Il Molise non può più attendere

di Umberto Berardo 
Apprezziamo molto quanti il 16 gennaio hanno organizzato la protesta di lavoratori in cassa integrazione e disoccupati per chiedere al Consiglio Regionale del Molise di porre in essere le determinazioni in grado di rendere possibile l'election day il 4 marzo, ma immaginiamo che nessuna persona dotata del più piccolo spirito critico si fosse illusa sulla possibilità anche minima del raggiungimento di un tale obiettivo.
I giochi erano già fatti e riguardavano fondamentalmente le difficoltà a trovare nomi spendibili nel ruolo di presidenti di giunta come a costruire coalizioni possibili; erano in ogni caso legati soprattutto alla possibilità per soggetti e gruppi politici di prendere tempo e differenziare le date per giocare la partita su più campi.

Quanto avvenuto allora in Consiglio Regionale martedì 16 gennaio non è l'ennesimo teatrino grottesco di quanti recitano la parte perché gli spettatori possano convincersi che certe mozioni non siano solo una manfrina?

Eravamo coscienti di come si sarebbe conclusa la vicenda e le prime immediate e successive dichiarazioni di candidabilità in entrambe le consultazioni, nonostante le asserzioni contrapposte precedenti, sono la dimostrazione che probabilmente a non volere l'accorpamento elettorale erano in tanti in barba a dichiarazioni di senso contrario.

Una tornata elettorale per le regionali in Molise sappiamo che costerà qualche milione di euro alla cittadinanza, ma garantirà settimane aggiuntive di compensi ai consiglieri in carica!

Nella campagna elettorale già iniziata spopolano annunci di finanziamenti ed interventi risolutivi su problemi che si trascinano da anni e sui quali nulla si è fatto sin qui.
Per fortuna, noi diciamo, c'è qualcuno che si rende conto della grave situazione che sta vivendo il Molise su differenti versanti che vanno anzitutto da quello culturale fino a quello etico, economico, sociale e demografico. 
Non c'è alcun catastrofismo nell'affermazione che, se non s'interviene sensatamente con una seria politica di programmazione nella tutela del territorio, nello sviluppo di attività economiche legate alla vocazione locale ed alle nuove forme di sistemi produttivi, nella garanzia di servizi adeguati ai cittadini e soprattutto nel sostegno all'occupazione, questa nostra regione vedrà, come già in parte accaduto, scomparire molti enti ed istituzioni fino a vedersi negata la stessa autonomia amministrativa e forse perfino smembrata nel territorio verso forme di macroregione sulle quali si sta procedendo con l'elaborazione di disegni di legge senza che nessuno di essi abbia origine in soggetti e gruppi di studio in Molise mentre si fa strada qualche tentativo di studio su cui ci ripromettiamo di tornare.
Purtroppo anche questa campagna elettorale, con poche ed isolate eccezioni, si sta conducendo con schemi obsoleti, senza partecipazione e priva di rinnovamento sul piano metodologico e programmatico come pure nella scelta di una classe dirigente da far emergere nelle nuove generazioni. 

Il problema centrale in questa regione è che non esiste una popolazione in grado di coscientizzarsi continuativamente sui problemi, di elaborare alla base soluzioni e decisioni conseguenti responsabilizzandosi su una partecipazione diretta ed orizzontale nella gestione delle questioni comuni. 

Per tale ragione rimaniamo convinti che l'operazione più grande a livello politico debba essere di tipo culturale ed educativa da condurre attraverso diverse agenzie per la costruzione di uno spirito critico e per la formazione di una coscienza civica funzionale alla fondazione di una democrazia realmente partecipativa.
La delega si sta rivelando sempre più funzionale a forme di potere verticistico e dunque va rivista attraverso sistemi di controllo diretto della stessa.
Alcuni movimenti ed associazioni, nei quali abbiamo operato per lungo tempo,  hanno tentato di assumersi l'onere di gestire i problemi di natura sociale attraverso forme di partecipazione diretta dei cittadini e si sono aperti in certe circostanze a forme di assemblee larghe, di mobilitazioni e di lotte collettive, estese e condivise; talora al contrario anche in queste esperienze si rifluisce in orizzonti compressi ed elitari che finiscono per rompere il circuito della partecipazione impedendo sinergie e lavoro comune.
Su troppe questioni aperte la politica cerca, come sul dirsi, di mettere la polvere sotto il tappeto nella speranza di riuscire ancora a gestire il potere dirottando le risorse su progetti funzionali ad interessi di basso profilo.

La confusione che regna sotto il cielo molisano è davvero tanta.

Saremo degli idealisti incalliti, ma ci chiediamo ancora una volta se ci sono in questa regione soggetti singoli, associazioni e movimenti che, oltre a stilare programmi e perfino decaloghi, abbiano voglia, come si era in parte tentato, di creare sinergie operative capaci d'immaginare una lista elettorale costituita da persone nuove, possibilmente giovani, competenti, responsabili e capaci di rappresentare in Consiglio Regionale i diritti sacrosanti di una popolazione che vive davvero giorni difficili.
Ovviamente l'orizzonte a cui pensiamo è quello di una sinistra che faccia riferimento ai principi ed ai valori propri di un'area culturale e politica capace anzitutto di eliminare la povertà e le diseguaglianze affermando con forza diritti fondamentali per i cittadini quali quello al lavoro, alla cultura, alla salute, alla libertà nelle scelte ed alle pari opportunità nell'occupazione.
Chi si è costruito capacità politiche, ma non ha saputo metterle a disposizione del bene comune ed è passato sulla scena amministrativa o burocratica senza lasciare traccia o determinando situazioni economiche e sociali involutive crediamo debba avere il buon senso di farsi da parte favorendo un ricambio necessario della classe dirigente.

Il Molise non può più attendere.

Se i cittadini perdono anche il treno di queste consultazioni elettorali noi crediamo che il quadro possa diventare davvero buio.

  

   






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