. Terroni disprezzati, considerati ignoranti anche quando non lo erano, considerati invadenti e rumorosi e fastidiosi anche quando no