Foreste risorsa vitale nello sviluppo sostenibile

Meeting Fao a Roma


[ 24 settembre 2012 ] da greenreport


Il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, ha aperto oggi a Roma il meeting del Committee on Forestry, sottolineando l'importante ruolo delle foreste per lo sviluppo sostenibile. Secondo da Silva «il nesso tra la silvicoltura e sviluppo sostenibile è stato uno dei temi trasversali considerati alla Conferenza di Rio +20 a giugno». Proprio per questo l'edizione 2012 dello State of the World's Forests, una delle più importanti pubblicazione della Fao,è dedicata al ruolo delle foreste nello sviluppo sostenibile.

Da Silva ha ricordato che le foreste «coprono almeno il 31% del pianeta, giocano un ruolo fondamentale nelle economie globali e nazionali e nel mandato della Fao per ridurre la fame, la malnutrizione e la povertà estrema. Il successo del lavoro della Fao per migliorare la vita dipenderà molto su come si bilancerà l'utilizzo e la conservazione delle risorse naturali. Queste comprendono le foreste, che svolgono un ruolo importante in fattori ambientali come la conservazione della qualità del sequestro del carbonio, del suolo e dell'acqua e la conservazione della biodiversità.

Circa 350 milioni tra le persone più povere del mondo, tra le quali 60 milioni di indigeni, dipendono dalle foreste per la loro sussistenza quotidiana e per la sopravvivenza a lungo termine. «Ma in molti Paesi la deforestazione, il degrado forestale e le inadeguate pratiche agricole ogni anno stanno contribuendo a notevoli perdite di suolo. Preservare il nostro solo è necessario per sostenere la vita sul pianeta, eppure il lento processo di desertificazione non ha attirato tanta attenzione quanto che merita - ha sottolineato il direttore della Fao - L'agricoltura e la silvicoltura sostenibili possono invertire il degrado del suolo e contribuire alla lotta contro la desertificazione. Dobbiamo fare in modo che la protezione del suolo e lotta alla desertificazione vengano messe ai primi posti dell'agenda internazionale. Dobbiamo lavorare insieme ai governi, alla società civile e al settore privato per massimizzare il ruolo che le foreste ed i terreni boschivi giocheranno in futuro nella sicurezza alimentare. Ci vorrà uno sforzo collettivo, anche di tutti i nostri partner all'interno ed oltre il sistema delle Nazioni Unite, per gestire le foreste del mondo in modo sostenibili».

Da Silva nel suo intervento ha evidenziato anche la necessità «garantire un monitoraggio più regolare di copertura forestale», un'idea discussa anche con i ministri presenti alla cerimonia di apertura.

Uno dei Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico del mondo, il Bangladesh ha lanciato un piano nazionale per proteggere il Paese dagli effetti negativi del global warming e garantire il suo sviluppo economico futuro. Il ministro dell'Ambiente e delle foreste del Bangladesh, Mohammed Hassan Mahmoud, nel suo intervento al meeting di Roma ha spiegato che «l'idea è quella di realizzare il 20% di copertura forestale nel Paese entro il 2021, attraverso il rimboschimento in generale e costiero in particolare».

Il ministro dell'Ambiente del Brasile, Izabella Teixeira (sorvolando sulle polemiche sulla legge forestale e sulla diga di Belo Monte), ha sottolineato che «una economia forestale ben sviluppato forestale deve essere una priorità in Brasile, che ha la più grande foresta tropicale del mondo, che copre oltre il 60% del suo territorio. Gli sforzi per combattere la deforestazione nel Paese stanno cominciando a dare buoni risultati e le attività sul campo hanno contribuito a ridurre la deforestazione, nell'Area Amazzonica Brasiliana legalmente definita, di quasi il 77% tra il 2004 e il 2011. Partenariati pubblico-privati ​​sono al centro di una nuova politica per la gestione delle foreste pubbliche brasiliane che rappresentano più di 300 milioni di ettari. Alla Conferenza Rio+20, la comunità internazionale ha accettato che le sfide dello sviluppo dovrebbero essere affrontate attraverso il paradigma della sostenibilità nelle sue componenti ed aspetti economici, sociali e ambientali».

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