tag:blogger.com,1999:blog-71827351468209401592024-03-28T00:54:30.190+01:00Pasquale Di Lenapasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.comBlogger3746125tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-79581868845344544792024-03-22T17:08:00.009+01:002024-03-22T20:37:27.886+01:00L’acqua, l’olio e il vinoOGGI GIORNATA MONDIALE DELL'ACQUA
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTciqMtp72nIuEkCL0wF3VcFr9E6vdafzbyuP50mIgB_wLB9BPpfaBuhuS9OgqbVoWZHWf64m3mELgBPbqI5cY0sPnKKm6WHR43l8HByaO-NFEqfsOvx3tluXTFl9A9qAP8d5OOwBhTL6r3qSl0ONo0FXrEMaJke59B5tT-8BsXkS_jC_zjkvKb9yfg4U/s3993/terre.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="600" data-original-height="3993" data-original-width="2942" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTciqMtp72nIuEkCL0wF3VcFr9E6vdafzbyuP50mIgB_wLB9BPpfaBuhuS9OgqbVoWZHWf64m3mELgBPbqI5cY0sPnKKm6WHR43l8HByaO-NFEqfsOvx3tluXTFl9A9qAP8d5OOwBhTL6r3qSl0ONo0FXrEMaJke59B5tT-8BsXkS_jC_zjkvKb9yfg4U/s600/terre.jpg"/></a></div>
Senz’acqua non si va da nessuna parte. Averla è sempre più una fortuna, soprattutto se potabile. Sto
pensando al mio Molise, al suo Matese, con sorgenti d’acqua minerale da ogni parte e le sue mille colline,
quasi tutte serbatoi d’acqua potabile. Sto pensando alla generosità della mia terra, espressa con tanta
solidarietà nei decenni passati con l’acqua messa a disposizione di tre delle quattro regioni limitrofe:
Campania, Puglia e Abruzzo. Ultimamente, grazie alla decisione di sprovveduti del Consiglio regionale che
ha caratterizzato la XII legislatura della Regione, di altra acqua alla Puglia dopo quella del Fortore, il fiume
campano-molisano- pugliese, del Lago di Occhito. Questa volta del Biferno, il fiume tutto molisano che
alimenta il Lago del Liscione. “Sprovveduti”, nel senso di incapaci di leggere la realtà del piccolo Molise,
meno che mai dell’Italia e del mondo, e, come tali, di capire cosa accadrà domani, quando, causa la
situazione climatica, l’acqua, soprattutto potabile, ancor più di oggi, sarà un bene raro. Principalmente per
l’agricoltura, oggi più che mai settore primario, e per l’insieme dei suoi comparti, a partire da quello viticolo
e olivicolo, estesi da Nord a sud e da est a ovest di questa nostra Italia, con la bellezza dei loro paesaggi e
dei loro ambienti, la ricchezza della loro storia e della loro cultura, la diffusione delle loro tradizioni, e, con
la bontà dei loro vini e dei loro oli, e, non ultima, l’immagine di produttori bravi e di un Paese ricco di
profumi e di sapori. Meno acqua = meno produzione, e, meno acqua di qualità = meno qualità del nostro
patrimonio enogastronomico, a partire da vino e olio. Ciò che porta a dire che gli “sprovveduti” non sono
solo quelli presenti nel Molise che hanno votato per dare altra acqua alla Puglia, ma l’intera classe politica
e dirigente del Paese che si vanta dei primati nel campo del cibo di qualità, irraggiungibili per il resto del
mondo per quanto riguarda la biodiversità, ma poi, dando continuità alla distruzione del territorio, si
dimentica di difenderli e conservarli. Un patrimonio enorme che ha dato quell’immagine di qualità e di
diversità nel campo del vino, con alcune migliaia di tipologie ad arricchire le 527 Dop e Igp (Docg, Doc e
Igt). Base - tanto più oggi che vede il mercato nazionale e globale registrare una perdita di consumo - di
una comunicazione vincente dei nostri vini, che hanno, di fronte agli altri paesi produttori, tante cose in più
da raccontare al consumatore. In pratica, certamente conta la qualità espressa dall’origine, il territorio, ma
conta più di quanto si creda, anche la diversità espressa dalle differenti uve di vitigni autoctoni. il racconto
è l’anima della promozione e valorizzazione di un prodotto, la base vincente di una strategia di marketing. A
dimostrarlo è proprio l’olio evo italiano, che negli ultimi decenni ha perso i suoi primati e tutti a vantaggio
della Spagna, e, ultimamente, anche di altri paesi olivicoli. Fra le tante ragioni di un vuoto politico-
programmatico che ha colpito questo importante comparto della nostra agricoltura c’è, eccome, il non
racconto delle sue 600 e più varietà autoctone sparse su 18 delle venti regioni italiane, cioè la mancanza di
una promozione e valorizzazione del ricco patrimonio di biodiversità. Una necessità urgente, oggi, che ha la
possibilità di recuperare i primati persi perché ha tutto per risultare vincente di fronte a un mercato che ha
visto alzare improvvisamente i prezzi, soprattutto dell’extravergine e registrare una perdita di consumatori
in Italia e nel mondo. Una scelta necessaria se si vuole dare all’olio, o meglio, agli oli italiani il valore che
meritano, conquistando nuovi consumatori e non perdendo quelli che l’olio è riuscito a conquistarsi in
questi anni di predominio spagnolo.
Ne sanno qualcosa proprio gli spagnoli, soprattutto gli olivicoltori della regione che produce la metà
dell’olio di oliva prodotto nel mondo, l’Andalusia, che, causa la siccità e la scelta degli oliveti superintensivi,
per il terzo anno consecutivo, registra una riduzione pari al 50% della sua produzione.
E non solo, anche una perdita di biodiversità con l’intensità degli oliveti, che – grazie anche qui a
“sprovveduti” incantati dall’aumento della produzione e dall’applauso di chi ricava profitti (vivaisti,
multinazionali delle macchine, dei concimi e degli antiparassitari, tecnici appagati) non si rendono conto
che stanno condizionando il domani dell’olivicoltura e dei territori che da millenni la esprimono e la
rappresentano. Il bisogno di acqua, tanta, di questi oliveti sta facendo capire, a partire dgli olivicoltori
andalusi, che la natura ha i mezzi per difendersi dalle scelte di un moderno coltivatore che, privilegiando la
quantità e il profitto, ha perso il rispetto per la terra e la natura di cui è parte.......
Pasquale Di Lenapasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-43103699552909180682024-03-22T08:41:00.032+01:002024-03-22T09:41:55.478+01:00Buon compleanno zio Mario<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTdEW1WLthVLlxAjqKwTaiy_vHN_qsqX3YTKCCgLh_VsT1C7peJAJWyQ4HpHSTLv1hxgkfDKZY5So6V65id87_paWRycghKBQu9CC32gm2YtSR83CKmGFwbzK4YUD_9lE4SdJu9hlSrMHwBwwOzLkgZLBf40j8NK2189xOdYyKBKaepDvSLoIY2sV8/s1024/f71dd960-aac8-4d0d-875f-25dc7c11b6e3.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" height="200" data-original-height="1024" data-original-width="768" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTdEW1WLthVLlxAjqKwTaiy_vHN_qsqX3YTKCCgLh_VsT1C7peJAJWyQ4HpHSTLv1hxgkfDKZY5So6V65id87_paWRycghKBQu9CC32gm2YtSR83CKmGFwbzK4YUD_9lE4SdJu9hlSrMHwBwwOzLkgZLBf40j8NK2189xOdYyKBKaepDvSLoIY2sV8/s200/f71dd960-aac8-4d0d-875f-25dc7c11b6e3.jpg"/></a></div>
Oggi avrebbe festeggiato i suoi 95 anni Zio Mario, e, conoscendo l'amore per la sua attività, l'avrebbe fatto dietro in bancone, come sempre pronto a salutare con un sorriso chi entrava. Amava i clienti del suo negozio. Lo zio di tutti i miei amici che hanno avuto il piacere di conoscerlo nella sua casa di via Belvedere e/o nel suo negozio di via Circonvallazione, aperto per oltre cinquant'anni. Figlio di Giustina Cavaiola e di Nicola Mammarella, fratello di mia madre Angelina di Vittorio, Umberto e Tonino. La sua grande passione per la politica, comunista con tessera del Pci, Pds e Ds; il suo sogno di un mondo all'insegna della Pace, del rispetto, dell'amore, della solidarietà e del confronto; l'amore per la sua Larino; il suo tifo per Fausto Coppi, la Frenter e la Juventus; il suo sorriso aperto e il benvenuto per l'ospite, sempre gradito. Buon compleanno zio Mario da me, Flora, Carmela, i tuoi nipoti e da tutti quelli che ti hanno conosciuto, i tuoi amici. pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-57525830030643059982024-03-20T22:02:00.003+01:002024-03-20T22:02:55.355+01:00Commento di Nicola PicchioneSan Giuseppe
Ho un debole per S. Giuseppe, mi ritrovo in lui e immagino la sua bottega come quella di mio padre.
Sappiamo poco di lui, non è uno dei santi molto popolari antichi e moderni, non un dotto non un santo dei
miracoli nemmeno un santo che emana profumi. Un falegname chiuso nella sua piccola bottega, di poche
parole, paziente e tollerante che accetta la gravidanza anomala della sposa. Avrebbe sorriso del goffo
tentativo di Luca e Matteo di attribuirli una ascendenza nobile (addirittura da Giacobbe e Davide). I Vangeli
parlano poco di lui. Dobbiamo immaginare che Giuseppe allevò il figlio facendosi aiutare in bottega ed
educandolo. Non lo rimproverò nemmeno quando ragazzo scomparve per tre giorni senza dire dove
andasse. Mi piace immaginare che di fronte alla dottrina del figlio rispondesse come rispondeva mio padre
quando discutevamo (cercavo ragioni sottili per dargli torto ma ora ammetto che aveva sempre ragione
lui): “Sono solo un povero piantachiodi”. A differenza della madre e dei fratelli (o cugini) che andarono a
cercarlo quando Gesù predicava per riportarlo a casa, S. Giuseppe non appare: aveva capito che doveva
lasciare in pace quello strano figlio non suo ma che aveva allevato e che si era assunto il difficile compito di
insegnare al popolo come vivere.
Ho conosciuto tanti parolai capaci di vendere molto più di quello che avevano ma ho sempre apprezzato le
persone di poche parole, incapaci di urlare, di vantare i propri meriti, non a caccia di riconoscimenti.
Nemmeno i pittori si sono molto interessati a S. Giuseppe ma mi piace pensare che non se la prenda.
Lo ricorda però la gente del popolo che ha ripreso spesso il suo nome per i figli; lo ricordano gli umili che in
qualche paese (a Larino, a Bonefro e forse in altri) preparano in suo onore una cena di 13 pietanze per la
gente e la sera della sua festa accendono un gran fuoco.
E – certamente sembrerà strano- non so perché la sua figura silenziosa ma carica di valore mi ricorda il
Molise, la regione meno conosciuta che non urla le sue qualità e non sa mettersi in mostra ma è pronta ad
accogliere con le sue bellezze silenziose e dolci che richiedono occhi attenti, con il suo silenzio, la grande
ospitalità e la qualità dei suoi prodotti.
In questa epoca dominata dalla pubblicità, dagli influenzer, dagli urlatori della tv, dalla ossessione della
messinscena, personaggi come S. Giuseppe e territori come il Molise sono un richiamo alla misura.pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-21329484970514314732024-03-19T12:13:00.025+01:002024-03-19T12:22:11.470+01:00La tavola di San Giuseppe<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWxvlo44VQSwkWT2jWAqb6VWqWtHfmzw5V6WLsedutGUNc0ZZap36aJqRne2HqriwCS1mQvzJulCMfYX4hSMmEj4O_AxPwgf8Ue1yxvUMHL4y3TQD3_8NnnQKtGL8Gm4JEoZMJIn-ce6y-xjO0bnExvOIQRT1a_NKq82RDtEiUPoN_sMbFxMR6QvqyziY/s2048/Immagine%20WhatsApp%202024-03-19%20ore%2009.50.14_8be19dd6.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="600" data-original-height="2048" data-original-width="1536" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWxvlo44VQSwkWT2jWAqb6VWqWtHfmzw5V6WLsedutGUNc0ZZap36aJqRne2HqriwCS1mQvzJulCMfYX4hSMmEj4O_AxPwgf8Ue1yxvUMHL4y3TQD3_8NnnQKtGL8Gm4JEoZMJIn-ce6y-xjO0bnExvOIQRT1a_NKq82RDtEiUPoN_sMbFxMR6QvqyziY/s600/Immagine%20WhatsApp%202024-03-19%20ore%2009.50.14_8be19dd6.jpg"/></a></div>
Un giorno speciale, il 19 Marzo, preceduto dalla visita alle tante cappelle che animavano Larino, ora centro storico, da "capammonde é capabballe", con i camini accesi e le pignate in evidenza e la tavola piena di bontà, soprattutto primizie, come gli asparagi. L'offerta di un piatto di bucatini con la mollica mista di uva passita, pinoli e olio "Gentile" che sapeva anche di quello "Salegno o Saligno", mentre l'oliva della varietà "San Pardo" faceva bella mostra sulla tavola imbandita. La devozione che si esprimeva in donazione e incontro, convivialità. Quella stessa che il giorno dopo raccoglieva la presenza di figuranti Giuseppe e Maria con il bambino e dieci ospiti per il pranzo delle 13 portate. Il "Convito" e la "Deozione di Sn Giuseppe nella Tradizione molisana, come scriveva l'indimenticabile Enzo Nocera. l'editore che ha dato tutta la sua passione al Molise, in un libricino pubblicato nel 1998 con l'Associazione delle Città dell'Olio, nata a Larino quattro anni prima e che quest'anno festeggia con oltre cinquecento comuni associati il suo trentesimo compleanno. Riporto le 13 portate nella tradizione larinese per dire che in ogni paese c'era la variante: 1. Fave; 2. ceci lessati conditi con olio crudo e pepe: 3. fagioli lessati conditi con cipolla rosolata; rape lessate e condite con olio crudo; 5. asparagi lessati e conditi con olio crudo; 6. funghi trifolati con olio, sale, pepe, olio, aglio, prezzemolo e on aggiunta di pomodoro; 7. lumache trifolate come da sopra; 8. merluzzi lessati e preparati con olio, aglio, prezzemolo e pomodoro (vengono presentati con un pomodorino e un ciuffo di prezzemoli in bocca); 9 baccalà fritto con la pastella ed in umido con aglio, olio, prezzemolo e pomodoro; 10. riso lessato condito con sugo di bacalà o sugo d ipescce; 11. composta di sottoaceti; 12. Fellata di arance spolverate di zucchero; 13. maaccheroni con la mollica. Senza carne con le proteine donate dai legumi. Non nascondo che da bambino ho fatto l'impossibile a rendermi "Bambino" per stare anch'io a tavola e godere di queste portate nel tempo in cui "la fame - come soleva ripetere un mio maestro di politica agraria -si tagliava con il coltello". La Festa da me più amata, la tradizione più vissuta con i suoi profumi e i suoi sapori che il passato trasmette con il presente per dare al domani la possibilità di negare il cibo artificiale e, con esso, un mondo che azzera la natura e, con essa, anche gli umani sostituiti da i robot. <b>La Festa di San Giuseppe un simobolo dei primati del Molise, la ruralità e la biodiversità, </b>e, anche, il segno della continuità del passato di diecimila anni di agricoltura con il presente e il domanive. Un giorno speciale anche per il cambio dei pantaloni lunghi o alla "zuave" e il primo gelato, che uno dei miei amati zii mi comprava da Serafino o da Teodore. W San Giuseppe e che viva sempre la sua Festacon la tavola, il convito e la devozione.pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-56309293909595135992024-03-18T16:59:00.036+01:002024-03-18T19:00:53.244+01:00Patriarca<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivawohYi6jWJWs3ZnHf3H5Y_PTQjcnv4rmbzjiSxtM3BAT_99TJVBxIGFoKMa0QrSro8ZiS8V4Rn9aTetD7-9hK18DZPw8M98lZ94S3smw5I91QnnW4Cf3vBZFhYH51ubFJCGMMO94Gc6HRUzRN4VuiJDxdd4o6uTg_kSrJer_Tah3ZJpd6Vl2cyq0vUE/s1600/olivi%20secolari%20Portocannone%20-%20grimelli%20%2817%29.JPG" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" data-original-height="478" data-original-width="598" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivawohYi6jWJWs3ZnHf3H5Y_PTQjcnv4rmbzjiSxtM3BAT_99TJVBxIGFoKMa0QrSro8ZiS8V4Rn9aTetD7-9hK18DZPw8M98lZ94S3smw5I91QnnW4Cf3vBZFhYH51ubFJCGMMO94Gc6HRUzRN4VuiJDxdd4o6uTg_kSrJer_Tah3ZJpd6Vl2cyq0vUE/s1600/olivi%20secolari%20Portocannone%20-%20grimelli%20%2817%29.JPG"/></a></div>
È li che mi aspetta/ con il suo sguardo strano di anziano/ che sa raccontare il tempo/ più degli altri, non lontani.// Patriarchi che a Portocannone,/ nel mio Molise, applaudono/ i buoi vittoriosi ancora ansimanti.// È la brezza, che ogni mattina spira/ dalle Diomedee già assolatee,/ la sua compagna e i rimanenti venti,/da ovunque arrivano, i suoi amici.// Sono vita – mi racconta – il nostro domani come pure/ delle olive e dell’olio che doniamo/ a voi umani ultimamente ingrati.//Ci avete tolto/ le certezze che il passato ci donava,/ mettendo mano al più prezioso bene,/ il tempo, che l’ingordigia dell’uomo/ ruba alle nuove generazioni.// Noi che del tempo siamo i testimoni,/ nati per essere rami,/ chiome verdeggianti/ ombre di erbe dai minuti fiori/ non numeri di un filare assetato/ che non ha domani. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Pasquale Di Lena
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-46481964412969993532024-03-15T22:56:00.005+01:002024-03-15T22:59:39.288+01:00L'attacco al cuore dell'olivicoltura italiana in un decennioTeatro Naturale- Pensieri e Parole - Editoriali - 15/03/2024..........................................................................................................................................................................................................
<i>L’olivicoltura italiana, in poco tempo, ha perso i suoi primati mondiali per estensione della superficie impegnata, numero di addetti, quantità di olive raccolte e olio prodotto, esportazione</i>
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKTjQ-nO7ijw_72L3wbysxs5jQR5DK3nZnXcjYudi9FjUYABzk9Oepc-yjH2xRZbkhfRT3OizyC3AJA7AnVF3FiEIteFPI4Oj8FoMC5p2-2fbdhozZ3ZVvMLIRoBEUtTHJrGJflhcfiLEDntwYu47dbqGNEze_0X72FsfIKdSi03XZxbkuxzRtV9SEvzQ/s1140/Olio-da-gentile-di-Laurino-jpg.webp" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="613" data-original-width="1140" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKTjQ-nO7ijw_72L3wbysxs5jQR5DK3nZnXcjYudi9FjUYABzk9Oepc-yjH2xRZbkhfRT3OizyC3AJA7AnVF3FiEIteFPI4Oj8FoMC5p2-2fbdhozZ3ZVvMLIRoBEUtTHJrGJflhcfiLEDntwYu47dbqGNEze_0X72FsfIKdSi03XZxbkuxzRtV9SEvzQ/s600/Olio-da-gentile-di-Laurino-jpg.webp"/></a></div>
Il passato conta, e non poco, quando si ha voglia di rinnovare il presente per un futuro migliore. È quello che ho pensato ascoltando gli interventi del Tavolo tecnico interdisciplinare, al suo primo incontro, promosso dall’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, sull’emergenza abbandono dell’olivicoltura tradizionale e storica, “Dati allarmanti. Verso una proposta di legge per il recupero delle olivete abbandonate”.
Una triste realtà, com’è quella de: l’agricoltura espropriata del suo ruolo primario, centrale per: lo sviluppo economico, sociale e politico di questo nostro Paese; le aree interne sempre più deserte come conseguenza della fine dell’agricoltura contadina, in mancanza di reddito e per le condizioni di vita, pessime di fronte a quelle offerte dalla società dei consumi; le preferenze per un’agricoltura industrializzata, quella della quantità - interdisciplinare simboleggiata dagli enormi trattori e dalle maschere usate per i trattamenti - della politica agricola comunitaria e nazionale; l’olivicoltura italiana, che in poco tempo perde i suoi primati mondiali per estensione della superficie impegnata, numero di addetti, quantità di olive raccolte e olio prodotto, esportazione.
Un decennio e il grande sorpasso della Spagna con l’appropriazione di questi primati e, anche, l’acquisto delle nostre aziende più conosciute al mondo, immagine alta dell’industria olearia italiana. Un attacco diretto al cuore della storia, del paesaggio, soprattutto del nostro ricco patrimonio di biodiversità (oltre 600 varietà autoctone), messo in discussione da due varietà spagnole e una greca fondamentali per gli oliveti ad alta densità. Un percorso breve, accelerato dall’interesse e soddisfazione dell’industria olearia italiana e dalla distrazione di un mondo, quello delle associazioni, cooperative, consorzi, un insieme di realtà espresso dalle organizzazioni professionali agricole, nell’olivicoltura presenti più che in altri comparti della nostra agricoltura.
A supporto di questo mio ragionamento: 1. l’aggiunta dell’acronimo evo a Olio d’Oliva, chiaro intento di confondere le idee al consumatore, che, da una grande industria continua a comprare Olio di Oliva, non sapendo che è il peggiore, in fatto di qualità, visto che è ultimo nella classificazione ufficiale; 2. Il vuoto di una strategia in mancanza di un piano olivicolo.
Ed è così che oggi c’è chi racconta la vastità dell’abbandono di una coltura di cui ha profondo bisogno l’Italia per salvaguardare la salute dei suoi cittadini e dei suoi territori, per far respirare, con un po' di ossigeno al posto dell’anidride carbonica, il clima; per affrontare la siccità sapendo che l’olivo è la pianta che sa utilizzare meglio di altre l’acqua, se parte di un oliveto normale, non ad alta densità. A tal proposito ne sanno qualcosa gli olivicoltori dell’Andalusia, che, dopo due anni di siccità con una produzione dimezzata, hanno cominciato a ripensare le scelte fatte. Una premessa, questa mia, necessaria per dire quanto affermato all’inizio e, cioè, che questo passato è da tenere nella dovuta considerazione se si vuole recuperare il presente, segnato da un mare di oliveti diventati boschi e di olivi che soffrono lo stato di abbandono.
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLJa8F0n2ICTEjN-_y4N8MmiKmW1WCA7waQ8P4rT8w_pc9rBzT2rOfoT1CgtMGjCTpIwbdZfSCEG8VY0rKDo3akcRpQ2zMK8GDPl0725-7BjQGpnOjfR5x75KWj-zSeGdmYlRLZZBiiXu2exXBoDAeTWUlRI2mlff9B_Dp1TGUzQxwWwr1x3T_kcAO0Gs/s450/olive.webp" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="337" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLJa8F0n2ICTEjN-_y4N8MmiKmW1WCA7waQ8P4rT8w_pc9rBzT2rOfoT1CgtMGjCTpIwbdZfSCEG8VY0rKDo3akcRpQ2zMK8GDPl0725-7BjQGpnOjfR5x75KWj-zSeGdmYlRLZZBiiXu2exXBoDAeTWUlRI2mlff9B_Dp1TGUzQxwWwr1x3T_kcAO0Gs/s400/olive.webp"/></a></div>
Serve, più che mai, la memoria, quella lunga e non quella corta, propria di un mondo politico, economico e sociale che la consuma al pari del tempo, dei valori. Prima di tutto quello del rispetto della terra, martoriata dai possenti trattori, e della sua fertilità, rubata dalla chimica, con una perdita costante della biodiversità. Una ferita sempre più profonda sofferta dalla natura della quale noi siamo parte.
Un patrimonio enorme la biodiversità olivicola italiana, oggi sotto attacco dalla scelta di pochissime varietà adatte per oliveti ad alta densità, che, nel mio Molise, qualcuno ha pensato di definirli “a parete” per non citarli come “super intensivi”, una parola che comincia a creare qualche perplessità. Un patrimonio tutto da sfruttare – ripercorrendo la strada della nostra vitivinicoltura – per la ragione che, con l’aggiunta della diversità all’altro carattere fondamentale, la qualità, i nostri oli diventano testimoni veri di mille territori, immagine, racconto, valorizzazione, cioè forza di una strategia di promozione e comunicazione fondamentale per rafforzare i rapporti con i mercati conquistati e per conquistarne altri e fidelizzarli.
Tante tipologie di olio Dop e Igp pronte ad incantare il consumatore e ad educare, i ristoratori, al migliore degli abbinamenti per esaltare il gusto di un piatto di carne o di verdure; di salumi o di formaggi; di pesce o di legumi. Controbattere alla povertà spagnola di biodiversità con la ricchezza espressa dalla nostra ultra secolare olivicoltura per riconquistare consumatori, a partire da quelli persi con i prezzi di un mercato impazzito dalla mancanza di olio per colpa della siccità; conquistare nuovi consumatori e, così, remunerare i produttori e trasformatori, soprattutto quelli della nuova generazione per rilanciare l’intero comparto olivicolo. Fare questo approfittando, anche, di un altro elemento fondamentale, le virtù dell’olio a tavola, e, in più, il suo saper essere filo conduttore di quello stile di vita, fonte di salute, che è la Dieta Mediterranea, non a caso, da sette anni, sul podio più alto che la rendono prima di tutte le diete più note e diffuse nel mondo.pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-41627300654612216922024-03-15T22:47:00.002+01:002024-03-15T22:47:29.867+01:00Quale futuro per il Molise
di <b>Umberto Berardo</b>
Martedì 11 marzo 2024 Milena Gabanelli nel suo Dataroom sul Corriere della Sera si è occupata
di un Molise che secondo lei dopo sessant’anni dal raggiungimento della sua autonomia regionale,
rivelatasi a suo dire un fallimento, vorrebbe ritornare con l’Abruzzo dopo la separazione avvenuta
nel 1963.
Già questi assunti non mi pare corrispondano del tutto alla verità perché la semplificano
distorcendola senza coglierne tutti gi aspetti.
Intanto il Molise ha chiesto di essere una regione autonoma non solo, come sostiene la
giornalista, perché mancava di servizi amministrativi e per motivi politici guadagnando qualche
senatore e un Consiglio Regionale, ma soprattutto in quanto era priva d’infrastrutture fondamentali
e di un decente piano di sviluppo economico; infatti la regione era falcidiata dall’emigrazione che
portava all’estero soprattutto le famiglie più giovani il cui reddito, basato prevalentemente su
un’agricoltura di sussistenza, era tra i più bassi d’Italia.
Le classi dirigenti in questi sessant’anni non hanno certo brillato nel disegno di uno sviluppo
economico e nel miglioramento dell’occupazione e dei servizi per una decente qualità di vita
soprattutto della fascia più debole della popolazione.
Negare l’attuale debito pubblico della regione che supera i 500 milioni di euro, il PIL pro capite
che è fermo a 24.500 euro rispetto ai quasi 33 mila della media nazionale, le difficoltà nei servizi
fondamentali quali quelli sanitari, un’addizionale IRPEF che risulta la più alta in Italia, la chiusura
di molte aziende soprattutto dopo la pandemia e l’enorme contrazione demografica da 400.000
abitanti ad appena 289.000 sarebbe impossibile.
È opportuno sottolineare tuttavia che tali aspetti negativi si sono verificati soprattutto con la
chiusura di grandi aziende che pure intorno agli anni settanta avevano permesso al Molise un
qualche sviluppo economico purtroppo concentrato sulla costa e in alcuni poli intorno a Venafro,
Isernia e Boiano.
L’errore fondamentale nel progetto di sviluppo della regione è stato allora quello di limitarlo al
settore industriale e al terziario soprattutto di tipo amministrativo dimenticando la vocazione
agricola, zootecnica e turistica che avrebbe potuto dare sicuramente delle speranze soprattutto alle
aree interne che oggi appaiono desertificate sul piano culturale, economico, sociale e umano.
L’abbandono dei settori economici primari nelle scelte politiche ci viene ricordato oggi in
maniera dura dagli agricoltori in rivolta che rappresentano la crisi drammatica delle loro imprese.
Ho più volte sottolineato che sul nostro territorio è mancata soprattutto l’educazione alla cultura
del lavoro e allo spirito imprenditoriale in una popolazione che ha sempre cercato di entrare nei
feudi elettorali alla ricerca per raccomandazione del cosiddetto “posto” in una gestione quasi
privatistica della distribuzione della popolazione tra i dipendenti della pubblica amministrazione.
È del tutto evidente che, se aspetti sempre imprenditori esterni che vengano a investire sul tuo
territorio che certo non amano, ma dal quale si aspettano solo profitti, non puoi scandalizzarti
quando poi lo abbandonano come stanno facendo per cercare altrove manodopera a basso costo.
Detto ciò, occorre sicuramente riconoscere che quanto è stato creato in Molise dalle infrastrutture
ai servizi, pur con le attuali difficoltà, si è realizzato proprio negli anni successivi al raggiungimento
dell’autonomia.
La regione ha avuto così le principali strutture ospedaliere, gli inizi di una rete viaria, le maggiori
aziende industriali e l’università.
La Gabanelli fa riferimento alla raccolta firme nel Comune di Montorio nei Frentani e nella
Provincia di Isernia per la riannessione all’ Abruzzo senza chiarire che le posizioni dei molisani sul
futuro della loro regione sono alquanto articolate e comprendono anche una parte della popolazione
che vorrebbe conservare l’autonomia e un’altra che vede possibili aggregazioni ad altre regioni solo
all’interno di una riforma complessiva nell’amministrazione delle realtà regionali e locali.
L’autonomia sicuramente ha avuto e ha i suoi problemi, ma guardando alle aree interne
dell’Abruzzo, non mi illudo che una riaggregazione sic et simpliciter a questa regione possa essere
un toccasana per il Molise che storicamente ha già sperimentato le difficoltà di essere una provincia
distante dai grossi centri economici e amministrativi.
Non mi entusiasmano queste iniziative referendarie in una regione incapace di portare la
popolazione verso una valutazione delle questioni aperte in un confronto allargato sul territorio.
Credo che alla base di una possibile soluzione del problema debba esserci una riflessione che
attualmente mi appare alquanto isolata e perciò stesso mi pare rischi di diventare settaria
immaginando ipotesi di “Molisannio” o uno smembramento della regione che sarebbero solamente
un disastro.
Penso anche che un’eventuale fine dell’autonomia del Molise non possa risolversi rendendo
questa regione un’appendice periferica di un’altra, qual è già stata in passato, ma essa debba vedere
il suo futuro solo all’interno di una ristrutturazione amministrativa complessiva con la creazione di
un numero ridotto di macroregioni all’interno delle quali siano garantite democraticamente
l’identità culturale delle popolazioni e la rappresentanza equa delle istanze dei cittadini a
prescindere dal territorio in cui abitano.
In un tale nuovo disegno delle macroregioni occorrerà preservare l’identità culturale e storica
delle popolazioni alle quali si dovrà assicurare la garanzia di tutti i diritti spalmando e
redistribuendo equamente strutture, funzioni e servizi per evitare qualsiasi forma di squilibrio
territoriale.
Altrove hanno già seguito questa via nel 2016.
In seguito a una tale riforma, il numero di regioni della Francia metropolitana è sceso da 22 a 13
cui vanno aggiunte le cinque regioni d'oltremare.
In Italia siamo stati solo capaci di una pseudo riforma delle province che ne ha distrutto la
struttura democratica, la funzione e il ruolo ammnistrativo.
Qualche anno fa ho sottolineato come nella ridefinizione del regionalismo e nella
riorganizzazione degli enti locali che pure sono necessarie occorre distinguere tra i costi della
politica e quelli della democrazia.
Ai primi si può rimediare con una riduzione consistente degli emolumenti ai consiglieri regionali,
con il ridimensionamento delle consulenze, dei privilegi assurdi quali i vitalizi e di figure di
rappresentanza ormai senza più alcun significato; i costi della democrazia al contrario vanno
garantiti per rendere sempre più efficiente la partecipazione e la rappresentanza.
Ora viene oltretutto calato dall’alto un Disegno di Legge sull’autonomia differenziata ignorando
completamente tutti gli studi e le proposte sulle Macroregioni e sul riassetto delle Province e dei
Comuni la cui ridefinizione secondo molti studiosi potrebbe adeguare in maniera più razionale la
rete dell’organizzazione territoriale e amministrativa dello Stato italiano creando oltretutto un
risparmio enorme nella spesa.
Francamente il servizio giornalistico della Gabanelli mi è sembrato alquanto superficiale perché
intanto risulta privo di un’accurata analisi storica sulle cause reali che hanno portato il Molise alla
situazione attuale addebitandola a torto unicamente all’autonomia del 1963.
Anche l’indagine sulle opinioni dei molisani relative al loro futuro è parsa davvero molto limitata
e concentrata unicamente sulle richieste referendarie che al momento non sappiamo assolutamente
quale consenso riscuotano tra la popolazione dei territori in cui esse sono avanzate.
Che il Molise abbia come altre regioni problemi di disavanzo, di deficit di bilancio, di chiusura di
aziende e di carenza di servizi corrisponde sicuramente a verità e non dipende certo dall’autonomia
ma da una politica inefficace; la via per uscirne poi non è certo quella che la Gabanelli crede di aver
individuato nella sua inchiesta davvero molto parziale.
Il percorso da seguire per invertire la tendenza è quello della coscientizzazione dell’opinione
pubblica sulle questioni da risolvere rompendo gli schemi di un’amministrazione fondata su una
superficialità gestionale, trovando tra la popolazione soggetti onesti, competenti e capaci di definire
un piano per risanare i conti e creare finalmente un piano di sviluppo per il territorio.
Di questa responsabilità ha bisogno un elettorato che i diritti deve pretenderli perché dovuti non
per concessione in cambio di voti.
Al momento non abbiamo a mio avviso altra scelta se non quella di rimanere in autonomia
cercando le sinergie operative in grado di elaborare le modalità per rinnovare l’azione politica
portandola a un’efficienza in grado di rigenerare il territorio e di migliorare la qualità della vita.
Certo una classe dirigente che cerca di presentare alla popolazione in maniera positiva perfino un
Disegno di Legge come quello sull’autonomia differenziata non è a mio avviso quella che può
garantire un futuro accettabile ai cittadini del Molise che devono assolutamente pretendere
un’inversione di tendenza alla superficialità con cui per decenni la nostra regione è stata
amministrata.
Un eventuale accorpamento successivo in una macroregione poi sarà necessariamente da definire
in modo democratico e partecipativo secondo criteri di razionalità legati al bene della popolazione
piuttosto che a interessi di parte.pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-8440184063182805022024-03-15T15:44:00.001+01:002024-03-15T15:44:59.429+01:00Città dell'Olio -Comunicato stampa 15 marzo 2024
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTvv4DxrnLZJsYMUCfNS1Vze2N02PCqvYUfSLbWIYPpRlAPznHTmUtHzejTCLapZljkKNpDvWPl0f_gQJwZATB-HCtKy3hKAlmV8wBUSPDaw_BxHCf7ZGv1MiIRT5zqn0PkPZOJC4dGe174kvtaLYQHtelE0RvLl15CnKMZeAsTnL7FhnxAM59nFFyru8/s1980/TRASPARENZA_Logo_colori_ANCO30.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="1125" data-original-width="1980" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTvv4DxrnLZJsYMUCfNS1Vze2N02PCqvYUfSLbWIYPpRlAPznHTmUtHzejTCLapZljkKNpDvWPl0f_gQJwZATB-HCtKy3hKAlmV8wBUSPDaw_BxHCf7ZGv1MiIRT5zqn0PkPZOJC4dGe174kvtaLYQHtelE0RvLl15CnKMZeAsTnL7FhnxAM59nFFyru8/s600/TRASPARENZA_Logo_colori_ANCO30.png"/></a></div>
Si è svolto il primo incontro del Tavolo Tecnico interdisciplinare promosso dalle Città dell’Olio con
esperti del mondo scientifico ed accademico e della produzione, associazioni di categoria ed Enti
Emergenza abbandono dell’olivicoltura tradizionale e storica
Michele Sonnessa Presidente delle Città dell’Olio: “Dati allarmanti. Verso una proposta di legge per
il recupero delle olivete abbandonate”
L’abbandono dell’olivicoltura tradizionale e storica che riguarda imprenditori agricoli, privati cittadini
e hobbisti non censiti delle aree interne e marginali è confermato della decrescita significativa – pari
al 31% - delle aziende olivicole italiane negli ultimi anni. È quanto emerge dal Rapporto ISMEA
(«Scheda di settore, Olio di oliva» febbraio 2023) relativo al decennio compreso tra il 2010 e il 2020.
Nella stessa analisi si individua, però, nell’oleoturismo e nella diversificazione delle attività connesse
delle aziende olivicole, una grande opportunità di rilancio del settore.
Nello specifico dai dati raccolti emerge che il numero di aziende olivicole è diminuito di 26.622 unità
in 3 anni (con una media di 8.874 unità l’anno), mentre la superfice olivata in ettari ha subito una
contrazione meno evidente pari a 5.750 ettari in 3 anni (media di 1.917 ha l’anno).
Tra i fattori di debolezza della fase agricola emersi dall’analisi SWOT condotta da ISMEA, c’è
l’abbandono degli oliveti marginali o condotti in modo non professionale, oltre allo scarso ricambio
generazionale e alla scarsa capacità di aggregazione. Tra le opportunità, invece, emergono
l’oleoturismo e la diversificazione delle attività connesse delle aziende olivicole.
In questo quadro si inserisce l’iniziativa messa in campo dall’Associazione nazionale Città dell’Olio
che si è fatta promotrice del primo Tavolo Tecnico interdisciplinare che unisce competenze diverse
provenienti dal mondo scientifico ed accademico, della produzione con le associazioni di categoria
e dai territori con gli enti locali che l’Associazione Città dell’Olio rappresenta al fine di elaborare e
presentare una proposta di legge nazionale per il contrasto dell’abbandono di questo tipo di
olivicoltura.
“L’emergenza rappresentata dall’abbandono dei territori olivicoli mette in relazione tematiche diverse
ma fortemente connesse tra loro: lo spopolamento e il declino delle aree interne con forti problemi
di sviluppo, l’invecchiamento della popolazione agricola e il mancato ricambio generazionale, il
mancato o basso reddito degli olivicoltori, i ritardi nel recepimento dell’innovazione tecnologica, la
frammentazione produttiva. In relazione ai servizi ecosistemici che l’olivicoltura tradizionale e storica
genera, il recupero delle olivete abbandonate porta benefici non solo economici ma anche sociali e
ambientali in quanto incide sugli aspetti legati al paesaggio rurale inteso come elemento di attrattività
turistica, al mantenimento della biodiversità olivicola, alla riduzione del rischio idro-geologico e alla
prevenzione degli incendi, alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico (CO2) così
come al più ampio tema della sostenibilità. In questo contesto, “l’olivicoltura cosiddetta “marginale”
è al contrario una straordinaria opportunità soprattutto se saremo in grado di raccontare l’alto valore
ambientale e paesaggistico dei luoghi di produzione delle aree interne e svantaggiate del nostro
Paese in cui nascono e crescono vere e proprie Comunità dell’Olio che dobbiamo sostenere e
valorizzare attraverso l’oleoturismo. Per raggiungere questi obiettivi, occorre agire sul piano della
governance con una proposta di legge nazionale per il contrasto dell’abbandono dell’olivicoltura
storica e tradizionale. Noi ci siamo e ringraziamo tutti i componenti del Tavolo Tecnico per aver
raccolto questa importante sfida” ha dichiarato Michele Sonnessa, Presidente delle Città dell’Olio.
Il primo incontro del Tavolo si è svolto martedì 12 marzo. Dal confronto è emersa la necessità di
realizzare un censimento delle olivete abbandonate a livello nazionale e regionale ma, soprattutto,
di individuare gli strumenti volti a contribuire ad invertire la tendenza ad abbandonare l’attività
olivicola: tra questi, ad esempio, l’introduzione di agevolazioni fiscali e azioni di defiscalizzazione a
sostegno di aziende olivicole e privati cittadini che vogliono recuperare oliveti abbandonati e
rimetterli in produzione e la costituzione di cooperative di comunità e associazioni fondiarie nei
Comuni interessati, al fine di valorizzare le potenzialità del territorio, recuperare e utilizzare i terreni
abbandonati o incolti ed effettuare piccole opere di manutenzione ordinaria delle infrastrutture. Infine,
tra gli obiettivi che la proposta potrebbe prevedere c’è anche la creazione di un organo dedito al
monitoraggio periodico inteso come luogo di integrazione e di contatto tra i vari livelli amministrativi,
le università e i centri di ricerca in materia di gestione del paesaggio; un centro per lo studio e il
monitoraggio dei paesaggi olivicoli nell’ottica di una pianificazione territoriale sostenibile. Il prossimo
incontro si terrà a maggio.
Componenti del Tavolo Tecnico (in ordine alfabetico per cognome):
Mauro AGNOLETTI, Direttore del Laboratorio per il Paesaggio e i Beni Culturali (CultLab) e Titolare
della Cattedra UNESCO Paesaggi del Patrimonio Agricolo presso il Dipartimento di Scienze e
Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze
Leonardo CASINI, Professore di Economia e Politiche Agroalimentari presso il Dipartimento di
Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze
Giulia DE ANGELIS, Vice-presidente Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio (AIAPP)
Pasquale DI LENA, Esperto Eno-gastronomico e fondatore Associazione nazionale Città dell’Olio
Renato FERRETTI, Vice-presidente Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei
Dottori Forestali (CONAF)
Roberta GARIBALDI, Professoressa di Tourism Management presso l’Università degli Studi di
Bergamo e Presidente Associazione Italiana Turismo Eno-gastronomico
Riccardo GUCCI, Professore di Coltivazioni Arboree presso il Dipartimento di Scienze Agrarie,
Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa e Presidente dell’Accademia Nazionale dell’Olivo
e dell’Olio
Tommaso LOIODICE, Presidente Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli (UNAPOL)
Elisabetta MORO, Professoressa di Antropologia della Dieta Mediterranea e Fondatrice/Co-direttrice
del Museo Virtuale della Dieta Mediterranea presso il Dipartimento di Scienze formative,
psicologiche e della comunicazione dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli
Marino NIOLA, Professore di Antropologia dei Simboli e Co-direttore del MedEatResearch Centro di
Ricerche Sociali sulla Dieta Mediterranea dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli
Stefano PASQUAZI, Consorzio Olivicolo Italiano (UNAPROL)
Adolfo ROSATI, Ricercatore presso CREA- Centro di ricerca olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura
sede di Spoleto e Consigliere dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio
Tiziana SARNARI, Analista di mercato presso ISMEA, Direzione Filiere e Analisi dei Mercati, Unità
operativa Analisi di Settore e Filiere Agroalimentari
Giuliano MARTINO, Coordinamento Italia Olivicola
Tiziano TEMPESTA, Professore di Estimo Professionale presso il Dipartimento Territorio e Sistemi
Agro-Forestali (TeSAF) dell’Università di Padova e Membro del Comitato Scientifico Programma
FAO GIAHS
Luca TOSCHI, Fondatore e presidente del Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la
Comunicazione Generativa ETS e Direttore del Lab Center for Generative Communication del PIN
S.c.r.l., Polo Universitario “Città di Prato”
Associazione nazionale Città dell'Olio
C/o Villa Parigini
Strada di Basciano, 22 – 53035 Monteriggioni (Si)
Tel. 0577 329109 – Fax 0577 326042
Per contatti stampa e web
Natascia Maesi – 335 1979414
natascia.maesi@gmail.compasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-79653431792904650232024-03-13T12:26:00.007+01:002024-03-13T12:28:16.979+01:00Non alza bandiera bianca chi fa la guerra con le viti altrui
<b>Papa Francesco</b>
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg47QfJrXBCSawxSOqrYm6gOuqKcNf00UD7L5OdP8rOQZqm7tW1U8e9NBVd4RuCPvQPfBnt9337fApr7DT_gb5wwTb5K-2EfFOShL86UET556CW1OnobtqEH6Pyoqwx8pBXvO2_iUFirjKulPjJ1bl2SAbaQLkmLQUkIFlj3JYHxU4xXlQpxM5ni1voeU/s205/bandiera%20bianca.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="197" data-original-width="205" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg47QfJrXBCSawxSOqrYm6gOuqKcNf00UD7L5OdP8rOQZqm7tW1U8e9NBVd4RuCPvQPfBnt9337fApr7DT_gb5wwTb5K-2EfFOShL86UET556CW1OnobtqEH6Pyoqwx8pBXvO2_iUFirjKulPjJ1bl2SAbaQLkmLQUkIFlj3JYHxU4xXlQpxM5ni1voeU/s600/bandiera%20bianca.jpg"/></a></div>
) “Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore. Il più forte è chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca. La parola negoziare è coraggiosa. Non è una resa. Se vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, devi avere il coraggio di negoziare. Sì, hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia il mediatore. Nella guerra in Ucraina ce ne sono tanti. La Turchia, altri… E io sono qui… La guerra è una pazzia… C’è chi dice: è vero, ma dobbiamo difenderci. E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difendersi no: distruggere… C’è sempre qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra… Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi che significa soldi. Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto: tutte finiscono con l’accordo”. Possibilmente prima del martirio di questo popolo svenduto agli interessi angloamericani............................................................................................................................................................................da ReteAmbientalista--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- <div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1AYKIGQoEoFnwnBjlDHQ4DB9zmgCsfEYr-NhQowcbeeFTf2T8vjRyUAPSSWX8OeC9UwHWa9aeSV8Zf9Sks6FUdeAtSvPDFx6zYQFuSgsAK1Nt5JP-rsPOQ6OjbyeLBC-hr2sC6X2tGxPPWhmgj6a-5eiESQAzf2H00SPj6xJEctr2OqWvBshKD3SXNYQ/s1201/volerelaluna-testata-2.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="136" data-original-width="1201" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1AYKIGQoEoFnwnBjlDHQ4DB9zmgCsfEYr-NhQowcbeeFTf2T8vjRyUAPSSWX8OeC9UwHWa9aeSV8Zf9Sks6FUdeAtSvPDFx6zYQFuSgsAK1Nt5JP-rsPOQ6OjbyeLBC-hr2sC6X2tGxPPWhmgj6a-5eiESQAzf2H00SPj6xJEctr2OqWvBshKD3SXNYQ/s600/volerelaluna-testata-2.jpg"/></a></div>
------------------------------- ........................................Paolo Mieli e il razzismo democratico dell’Occidente---------------------------------------------...
di: <b>Piero Bevilacqua</b> ...Fra le novità storiche emerse in questi due anni di guerra, in Ucraina e a Gaza, spicca in Italia la piccola guerra psicologica, una forma di squadrismo mediatico, condotta da un gruppo di giornalisti impegnati a intimorire e emarginare tutti coloro che deviavano dalla versione dominante. L’eccezionalità bellica li ha come costretti a rivelare i compiti nascosti che costoro da anni sono chiamati a svolgere sotto traccia: difendere gli interessi dell’establishment con un’accorta rappresentazione della realtà, elaborando le retoriche utili a coprire i fatti con una versione gradita ai gruppi dominanti, talora loro padroni editoriali. Lo stesso fine viene perseguito tacendo su fatti rilevanti che contaddirebbero troppo apertamente la loro vulgata. Dallo scoppio della guerra in Ucraina costoro hanno condotto la caccia ai cosiddetti putiniani, sport in cui si è distinto il Corriere della Sera, il maggiore elaboratore di menzogne della grande stampa italiana (https://volerelaluna.it/commenti/2024/03/05/i-cattivi-maestri-del-corriere/). Ora cercano di nascondere il clamoroso fallimento della narrazione che hanno condotto su quel conflitto e, capovolgendo il modo di ragionare con cui hanno mentito per due anni, orchestrano una nuova messinscena a favore di Israele e Stati Uniti per sdrammatizzare il massacro che stanno perpetrando a Gaza. In questa opera di cinica e maldestra operazione di supporto giornalistico agli assassinii di massa dell’esercito israeliano, all’uccisione mirata di bambini inermi e di donne incinte (alcuni soldati si vantano di uccidere due palestinesi con un sol colpo), alla demolizione di gran parte degli abitati, alla negazione di acqua, viveri e medicine ai sopravvissuti, spicca – insieme a quella di giornalisti come Galli della Loggia o Pierluigi Battista e diversi altri – l’attività di Paolo Mieli. Questo giornalista, sedicente storico, che probabilmente non ha mai messo piede in un archivio, che gode di una visibilità mediatica spropositata, copre e giustifica l’eccidio in corso a Gaza con argomenti di falsificazione degni di nota. Alla trasmissione Tv Piazza Pulita del 1 febbraio 2024, condotta da Corrado Formigli, in dialogo con Tomaso Montanari, alla domanda del conduttore se riteneva o meno spropositata la risposta di Israele all’eccidio del 7 ottobre, Mieli ha risposto in maniera netta. Tanto le morti di Israele che quelle a Gaza sono responsabilità di Hamas. Forse mai era stato espresso con tanta cinica sfrontatezza il nocciolo della narrazione dominante, la formula narrativa con cui da mesi gran parte delle élites europee difendono gli interessi sanguinari degli Usa in Medio oriente e la politica genocida di Israele. Dunque, i civili palestinesi sono periti a migliaia, altri stanno morendo di fame, di stenti e di malattie e tutto per responsabilità di Hamas. Ma davvero? Ma che storico è Paolo Mieli? E i 75 anni di sopraffazione e stragi subite dai Palestinesi non sono mai avvenuti? Ma non si accorge dell’enorme erroneità della sua retorica? Secondo questa formula fondata sulla legittimità della vendetta, la responsabilità dei morti alle Fosse Ardeatine non sarebbe dei nazisti, ma degli autori dell’attentato a via Rasella. È vero che il 7 ottobre Hamas ha ucciso anche civili, ma non c’è limite al numero dei palestinesi che Israele può uccidere per essere soddisfatto? E se la logica della vendetta vale per tutti, quanti israeliani avrebbero dovuto uccidere gli uomini di Hamas, avendone la forza, dopo le migliaia di morti palestinesi subiti per l’operazione Piombo fuso (2008) e Margine di protezione (2014)? È noto che la vendetta vale solo per Israele, lo Stato a cui è concesso di vivere al di sopra delle leggi, che può perpetrare qualunque crimine, in virtù dell’immane tragedia che grava sul suo passato. Questa abborracciata interpretazione della storia, sta tuttavia bene in bocca a Mieli. Ne rivela l’intimo e sostanziale razzismo che sta al fondo del conservatorismo italiano e occidentale. Fa riaffiorare il nascosto suprematismo bianco. Nel suo caso coperto da una pomposa solennità cardinalizia. Alla trasmissione di Formigli questo giornalista, che ha scritto qualche libro di argomento storico e s’intesta una professione che non possiede, e a cui non farebbe onore, in tanti minuti di discussione non ha trovato mai il modo per una parola, non dico di dolore, ma di pietà, nei confronti dei civili palestinesi, come se la martoriata striscia di Gaza fosse abitata da una indistinta popolazione di insetti. pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-15362732585972141342024-03-12T19:30:00.004+01:002024-03-12T20:50:38.605+01:00Biodiversità e ruralità, i primati che servono per un rilancio del Molise Larino, 12.03.2024 -
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkstbQ7UrseZf-pSx5R2l-LbV4Tf19x3Xu7hgeHRvXzUFtDh01v-Re6GQG3I4Zqrj1p8zqzHjjfjeJGEMYkkMG79tsJb8UYkuGgYVg3gWOED8AHvL9zf8PuNuRIroTyNn2TC20qtXV7xGOiMRjCtX2b8FjMeoUWgeTp8daWifwFsMuAiKzTPx3SiYcqXw/s750/biologico-verdure-ortofrutta-by-alicja-neumiler-adobe-stock-750x500.jpeg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="500" data-original-width="750" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkstbQ7UrseZf-pSx5R2l-LbV4Tf19x3Xu7hgeHRvXzUFtDh01v-Re6GQG3I4Zqrj1p8zqzHjjfjeJGEMYkkMG79tsJb8UYkuGgYVg3gWOED8AHvL9zf8PuNuRIroTyNn2TC20qtXV7xGOiMRjCtX2b8FjMeoUWgeTp8daWifwFsMuAiKzTPx3SiYcqXw/s600/biologico-verdure-ortofrutta-by-alicja-neumiler-adobe-stock-750x500.jpeg"/></a></div>
Gli ex consiglieri regionali, molti dei quali testimoni di un Molise risorto a cavallo degli anni ‘80/’90, si sentono impegnati, con il presidente Gaspero Di Lisa, di dare il proprio contributo di idee e di partecipazione a un piano di sviluppo regionale, oggi più che mai per affermare un ruolo centrale, quello di un territorio che mette a disposizione del Paese due suoi fondamentali primati nazionali: la ruralità e la biodiversità. In questo senso un programma di incontri con i titolari di quel bene comune, appunto il territorio, fonte di primati. Non a caso la scelta di Larino, antica capitale e capoluogo di circondario nella prima metà del secolo scorso; espressione alta di ruralità con la sua ricca agricoltura; culla delle Città dell’olio; città mondiale della biodiversità olivicola con tre varietà legate al suo nome; al centro di importanti tratturi; sede della Fiera di Ottobre, la più importante del Molise con le sue 280 edizioni; sede di un fondamentale centro di formazione, unico nel Molise, l’Istituto tecnico agrario statale; da sempre centro di cultura e di servizi. Una realtà che ha tanto e tutto per diventare esempio di uno sviluppo sostenibile che trova le sue ragioni nelle risorse e nei valori del territorio.
Biodiversità e biologico, i due temi al centro di due incontri promossi, nella prima metà di Marzo, a Larino dal presidente dell’Associazione ex consiglieri regionali, Gaspero Di Lisa, con il sindaco, Giuseppe Puchetti, e l’assessore alle attività produttive, Angela Vitiello. Presenti, con me, il prof. dell’Unimol, Sebastiano Delfine, studioso della biodiversità, e Aristide Vitiello, copromotore a Trivento dell’Associazione “Terra sana”, la prima che si è occupata del biologico nel Molise. Nel merito degli strumenti utili a dare spazio e continuità di azione alla salvaguardia e tutela della biodiversità e a un vero e proprio piano di sviluppo del biologico per un Molise sostenibile, sono state individuate due priorità:
il rilancio del biodistretto nato a Larino nel 2017, con un coinvolgimento, insieme con gli amministratori, dei diretti interessati quali sono i produttori e i trasformatori che già sono impegnati con il biologico e, anche e soprattutto, con quanti possono diventare tali.
La cura e l’attenzione alla biodiversità per rafforzare il primato ed essere di esempio per i territori che hanno bisogno di rilanciare un valore imprescindibile per la natura nella sua complessità. Ed ecco l’idea di cogliere la giornata dedicata a questo fondamentale valore, 22 Maggio p.v., per festeggiarla, nel centro fieristico, con la presentazione dei prodotti tradizionali, le specialità espresse dai 136 territori molisani con i sindaci protagonisti. Una giornata di riflessione per cominciare a pensare e definire il domani della Fiera di Ottobre, già dalla prossima 281° edizione.pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-61948719532510443062024-03-10T11:14:00.121+01:002024-03-10T12:03:16.357+01:00I vini del Molise nella Guida Vini “Vit’ae”
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXubl2iN3nGDSsxAsFSze1kXFprBj4u6KflLlMZs7cOs1Y1yEojGN6EleVuJ6rxK0nm-wlttm-9jNhWmhe7m3pAHX9pSfbkrhAy22UcDaNPSyAUiVGHsytf9LAuhJEJ7FuMo3i9GS46J5RxatQRP_BEpSH7s6nzBLYx8YqXTFKDDQ4g5iYbaW5-xC_lBU/s620/vino_analcolico.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="400" data-original-width="620" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXubl2iN3nGDSsxAsFSze1kXFprBj4u6KflLlMZs7cOs1Y1yEojGN6EleVuJ6rxK0nm-wlttm-9jNhWmhe7m3pAHX9pSfbkrhAy22UcDaNPSyAUiVGHsytf9LAuhJEJ7FuMo3i9GS46J5RxatQRP_BEpSH7s6nzBLYx8YqXTFKDDQ4g5iYbaW5-xC_lBU/s400/vino_analcolico.jpg"/></a></div>
La guida, che il buon Michele Raspa del Ristorante “Marina” da dieci anni mi omaggia, è la più pesante con le sue 1350 pagine che riportano 15.000 vini dei 25.000 degustati dai sommelier dell’AIS, l’associazione che, dal 1987, mi onora con il riconoscimento di socio onorario. Dalla Valle d’Aosta alla Sardegna a raccontare il vigneto Italia con le sue eccellenze 527 Dop e Igp, un tempo Docg, Doc e Igt, testimoni di mille territori che, dalla fama, ai tempi della Magna Grecia, di “Enotria tellus” allo slancio, nel Medioevo, in ogni angolo del Paese, sono i più illustri e conosciuti ambasciatori dell’Italia nel mondo, quelli che più esaltano la bellezza dei paesaggi e, insieme, della storia, cultura e tradizioni, ovvero i valori che, con la qualità e la diversità, raccontano l’origine. Il piccolo Molise, la mia terra, mi permette, diversamente dal Piemonte e dalla Toscana che la fanno da padroni con le centinaia di aziende selezionate, di presentare una realtà di soli 5.500 ettari di vigne, con poco più di trenta aziende coinvolte. Una realtà rappresentata da 4 Dop e 2 Igp, Innamorata più del mare e delle colline che delle due catene di montagne, cresciuta in questi ultimi due decenni con buona parte delle aziende che hanno sposato la qualità e si fanno onore sui mercati. Tant’è che nella guida, con il Molise presentato come “La quiete e il Turismo la regione che cambia”, ben 16 le cantine riportate con una selezione di 99 vini, rappresentativi delle 4 Dop “Pentro”, “Biferno”, “Molise o del Molise” e “Tintilia del Molise”. La Dop che, nonostante sia l’ultima di quelle riconosciute, è, con i suoi vini e le tante annate, quella ricorrente nella guida, a dimostrare che su di essa i produttori con le aziende poste oltre i 200 m.s.l.m., hanno puntato, ricevendo risposte positive in quanto a reddito e immagine. La quasi totalità delle cantine, ad eccezione della Campi Valerio di Monteroduni in provincia di Isernia, operano nella provincia di Campobasso. Ben 7 delle 16 aziende riportate sono biologiche, 8 convenzionali e 1 è biologica e convenzionale. La t’ con l’apostrafo (va da 88 punti, se è una, a 100, se quattro), sta a rappresentare la valutazione espressa dai sommeliers. Dei 99 vini riportati ben 42 sono contrassegnati d 4 t’, mentre 39 sono 3 t’, 18 con 2 t’.
1. <b>Borgo di Colloredo</b> di Campomarino con 8 vini , l'azienda che racconta la Dop "<i>Biferno</i>"è presente con 7 vini: 4 t’ per quattro dei suoi vini; 3 t’ per quattro. Tutti contrassegnati da un ottimo rapporto qualità/prezzo; 2. <b>Campi Valerio</b> di Monteroduni, la grande e sola realtà presente in provincia di Isernia, che ha avuto il pregio di rilanciare, con i vini e l’olio, l’agricoltura del territorio. 6 vini di cui 3 quattro t’, compresa la Dop Pentro e 3 tre t’; 3. <b>Cantine Catabbo</b> di San Martino in Pensilis, con 8 vini: 3 quattro t’; 2 tre t’ e 3 due t’; 4. <b>Claudio Cipressi </b>di San Felice del Molise, l’azienda contrassegnata con la <b>Gemma</b> per il vino Tintilia del Molise a significare il vino che ha ottenuto la performance migliore tra tutti i vini molisani con 4 viti e il punteggio che può arrivare anche a cento. Con la Tintilia altri 5 vini per un totale di 3 quattro t’ e 3 tre t’; 5. A<b>zienda Agricola Giuseppe Di Lisio</b> di Guglionesi, con sei vini: uno, la Tintilia del Molise biologica 2021 con 4 t’; 2 con tre t’ e 3 con due t’; 6. <b>Di Majo Norant</b>e di Campomarino con 6 vini, di cui ben 5 quelli contrassegnati con 4 t’ e uno, il Molise rosso Contado 2019, con 3 t’; 7. <b>Agricola d’Uva </b>di Larino, la città non considerata nella presentazione, riportata nella guida, del Molise nonostante la ricchezza storico – culturale e, con i suoi 3 olivi “Gentile”, “Salegna o Saligno” e “San Pardo”, di paesaggi unici, Le cantine D’Uva sono presenti con 4 vini, di cui tre con 4 t’ e uno con 3 t’; 8. <b>Lagatta</b> di Lupara, una novità per noi che seguiamo da sempre la realtà vitivinicola della piccola regione che, quando era parte del Regno di Napoli, aveva la superficie più vitata. Una novità che si presenta con 3 vini, di cui uno con 4 t’, anche qui Tintilia, riserva 2018, e due t’; 9. <b>Mastrangelo </b>di Mafalda, l’azienda bologica nota per il suo olio extravergine, ricavato dalla diciannovesima varietà riconosciuta e inserita nel patrimonio della biodiversità olivicola molisana, e, anche per i suoi 2 vini, un rosso 2022 con4 t’ e un bianco, sempre annata 2022, con 3<b>t’; 10.<b> Cantine Salvatore </b>di Ururi, uno dei 4 Paesi di origine albanese presenti nel Molise, presenti con una bella selezione di 8 vini: tre con 4 t’ e cinque con 3 t’; 11. <b>Cantina San Zenone</b> di Montenero di Bisaccia, la cooperativa che, sin dalla nascita, ha puntato sulla qualità. Sette vini selezionati: cinque con 4t’ e due con 3t’; 12. <b>Serra del Parco</b> di Palata, altra novità quest’azienda biologica certificata, che si presenta con una Tintilia del Molise 2022 valutata 4 t’ e un’altra, tipologia rosato, sempre 2022; 13. <b>Tenimenti Grieco</b> di Portocannone, altro paese di origine albanese patria di oliveti ultracentenari e di olivi millenari, in pericolo nel tempo in cui la sola cosa che conta è il denaro e non i valori, in particolare quello del tempo che racconta il passato. Ben 8 i vini: tre con 4 t’, tre con 2 t’ e due con 2 t’; 14. <b>Tenuta Martarosa</b> di Campomarino, la Città del Vino del Molise, che vede 7 vini presenti: tre con 4 t ‘, tutt’e tre <i>Tintilia</i>, di cui una tipologia rosato e quattro con 3 t’, uno dei quali è “Fiano”, il grande vitigno che onora i vini bianchi della Campania; 15. <b>Terresacre</b> di Montenero di Bisaccia, la patria della Ventricina e di due varietà di olivo “Cerasa” e “Olivastro”. Sette i vini della bella cantina: quattro 4 t’, due 3 t’ e uno 2 t’; 16.<b> Cantina Valtappino</b> di Campobasso, il capoluogo de Molise. Altra cantina cooperativa che deve alla scelta della qualità il suo rilancio e la notorietà dei suoi vini. Ben 8 quelli selezionati: tre 4 t’ e cinque 3 t’.
Una bella realtà la vitivinicoltura molisana con le aziende e i vin selezionati dai sommelier dell’Ais
Pasquale Di Lena
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-90891329011466939082024-03-08T17:57:00.011+01:002024-03-08T18:01:12.038+01:00Pietro Corsi, il mercante del soledi
Vincenzo Di Sabato
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigqSPErCInIB7eekfPG_KAuby3apv9lXelp8WSTfGjkY7mJCPB7UUiLSN7qLuSKvZ1GlpU-z3q0Q1BJuVPnh9q0JydrR28PAzun8m1JMCTv7miV8_PQ-pXGh66_dnBDOjv-yr7LfNwqjixlDsbpcfQ1WrI7UccgbJPZKS3fc81eV0kZQJj4RVqxiXlolw/s206/corsi.jpeg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" height="400" data-original-height="206" data-original-width="157" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigqSPErCInIB7eekfPG_KAuby3apv9lXelp8WSTfGjkY7mJCPB7UUiLSN7qLuSKvZ1GlpU-z3q0Q1BJuVPnh9q0JydrR28PAzun8m1JMCTv7miV8_PQ-pXGh66_dnBDOjv-yr7LfNwqjixlDsbpcfQ1WrI7UccgbJPZKS3fc81eV0kZQJj4RVqxiXlolw/s400/corsi.jpeg"/></a></div>
il mercante del sole e romanziere molisano d’ogni terra, a sette anni dalla morte
L’8 marzo 2017, - 7 anni fa - la cultura, e l’umana tenerezza perdeva un primatista, un modello di dottrina. Moriva a 80 anni a Los Angeles, Pietro Corsi, amico mio dall’infanzia: affettuoso, generoso. Scrittore, romanziere italalo-americano, molisano di Casacaenda, un giramondo: il mercante del sole. Egli che viveva inseguendo l’Astro sia quando nel nostro gelido inverno scarseggiava, ma assolava invece il Messico della sua sposa Elsa, sia un po’ prima o un po’ più tardi quando in primavera e in autunno, brillava potente in California laddove vivevano i due figli; e poi finalmente qui in Molise, nel nostro estate mentre il Sole picchiava a perpendicolo sul vicoletto della sua “Terra Vecchia” a Casacalenda.
Muore a 80 anni e, di lui, ho ancora “80voglia” di amarlo. Volto indimenticabile, straordinario protagonista di eventi letterari; uomo di stile unico e raffinato, ha donato, con il suo scrivere e con il suo vivere, un arcobaleno di colori alla vivacità, alla civiltà ed alla letteratura mondiale.
Curiosamente oggi lo rivedo, così come dipinto da Cicerone per un personaggio simile a lui (“Lo Stato, 6,13).
“Per chiunque abbia prestato aiuto all’uomo, per chiunque abbia assunto un forte impegno su sé stesso e l’abbia riempito di significati, per chiunque abbia contribuito ad elevare la dignità della sua patria, per costui, è assicurato un luogo prelibato in cielo”.
Proprio così èstato Pietro, statura umile, animo grande, cosmopolita per povertà e per onore, solenne nel parlare, onorabile nel comportamento.
Quasi fanciullo sfonda col coraggio una vita spinosa, sofferta. Il notar Domenico Lalli (guardiese, mio padrino di cresima), lo prende con sé seppur privo di licenza media. Diventa il dattilografo nel rogare comprovendite, atti giuridici, divisioni patrimoniali, testamenti. Poi parte per Roma, giovanissimo. Di notte studia lingue per corrispondenza e si dà all’industria cinematografica. Conosce per sbaglio Michele Galdieri, poeta e autore della eterna bella canzone “Munasterio ‘e Santa Chiara”. E, con lui collabora nella strutturazione di famosi programmi radiofonici: “L’usignolo d’argento”, voci di oggi e canzoni di sempre, presentato da Rosalba Oletta nel 1952, ogni domenica alle 20,30 sul Secondo Programma Rai; e per “Sorella Radio”, la trasmissione per gli infermi del sabato pomeriggio con Maria Luisa Boncompagni e Silvio Gigli.
E scrive. Collabora con “Il Tempo”, “Paese Sera”, “Il Messaggero”. Nel 1959 arriva in Canada. Entra nella redazione del “Cittadino Canadese”. Ed esce già, nel 1982, “La Giobba”, il suo primo romanzo, il primo importante documento storico sul fenomeno migratorio, èdito dalle Edizioni Enne. Nel 1996 entra nel corpo dirigenziale della Princess Cruises, quella cioè “dei piroscafi d’amore”. Poi ritorna scrittore. Pubblica quattro romanzi di seguito “Ritorno a Palanche”, “Lo sposo messicano”, “Amori tropicali di un naufrago”, “Il morbo dell’ozio”, “L’odore del mare”. Sperimentando più tardi un diverso modello letterario ed ideologico e, recuperando la bellezza della memoria e dell’identità della sua terra, pubblica, con Nocera, “Omicidio in un paese di cacciatori”.
Alla 2^ Edizione del Premio Letterario Internazione “Il Mondo nel Molise ed il Molise nel Mondo”, conquista ex aequo a Guardialfiera il 2° Premio per la sezione <romanzi èditi nell’ultimo triennio>. E scrive ancora, compie anche un’attenta esplorazione sul movimento salesiano nel mondo. Ritrova don Raffaele Maria Piperni, kalendino, l’ambasciatore di don Bosco, disperso dal tempo, morto a San Francisco nel 1930. Ne elabora la biografia e dona il privilegio di presentarla nella chiesa di S. Maria Maggiore a Casacalenda, a don Antonio Pelle, simpaticissimo salesiano di Napoli e dal Prefetto di Campobasso, Marcello Palmieri già allievo salesiano.
Anche se non c’è nulla che possa rimpiazzare l’assenza di’una persona amabile, genuina come Pietro Corsi, è bello tuttavia, tener duro con lui per ricavare ancora il gran conforto di evocazioni, consolazioni, di nostalgie. Perché quanto più suggestivi e densi saranno i ricordi, tanto più la separazione diventa feconda e trasformata in gioia silenziosa. Perché è così che portiamo, la bellezza del passato, non solo come spinta, ma come dono prezioso che si rimira nei nostri futuri momenti di vita........
vincenzo di sabato
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-59270508789848337302024-03-08T11:13:00.009+01:002024-03-08T11:16:36.586+01:00L'8 Marzo, la giornata della donna<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJsKA_jVgrCxPWtwSNKeM8llW2bD3TiL3SwcDlT7zIL0UKBM04cYl2IVc-2qAf6GhTPEipk4WGAbMUmZ-Y4Rax-qx5EQ08RWt7X1PU8M3vQHw4vxfwVkOFMrWLQ9FkVOLagEANXbUDqvKAk1XokkZGl2liNqHRczsq4nFMZNyaudxCilWAa03o2-5z3ho/s4032/IMG_1390.JPG" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="600" data-original-height="4032" data-original-width="3024" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJsKA_jVgrCxPWtwSNKeM8llW2bD3TiL3SwcDlT7zIL0UKBM04cYl2IVc-2qAf6GhTPEipk4WGAbMUmZ-Y4Rax-qx5EQ08RWt7X1PU8M3vQHw4vxfwVkOFMrWLQ9FkVOLagEANXbUDqvKAk1XokkZGl2liNqHRczsq4nFMZNyaudxCilWAa03o2-5z3ho/s600/IMG_1390.JPG"/></a></div>Un giorno di riflessione sulle conquiste sociali, economiche e politiche delle donne, riconosciuto dall'Assemblea generale della Nazioni Unite nel 1977, che l'ha portata ad essere celebrata in tuttto il mondo. E' un giorno che mi ripporta indietro nel tempo, anni '70, nella Casa del Popolo "S. Quirico", in via Pisana a Firenze, dove le donne dell'Udi (Unione donne Italiane), spiegavano una bandiera da loro tesuìsuta e ricordavano, mai d'accordo fra loro, con chi riteneva questa giornata come in memoria dell'8 Marzo del 1917 quando migliaia di donne a San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra mondiale in atto. Una giornata repressa dai militari che portò a generare manifestazioni ovunque in Russia fino al crollo dello zarismo. Ed è in Russia che le donne comuniste il 14 Giugno 1921 proclamano l'8 Marzo come "Giornata Intrnazionale dell'Operaia" e questo fino all'arrivo del consumismo dettato dal neoliberismo, che l'ha trasformato in una festa all'insegna della volgarità. Con chi, invece, il pensiero andava alle 134 operaie di una fabbrica di camicie di New York, che persero la vita sul posto di lavoro per un incendio della fabbrica che il titolare aveva chiuso perchè non partecipassero a uno sciopero in atto l'8 Marzo. Era l'8 Marzo del 1908. in Italia il ricordo di una triste giornata fu celbrato il 12 Marzo del 1922 su iniziativa del Partito comunista italiano nato l'anno prima a Liorno. Non una festa, ma un ricordo e una riflessionene nel rispetto delle donne vittime, che, l'epoca del consumismo ha trasformato in una festa all'insegna, ripeto, del consumismo e della volgarità del sistema che lo esprime.<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6M6Wt2iRuJSKy1AKDH9TZD5QFm1nFvRU_AhRrun29H__I5mwcNDA6b7CIiSRIKjF7WFe3I2gyS9zgCWSuPY8zskizLrBMhgp8lRGJeQnAe81FnlbmToxPWybyfNii_1g7gHVhZ6eEmDHJRMaH-5I6Ud-n_Q8xC63NmVihMgyC8ZaBwkkZLrowRtkU48k/s158/mimosa.jpeg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="400" data-original-height="158" data-original-width="158" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6M6Wt2iRuJSKy1AKDH9TZD5QFm1nFvRU_AhRrun29H__I5mwcNDA6b7CIiSRIKjF7WFe3I2gyS9zgCWSuPY8zskizLrBMhgp8lRGJeQnAe81FnlbmToxPWybyfNii_1g7gHVhZ6eEmDHJRMaH-5I6Ud-n_Q8xC63NmVihMgyC8ZaBwkkZLrowRtkU48k/s400/mimosa.jpeg"/></a></div>
Vale oggi un mazzzetto di mimosa (una fioritura anticipata per il clima martoriato e l'estate anticipata) per ricordare le donne che hanno perso la vita per aver lottato e per le donne che lottano per una società fondata sui valori, i soli fondamentali per un nuovo domani.
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-62739629274508246972024-03-07T09:40:00.010+01:002024-03-07T09:49:32.171+01:00Olivo Fumo di Guardialfiera è la nuova varietà di olivo del Molisesu Teatro Naturale - Tracce - Italia - Anteprima numero 22 in distribuzione sabato 09/03/2024
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYs6miwHqEfg2sOxBYdC7jte56zz84LC_rdhFGp45S-TB-px2SxwCEAAGzQeyaTssmPOTcyVZ57PIVtdMg_OX6chY0LIEYVL1To3c9y4C5fM_KeB3XtBzIqutKR3xIUMLq2Lo4M5agm_JyjOeu8qJpctiz43Xzpgseqqy47ahMxi81SZNMX5GzIKm28Gs/s729/olivo%20fumo.webp" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="443" data-original-width="729" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYs6miwHqEfg2sOxBYdC7jte56zz84LC_rdhFGp45S-TB-px2SxwCEAAGzQeyaTssmPOTcyVZ57PIVtdMg_OX6chY0LIEYVL1To3c9y4C5fM_KeB3XtBzIqutKR3xIUMLq2Lo4M5agm_JyjOeu8qJpctiz43Xzpgseqqy47ahMxi81SZNMX5GzIKm28Gs/s600/olivo%20fumo.webp"/></a></div>
<i>La dichiarazione che l’olivo, varietà Fumo, è autoctono del Molise, merita il riconoscimento ufficiale per essere parte di quel patrimonio italiano di biodiversità olivicola, oltre 600 varietà<b></b></i>
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzPf7g1_JSaRs0xWnMXeFPQ9NSwBUJ3hN7ec91ScxBZwMXMTEQifRfsuwdFCDIb5UG7WZoFRL371vr1FcRYuak1vgIVn4i0Ao3NEu4hhx9-1mVAjXvbCAbQl2SZTe7b0IG5sQiuonWdPd9lO7pn7IMbDJVZYNi8vfa-ZNsjBZvtPqAaY8_Ka-ZTT0ma38/s300/olive%20fumo.webp" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" width="320" data-original-height="300" data-original-width="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzPf7g1_JSaRs0xWnMXeFPQ9NSwBUJ3hN7ec91ScxBZwMXMTEQifRfsuwdFCDIb5UG7WZoFRL371vr1FcRYuak1vgIVn4i0Ao3NEu4hhx9-1mVAjXvbCAbQl2SZTe7b0IG5sQiuonWdPd9lO7pn7IMbDJVZYNi8vfa-ZNsjBZvtPqAaY8_Ka-ZTT0ma38/s320/olive%20fumo.webp"/></a></div>
Olivo Fumo di Guardialfiera – dalla memoria alla pianta è il titolo di una pubblicazione di poche pagine che racconta la ricerca dedicata dall’autore, Giuseppe Acierno - medico-neurologo ospedaliero a Roma prima di tornare alle radici e vivere la pensione - a una varietà di olivo che, dopo il riconoscimento della “Gentile di Mafalda”, porta a venti il numero delle piante autoctone di olivo presenti nel Molise. Una oliva, nera come il fumo (a felineje) di un camino, che, dentro la memoria dell’autore, torna con tanti altri ricordi, e, da curiosità diventa ricerca, tanto più importante perché va ad arricchire la propria identità.
Una ricerca non facile con l’oliva nera, la Fumo, da tutti dimenticata, ma non da un produttore, Michele Lomma, che ha nel suo oliveto più di un esemplare, tanto da ricavare, dopo le insistenze di Giuseppe, un olio dai delicati profumi e dai sapori dominati dal carciofo. Un incontro fortunato che ha permesso di andare avanti nella sua ricerca, prendere dalla stessa pianta e su più piante, nel corso di quattro anni (2019-2022), 50 campioni omogenei per le analisi seguendo i criteri messi a punto e utilizzati dal Centro di ricerca per l’olivicoltura e l’industria olearia (Crea-Oli) di Rende. Importanti i consigli del Prof. Giuseppe Lima, titolare della cattedra di Patologia vegetale presso la Facoltà di Agraria dell’Unimol, e quelli della prof.ssa Luciana Baldoni, titolare del laboratorio di bioscienze e Biorisorse del CNR, sede Perugia. Ed è la risposta, dopo l’invio di cinque piantine di olivo Fumo, di questo centro a certificare la unicità, visto che il profilo genetico non corrispondeva ad alcuna di quelle comprese nello sterminato data-base del centro. La dichiarazione che l’olivo, varietà Fumo, è autoctono del Molise, merita il riconoscimento ufficiale per essere parte di quel patrimonio italiano di biodiversità olivicola, oltre 600 varietà, unico al mondo. Per non avere dubbi e rendere la ricerca esaustiva, anche una comparazione con le 23 varietà autoctone del confinante Abruzzo e con le 53 della Puglia, l’altra regione confinante.
Un patrimonio importante quello della biodiversità olivicola, che, con l’altra rappresentativa dell’intero territorio regionale, vede il Molise al primo posto in Italia. Un primato di grande attualità che, al pari dell’altro, quello della ruralità, ha tutto per rendere la piccola regione un laboratorio capace di dare risultati importanti per uno sviluppo diverso da quello segnato dallo spreco del consumismo. La ricerca di Acierno lo sta a dimostrare, nel momento in cui mette in luce un pezzetto del ricco patrimonio di un passato che, qui nel Molise, è presente e, ancor più, futuro.
Una pubblicazione di 74 pagine, con metà di esse che riportano foto rappresentative dei particolari della pianta che s’identifica, al pari dell’autore, con il territorio di Luca Marano, il protagonista de “Le Terre del Sacramento”, il romanzo di Francesco Iovine, che il prezioso bene comune, lo descrive e lo racconta. Anche Francesco, il grande scrittore del secolo scorso, si è nutrito delle olive Fumo prima di trasferirsi a Roma e nei suoi rientri a Guardia avrà – ci piace pensarlo – di sicuro conosciuto, ancora arbusto “Fausto”, l’olivo colpito da un fulmine, il protagonista di un film breve “Gocce” di Simone D’angelo. L’olivo centenario scelto da Nicola Malorni, vicepresidente dell’Associazione nazionale delle Città dell’Olio e fondatore a Termoli della cooperativa Kairos, per raccontare le ferite che lascia la violenza dell’uomo nel corpo e nell’anima di una donna.
L’olivo “Fumo” di Guardialfiera - come sopra veniva sottolineato – è una pubblicazione di poche pagine, ma ricca di riflessioni, che il filo che ci lega alle radici, quando non spezzato, raccoglie nella memoria tanto più se lontano nel tempo. La ragione della decisione dell’autore, che, una volta in pensione, decide di tornare e di edificare una casa sul terreno, già dei nonni, quello dell’olivo Fumo posto nel bel mezzo di una vigna poi franata. Un posto bello, poco lontano dal Liscione, il ponte di un tempo trasformato in diga che sbarra il Biferno, il fiume tutto e solo molisano. E poco sopra il ponte di Annibale e la piana che, prima di diventare Lago di Guardialfiera, raccoglieva i preziosi orti, ricchi di verdure e di frutti di incomparabile bontà e biodiversità, dei guardiesi ortolani, famosi al pari dell’altra metà, gli scalpellini, artisti della pietra estratta da una cava, non lontana dal paese dominato da una bella chiesa con la sua porta santa. Bisogna dire grazie alla memoria e alla costanza dell’autore se oggi il Molise si vanta di essere con: Larino (la città unica al mondo con ben tre varietà di olivo che portano il suo nome), culla nel 1994 dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio e sede dell’unico concorso regionale “Goccia d’Oro”; Venafro, sede del primo Parco dedicato all’olivo; Termoli, sede del primo Parco regionale dedicato alla biodiversità, con l’olivo Fumo protagonista.
di Pasquale Di Lena
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-7378767497294215742024-03-06T11:12:00.003+01:002024-03-06T11:12:21.428+01:00Il Museo Etnografico di Bonefro " Michele Colabella "
di Nicola Picchione
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH1QzSZasoVU5akm6CbGZnwDq4TAu135Su7yzbA2aY4T1LcamA3TZCJGzXRDGSy6jauHzGENGa3wVaS3awwtRHvAAQPm7iVwXVKjapTKUHPEH5zrs1vpro8wPtAacsiOacyOcdXhgv6Izzmb94N94O0vFrC1nS0iKyNFt8Wa0gXhgWS7UseVw0cRTOolI/s397/bonefro.jpeg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="265" data-original-width="397" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH1QzSZasoVU5akm6CbGZnwDq4TAu135Su7yzbA2aY4T1LcamA3TZCJGzXRDGSy6jauHzGENGa3wVaS3awwtRHvAAQPm7iVwXVKjapTKUHPEH5zrs1vpro8wPtAacsiOacyOcdXhgv6Izzmb94N94O0vFrC1nS0iKyNFt8Wa0gXhgWS7UseVw0cRTOolI/s600/bonefro.jpeg"/></a></div>
Il museo è un luogo di cultura dedicato inizialmente alle Muse che sovrintendevano appunto alle
arti e alle scienze, figlie di Giove e di Mnemosine- la memoria- che era figlia del Cielo (Urano) e
della Terra(Gea). Un museo etnografico è definito da De Mauro un luogo di esposizione di
manufatti risalenti a civiltà primitive o antiche o di oggetti relativi alle arti e alle tradizioni popolari.
Vorrei aggiungere che è soprattutto un legame fondamentale col passato. Racconta Marco Follini
che a chi gli chiedeva il futuro della musica sovietica Scostakovich (il grande musicista; tutti avrete
sentito come sottofondo centinaia di volte in TV il suo Valzer 2) rispondeva che è nel passato.
Conclude Follini: è nel passato che si tende a cercare la chiave del nostro futuro.
Visitando il museo di Bonefro si ha l’impressione che quegli oggetti risalgano a una remota
antichità invece erano gli strumenti dei nostri padri e nonni e i più anziani di noi li ricordano bene in
mano ai contadini, agli artigiani, ai commercianti oppure nelle case, nelle botteghe, nelle campagne.
Molti di quegli attrezzi avevano accompagnato per secoli il lavoro dell’uomo. Si guarda con
curiosità, senza soffermarsi o si tende a guardare con aria di superiorità come chi ha fatto un gran
salto in avanti e quel passato non gli interessa più e forse se ne vergogna. Si dovrebbe guardare,
invece, con interesse con amore e con riconoscenza. Magari con una goccia di rimpianto. Non per
quella gran fatica che costava vivere (e spesso vivere in miseria) ma per quel cibo pieno di sapore
(forse anche perché condito con la fame), per quelle opere artigianali del falegname, del sarto, del
calzolaio che oggi nel mondo del tutto in serie e tutto in fretta è considerato un lusso. E’ davvero un
essere strano l’uomo: ieri considerava un lusso ciò che oggi è banale oggi consideriamo un lusso ciò
che ieri era normale. Non si tratta di nostalgia, nessuno vorrebbe tornare indietro, ma di conoscenza,
della consapevolezza che l’attuale benessere deriva anche da quel lavoro, da quegli attrezzi. Fatica e
impegno per sopravvivere ma anche per progredire. Si tratta anche di ammonimento: si può tornare
indietro e non siamo preparati come allora, ci sono diventate necessarie cose allora ritenute inutili e
chiamiamo sacrifici ciò che allora era la norma. Vedere la lavagna, il banco, la piccola cattedra
significa anche rapportarsi con una scuola materialmente povera ma che insegnava il rispetto delle
regole, l’autorevolezza del maestro. Vedere gli attrezzi per gli animali da soma significa ripensare al
ruolo fondamentale degli animali domestici. Oggi tutto è meccanizzato ed è una fortuna ma
tendiamo a dimenticare il legame con gli animali e che siamo figli della terra. La scuola dovrebbe
considerare la visita al museo strumento educativo importante in un mondo nel quale i bambini
possono pensare che il latte non lo fa la mucca ma qualche strumento del supermercato. La rottura
del rapporto tra uomo terra ed esseri viventi è una delle cause dell’attuale pandemia: la terra non più
vista come risorsa da coltivare con cura e rispettare ma come deposito di risorse da depredare
perché la nostra fame di energia ci ha trasformato come quei mostri voraci che esigevano sacrifici
anche umani e dei quali solo un eroe (Teseo o S. Giorgio) poteva liberarci. Oggi non ci sono eroi
che ci possano salvare, dobbiamo farlo da noi. Gli oggetti che sono conservati in un museo come
quello di Bonefro ci richiamano al legame con la natura, al valore del lavoro manuale, alla capacità
dell’uomo di inventare strumenti.
C’è un altro motivo per il quale dovremmo guardare quegli oggetti con grande rispetto e osservarli
con attenzione: non sono copie ma originali, ognuno è impregnato del sudore e del lavoro di chi lo
ha usato per anni. Quell’aratro che vedi appoggiato sul pavimento ha solcato infinite volte la terra, è
stato stretto dalla mano del contadino e tirato dal mulo o dall’asino, ha ascoltato le imprecazioni e le
parole di sconforto, si è consumato a fare solchi. Quel martello ha battuto migliaia di volte; su quel
banco hanno imparato a leggere e scrivere tanti ragazzi per emanciparsi e rendersi liberi.
Un museo etnologico non è una semplice raccolta, unisce un popolo, un territorio molto più vasto di
quanto non si pensi: basterebbe girare per vari musei, confrontarli. Si scoprirebbe che cosa significa
popolo e cultura popolare. Si vedrebbero molti oggetti simili tra loro in tanti piccoli paesi del Sud e
si capirebbe quanti legami li tengono uniti nelle tradizioni e finanche nelle parole. Si potrebbe
pensare che quando erano scarsi i mezzi di comunicazione paesi e genti rimanevano quasi isolati
invece circolavano idee, modi di vivere, parole, tradizioni. Chi ricorda Bonefro del passato e rilegge
Cristo si è fermato a Eboli si meraviglia di tanta comunanza. Carlo Levi descrive luoghi e persone
tanto simili a Bonefro del passato, riporta credenze e parole dette nel piccolo paese lucano che si
ritrovavano a Bonefro: l’itterizia chiamata male dell’arco; cra, p-srà, p-scrill ( da noi si continuava
con p-scroll e p-scrllon): le stesse che si ritrovavano anche in Basilicata, in Calabria e in altri
luoghi. Ci rimandano a un passato ancora più lontano quando si parlava latino magari adattato e
distorto. Questi piccoli musei etnologici formano come una rete, una sorta di primitivo Internet che
accomuna la gente del passato, racconta storie simili, gli stessi lavori, le stesse tradizioni e
credenze. Sono l’orma della vita di chi ci ha preceduto, un’orma che racconta. Mnomosine, la
memoria figlia del cielo e della terra.
Sottovalutiamo i musei, soprattutto quelli di provincia e quelli etnologici. Ci sembra un mondo
morto, imbalsamato. Spesso le amministrazioni locali li sopportano (non è il caso di Bonefro dove
amministrazione e un attento e attivo assessorato alla cultura non dimentica l’importanza del
museo).
L’idea di dare spazio su FB al museo di Bonefro ravviva l’interesse e magari serve a fare
considerazioni, raccogliere notizie. Michele Colabella che da uomo di cultura attento ebbe l’idea di
fondarlo, di collezionare manufatti con pazienza e perseveranza, di organizzarlo (una fatica lunga
spesso compensata con incomprensione e non adeguato apprezzamento che gli procurò anche
amarezze e delusioni) vorrà sicuramente seguire questa sua creatura, informare.
Non si vive di passato ma il passato aiuta a capire il presente. Anche a gustare meglio le mete
raggiunte, il benessere, a capire quanto è costato il progresso e i motivi che ancora accomunano le
parti del nostro il Sud e che lo tengono imprigionatopasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-69099872004695322972024-03-05T11:34:00.009+01:002024-03-05T11:38:34.314+01:00 Basta giocare a nascondinodi <b>Vincenzo Di Sabato</b> 4 mar 2024, 12:00 (23 ore fa)-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
<i>Sul Viadotto “Molise-1” c’è troppo panico. La scienza non fa sconti, Il problema, già risolto vent’anni fa
col progetto “salvaguai”, e poi accantonato, vada recuperato e realizzato con la stessa procedura d’urgenza con cui ideato</i>
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcVLy1WRC8zMa0pfUHG_GN2YKTlxKMtSpd3ATxVnQT-eP-8GcK2lZlMj48E-1mOQHG_1D0fUducS35wSLLbjiG7Rnk8a4vntSlDAWxt_slbSCvh7nbdbRVsql5C17QvVKE_Do5W1__VIiUNIO9SkAFUbqtuiFkfMVUbLqtpVf1vZSdGso3h4K90kT_M6Q/s1600/guardiallfiera%20olivi%20%2810%29.JPG" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" data-original-height="3240" data-original-width="4320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcVLy1WRC8zMa0pfUHG_GN2YKTlxKMtSpd3ATxVnQT-eP-8GcK2lZlMj48E-1mOQHG_1D0fUducS35wSLLbjiG7Rnk8a4vntSlDAWxt_slbSCvh7nbdbRVsql5C17QvVKE_Do5W1__VIiUNIO9SkAFUbqtuiFkfMVUbLqtpVf1vZSdGso3h4K90kT_M6Q/s1600/guardiallfiera%20olivi%20%2810%29.JPG"/></a></div>
“Bisogna battere il ferro finché è caldo”. Era l’avvertimento dei nonni nostri i quali sapevano cogliere dal vento favorevole, la propizia visione del tempo, per catturare, in quel momento, i piaceri e scacciare dispiaceri. Ma anche per sottrarsi da incubi, come quello che ora sta soffocando masse di cittadini molisani e moltitudini di esseri umani i quali, attraversando la Bifernina al Viadotto Molise 1, ipotizzano l’immane ed inesorabile ecatombe, decretata dalla infallibilità della scienza.
Torno perciò a battere il ferro or che è ancora incandescente. Torno, impensierito, a fiatare e a strepitare a causa del Megaviadotto Molise 1, che solca il Lago di Guardialfiera per oltre 7 km. Batto il ferro or che persiste il quotidiano bombardamento mediatico a tener su l’interesse intorno a alla ineluttabile caducità del Cemento armato. La scienza – implacabile - ne precisa gli anni: può resistere 50 anni, e sopravvivere per un po’ di più. Ma solo se in condizioni di normalità. Il nostro Viadotto in calcestruzzo sul Lago, affonda invece le radici nell’acqua e viene, incessantemente torturato da sforzi di torsione ai pilastri, ingenerati da carichi eccezionali di autosnodati, sempre più pesanti e sempre più frequenti. Non stupisco che non sia ancora crollato. Mi meraviglio sul come mai sia ancora in piedi.
Nell’Italia fragile di quest’ultimi tempi, c’è una lunga scìa di viadotti ruzzolati e realizzati in epoche molto più recenti rispetto a quella del “Molise Uno”. E si sbriciolano in Brianza, a Cingoli, ad Apinola in Sicilia, sull’Autostrada Milano-Lecco , a Fossano; si schianta un altro sulla provinciale Molteno-Oggiolo; cede un cavalcavia sull’autostrada A-14; e – ancora in Sicilia – vien giù un altro a 10 giorni dalla consegna. Un autocisterna il 6 agosto 2018 tampona un tir sulla tangenziale di Bologna: camion in fiamme,fuggifuggi, esplosioni, 145 feriti, due morti, l’inferno. “E se lo sconquasso si fosse abbattuto sul Liscione? Per quanti defunti staremo ancora a pregare e a piangere?”. E al Morandi di Genova? Una quantità di vittime e di disperati! Antonio Lupo, Capo-Redattore della testata giornalistica molisana della Rai, il 2 febbraio scorso, nel suo servizio ha così rilevato: “percorrere questo tratto di Bifernina (cioè la spina dorsale della Regione) più che una necessità, pare una sfida alla fatalità”.
E, attenzione: il Consiglio Nazionale delle Ricerche ci atterrisce ulteriormente: “Gran parte delle infrastrutture esistenti in Italia hanno superato l’età”. Sicché non è più il caso di sorridere e di scherzarci attorno. Son sciagure tutte annunciate. Lo ha urlato l’ing. Antonio Brencich, Professore di Costruzioni in Cemento Armato, nella Università di Genova.
Ma le stelle, qui, stanno sempre a guardare. Oh, che bel divertimento! L’8 e il 9 febbraio scorso ho indirizzato una dettagliata “relazione sul tema” ai nostri notabili più influenti. In verità il brodo era lungo, al punto, forse, d’aver spaventato e nauseato anche l’ultimo scribacchino, incaricato e pagato da noi, per leggicchiare e per riferire il contenuto dei messaggi al principale. Ma niente.
Altre segnalazioni e elencazione di accidenti e di pericoli incombenti, fu inviata dal Centro Studi di Guardialfiera il 9 dicembre 2016 ed il 24 gennaio 2017 alle seguenti Cariche: Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio, al Ministero delle Infrastrutture, ai Presidenti della Giunta e del Consiglio Regionale e Provinciale; al Prefetto, all’Anas, a Molise Acque, ai Parlamentari Molisani, ai Gruppi Consiliari della Regione, all’Associazione ex Consiglieri Regionali; agli Organismi per la tutela dei diritti umani e per la difesa del cittadino. Macché! Il piccolo spazio di tempo, ‘sta volta in sette anni c’è stato, ma non è stato rimediato manco un secondo per assicurare ricezione. Niente; nessuno a farsi vivo. L’Anas rispose, ragguagliando allegramente alla Prefettura di Campobasso l’assenza di significativi difetti costruttivi o fenomeni di degrado. Ruppe il quietismo solo Gasperino Di Lisa.
E, da allora in poi che sto cantando e suonando, forse fino alla noia, la seguente filastrocca:
Primissimi anni di questo secolo e millennio: cavalcava Palazzo Chigi Romano Prodi, e a Montecitorio sedeva anche Giovanni Di Stasi, Presidente della Regione Molise. In quel tempo Giuseppe D’Angiolino, Presidente dell’Anas e Capo di tutte le reti viarie italiane – soppesando il nostro incubo – decretò con procedura d’urgenza, non solo la realizzazione d’una variante su terra ferma alla sinistra del Lago, ma anche la velocizzazione e il raddoppio dell’arteria dal Bivio di Lupara all’ex zuccherificio di Termoli, perforando appena Monte Alfano. A procurare il finanziamento di 70 miliardi di lire, s’industriò il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Enrico Luigi Micheli, romanziere e stretto collaboratore di Prodi.
Così allor deciso, anche perché le opere d’arte attorno all’osannata e abbandonata “Termoli-San Vittore”, risultavano incompatibili su buona parte del tracciato, ed in contrasto alle funzioni razionali dell’Autostrada. Questa scelta veniva stimolata, peraltro, dall’avvicinamento kilometrico e cronometrico, della Puglia garganica a Roma. Il prodigio (perché prodigioso) fu presto annebbiato da un incomprensibile e colpevole oblio. Né si conosce l’alternativo utilizzo della sovvenzione.
Ma il problema può essere risolto tuttora, solo tornando, per piacere, “a ragionar con la ragione”; soltanto a rintracciare e metter a soqquadro le carte, a recuperare e realizzare quel progetto “salvaguai”; quella vertiginosa e unica soluzione intelligente di pensiero e di effetti facili, e a liberare il mondo da questa nostra immensa inquietudine. Non tolleriamo più ritardi, più sciupii di pubblico denaro, né inutilità di tante altre opere sterili come la realizzazione d’una galleria sul sottosuole di Termoli, ferocemente contrastata persino anche da molti cittadini.
C’è ancora nel Molise tanta rettitudine, tanto desiderio di bene, tanto intelletto. E’, perseverare nel nulla, significherebbe offenderne la fiducia. E sonnecchiare ancora così, diventa un delitto.
Non possiamo più lavarci le mani a buon mercato e rimanere spettatori a braccia conserte del nostro destino e della collettiva minacciata carneficina. Ammenocché, l’entrata in vigore dell’intelligenza artificiale, non abbia conquistato già il diritto e la potenza di capovolgere e annientare tutte le leggi (una volta immutabili) della natura, dello scibile e dell’onestà.
“Ma siamo seri”, ironizzava Totò. E, affinché con serietà di cuore io possa distinguere ancora il fiato di Luca Marano per farmi ancora farfugliare da lui che, <sulle Terre del Sacramento vi sono persone capaci di riflettere e decidere. Che sanno cantare ed essere felici; sanno gioire, sanno amare … e aggredire!>. E, con loro, quanto vorrei adesso tripudiare di quelle loro speranze vere.
Per la calca dei desideri, la gravità del problema e per il terrore di nuove sconsideratezze – battendo il ferro a caldo – amo depositare, rispettosamente, il presente memorandum all’attenzione della Procura della Repubblica, presso il Tribunale di Larino.pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-56413660488103354182024-03-03T10:32:00.028+01:002024-03-03T10:40:38.018+01:00Il No di 14 anni fa di Larino viva alle pale eolicheQuando la produzione di energia cosiddetta pulita diventa furto di territorio e cioè di ambiente, paesaggio, storia, cultura e di agricoltura che vuol dire cibo, oltretutto di qualità e all'insegna della biodiversità. Quando serve per mantenere alti i consumi e, con essi, gli sprechi che servono solo a dare forza e continuità alle azioni di depredazione e distruzione di un sistema, il neoliberismo, che sono le ragioni di uno sconvolgimento della natura e del clima, delle disuguaglianze, dei disagi e delle paure che viviamo. Quando la produzione di energia cosiddetta pulita serve ad arricchire le regioni dello sviluppo e del benessere che si guardano bene dal dare una risposta, visto che pesa tutta e sola sulle regioni del centro sud r le isole nord. Quando diventa attenzione interesse della criminalità organizzata. Sono passati 14 anni dall'iniziativa portata avanti da Larino viva.
Lettera aperta di<b> LarinoL Viva<b></b></b>
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmWJVZZ9j0aA0jhwDmFJSIvfSxCm_ikeG_Da7xAFh4t-DIB3z2mtLe9Rms8ic_eqAsEczkUp4U2362AiXYi0-jRhOWzG2rHKRInJQKgleHEH_uGY26jkCgW6E5I3hn_D4WLqUZXehyPhDwmaFyvjuYBhvyE-IYoaAjn1R8hrE8JTAgDbbe_xQ8Z36SNm4/s4032/IMG_0694.JPG" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="600" data-original-height="4032" data-original-width="3024" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmWJVZZ9j0aA0jhwDmFJSIvfSxCm_ikeG_Da7xAFh4t-DIB3z2mtLe9Rms8ic_eqAsEczkUp4U2362AiXYi0-jRhOWzG2rHKRInJQKgleHEH_uGY26jkCgW6E5I3hn_D4WLqUZXehyPhDwmaFyvjuYBhvyE-IYoaAjn1R8hrE8JTAgDbbe_xQ8Z36SNm4/s600/IMG_0694.JPG"/></a></div>
al Presidente del Consiglio Comunale di Larino---
al Sindaco di Larino---
ai Consiglieri Comunali di maggioranza---
ai Consiglieri Comunali di minoranza-----------------------------------------------
p.c. alle organizzazioni professionali e sindacali ---
al Consorzio di Bonifica---
alle associazioni e cooperative culturali ed ambientali-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Carissimi,
sicuramente siete a conoscenza della richiesta, a voi rivolta, di impiantare 14 pale eoliche, per la costruzione di un “parco”, in uno dei tanti luoghi stupendi che offre il territorio di Larino, la parte a monte delle sue Piane, nota come Colle Carbone, segnata da oliveti, ruderi archeologici e tratturo.
Siamo a pregarvi tutti di riflettere prima di passare a dare l’approvazione di uno scempio ambientale, un vero e proprio stravolgimento del nostro paesaggio e del suo territorio, con i coltivatori costretti a cedere i propri terreni per la crisi dell’agricoltura.
Chiediamo, prima di tutto a voi, di ribellarvi a questo scempio che rappresenta un vero e proprio furto della nostra risorsa principale, il territorio, anche per riparare all’errore commesso con la concessione che avete dato per la costruzione della centrale biogas, non lontano dal sito dove dovrebbe sorgere il cosiddetto “parco” eolico.
Pensate bene, una centrale che occuperà tre ettari di superficie per un investimento di tre milioni di euro e che, in cambio, occuperà due o tre persone. Uno spreco enorme di risorse che porterà altrove i profitti dell’investimento e, nel frattempo ha già tolto a Larino tre ettari di terreno particolarmente fertile, con l’irrigazione pagata da tutti gli italiani e con i larinesi, soprattutto i giovani, che non avranno la possibilità di restare a vivere la propria terra.
Lo stesso discorso vale per le pale eoliche, nel momento in cui non è la comunità ad investire, ma privati che sfruttano i finanziamenti pubblici per accumulare ricchezze a discapito di valori e risorse che ci appartengono.
Un ragionamento elementare che, forse, a voi è sfuggito, presi come siete da altri pensieri più urgenti e più importanti che, a distanza di tre anni dal vostro insediamento, stanno portando la nostra città a vivere il suo declino.
È questione di volontà che sta prima di tutto a voi esprimere, trovando anche il cavillo che serve a bloccare questo scempio. Sta a voi, perché non ci siano ripetizioni, dichiarare questo nostro territorio libero da insediamenti, se non quelli riferiti allo sviluppo dell’agricoltura ed alla promozione e valorizzazione dei suoi prodotti. Sta a voi rilanciare la partecipazione e il confronto democratico, la progettualità e la programmazione, per rendere i larinesi protagonisti del proprio futuro.
Lo dovete a questa nostra nobile città, ai suoi ed ai vostri figli, a voi che avete il dovere di riparare alla superficialità delle vostre azioni di governo e di opposizione, sapendo che c’è un urgente bisogno di un rilancio di Larino e del Molise, partendo dalla salvaguardia e tutela del territorio, patrimonio di storia e di cultura, di ambiente e di paesaggio, di tradizioni e di identità che vale difendere e spendere perché non venga regalato ad altri.----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Larino Viva -17 dicembre 2010
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYLMdsVCLgnd45PJmIY6mWImVB-kIpFobtYXEkUXBto24S67u_JfHwgp-cYNOhxskQG9kbOv1JCdpuVUpE44-K22-4NaUac8-0dq-oZyX9KX9QjT_NvaRBVk8IwvhxdCuFuY2Xe2yDMFCDUn2eCxNpIzZsKofhgi8O8WiO8342SKSZlxsz3lHFBTUC2Ug/s4032/IMG_0691.JPG" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="3024" data-original-width="4032" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYLMdsVCLgnd45PJmIY6mWImVB-kIpFobtYXEkUXBto24S67u_JfHwgp-cYNOhxskQG9kbOv1JCdpuVUpE44-K22-4NaUac8-0dq-oZyX9KX9QjT_NvaRBVk8IwvhxdCuFuY2Xe2yDMFCDUn2eCxNpIzZsKofhgi8O8WiO8342SKSZlxsz3lHFBTUC2Ug/s600/IMG_0691.JPG"/></a></div>
..............................................C'era una volta il paesaggio, ovvero la bellezza respiro dell'anima e della mente-----------------------------------------------------
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-35003889922619114112024-03-02T10:51:00.000+01:002024-03-02T10:51:02.697+01:00Un anno sabbatico<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZFQ-18inK0hZocBxRW-XUn3brp7k8CG6t2Te68Ewhmm0KOlNzjc9n4KSRbZ9jTTVx1KY6HCYTOWTsROXXCPCUyqsHVfE4mp-mVeaVVROSSS3TzEry7XRYXHJIphKH073ehlCORXLjjfdsLICl335n27kf6khwQxzjeil90B28qcCZzWsifnqNckK3RGA/s698/aagricoltura%20sociale.png" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="415" data-original-width="698" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZFQ-18inK0hZocBxRW-XUn3brp7k8CG6t2Te68Ewhmm0KOlNzjc9n4KSRbZ9jTTVx1KY6HCYTOWTsROXXCPCUyqsHVfE4mp-mVeaVVROSSS3TzEry7XRYXHJIphKH073ehlCORXLjjfdsLICl335n27kf6khwQxzjeil90B28qcCZzWsifnqNckK3RGA/s600/aagricoltura%20sociale.png"/></a></div>
A proposito della protesta degli agricoltori che sta infuocando questi primi mesi del 2024 e vede, non a caso, protagonisti i trattori alimentati da petrolieri e multinazionali, mi è tornata in mente una proposta che, nella primavera del 2012 nel pieno della contestazione dei “forconi”, avevo inviato al Presidente della Cia nazionale, il compianto Giuseppe Politi, poi trasformata in un mio articolo/appello al mondo agricolo, pubblicato su Teatro Naturale, di non cadere in facili strumentalizzazioni, che non portavano da nessuna parte, solo a essere ancor più isolati dal resto del mondo. Volendo e, a mio parere, dovendo pensare a una lotta capace di produrre effetti positivi, indicavo quella di provare per un anno a mettere in campo lo sciopero degli acquisti dei mezzi tecnici, in particolare concimi, antiparassitari e pesticidi, e quello dell’uso il meno possibile delle macchine, soprattutto quando sproporzionate . Dichiarare (allora) l’annata 2012/13, anno sabbatico, cioè un anno in cui si sta fermi per stare insieme a ragionare per i prossimi sette anni sul da farsi. In pratica riprendere una lontana abitudine degli ebrei di fermarsi, lasciare riposare la terra per pensare e programmare il futuro.
Suggerivo, anche, più che lasciare la terra a riposo, di dare ad essa la possibilità di produrre tutto quello che le era possibile produrre e accontentarsi di avere così un compenso all’impegno profuso senza la necessità di indebitarsi con l’acquisto di trattori, gasolio, concimi, antiparassitari, pesticidi.
Un modo anche per far riposare la terra dal peso delle concimazioni e ridare spazio alla flora batterica che i prodotti di sintesi limitano fortemente, tant’è che ogni anno c’è da aumentare le dosi.
In pratica di mettere in atto un contrattacco capace di affamare le multinazionali e le banche e, poi, di abbracciare con forza il biologico e diventare protagonisti di quella transizione di cui si sente la necessità e l’urgenza per non incattivire ancor più il clima, visto che a pagare per prima le conseguenze delle sue reazioni è proprio l’agricoltura.
Sono passati dodici anni da quell’appello inascoltato e, nel frattempo, sono arrivate nuove crisi economiche dopo quella del 2007/2008, il Covid, le guerre e, a pagare il prezzo più alto è stata l’agricoltura, da settore primario a settore residuale, e, con l’espandersi – grazie alle politiche dell’Ue - dell’agricoltura industrializzata e degli allevanti intensivi, il clima.
Una protesta silenziosa come la pazienza di nostra madre Terra, la vera vittima sacrificale del tanto decantato sviluppo e del tanto mitizzato progresso. Provare a far piangere e preoccupare chi questa terra sta depredando e distruggendo sarebbe, non solo una soddisfazione immensa, ma anche, con il capovolgimento dei ruoli, la possibilità di cambiare strada, e, così, tornare a dialogare con le piante e gli animali, parte della natura, padroni della nostra intelligenza, oggi a rischio con l’invasione di quella artificiale.
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-44734113924963962922024-03-01T10:13:00.145+01:002024-03-01T11:22:43.951+01:00Dieta mediterranea, da Larino un'antica testimonianza del mangiare bene
<b>Italia a tavola </b> -01 marzo 2024 | 8:30<i>...........................................................................................................................................................................--L'antica testimonianza del mangiare bene a Larino - dove fu istituito il primo seminario d'Italia - si manifesta in una tabella dei cibi della dieta mediterranea, dove si celebrano i suoi principi salutari e la sua bontà</i>........................................................................................................................................................-------------------------------------..........----
<i>"Pio luog<b></b></i>o” sta per seminario e, nel caso specifico, il primo istituito dopo l'approvazione - unanime da parte dei vescovi impegnati nel Concilio di Trento, 15 Luglio 1563 - del decreto “Cum adolescentum aetas”, che raccomandava la istituzione del seminario in ogni diocesi. A Trento, a rappresentare la diocesi di Larino (Cb) c'era l'allora vescovo Belisario Balduino, che, dopo il lungo viaggio di rientro, non perse tempo e il 26 gennaio 1564, cioè 53 giorni dopo la chiusura, aprì, primo al mondo, il seminario, anticipando di qualche giorno il suo collega di Milano. Larino, l'antica capitale del popolo frentano, culla (17 dicembre 1994) dell'Associazione nazionale delle Città dell'Olio e patria di ben tre varietà di olivo, tutte legate al suo nome, “Gentile, Salegna e S.Pardo”, che la rendono la “città, prima al mondo, della biodiversità olivicola”.
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnp-WleMLMs-AZcXpHWPjilhgdGQ98NLM05LVJkfhjRdaRDr0MZ2Sn40UiED7_iioNTg-H71ARv3euaENASzImqmqqqg_tXnLm4AwDQHIxr5NuPrwrun1XmXNeZkfKdUZUSQGenVRf51wvlWutnG8GoAM3TW8106YvEM7uQ36HqL6bf_Si7WlJTyzxZnk/s1200/cattedrale%20larino.webp" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="800" data-original-width="1200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnp-WleMLMs-AZcXpHWPjilhgdGQ98NLM05LVJkfhjRdaRDr0MZ2Sn40UiED7_iioNTg-H71ARv3euaENASzImqmqqqg_tXnLm4AwDQHIxr5NuPrwrun1XmXNeZkfKdUZUSQGenVRf51wvlWutnG8GoAM3TW8106YvEM7uQ36HqL6bf_Si7WlJTyzxZnk/s600/cattedrale%20larino.webp"/></a></div>
.......................................-----......................A Larino è stato istituito il primo seminario d'Italia......................................................
........................................................................Dieta mediterranea nel “Pio luogo” di Larino........................................----------------------------------------------....................
Una premessa doverosa per entrare nel “Pio luogo”, che trova giusta rilevanza nell'interessante Museo Diocesano, sito nell'Episcopio a fianco alla stupenda Cattedrale, stile gotico-romano, del 1.300. Della tabella dei cibi, posta in una bacheca del museo, riferita al pranzo e alla cena consumati dagli allievi e dai professori del pio luogo, la cosa che sorprende è la carne, che torna a pranzo e a cena per ben tre giorni della settimana (domenica, martedì e giovedì), come pure il lunedì e il mercoledì, ma solo a pranzo. La frutta non manca mai, sia il giorno che la sera, ed il vino è sempre presente, però solo a pranzo.
...........------------<b>LEGGI ANCHE</b>
<i><b>Dieta mediterranea, gli italiani sanno che è la migliore ma solo il 13% la segue------
Dieta mediterranea alleata nella lotta ai tumori. E aiuta anche il turismo-------------
La dieta mediterranea e il digiuno intermittente aiutano la sessualità?---------------
La migliore dieta al mondo? .............Quella Mediterranea (per il 7° anno consecutivo)</b></i>-------------------------------------------------------------------------
Il <b>pesce</b> o, quando non c'è, il <b>baccalà</b>, cucinato e servito il venerdì e il sabato a pranzo e, al posto delle <b>uova</b>, anche alla cena dello stesso giorno. I <b>legumi</b> sono indicati solo per i venerdì della stagione invernale, mentre la <b>minestra verd</b>e vale il mercoledì e il venerdì con l'<b>insalata</b> che torna a cena la domenica, il martedì e il giovedì. C'è anche il <b>riso</b>, ma solo il lunedì al posto della pastina, prevista anche il venerdì in alternativa alla minestra verde, con la<b> pasta </b>condita a cena nelle sere del lunedì, mercoledì e venerdì. I <b>maccheroni al ragù</b> allietano il pranzo del martedì, giovedì e domenica. E per finire la <b>frittata</b>, in alternativa al pesce durante il pranzo del sabato.
Dieta mediterranea: a Larino frugalità, ma anche qualità e diversità da sempre
Non è malignità la nostra se diciamo che molti dei seminaristi, anche in considerazione dei tempi che registravano la miseria più nera, erano presi per gola e convinti da un mangiare, sicuramente all'insegna della frugalità, a prendere i voti e continuare a vivere in piena beatitudine la loro vocazione.<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHEuX8IaDwpcwTEH4dVf8UTjIqAfhDRAOSV5c_00ys4elVY9nwGemrM7gk91EssOgKYkzufZr9HmvMwnoXFH7DHZ8g-o8XelPxB-iNP5a5qi5upL2aAOJbV2VyNagnj0098NCr4YaW-tZmjLN9uf4aHI1ec9TlvYElRYgsdu4oYCrcC-reBPG1qAy4FrU/s1200/museo%20diocesano%20larino.webp" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="800" data-original-width="1200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHEuX8IaDwpcwTEH4dVf8UTjIqAfhDRAOSV5c_00ys4elVY9nwGemrM7gk91EssOgKYkzufZr9HmvMwnoXFH7DHZ8g-o8XelPxB-iNP5a5qi5upL2aAOJbV2VyNagnj0098NCr4YaW-tZmjLN9uf4aHI1ec9TlvYElRYgsdu4oYCrcC-reBPG1qAy4FrU/s600/museo%20diocesano%20larino.webp"/></a></div>
.........................................................................Al museo diocesano è conservata la tabella dei cibi..........................................................
Frugalità certamente, ma assoluta qualità e tanta diversità, che spiegano solo in parte la dieta mediterranea, cioè il buon mangiare e, anche, il buon bere con la presenza costante di <b>un bicchiere di vino</b> a confermare il peso della ritualità nella liturgia che ha significato tanto dell'immagine e della continuità che il vino ha avuto sulla tavola del ricco come del povero, quale bevanda e alimento insieme. Non è riportato il pane o le buone pizze (bianca o, in una teglia di stagno, al pomodoro), che servivano anche a stemperare il forno prima dell'infornata del pane.
<b>
...........<b>Dieta mediterranea a Larino: dall'antichità ai ricordi d'infanzia</b>.....................................</b>
La tabella ci ha riportato alla nostra infanzia quando il piatto a tavola, con delle piccole variazioni, scandiva il giorno della settimana e la stagione. Una regola da tener presente perché è quella che, insieme al movimento («ù ggìre du paèse»), esprimeva bene la mediterraneità, quale stile di vita prima ancora che una buona e corretta alimentazione.------
Oggi la dieta mediterranea è posta, per il settimo anno consecutivo, sul podio più alto al mondo tra le sessanta selezionate. Un primato detestato dalle multinazionali del cibo e delle bevande, quelle che sono, da qualche tempo e non a caso in Europa, ben liete della protesta dei trattori (non agricoltori) che sono tanta parte (agricoltura industrializzata e allevamenti intensivi, secondi solo ai fossili) della situazione sempre più grave dei mali che vive il clima, e, tanta parte delle cause che hanno ridotto a poca cosa la fertilità dei suoli. Con la chimica, i prodotti farmaceutici e l'appropriazione dei semi, hanno attaccato la biodiversità, cioè la vita, rendendo la natura ostile all'uomo nelle mani del denaro.<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrZJMQc6niGG8Pn0L-b2S4ELdbW8PbMi83A7bSNgAeNkuryxugrCh25reWPhaaYNOSutiNiJxFDXIB_n4YEwww6aKIIRcmkIZiMEK8fgbAgVmSNDayrDf128tA2tFRf67XKX8VtbVpoLiGo-qeGUz67Y_6hyAnI7HGm8FHA110NZQUgVq4YmaYw-o6JTM/s1200/dettaglio%20cattedrale%20larino.webp" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="800" data-original-width="1200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrZJMQc6niGG8Pn0L-b2S4ELdbW8PbMi83A7bSNgAeNkuryxugrCh25reWPhaaYNOSutiNiJxFDXIB_n4YEwww6aKIIRcmkIZiMEK8fgbAgVmSNDayrDf128tA2tFRf67XKX8VtbVpoLiGo-qeGUz67Y_6hyAnI7HGm8FHA110NZQUgVq4YmaYw-o6JTM/s600/dettaglio%20cattedrale%20larino.webp"/></a></div>
<b>Dieta mediterranea, da Larino un'antica testimonianza del mangiare bene.Molti dei seminaristi erano presi per gola.
Il passato che ci racconta il documento esposto nel Museo Diocesano, come si può capire, è di grande attualità quando ci invita a correggere le nostre abitudini sbagliate o a non considerare il cibo, atto agricolo e della pesca, elemento decisivo per un Mediterraneo di pace e di benessere e per un mondo che vive la sobrietà e non più lo spreco imposto dal consumismo, tanta causa dei malesseri che l'uomo moderno vive e, con esso, il territorio.pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-47029345544277715552024-02-29T11:06:00.149+01:002024-03-03T17:56:28.086+01:00Larino, la città del Sollievo<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPbs_OEGlYV1r0uZawE3Xivfxoe5_GFoNj8-beZXpytCoodxFousmtFPFWWI3fxfX3G2yeVirGZxJfdfV9Wj9n0Er8xY-68zuGqGy8XsfYZAEGrhLIDOkfUf2aLk6ZSTvsZcrZh-APMeaitpvSVuJvUJokilEO7EbtblwRF8E2GnU0eUtBDq-DvUJ8PIA/s2920/la%20f.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" height="600" data-original-height="2920" data-original-width="2860" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPbs_OEGlYV1r0uZawE3Xivfxoe5_GFoNj8-beZXpytCoodxFousmtFPFWWI3fxfX3G2yeVirGZxJfdfV9Wj9n0Er8xY-68zuGqGy8XsfYZAEGrhLIDOkfUf2aLk6ZSTvsZcrZh-APMeaitpvSVuJvUJokilEO7EbtblwRF8E2GnU0eUtBDq-DvUJ8PIA/s600/la%20f.jpg"/></a></div>
La notizia, diffusa nei primi giorni di febbraio, di un trasferimento de l’Hospice da Larino a Colletorto per
colmare il vuoto di una struttura completata nel 2016 e mai inaugurata, se da un lato spiega l’incapacità di
programmare ciò che serve al Molise e ai suoi 136 luoghi, dall’altro lato fa capire la fragilità che vive Larino
nel momento in cui tutti possono approfittare della sua decadenza. Uno stato per niente casuale che viene
da lontano, soprattutto, negli ultimi vent’anni, con l’attacco al suo ospedale, il “Vietri”, subito dopo
l’inaugurazione dell’imponente struttura, non più punto di riferimento, anche oltre il Molise, per le sue
eccellenze. Da applaudire il ritorno (miracolo!) del Centro iperbarico, la riapertura di un’attività che
coinvolge realtà territoriali che superano i confini del Molise. L’Hospice, centro regionale per le cure
palliative riconosciute e inserite nel Sistema sanitario nazionale con legge n. 39 del 26.02.1999, è stato
approvato dall’allora governo Iorio (1998), grazie all’impegno dell’Assessore alla Sanità, dr.Giovanni
Giorgetta, che aveva fatto suo un mio suggerimento tratto da una notizia letta sull’inserto della Domenica
de Il Sole24Ore. Istituito a Larino nel 2006, il centro ha trovato nel dr. Mariano Flocco, direttore dal 2010,
l’espressione alta dell’attenzione e della cura per i malati ospiti del centro. Non a caso “Cittadino onorario
di Larino” e, non a caso, Larino “Città del Sollievo” dal 2016, grazie all’Hospice, che, proprio per quello che
ha dato e come l’ha dato, ha bisogno di raddoppiare la sua attività e, con essa, gli spazi necessari per
assicurarla. C’è chi dice no alla possibilità di utilizzare l’attuale struttura per ricavarne nuovi spazi per
perché l’idea è di portarla altrove, non per un futuro del centro ancor più necessario e utile, ma per
mettere una pezza a una realtà nata a Colletorto per una RSA, della quale, per le sue finalità, ha sempre più
bisogno il Molise. Un suo utilizzo per come essa è stata pensata e realizzata, anche per non dare ragione al
pensatore di turno, che ha potere, di spostare in un altro luogo l’Hospice e, nel contempo, creare una
nuova struttura per una RSA da aprire, non nella Città dell’Olio che guarda il Fortore, ma altrove. Tutto per
depauperare Larino, una città che, con il suo territorio ricco di storia, di arte e di cultura, interessanti
tradizioni, ha dato molto all’Italia e al Molise. Ne ho parlato con il sindaco Puchetti, che mi ha assicurato
che “non c’è niente di vero”. Voglio crederci, ma ciò non toglie la preoccupazione, non solo mia, per una
Larino che, da tempo, è sì nelle mani di impegnati amministratori, che, però, non hanno il gusto del sogno
e, a dimostrarlo, è la mancanza di una strategia, fondamentale per il rilancio della capitale frentana, per me
possibile. Penso a:
1. l’agricoltura biologica , a partire dal suo comparto fondamentale da sempre, l’olivicoltura, che, con
la sua esclusiva biodiversità (tre varietà abbinate al suo nome) la rendono unica al mondo e con la
varietà “Gentile di Larino”, la più diffusa nel Molise, possibile nuova Dop, utile per esaltare ancor
più bontà e diversità dell’olio molisan o, da affiancare a quella riconosciuta, “Molise” olio evo;
2. Il rilancio del Distretto biologico, con un coinvolgimento pieno dei coltivatori e più diretto de l’ITAS
“S. Pardo” per un suo contributo alle politiche annunciate dall’Unione europea, Gren Deal e Farm
to Fork, che la protesta dei trattori di questi giorni hanno messo in discussione;
3. la Fiera di Ottobre, dedicata al “Primolio” ed alla “Agroecologia”;
4. l’Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo;
5. il Museo regionale dell’Olivo e dell’Olio, sede anche, del “Panel test” (il secondo riconosciuto in
Italia dopo quello di Siena), del Concorso regionale “Goccia d’Oro” e del “Coordinamento regionale
delle Città dell’Olio del Molise”, che vede 30 comuni associati;
6. il Parco della biodiversità olivicola italiana, quale luogo di visite, ma, anche, centro di promozione
e valorizzazione degli oli provenienti da oltre 600 varietà di olive coltivate in 18 delle 20 regioni
italiane. Un patrimonio unico al mondo;
7. la Stalla della “biodiversità bovina”, per assicurare i caratteri propri della grande Festa dedicata a S.
Pardo, e delle “razze in via di estinzione”
In pratica il sogno che, con una lettura attenta del territorio, diventa visione di una rinascita di Larino, con
l’Hospice che resta per raddoppiare l’offerta delle sue cure palliative, e, con la RSA di Colletorto recuperata
per assolvere alla funzione per la quale è stata pensata e realizzata. Sognare dà la possibilità di avere idee
utili per programmare bene il domani.........................................................................................................................................................................................<div class="separator" style="clear: both;"><a
https://mail.google.com/mail/u/0?ui=2&ik=340278b0c7&attid=0.1&permmsgid=msg-f:1792170097223573546&th=18df11354616a02a&view=att&disp=inline
la fonte - indice del numero di marzo 2024 http://www.lafonte.tv/ -In questo numero:------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
- non stanchiamoci di fare il bene di <b>Carlo A. Roberto</b>---- dal porcellum alle porcate (Lettera aperta a quanti non vogliono guazzare nel brago) di <b>Antonio Di Lalla</b>
----- la struttura della bibbia di <b>Michele Tartaglia</b>----- clienti passivi di <b>Dario Carlone</b>---- pittura: "Guerra, distruggere per ricostruire?"
di Ana Maria Erra Guevara---- l’italia spaccata di <b>Marcella Stumpo</b>----una coalizione per termoli di <b>Famiano Crucianelli<b></b></b>---- larino: la città del sollievo di<b> Pasquale Di Lena</b>---- lo sterminio dei campi continua di <b>Rossano Pazzagli</b>---- l’otto tutto l’anno di <b>Patrizia Manzo</b>---- confessioni di una termolese di <b>Tina De Michele</b> ---- assistenza agli anziani non-autosufficienti di <b>Guglielmo Giumelli</b>---- bonefro: accadrà domani? di <b>Santo Perrotta</b>---- lettere dal carcere (III parte) di <b>Laura De Noves</b>---
- lo zucchero dei ricordi di <b>Alessandro Fo</b>----l’altalena quotidiana di <b>Christiane Barckhausen-Canale</b>---- tela: "Memory" di <b>www.su-mi.org</b>---- blue Monday – effetto matilda
di <b>Loredana Alberti</b>---- paesaggisti di <b>Gaetano Jacobucci</b>---- pittura: "Rattoppi" di <b>Antonio Scardocchia</b>---- la cultura della legalità di <b>Gabriella de Lisio-</b>---- la verità sulle armi e sulla guerra di <b>Franco Novelli</b>---- la guerra non conviene, mai! di <b>Michele Blanco</b>---- i muri che dividono A cura di <b>Marina Bucci</b>---- l’innovazione tecnologica di <b>Andrea Barsotti</b>---- scintille di <b>Lucia Berrino</b>---- la miniera di<b> Enzo Bacca</b>---- palestinesi e israeliani (Tratto da: Adista Documenti n° 40 del 25/11/2023)
di <b>Vera Pegna</b>---- per un pizzico di fortuna di <b>Gildo Giannotti</b>---- i manufatti di Cleofino Casolino: "Ecce Homo di <b>Cleofino Casolino</b>---- di guerra e di pace di <b>Antonietta Parente</b>---- foto: "La guerra di Piero" di <b>Antonietta Parente</b>---- israele – palestina – india… di<b> Silvio Malic</b>---- nel segno della tradizione
di <b>Filomena Giannotti</b>---- venti piccole patriette di <b>Domenico D'Adamo</b>-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
<b>editoriale</b> dal porcellum alle porcate (Lettera aperta a quanti non vogliono guazzare nel brago) di <b>Antonio Di Lalla </b> a pag.3 ----------------------------------------------------------------------------------------------
Del porco, con licenza parlando, dice la cultura popolare che non si butta nulla perché è tutto meravigliosamente squisito e commestibile. Destino ingiusto e ingrato fa sì che invece il suo nome sia insulto alle persone e il sostantivo derivato indichi cose vergognose e riprovevoli. pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-5537561530689993592024-02-28T18:18:00.011+01:002024-03-02T11:21:44.682+01:00Alla Unimol, due tesi di laurea su Biologico e Biodistretti
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZtG5SW4q4NAkhZm3bb6e2F7B8IUJB2RurJ7jo0Dgguggpf9oMsEDrfFCa7nRqfWbXS9W4pK5HO0jK7UAVe5VLGYGMBEF6lOOEV0lmtxLkWIvkPdXb9PgJ7kuDf2-eq6N-tLGnO-UOv0OW5Rd9InOe1sYC2dKG39f_-P0ywTmbhVAv_cZ80qZDq91spWA/s1494/Jasmina.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" height="200" data-original-height="1494" data-original-width="727" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZtG5SW4q4NAkhZm3bb6e2F7B8IUJB2RurJ7jo0Dgguggpf9oMsEDrfFCa7nRqfWbXS9W4pK5HO0jK7UAVe5VLGYGMBEF6lOOEV0lmtxLkWIvkPdXb9PgJ7kuDf2-eq6N-tLGnO-UOv0OW5Rd9InOe1sYC2dKG39f_-P0ywTmbhVAv_cZ80qZDq91spWA/s200/Jasmina.jpg"/></a></div><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDGUNNlPJrd0-4s4X3B2acCNmgTqql5b6-3SZyapDZZANs30JpAUE7in7QIIRCvXKHDsJWWFLRqVx7XaUuOEFyQmIyYWJVyXU5PbIWQmvbni8AQQ3Tt1ntFhZyl5hmTWIbzNSqHQQNxZx-MxRFhURN2IVdV5i5AO2A5NLeDrKmsEIrWw5CCtGI4CDbGL8/s4032/armando.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: right; float: right;"><img alt="" border="0" height="200" data-original-height="4032" data-original-width="3024" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDGUNNlPJrd0-4s4X3B2acCNmgTqql5b6-3SZyapDZZANs30JpAUE7in7QIIRCvXKHDsJWWFLRqVx7XaUuOEFyQmIyYWJVyXU5PbIWQmvbni8AQQ3Tt1ntFhZyl5hmTWIbzNSqHQQNxZx-MxRFhURN2IVdV5i5AO2A5NLeDrKmsEIrWw5CCtGI4CDbGL8/s200/armando.jpg"/></a></div>Jasmina Fazlic, che vive a Portocannone e Armando Angelozzi di Larino, studenti entrambi dell’Università del Molise, la prima al Corso di laurea di Scienze Turistiche, sede Termoli, e il secondo al Corso di laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie - Dipartimento Agricoltura, Ambiente e Alimenti, l’altra settimana hanno completato i loro studi discutendo entrambi, in giorni diversi, un tema di grande attualità, il biologico, con particolare riferimento al ruolo dei Biodistretti, strategici per il domani dell’agricoltura molisana, che al metodo biologico, non da oggi, ha dedicato un’attenzione, dando vita, Larino nel 2017, a esperienze come il Biodistretto “Molise Frentano”, nato a per volontà dell’allora sindaco della Città frentana, Vincenzo Notarangelo e partecipato da altri 12 Comuni. Una realtà che cominciava, con il contributo di un qualificato Comitato scientifico, a dare primi risultati, bloccata dall’attuale consiglio di amministrazione preieduto dal sindaco di Larino. Entrambe le tesi entrano nel merito del fondamentale ruolo di un biodistretto necessario per il Molise - primato della ruralità e della biodiversità - di rafforzare questi due primati con il rilancio di un’Agricoltura che apre, senza alcuna riserva e nel tempo più breve possibile, alla sostenibilità in ogni campo. La premessa a quella transizione ecologica che è sempre più una necessità urgente. Le due tesi, l’una per lo sviluppo turistico e l’altra per quello agricolo, entrano nel merito delle questioni ed hanno tutto per rappresentare una base di discussione che deve coinvolgere i più diretti interessati, i produttori, primari protagonisti, e i consumatori per un cibo utile non solo alla salute del suolo e dell’ambiente, ma anche della natura nel suo insieme, umanità compresa. In questo senso Jasmina e Armando, sono due possibili protagonisti del rilancio del Biodistretto bloccato a Larino e di un altro, altrettanto importante, Il “Bodistretto del Mare e delle Colline molisane”, nato a Termoli prima dell’entrata in campo del Covid.
Jasmina Fazlic, matricola169244, con la sua prova finale, Relatore Prof. Luigi Mastronardi e Prof. Rossano Pazzagli correlatore, “Organizzazione delle imprese agrituristiche e della ristorazione”, Biodistretti: nuova forma di governante territoriale per lo sviluppo locale.
Armando Angelozzi, matricola 168401,con la sua tesi, relatore prof. Angelo Belliggiano, in “Pianificazione e gestione delle imprese agricole”, Le potenzialità economiche dei distretti biologici nel percorso di sviluppo rurale: una proposta metodologica per il monitoraggio e la valutazione sperimentata su un caso Molise frentano.
Ai due neolaureati le congratulazioni e l’augurio di dare continuità a questo loro primo importante impegno, sapendo che ne ha bisogno, con i coltivatori, il Molise.
Come all’inizio scrivevo, il tema agricoltura-biologica non è una novità per il Molise, visto che già nel 1996, nasce a Trivento, l’Associazione “Terra Sana Molise” per dare assistenza agli agricoltori impegnati al non uso dei prodotti chimici e per promuovere attività di formazione e di divulgazione. Iscritta nell’Albo regionale Aziende biologiche, già alla fine del primo anno di attività registrava l’adesione di 223 soci (produttori e tecnici). Una realtà da me seguita, grazie alla frequentazione dell’Associazione “Vivaluva” creata da Antonio Del Vecchio e da uno dei promotori di “Terra Sana Molise”, Aristide Vitiello. Una delle sue prime iniziative, 1997, “Il Biologico nel Molise, quale futuro”. Negli anni successivi la partecipazione a un altro incontro “PIANTAMOLA…un milione di piante nel Molise”, chiaro Il riferimento è alle piante tartufigine, per dare ancor significato e senso al primato, in Italia e nel mondo, della “Terra del tartufo bianco”, il più pregiato e il più ricercato. Ma questo è un altro discorso da affrontare se la Regione preende in seria considerazione un piano di sviluppo regionale del Molise, che, pur se piccolo, ha tanto da mostrare e dimostrare.
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-50224493318766603422024-02-28T10:11:00.003+01:002024-02-28T10:11:36.130+01:00Dove mangiare a Isernia. I migliori ristoranti scelti dal Gambero Rosso
Gambero Rosso Notizie Ristoranti 27 Feb 2024, 11:21 | a cura di Valentina Marino
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTLInQUanH7V8t_0Bma0RZGGmuG7wxfb9UQztSnGGGIxdBQJhgYJYgm1-c3C02bOe5k8JECTAmIx2miN0SeIsVNTW-YMEddAj9T1oL2fa4wlkr2s1uBZ8pfKQdNkzau4RSC8INz2wk9LuiBty0Hx0eCFVNXYjSLssmKgVuEFEIzAiYjZEXkSkriPw0Heg/s768/fontana%20Isernia.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="576" data-original-width="768" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTLInQUanH7V8t_0Bma0RZGGmuG7wxfb9UQztSnGGGIxdBQJhgYJYgm1-c3C02bOe5k8JECTAmIx2miN0SeIsVNTW-YMEddAj9T1oL2fa4wlkr2s1uBZ8pfKQdNkzau4RSC8INz2wk9LuiBty0Hx0eCFVNXYjSLssmKgVuEFEIzAiYjZEXkSkriPw0Heg/s600/fontana%20Isernia.jpg"/></a></div>
Il Molise sconta una fama da terra di passaggio, di transumanza, sebbene sia un'area ricca di risorse e tradizioni che merita una tappa dedicata. Isernia in particolare vale la visita, per la sua storia e anche per la ristorazione, dove non mancano le sorprese
Ascolta questo articolo ora...
Poco più di 20mila abitanti, bagnata dal fiume Volturno e con un centro storico-gioiello dove domina la Cattedrale di San Pietro Apostolo, Isernia è una cittadina con una storia secolare alle spalle. Si trova in posizione collinare tra i rilievi dell'Appennino meridionale ed è circondata dai monti del Matese: non è un caso che sia nota come la "città del trekking", grazie alla presenza nel territorio di numerosi percorsi perfetti per gli appassionati di camminate in altura ed escursionismo...
Altra particolarità, è la sede del Carnevale europeo delle Maschere zoomorfe, una manifestazione che ha radici molto antiche, attrae un gran numero di visitatori e turisti e prevede ogni anno la scenografica sfilata di centinaia di figuranti travestiti soprattutto da mammiferi della selva e del pascolo. Sul fronte cibo e vino, Isernia è nel cuore di una terra ricca di risorse e con una radicata tradizione gastronomica di stampo agropastorale. La ristorazione in città è molto legata al repertorio tipico pur riservando qualche piacevole sorpresa, pure sul fronte marinaro. Ecco i ristoranti, le pizzerie, le trattorie e le griglierie selezionati dal Gambero Rosso..............................................
Ristorante. Dall’apertura Vincenzo è molto cresciuto, rielaborando la tradizione d’istinto - appunto - e con equilibrio e rispetto della materia prima. Dalla tecnica moderna dello Spritz molecolare, al retaggio del pane caldo croccante, la sua cucina è una continua sorpresa. La pappardella fatta in casa con ragù di salsiccia e crumble al finocchietto è armonia, croccantezza e aromi. Fusion riuscita con il roll di pollo all'orientale. Deliziosa l’idea dei cioccolatini da colorare.
...
<b>Distinto Ristorante - </b>c.so Marcelli, 321 - 0865 250396 - distintoristorante.it............................................
<b>Existo Osteria Molisana</b>
Trattoria. Una solida realtà che negli anni si è guadagnata una folta schiera di affezionati clienti grazie all'appassionata promozione delle risorse di questo territorio. Basta leggere il menu, che cambia spesso e cita tutti i fornitori: pallotta cac'e ova con fonduta di caciocavallo, tartufo fresco e pesto di pomodori secchi; lasagna ripiena di stracotto di bufalo, crema di cipolla di Isernia arrostita, polvere di peperone dolce; "ode al baccalà e alla cipolla", ossia tagliatelle Senatore Cappelli con baccalà, zafferano Pentro, pesto di pomodoro secco e cipolla croccante. Belle sorprese anche sul pesce. Ambiente e servizio familiari, vini del territorio, frequenti serate a tema...
<b>
Existo Osteria Molisana -</b> c.so Marcelli, 317 - 0865 299379 - Facebook..................................................................
<b>Guakamaya da Carlo 2.0</b>..
Pizzeria. Carlo Tamburro, molisano e autodidatta, circa tre anni ha trasferito l'attività da Sant'Agapito al centro storico di Isernia. Qui oggi conduce un locale abbastanza spazioso (una settantina di coperti più il dehors), coadiuvato dai genitori e da una piccola squadra di giovani come lui (è poco più che trentenne), e propone tonde realizzate con mix di farine selezionate, idratazione al 70% e lievitazione di 24 ore. Per i topping si affida perlopiù alle risorse di zona, soprattutto sul fronte ortaggi. Da provare anche i fritti.
<b>Guakamaya da Carlo 2.0 </b>- c.so Marcelli, 282 - 366 3628546 - Facebook......................................................................
<b>
Iallonardi Sapori Autentici</b>...
Griglieria. Un piccolo e curato locale accoglie le specialità di Iallonardi, salumificio artigiano nato negli anni '60 a Cerro al Volturno, piccolo borgo montano in provincia di Isernia e poi ampliatosi con vari punti vendita. Macelleria e gastronomia, qui si possono assaggiare ottime selezioni di salumi e formaggi e panini elaborati con carni locali (ma si può anche far la spesa e ordinare le specialità da asporto). Da non perdere gli hamburger e il panino con la porchetta di produzione propria. Si viene accolti con cordialità e competenza.
<b>Iallonardi Sapori Autentici</b> - via P. Patriarca, 26 - 0865 221389 - iallonardisalumi.it...........................................
<b>O' Pizzaiuolo....
</b>
Pizzeria. La location fa già il suo e al resto pensa una gestione attenta a garantire qualità a tutto tondo, con un menu enciclopedico in cui trovano posto il panino molisano e "sua maestà il baccalà", mare e terra affiancati da una variegata selezione di pizze (pure a pranzo tranne sabato e domenica). Con qualsiasi impasto, che sia classico, integrale o ai 7 cereali, dal forno a legna escono tonde gustose, frutto di una lievitazione accorta e ben valorizzata da una cottura altrettanto attenta. E poi i condimenti: un bel viaggio sia all'insegna della semplicità, ad esempio con una Margherita, una Marinara o la Vegetariana, sia quando si sceglie tra le "speciali". È il caso della Molisana, composta da crema di broccoli, fiordilatte, salsiccia secca e caciocavallo di Agnone. Buona birra e vini...
O<b>' Pizzaiuolo</b> - c.so Marcelli, 214 - 0865 412776 - ristoranteopizzaiuolo.it...........................................................
S<b>orsi & Morsi....
</b>
Ristorante. Il Molise c’è. E riesce ad offrire ottimo pesce anche in mezzo ai monti a costo di adottare un napoletano, in questo caso Peppe, che riesce a presentare il pesce in forme sempre nuove, senza mai strafare. Il locale è accogliente, curato anche qui senza eccedere, tavoli in legno senza tovaglia. Antipasti diminuiti nel numero, ma non nella qualità. Se amate le alici e Lucio Battisti nessun indugio: Mare Nero, uno spaghetto aglio nero, alici del Cantabrico e colatura. Imperdibile in chiusura la delizia al limone fatta in casa. Carta dei vini appassionata e non banale. Servizio simpatico, ma prezzi aumentati....
<b>Sorsi & Morsi -</b> via Umbria, 4 - 0865 414650 - Facebook
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-24939254404676408912024-02-25T11:58:00.001+01:002024-02-25T11:58:51.598+01:00Lula: no genocidio a Gaza, No guerra in Ucraina, No guerra <div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibgMuRswhGQuL8Hud9C3dT4NeAMNopL6fhxFvA7zl1kK7kDibTKaYy2z-3APkHR2Ra65p1FbUu1E9hJeoe8ccOoqSzNHhZ__2hEILXZRdc4eliXjHZyZ2FAm-vUBIjWWVc0mZS-exJUSM2TByqZGf0oa5ACTEV4RtohT5zHAZiivZbvLZ5q0ojA4tFMOM/s534/lula-pugno%20chiuso.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="600" data-original-height="300" data-original-width="534" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibgMuRswhGQuL8Hud9C3dT4NeAMNopL6fhxFvA7zl1kK7kDibTKaYy2z-3APkHR2Ra65p1FbUu1E9hJeoe8ccOoqSzNHhZ__2hEILXZRdc4eliXjHZyZ2FAm-vUBIjWWVc0mZS-exJUSM2TByqZGf0oa5ACTEV4RtohT5zHAZiivZbvLZ5q0ojA4tFMOM/s600/lula-pugno%20chiuso.jpg"/></a></div>"Io Luiz Ignacio Lula da Silva, figlio di Dona Lindu, che è nata e morta analfabeta... che mi ha messo al mondo, che mi ha fatto essere candidato alla presidenza tante volte, perdendo tre volte, vincendo tre volte, voglio dirvi che allo stesso modo in cui quando sono stato in carcere dissi che non accettavo un accordo per uscire di prigione perché non barattavo la mia dignità con la mia libertà, voglio dirvi che non cambio la mia dignità con la falsità. E voglio dirvi che sono favorevole alla creazione di uno stato palestinese libero e sovrano! Che possa questo stato Palestinese vivere in armonia con lo stato israeliano! E voglio dire di più.
Ciò che sta facendo lo stato di Israele contro il popolo palestinese non è guerra, è genocidio! Perché sta uccidendo donne e bambini. Non cercate di interpretare l'intervista che io ho dato in Etiopia, leggetela! Leggetela e smettete di giudicarmi in base a ciò che dice il primo ministro di Israele! Ciò che sta succedendo è genocidio: migliaia di bambini morti, migliaia di desaparecidos, non stanno morendo soldati, stanno morendo donne e bambini, negli ospedali. Se questo non è genocidio, io non so cosa sia il genocidio.
E voglio dirvi: voi sapete che noi Brasile ci stiamo dando molto da fare per una riforma del consiglio di sicurezza dell'ONU, affinché possa rappresentare il mondo del ventunesimo secolo e non il mondo del 1945,46, 47, 48... Oggi il consiglio di sicurezza non rappresenta niente. Non prende decisioni su niente, non fa pace in niente. Una nostra proposta portata dal ministro Mauro Vieira, che ha avuto 12 voti favorevoli, 2 astenuti e 1 contrario, quello degli Stati Uniti, che dopo aver votato contro ha messo il veto. Ieri un'altra decisione approvata con 13 voti favorevoli, uno astenuto e uno contrario, quello degli Stati Uniti, ancora con veto. Quindi qualcosa che vince tredici a uno e viene stoppata con il veto è una logica che non prevede una forma democratica. Il Brasile si sta dando da fare perché il consiglio di sicurezza abbia paesi dell'Africa, dell'America Latina, ci sia L'India eccetera. Soltanto quando ci sarà un consiglio di sicurezza democratico, con maggior rappresentanza politica, e soltanto quando la classe politica smetterà di essere ipocrita, quando avrà il coraggio di affrontare la verità (miglioreranno le cose ndr)... perché non è possibile che le persone non capiscano ciò che sta succedendo a Gaza, che le persone non abbiano sensibilità con milioni di bambini che passano fame... c'è troppay ipocrisia e poca politica nel mondo...Non si può accettare la guerra a Gaza, non si può accettare la guerra in Ucraina, non si può accettare nessuna guerra.."pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-14752387945026033832024-02-24T21:56:00.005+01:002024-02-24T21:58:07.057+01:00La polizia carica gli studenti a Pisa e Firenze, Mattarella: "Manganelli esprimono un fallimento"
<b>
Di euronews</b> Pubblicato il 23/02/2024 - 22:12•Ultimo aggiornamento 24/02/2024 - 15:32
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiP5KPau_Ya00SCz5xdtnaoJOvkOL40BDThg36r_Kj8oNdBEyc4ltvnE5gm3sU2UQojyVuWPJ_1yr9tVbfqs00-RUcakeuAWTkNsCb6mFIUffXAvFuhEzJ3nhjk_2i0XYvt7SYOgttJuUq8PW8iw5meyDZHuVTzlU-Ndl1U3OpH1BugWHuflCs2caN-FaY/s1200/ragazza%20colpita.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" height="200" data-original-height="1200" data-original-width="787" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiP5KPau_Ya00SCz5xdtnaoJOvkOL40BDThg36r_Kj8oNdBEyc4ltvnE5gm3sU2UQojyVuWPJ_1yr9tVbfqs00-RUcakeuAWTkNsCb6mFIUffXAvFuhEzJ3nhjk_2i0XYvt7SYOgttJuUq8PW8iw5meyDZHuVTzlU-Ndl1U3OpH1BugWHuflCs2caN-FaY/s200/ragazza%20colpita.jpg"/></a></div>
La polizia ha preso a manganellate i cortei studenteschi pro Palestina a Pisa e a Firenze: 5mila scendono in piazza per manifestare contro la violenza degli agenti. Almeno 14 i feriti nelle due città. Duro il commento del presidente Mattarella
Sono le immagini in questo caso a restituire quanto accaduto più di qualsiasi resoconto scritto o dichiarazione di condanna. A Pisa e a Firenze il copione è simile, gli studenti sfilano in corteo a sostegno della Palestina, chiedono il cessate il fuoco. Stesso è anche l'esito: la polizia carica e manganella i giovani inermi.
A Pisa il bilancio è di 13 studenti feriti, di cui dieci minorenni, riporta il Tirreno. Mentre una ragazza che manifestava nel capoluogo toscano colpita da un manganello ha riportato la frattura del naso e un profondo taglio sotto all'occhio.
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg78f2ItOcp-xtOahJS6HDtiLc2qdyyFzLjz7q7lx-JmodpH-VUjZwBPtbsszIvrBt7B1XpUvCyghDkwCutVzQFNqRHMrRXKtTCUDswIRo8zM9sPCQ2ER7Yp7tv9cNOAlfHo3yhtHd7cVvpsXh0DUKZ0rrk0tK5Hi1aHm1WHxLPh-zGs1rf6tZGvj9KVTA/s1600/mattarella%202.webp" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg78f2ItOcp-xtOahJS6HDtiLc2qdyyFzLjz7q7lx-JmodpH-VUjZwBPtbsszIvrBt7B1XpUvCyghDkwCutVzQFNqRHMrRXKtTCUDswIRo8zM9sPCQ2ER7Yp7tv9cNOAlfHo3yhtHd7cVvpsXh0DUKZ0rrk0tK5Hi1aHm1WHxLPh-zGs1rf6tZGvj9KVTA/s1600/mattarella%202.webp"/></a></div>
La critica di Mattarella alle manganellate
Il Viminale ha fatto sapere in un comunicato che a Pisa e Firenze ci sono state "difficoltà operative di gestione", aggiungendo che le manifestazioni non erano state autorizzate, per questo motivo ci sarebbero stati maggiori problemi nella gestione dei dimostranti.
Sabato è arrivato un commento sulle violenze avvenute nelle due città da parte del presidente della Repubblica. "Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno Matteo, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento". si legge nella nota inviata alla stampa dal Quirinale.
Le cariche della polizia a Pisa e Firenze
Le cariche sono avvenute nel centro di Pisa durante il corteo studentesco che voleva raggiungere piazza dei Cavalieri. I poliziotti schierati a protezione di uno degli accessi alla piazza hanno caricato gli studenti che stavo cercando di oltrepassare lo sbarramento.
Anche a Firenze la polizia ha caricato i manifestanti pro Palestina quando i partecipanti hanno provato a raggiungere il consolato statunitense. Il corteo, formato da sindacati di base, studenti e comunità palestinese, era partito da piazza Santissima Annunziata per raggiungere, sfilando per il centro, piazza Ognissanti e ha poi proseguito il percorso sul lungarno verso il consolato.
A poche decine di metri era presente lo sbarramento delle forze dell'ordine e quando i manifestanti hanno provato ad avanzare sono partite alcune cariche di alleggerimento. Il corteo ha poi fatto ritorno in piazza Ognissanti per gli interventi finali.
A Pisa cinquemila in piazza contro le brutalità della polizia
In piazza dei Cavalieri, la stessa in cui gli agenti hanno manganellato gli studenti, in serata si sono radunate cinquemila persone, secondo la questura, per esprimere pacificamente solidarietà ai manifestanti di stamani.
La manifestazione si è svolta pacificamente, vigilata a distanza da un discreto servizio d'ordine di agenti in borghese, ed è stata originata da due distinti presidi convocati alla stessa ora sotto il Comune e sotto al prefettura, rispettivamente dalle forze della sinistra radicale e antagonista e dai partiti del centrosinistra insieme a sindacati e associazionismo.
Sulla scalinata monumentale della Scuola Normale che si affaccia sulla piazza sono stati affissi striscioni con le scritte "Stop genocidio", "Palestina libera", "Basta violenza della polizia" e "No alla violenza delle istituzioni". Scanditi anche slogan "vergogna vergogna", e "caricateci ora" all'indirizzo delle forze dell'ordine.
La Normale e Sant'Anna condannano la violenza degli agenti
"Siamo profondamente turbati da quanto avvenuto oggi a Pisa e Firenze ed esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza alle studentesse e agli studenti. Come cittadini, genitori, rettori di università, riteniamo che l'uso della violenza sia inammissibile di fronte alla pacifica manifestazione delle idee", ha detto in una nota Luigi Ambrosio, direttore della Scuola Normale Superiore e Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant'Anna.
pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182735146820940159.post-10851733866667208382024-02-24T10:50:00.001+01:002024-02-24T10:50:38.733+01:00L’autonomia differenziata e il Consiglio Regionale del Molise
di <b>Umberto Berardo</b>
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgytlIfxnQC5Z052HlW0yTGyp41QUga4Z-NrhV-tNx3EpsMy5gRRL6OS6IL0YCj6NJseqkvejyOiLEetFjz62WsIkoujzfSok2bp2sWNE8O_mTN53VQOSMJPUasLgT4MjGZfY46o4GUVVzjKFdBcnh6m8X1l8QwaR7ovrzOYBH38dS1C0FThzEt_VaTqsY/s4032/IMG_0806.JPG" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" height="320" data-original-height="4032" data-original-width="3024" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgytlIfxnQC5Z052HlW0yTGyp41QUga4Z-NrhV-tNx3EpsMy5gRRL6OS6IL0YCj6NJseqkvejyOiLEetFjz62WsIkoujzfSok2bp2sWNE8O_mTN53VQOSMJPUasLgT4MjGZfY46o4GUVVzjKFdBcnh6m8X1l8QwaR7ovrzOYBH38dS1C0FThzEt_VaTqsY/s320/IMG_0806.JPG"/></a></div>
Richiesta dai consiglieri di minoranza, si è tenuta martedì 20 febbraio la seduta monotematica del
Consiglio Regionale del Molise sull’autonomia differenziata.
Nei giorni scorsi l’Associazione degli ex Consiglieri Regionali ha fatto pervenire a tutti i membri
della massima istituzione locale un documento in cui si esprime la netta contrarietà al DDL 615
definito “un disastro per il Paese”.........
L’attesa era che il Consiglio Regionale, ma soprattutto chi governa il Molise, si adoperasse per
stilare un documento, magari da votare all’unanimità, impedendo che si possa approvare anche alla
Camera questo provvedimento che non è, come ha sostenuto in aula l’assessore Maroni,
l’attuazione dell’art. 116 comma 3 della Costituzione perché in quell’articolo si parla di “ulteriori
forme e condizioni particolari di autonomia” e non certo di un’ autonomia differenziata e
discriminante che mina alla radice uno dei principi fondamentali su cui è nata questa Repubblica e
cioè quello dell’eguaglianza dei cittadini.
Non basta allora citare Sabino Cassese per convincere i cittadini che il DDL 615 sia un
provvedimento utile al Paese.
Storicamente, quando si pensa a leggi di livello costituzionale, occorre che si operi con cautela e
responsabilità.
Non è accaduto con la riforma del Titolo V della Costituzione, che è stato un assist per la Lega, e
non si sta verificando neppure con questo DDL 615 che rischia di portare l’Italia verso una deriva
pericolosissima.
Ciò che a mio avviso va compreso è che siamo davanti a un provvedimento che non mira al
raggiungimento di un’autonomia rispettosa del principio di solidarietà, ma alla richiesta di una
redistribuzione del potere a livello locale per fini che a molti non sono ancora chiari, però puntano
alla privatizzazione di servizi in grado di generare profitto.
Come<b> Comitato Spontaneo "L'Italia che non vogliamo"</b>contro l’autonomia differenziata abbiamo pubblicato un documento
politico reso pubblico lunedì 19 febbraio, ma abbiamo deciso di non essere al sit-in organizzato la
mattina del 20 febbraio davanti al Consiglio Regionale perché quando lo abbiamo fatto in passato
per la tutela della salute dei cittadini come Forum per la Difesa della Sanità Pubblica abbiamo avuto
sempre difficoltà nell’ascolto e nel confronto.
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3Pkx-h8zBujKtV05x5hiy4RmNWC2QbWI26xTMdcCov5XlmheLDsQg82sF49RQazIw02WPlrouf1_28ugA8sfRT1kah4kKiPLj8YuIs-TXmJZ_yP8_hNTW5HUEnOzPFeVs06Uxlkwz11yZ72ErbzLPWRfoKbtpTEADDaS4kofOZ5_IRybqwLrV_R_eK-U/s450/Sergio_Mattarella_Presidente_della_Repubblica_Italiana.jpg" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; clear: left; float: left;"><img alt="" border="0" height="320" data-original-height="450" data-original-width="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3Pkx-h8zBujKtV05x5hiy4RmNWC2QbWI26xTMdcCov5XlmheLDsQg82sF49RQazIw02WPlrouf1_28ugA8sfRT1kah4kKiPLj8YuIs-TXmJZ_yP8_hNTW5HUEnOzPFeVs06Uxlkwz11yZ72ErbzLPWRfoKbtpTEADDaS4kofOZ5_IRybqwLrV_R_eK-U/s320/Sergio_Mattarella_Presidente_della_Repubblica_Italiana.jpg"/></a></div>Il Comitato sta portando avanti le iniziative programmate con assemblee territoriali di confronto
sul tema dell’autonomia differenziata e ovviamente cercherà con quanti lo desiderano di allargare il
fronte di opposizione al Disegno di Legge ora in discussione alla Camera perché si possa giungere a
una mobilitazione di massa; per questo parteciperà venerdì 23 febbraio alla manifestazione
organizzata da ALI e CGIL presso la Scuola Edile del Molise in Contrada San Giovanni in Golfo.
Trasmetteremo una lettera aperta al Presidente Mattarella invitato a rinviare alle Camere il DDL
615 per vizi di costituzionalità, si lavorerà per un’impugnazione dello stesso davanti alla Corte
Costituzionale e, ove ce ne siano le condizioni, per un referendum abrogativo.
Auspico che chi ha seguito in presenza o da remoto i lavori del Consiglio Regionale nella seduta
monotematica sull’autonomia differenziata sappia valutare con onestà intellettuale e spirito critico
gli interventi tenuti nel Consiglio Regionale in difesa degli interessi dei molisani e altri pronunciati
con demagogia, talora con qualche confusione, inesattezza, senza molta coerenza con il percorso
politico personale e tuttavia sempre in linea con le indicazioni dei partiti politici di appartenenza.
Controlliamo attentamente l’operatività di chi votiamo perché la crisi del principio di
rappresentanza è uno dei tarli che mina alla radice la democrazia quando gli eletti potrebbero sedere
nelle istituzioni non a rappresentare le istanze dei cittadini ma gli interessi del potere.pasquale di lenahttp://www.blogger.com/profile/07456909137259761474noreply@blogger.com0