LA CASA DEL VENTO


Ieri Antonio, il mio amico coltivatore campione di potatura, si meravigliava dei miei olivi che avevano le mignole con i fiori ancora chiusi, mentre più giù, verso il “Vallone della Terra”,  che parte da Larino per raggiungere, con i fianchi olivetati,  il Biferno non tanto lontano, sono apparsi i quattro setali e la corolla di petali bianchi. E’ successo anche altrove, sempre nella parte più in basso, come nella zona del Cigno, il ruscello che nasce sullo Sticco e, dopo aver toccato Gerione, il colle dove trovò rifugio Annibale prima della sua partenza per Canne in Puglia, o di Carpineto, dove l’olivo si distende verso le piane fino al mare e del mare riesce a raccogliere gli umori e i profumi.

Niente di strano, gli olivi de La Casa del Vento hanno ancora da schiudere gran parte dei loro fiori perché sono in alto e non in basso, posti su un dolcissimo colle, quello dove Carolina, con faccia piena di meraviglia, ha esclamato “Da qui si vede il mondo”! Siamo a 504 metri di altezza, poco lontano dalla sommità de il “Monte” che, con i suoi 560 metri non supera il colle della “Guarenza” che, solo per qualche decina di metri, è il punto più alto di Larino.

Il “Monte”, che sa tutto di Annibale, dei suoi soldati e dei suoi animali per averlo osservato tutto il periodo che ha sostato su Gerione, oggi coperto da piccole querce discendenti di uno straordinario monumento della natura, la “Quercia dello Zucchero”, l’albero millenario con il tronco immenso, tant’è che ci volevano 9 uomini per abbracciarla, distrutta qualche decennio fa – si dice - da un fulmine, ma io propendo più per colpa di un vandalo che l’ha saputo trasformare in legna da ardere.

Ho piantato due nuovi olivi, entrambi con attitudine a dare olive da tavola, la ben nota e famosa nel mondo, “Ascolana” e, l’altro, l’”Oliva dolce”, le cui olive ho avuto modo di gustare più volte nella bella Palo del Colle non lontano da Bari, soffritta con un po’ di olio in un padella. Una dolcezza particolare ancor più deliziosa e gustosa di quella delle olive nere (càpàte, cioè scelte) che nel Molise si mettono da parte per essere poi profumate di aglio, buccia di arancio e origano da mangiare con una fetta di pane e olio e sentirsi appagati.

E’ bello pestare la terra coperta di erba tagliata, già secca, e camminare lungo le file e le righe che fanno da trama all’oliveto de La Casa del Vento. Terra di pietre calcaree, frantumate, che danno la possibilità di camminare senza infangarsi anche dopo giorni di pioggia insistente. Poco lontano salgono e scendono gli alti cipressi che fungono da frangivento, in quella parte dove lo scirocco arriva sempre con un sibilo che gli olivi, con le tre grandi querce che delimitano il campo, riconoscono e accettano come un gioco, un piegarsi senza spezzarsi.

Non è il vento o i venti, che qui soffiano da ogni parte, che preoccupano gli olivi de La Casa del Vento, ma il gelo che due anni fa li ha colpiti duramente con molti seccati che sono stati prontamente sostituiti da altri “Gentile di Larino” e qualche altro olivo impollinatore. E’ il gelo il nemico temuto, la disgrazia, la morte.

Stanno, i “vecchi” e i nuovi olivi, tornado a riempirsi di rami e di foglie e a sognare un raccolto abbondante di olive “Gentile di Larino”, biologiche, da trasformare in quel delicato olio che è L’Olio di Flora. L’altro giorno era a Hong Kong, in Cina, con gli amici dell’Accademia della cucina italiana a farsi onore e, insieme con l’olio “Aurina” dell’azienda Principe Pignatelli, del mio amico Antonio Valerio, e quello “Paesana bianca” dell’oleificio della Cooperativa “Settecolli” di Monteroduni, a onorare il Molise.

L’Olio di Flora, sempre più un giramondo, messaggero discreto e gentile de La Casa del Vento che ha di fronte il Monte; il Monte Calena; il Lago artificiale del Liscione, con Guardialfiera tra Civitacampomarano e, poco più in alto, Castelmauro. In fondo all’orizzonte, la catena delle Mainarde, la Maiella, la montagna di Capracotta, Agnone, la città d’arte con i suoi ori, il suo rame e, con le campane, il suo bronzo e, anche città dei confetti e dell’ostia, soprattutto di latticini e formaggi. Cioè fili di sapori che raccontano il tempo e i passi lenti delle mandrie e dei greggi nel loro andare e tornare (trak tur) lungo i tratturi, le antiche autostrade erbose dell’umanità. 

Poggio Sannita, città dell’olio sin dalla fondazione dell’Associazione nazionale, di fronte e, sullo sfondo, le montagne dell’Abruzzo e, a seguire le montagne più alte dell’Appennino, la Maiella, la più vicina e il Gran Sasso, la più lontano, con San Felice del Molise a raccontare la terra dei croati e, poi, Palata, Montecilfone e Guglionesi che aprono lo sguardo all’Adriatico, con Vasto non lontano e, sulla destra, le Tremiti e, infine, il Gargano, lo sperone che si distende lungo il Tavoliere delle Puglie, la seconda pianura per grandezza, dopo quella padana.

Tutto lascia immaginare un’ostrica gigante che accoglie il centro storico di Larino, contornato di olivi, come perla che illumina il tempo  di quando era un punto di riferimento, la capitale della terra dei Frentani, stretta tra i fiumi Pescara a nord e Fortore a sud.

Il piccolo orto de La Casa del Vento, da me curato, attira le farfalle e, la notte, le lucciole si accendono e si spengono come ad annunciare che il grano, già maturo sulle colline ventilate e nella piana, aspetta solo di essere raccolto per dare all’olio degli olivi “Gentili” il pane, la pasta, le pizze, cioè gli amici più cari da sempre, quelli che lo considerano importante.

pasqualedilena@gmail.com

 

 

 

 


Commenti

  1. Economia e poesia: veramente un bel connubio. Complimenti ancora ed un caro saluto. Vincenzo.

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  2. che bel complimento. Grazie Umberto. Spero di meritarlo davvero. Grazie e un caro saluto a te

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  3. Pasquale un vero Molisano,con la sua cultura,ospitalità,generosità ha saputo valorizzare il territorio,dare a Larino un valore aggiunto. La Casa del Vento è luogo magico dove gli ulivi ti parlano se hai nel cuore la poesia e l'amore per la natura,se hai gli occhi innocenti vedrai paesaggi incantati,se hai la curiosità non contaminata di un fanciullo aprezzerai la splendida terra e la sua ricchezza.Dall'anfiteatro se rivolgi lo sguardo a ovest potrai vedere filari di ulivi che ti salutano, che ti invitano,che ti accolgono come un vero Molisano come te Pasquale. Grazie !

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