Torna libero “The Milk System”, il film-verità che denuncia le aberrazioni della zootecnia intensiva

da QualeFormaggio
“The Milk System” è finalmente e nuovamente libero. Libero di dire come stanno le cose, nel mondo della zootecnia industriale, o intensiva che dir si voglia. Libero e liberato, finalmente, dall’insulso tentativo di gogna censoria che ne ha frenato la diffusione nella sola Italia, dal mese di ottobre a martedì scorso, 22 gennaio. Libero di essere visto, come liberi sono gli italiani di vederlo ora, di sapere come stanno le cose, e di allontanarsi da un prodotto - il latte industriale - ben diverso da come ci è stato e ci è raccontato, da chi lo produce e lo promuove.
Liberi sono così anche gli italiani, di sapere quel che francesi, tedeschi, austriaci, svizzeri hanno già potuto sapere, avendo avuto la libertà di assistere all’uscita di questo docu-film che al tempo stesso è coraggioso, intelligente, documentato, e tagliente. Tagliente come la lama di un coltello che ha avuto la capacità e il merito di scavare nelle pieghe più dure e oscure di questo settore. Laddove gli interessi di allevatori, mangimisti, industrie del farmaco, venditori di integratori, tecnici intensivisti e industria hanno prevalso sinora sugli interessi e sui diritti degli animali e dei consumatori.
Basterebbero due considerazioni per tacitare definitivamente i bugiardi che continuano a rivendicare e blaterare contro questo film, nel timore che il castello di menzogne elargite per decenni ai consumatori possa crollare, una volta per tutte. Due considerazioni semplici e fondamentali (decine di altre se ne potrebbero fare, e basterà andare a vedere il film per conoscerle tutte): la prima sull’aspettativa di vita della vacca da latte intensiva, la seconda sulla sua produzione complessiva, a fine carriera.
Da una parte la vacca “industrializzata”, che vive (male, assai male) appena 4-5 anni (circa tre in lattazione) contro i 15 almeno di una vacca “rurale” (circa tredici in lattazione), dall’altra la produzione a fine carriera, largamente inferiore nella vacca industrializzata, a dispetto di un quantitativo giornaliero più che doppio (35-40 litri se non di più, contro i 15-18 litri di una vacca non spremuta).
Produrre giornalmente il doppio, quindi, vivendo meno di un terzo della vita che naturalmente si vivrebbe (se il sistema industriale non si fosse accanito nella sua folle corsa alle super-produzioni): è questo il più tragico e grottesco dei paradossi con cui l’industria alimentare si troverà, d’ora in avanti, a fare i conti. Di fronte ad un numero sempre più ampio e determinato di persone - blogger, influencer, commercianti e consumatori consapevoli - che si impegnano a sapere, raccontare, denunciare, se ce n’è bisogno.
Ma torniamo al film, e alla cronaca di questi giorni, ora che l’opera di cui è regista e produttore Andreas Pichler è di nuovo disponibile nei cinema delle principali città italiane. Dallo scorso mercoledì 23 gennaio, il film è presente sulla piattaforma Movieday.it, il portale di film on-demand che permette di organizzare le proiezioni in funzione della richiesta della gente.
Co-prodotto da Eikon Film e Miramonte Film, il documentario era stato ritirato dalle sale  su iniziativa della AGCom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) e della AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), dopo l’esposto presentato da Assolatte e Coldiretti che avevano interpretato le critiche come diffamatorie sostenendo che a causa di esse sarebbe potuto derivare un danno economico per il comparto lattiero-caseario italiano.
A seguito del ritiro del film dalle sale, Andreas Pichler aveva commentato parlando di «un’iniziativa intimidatoria» e di «un pesante e infondato attacco alla libertà di stampa e al diritto di espressione del pensiero in questo Paese». Il dissequestro dà finalmente ragione a lui e conferma la veridicità e il valore del suo lavoro, pluripremiato in Italia e all’estero con prestigiosi premi (quello di CinemAmbiente, tanto per dirne uno) e menzioni speciali.
“The Milk System” dà fastidio perché si pone domande che il consumatore medio non si è mai posto, stimolandolo a chiedersi se sia una buona cosa sostenere una tale industria attraverso gli acquisti: chi ci guadagna, e a spese di chi? Chi ci rimette, e a quale prezzo? Questo sistema è pulito? È sostenibile? Ha un futuro? Non esistono delle alternative?
Con questa opera il regista compie un vero e proprio viaggio attraverso Paesi e continenti e fa capire il prezzo che il latte industriale ha per l’ambiente, per l’animale, per il consumatore. Se avesse raccontato menzogne, sarebbe stato ritirato. Il suo ritorno sul mercato significa una sola cosa: il film è veritiero. E la maldestra iniziativa di Assolatte e Coldiretti rappresenta la migliore azione pubblicitaria che esso potesse ricevere, avendo moltiplicato l’interesse della gente per andare a vederlo, gente che oggi ha un motivo in più per visionarlo, per sapere, per capire. E per orientare i propri acquisti (nella direzione giusta, verso il latte dell’erba, o in quella sbagliata: verso le bevande vegetali, che non sono un’alternativa al latte vaccino, ndr).
La Redazione di Qualeformaggio invita i propri lettori a vedere “The Milk System”, prenotando i biglietti online su Movieday.it (clicca qui per farlo). Se non troverete nessuna proiezione nella vostra città, nessun problema: con Movieday è possibile organizzare una proiezione del film in poche mosse.
E tu, sì, proprio tu che sei arrivato a leggere sin qui, cosa aspetti a farlo?

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