Un NO secco al TTIP

di Giorgio Scarlato

Il sistema globalizzato del neoliberismo è malato. E' monopolizzato dalle multinazionali e dalla GDO (Grande Distribuzione organizzata). Copre ben l'80%.

I meccanismi del TTIP, del Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti, sono oscuri e ademocratici. 
E' "il lupo", non certo quello di San Francesco, "fatto accomodare" in un ovile.
 E', così come prospettato, un patto scellerato e l'Italia, in ambito europeo, sarà uno dei Paesi più in difficoltà.

In merito al settore agricolo, e si fa riferimento all'anno 2013, le esportazioni italiane sono state "assorbite" dall'Europa per il 50%; dagli USA per il 7% circa.
Valutati in euro il valore esportato, ad es. in tutta l'America settentrionale, è stato solo di 82 milioni, ben 800 milioni i beni importati.

L'Italia, insomma, per esportare prodotti alimentari del Made in Italy,  importa materia agricola in misura crescente.
E' così che contribuisce in modo costante al PIL la crisi e il fatto che gli italiani spendano sempre meno?
Invece di focalizzare il problema per comprendere chi consuma meno e perché, operando a monte per qualificare la domanda e di conseguenza il mercato con politiche alla redistribuzione del reddito, alla occupazione e alla buona vita, si indica alle aziende italiane "l'uscita di sicurezza" per quella competitività impossibile con filiere internazionali.
Il risultato però di questa politica è sostanzialmente distorsiva.

Di questo passo, il rischio è alto nel vedere sui nostri banchi di vendita prodotti USA a basso costo e .....di qualità scadente. Contrariamente, ed è  molto improbabile, che gli USA riconoscano i prodotti agroalimentari europei DOP, IGP ed accettino che essi vengano distinti dalla massa dei cibi (loro) anonimi.
 La bilancia dell'agroalimentare nazionale, sempre prendendo in esame il 2013, ha registrato un passivo, in valore economico, di oltre 7 miliardi di euro ( 33,4 miliardi di euro di prodotti esportati, oltre 41 miliardi di euro per quelli importati).

Questo porta a pensare che possa essere snaturata quella realtà di prodotti tipici autoctoni, e quindi veder chiudere tante, molte aziende agricole con la conseguente fuoriuscita lavorativa di migliaia di occupati.
Di più. Accordi (?) commerciali internazionali che "soffocano" il comparto agricolo nazionale. Meccanismi astrusi, anomali, che svantaggiano i prodotti nazionali ma che beneficiano addirittura del Made in Italy, per non parlare dei prodotti taroccati,del falso made in Italy, dell'Italian Sounding ( formaggio "pecorino cinese" di mucca; l'Asiago del Wiscounsin; il Chianti del Maryland; la mozzarella di Dallas; il Parmesao brasiliano; senza parlare dei taroccati europei). 

E I CONTADINI, "I RICCHI DEL NULLA", CON LE LORO AZIENDE, PROSSIME AL FALLIMENTO, SONO LA PARTE PIU' ESPOSTA.
Dei 22 euro che dovrebbero arrivare in tasca ogni 100 euro spesi dai consumatori circa 20 vanno a coprire i salari (€ 7,2) e ammortamenti (€ 11,9); quando le derrate si raccolgono e si vendono. 
Con questo quadro d'insieme sicuramente allarmante, ogni posto di lavoro messo a repentaglio dal TTIP o da una riduzione di mercato non può far altro che affossare l'agricoltura nazionale.

Quali sono le principali regole che allontanano i nostri commerci e che "altri" europei e non, non vogliono?
- l'etichettatura dei cibi e i relativi controlli lungo tutta la filiera. La nostra legislazione sulla salubrità alimentare è molto più restrittiva, a tutto vantaggio del consumatore e del produttore corretto, di quella statunitense. Logica conseguenza è il vero Made in Italy e quindi le relative misure protettive contro il bioterrorismo e gli OGM ( come ad es. il RR e il BT).

Quali i vantaggi?
SAPERE SE la carne è "ormonata"; il grano duro,"importato senza fiatare" è "seccato" con il glifosato; i polli "decontaminati al cloro", con candeggina diluita; i limiti delle tossine; i livelli dannosi degli antibiotici; o dei pesticidi (uno ad es. è il glifosato) ammessi nei mangimi o nell'alimentazione umana; etc..
Com'è facile dedurre, la posta in gioco a livello di sicurezza alimentare è altissima.
Peggio, se poi si pensa, com'è costume italico, di sacrificare un po' di sicurezza alimentare per esportare un po' di più; si sono proprio fatti male i conti!
Certo è che l'industria alimentare italiana importa sempre di più materie prime e semilavorati.
Quanto di Made in Italy c'è sulle tavole degli italiani?

L'accordo commerciale tra USA ed Europa a cui stanno lavorando in assoluta segretezza e poca trasparenza, che cambierà, nel bene e nel male, la vita di 800 milioni di persone è molto più distante di quanto si voglia far credere.
E questo, grazie a tante associazioni europee ed extraeuropee di liberi cittadini, milioni di firme  raccolte di persone che vorrebbero saperne di più.
Le perplessità sono legate alla salute, ai prodotti alimentari ed alla difesa delle piccole e medie aziende agricole.

Vista la segretezza e la poca o nulla trasparenza, il sospetto (fondato) è che al tavolo delle trattative ci siano anche le lobby del biotech e le multinazionali dell'agribusiness.
I benefici (?) economici provenienti dal TTIP non deriverebbero dall'abbattimento di tariffe o dazi ma per il 70-80% dall'abbattimento di controlli e misure di tutela, quindi di protezione sulle merci.
E quindi entra in ballo il rischio che l'accordo potrebbe comportare sulla salute dei cittadini europei.

Mentre per l'Europa Unita è applicato il "principio di precauzione" secondo il quale spetta al produttore dimostrare che quel prodotto non arrechi danni alla salute, quindi può essere venduto e consumato; per gli Stati Uniti, invece, bisogna provare, "fondato sulla scienza", che il prodotto in questione sia nocivo alla salute prima di ritirarlo dal mercato.
E QUESTI SONO "I NODI SCORSOI" DI CUI BISOGNA AVERE TIMORE!

Conclusioni.
I settori dell'agricoltura e dell'alimentazione devono essere esclusi dai negoziati del TTIP proprio perché quel "sottile filo invisibile" che lega compromessi, interessi, lobby, multinazionali, diritti a loro essenziali, dev'essere spezzato a favore del sacrosanto diritto dei cittadini-consumatori ad essere tutelati.
L'invasione del cibo-spazzatura non serve più, ha già fatto tanti danni.
Le ragioni e le regole della salubrità alimentare devono essere anteposte a qualsiasi altro interesse, non certo a quello di bottega.

La strada intrapresa dal capital-liberismo ha letteralmente annientato, ha fatto terra bruciata quell'impianto etico connaturato all'origine.
Al punto a cui ci si trova, di non ritorno se non ci si "sveglia", non resta che attendere il giorno della fine e aspettandolo serenamente, si rimembrano quelle libertà irrise ormai perdute.

Quale la via di uscita?
L'unica maniera dovrà essere un cambiamento culturale, un patto sociale, una "nuova alleanza" tra campagna e città, tra il contadino ed il cittadino consapevole di ciò che acquista e quindi consuma(t)tore, per un nuovo patto ambientale che possa integrare salubrità del prodotto, tutela ambientale, sicurezza alimentare per l'acquirente e giusto reddito per il produttore. Per il bene di tutti.
Si termina con una frase di Pietro Calamandrei: " La salute è il diritto dei diritti, senza di essa non possono esistere altri diritti".
Termoli, 26 gennaio 2016
              




















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