Ogni minuto vengono distrutti

A Durban la conferenza Onu sui cambiamenti climatici

Un'indagine della FAO: la perdita
maggiore ai Tropici. In Italia, soprattutto al Sud, possibili interventi di restauro forestale

ROBERTO GIOVANNINI, INVIATO A DURBAN (SUDAFRICA)
Secondo la FAO, l’organizzazione ONU per l’alimentazione e l’agricoltura, ogni minuto vengono distrutti 10 ettari di foreste nel mondo. Fanno venti campi da calcio equivalenti, per dare un’idea. In un anno parliamo di 14,5 milioni di ettari; tra il 1990 e il 2005 sono stati perduti 72,9 milioni di ettari. In realtà per adesso la situazione a livello globale è ancora relativamente sostenibile: anche in base a una revisione dei metodi di rilevazione, che non tenevano conto delle aree riforestate dall’uomo o naturalmente, nel 2005 la superficie boschiva totale ammontava al 30% delle terre emerse. La perdita di foreste è maggiore ai Tropici, dove si concentra poco meno della metà della superficie forestale mondiale. America latina e Africa sono i continenti dove più spesso le aree forestali sono convertite ad altri usi, mentre l'Asia è l'unico dove si registrano guadagni netti di superficie forestale grazie alla forte attività di rimboschimento della Cina e di altri Paesi.

E l’Italia? In Italia a dire la verità le cose non vanno così male da questo punto di vista. A parte le foreste delle aree protette, la crisi nera dell’agricoltura ha causato un fortissimo abbandono di terreni marginali ormai non più coltivati, che gradualmente ritornano alla vegetazione. E come dice l’ISPRA, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ci sono quasi 10 milioni (9,5 milioni per la precisione) di ettari che potrebbero subire interventi di restauro forestale. Pari a un terzo del territorio nazionale, questa «grande opera di rinaturalizzazione» (si legge nello studio) renderebbe «l'Italia più sicura, sia nella lotta al dissesto idrogeologico del suolo che nell'inquinamento».

L’indagine afferma che un milione di ettari potrebbe essere avviato a foresta per la produzione di legno a scopi industriali, mentre e altri 8,5 per azioni di restauro a mosaico: cioè, spiega Lorenzo Ciccarese, responsabile del settore Foreste e fauna selvatica dell'Ispra, «piccoli interventi in cui si mischiano diversi aspetti per il recupero dell'uso del suolo», per le aree agricole, urbane e industriali.

Gli interventi maggiori sono possibili nel Mezzogiorno, dove è più evidente il fenomeno dell'abbandono dell’agricoltura con circa 3 milioni di ettari negli ultimi 30 anni (secondo l'Istat).

Un’operazione fondamentale dal punto di vista della lotta all’inquinamento, alla difesa del paesaggio e soprattutto alla difesa dei suoli e del territorio. Ma importantissima anche nel contrasto all’effetto serra: le foreste italiane infatti valgono 520 milioni di euro all'anno in termini di CO2 stoccata, assorbendo il 13% delle emissioni italiane, pari a 65 milioni di tonnellate ogni anno (in totale sono circa 490). Questa quota di CO2 stoccata ha un prezzo nel mercato dello scambio delle emissioni di circa 8 euro a tonnellata.

Commenti

Post popolari in questo blog

Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch

Un pericoloso salto all'indietro dell'agricoltura

La tavola di San Giuseppe